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Autore: Voglioungufo    27/11/2015    5 recensioni
What if...?
"Nel Villaggio segreto della Foglia c'è un regola che tutti i ninja conoscono e rispettano. Quella legge impedisce a dire a Naruto Uzumaki che il suo nome, il suo aspetto è perfino il potere che possiede sono gli stessi dell'Eroe di Konoha che morì anni fa..."
E se Naruto morisse in missione e il Kyuubi con lui?
E se anni dopo un bambino uguale in tutto e per tutto a Naruto si presentasse alle porte del Villaggio?
E Sasuke?
Dal testo:
“Facciamo il punto della situazione” dice Shikamaru riacquistando un po’ di lucidità.
“Naruto muore in una missione per salvare i suoi compagni. Il Kyuubi muore con lui, la sua essenza si dissolve e solo fra mille anni potrà ricomparire su questa terra. Cinque anni dopo, si presenta un bambino uguale a lui, con il chakra della Volpe a Novecode sigillato dentro di lui, che dice di chiamarsi Naruto. Non sa chi siano i suoi genitori, dove sia nato, ha sempre vissuto da solo vagando e con solo il demone ad aiutarlo.
Qualcuno ci vede un nesso logico?”
No, non c’è."
|SASUNARU|KAKASAKU|
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Iruka Umino, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Kiūbiko no ko
Il bambino della volpe a nove code
 
 
 
 
“Si scompare. Voglio dire, le persone, gli oggetti, gli alberi e gli animali e pure un fiume hanno smesso di esistere. Nel senso, da un giorno all’altro sono state cancellati. Così, dal nulla. Senza un motivo, un criterio, non c’è nemmeno un biglietto, tipo: il mondo mi fa schifo, mi disintegro, si scusano eventuali disagi.
Insomma, un bel grattacapo! Il problema è che non se ne viene fuori e spero vivamente non inizino a scomparire pure i panda, anche se a quanto pare sono a rischio di estinzione (ma poi i panda sono troppo carini e coccoloni per odiare il mondo e disintegrarsi e sicuramente si scuserebbero per eventuali disagi).
Panda a parte, oggi è tornata un’altra squadra di ricerca –non mi ricordo il nome, non ho chiesto io di scrivere il verbale visto che dovrebbe toccare a quel pigrone del mio capitano! E insomma sì, è tornata questa squadra e le notizie non sono mica cambiate, non si sa ancora nulla e non si capisce proprio niente. Si spera che la squadra principale che tornerà alla fine del mese possa essere un minimo più informata. Utile dubito fortemente.
Comunque sia, è un anno che il sesto Hokage Kakashi Hatake s’è diretto alla nazione del ferro –sempre per ‘sta merda, ormai si parla solo di ‘sta merda–  con gli altri Kage, in ogni caso il suo ritorno è fissato sempre per fine mese (inno alla fantasia!) e magari si avrà un piano di attacco, un’alleanza, un’illuminazione divina o qualche cosa che smuova la situazione. Quindi tornerà a fine Settembre con la scorta composta dal Capitan Yamato e Maito Gai (Sensei! La primavera scorre in me!) e con l’accompagnatore ospite speciale, il Jinchuuriki Naruto-baka Uzumaki. V’ho mai parlato del mio amico baka? Ecco, da quando ha avuto la splendida idea di andarsi a fare un viaggetto nel Paese del Ferro m’ha lasciata sola in una squadra composta da un sensei noiosamente pigro e un pervertito che definiscono i miei adorati yaoi spazzatura (morite soffocati).
(Nacchan, tu che mi capisci, torna presto!)
La missione Quadrifoglio –un  nome cretino quanto la missione, tra l’altro– è stata compiuta con successo e fortunatamente non durante quel periodo del mese. Nessun ferito, a meno che non si voglia contare l’unico neurone di bakamono-Yoshi, ma quello s’è suicidato anni fa; la missione è durata solo un giorno e il tempo è soleggiato, ma si vede che l’estate sta finendo. Fra un po’ è il compleanno di Naruto-kun, spero che nessuno degli invitati scompaia nel frattempo.
Dal Team Nara, questo è tutto.
 
Rapporto del: cinque Settembre
Missione: Quadrifoglio.
Livello: B
Da: Hyuuga Haatta.”
 
Iruka sospira abbandonando i fogli sulla scrivania.
“Tutto bene, sensei?” chiede la ragazza dai capelli rossi legati in due stravaganti e asimmetrici codini.
“Haatta-chan” sorride il maestro guardandola “Tu devi davvero imparare come si fa un rapporto serio”.
“Cos’ha che non va il mio?”
**
Paese del Ferro.
Ha indossato un maglione verde molto malandato che ha tirato fuori da sotto il letto, ma d’altronde deve accontentarsi, Naruto mica se lo immaginava così freddo il Paese del Freddo. Però finalmente quella barboso riunione che è durata qualcosa tipo un anno sta per finire e lui potrà tornarsene a casa, al caldo. A dirla tutta non sa nemmeno perché lo abbiano convocato, va bene che è un Jinchuuriki e tutto il resto, ma lui e Kurama si sono annoiati un sacco; grazie al cielo c’è questo tipo, il Kazekage, che è veramente forte. In mezzo a tutti quei vecchietti è il più giovane, probabilmente ha l’età di Sasuke e uno sguardo altrettanto gelido anche se i suoi occhi sono di un azzurro chiarissimo e circondati da borse molto marcate. Ma è simpatico ed è stato gentile con lui, hanno parlato molto in quei mesi ed è abbastanza sicuro di poterlo chiamare amico.
Setaccia calzini per la stanza che gli era stata assicurata per tutta la durata del meeting per non lasciarne nemmeno uno e tutto ciò che trova lo infila di malagrazia dentro lo zaino, domani all’alba partono e lui deve ancora fare i bagagli.
Che freddo, pensa soffiando sulle dita delle mani. Non vede l’ora di essere a Konoha, lì è caldo e fra un po’ sarà anche il suo compleanno ed è emozionato perché sedici anni non si compiono tutti i giorni. Farà una grande festa dove inviterà tutti i suoi nuovissimi amici, che tra l’altro gli mancano tantissimo. Sì, gli manca anche quel nullafacente del suo sensei, Yoshi un po’ meno, ma non vede l’ora di riabbracciare Haatta-chan o di mangiare il ramen con Iruka-sensei, di pranzare con Sakura-chan e chissà, magari nel frattempo Sasuke sarà tornato e finalmente dopo più di tre anni potrà riabbracciarlo, la sola idea gli fa comparire un sorriso spontaneo e leggermente euforico sulle labbra. Elettrizzato canticchia un vecchio motivetto che aveva sentito alla televisione ed è talmente preso che non si rende conto della presenza fuori dalla sua stanza improvvisata finché questi non bussa alla porta. Alza la testa di scatto riconoscendo subito il proprietario del chakra che percepisce al di là della tavola di legno, ci si dirige sempre di buon umore gridando il nome dell’uomo che si trova davanti.
“Gaara!” esclama, invece Kurama sbuffa, Naruto deve anche capire perché ma davanti al rosso il demone diventa stranamente diffidente, non che abbia paura ma è estremamente attento a ogni cosa.
“Naruto-kun” lo saluto anche lui accompagnato da un lieve gesto del capo poi getta un’occhiata alle spalle del biondino e fa un sorrisetto divertito davanti al disordine in cui versa la stanza dopo essere stata abitata da un Uzumaki selvaggio.
“Uh” sbuffa il tale Uzumaki girandosi per notare che la stanza verso davvero in uno stato vergognoso e per questo si vergogna, lui – quello che ha messo la stanza in questa condizione.
“Stavo sistemando”  blatera a mo’ di spiegazione e nel mentre sventola una mano davanti alla faccia colpendosi per sbaglio il naso. Se Sasuke lo vedesse adesso gli darebbe dell’idiota, Gaara si limita a stendere le labbra in un altro piccolo sorriso. Non è un tipo che parla molto, il rosso, ma è gentile e parlare con lui può diventare piacevole, specialmente perché asseconda tutte le sue buffonate, non come fanno gli adulti ai bambini, ma come fanno i vecchi amici d’infanzia e questo per Naruto è abbastanza strano perché di amici così non ne ha mai avuti.
Corre a sedersi a gambe incrociate sul letto, guarda fuori dalla finestra la neve che cade leggera, lì nevica sempre, e inizia a berciare senza nessun nesso logico sulla crema solare che si è portato per niente, mica poteva immaginare lui che lì manco sapessero cosa fosse il sole.
“E comunque non la trovo più, dattebayo. Me l’ha prestata Sakura-chan, spero se lo sia dimenticato perché non ho voglia di essere colpito da un suo pugno. Mi chiedo dove l’abbia tutta quella forza...”
A parlare è sempre lui, socchiudendo gli occhi o dondolando lentamente, si gratta la zazzera bionda e si stringe nelle spalle,fa un leggero broncio e si illumina quando dice il nome di qualcuno a cui vuole bene, scuote la testa davanti ai pensieri negativi e poi getta il pugno in aria, inarca le sopracciglia e atteggia le labbra in leggeri bronci, sorride o intristisce gli occhi, si tira il colletto del maglione fin sotto il naso, sorride ancora e parla senza più finire, per Gaara Naruto è un tripudio di emozioni e sfumature, ha un modo fin troppo espansivo, non riesce a dimostrare un momento di serietà davanti agli Hokage e ficca sempre il naso in cose che non lo riguarda con fin troppa naturalezza, infastidisce sempre po’ tutti e risulta rompiballe.
Come quel Naruto.
Per Gaara tutta quella somiglianza è impossibile, sa che c’è un motivo e il suo istinto gli dice terribilmente collegato con le sparizioni degli ultimi anni.
**
 
Punto non ben definito al confine con il paese della Terra.
Il sole sta tramontando lentamente e Sasuke si è appena svegliato dal suo turno di riposo, attorno a lui i suoi compagni ANBU si stanno mobilitando per la partenza cancellando ogni traccia della loro sosta, partiranno con il favore delle tenebre così che nessuno li possa vedere.
Se ne sta pigramente sul ramo dell’albero, la schiena appoggiata alla corteccia ruvida e il mantello avvolto intorno al corpo –l’estate è ormai giunta al termine –a guardare i suoi compagni operosi per nulla intenzionato ad aiutarli. Tra le mani tiene la sua maschera da ANBU, anche se in realtà non è esattamente di suo proprietà. È una volpe che ghigna, i denti scoperti e il viso appuntito colorato con decorazioni rosse, apparteneva a Naruto, ma quando morì passò a lui, perché così era scritto nello stupido testamento. È un po’ una benedizione e una maledizione insieme, perché da un lato sa di averlo vicino, è come tornare a fare le missioni insieme; dall’altro gli ricordo di non essere stato bravo a salvarlo e che ora giace in decomposizione sotto strati di terra umida. Se la rigira tra le mani e i pensieri corrono al suo testamento, conseguentemente al piccolo Naruto che, dopo quegli anni passati lontano, di sicuro non sarà più piccolo. Socchiude le palpebre mentre ci pensa, adesso dovrebbe avere quindici anni ma se non ha sbagliato nel contare i mesi (in missioni come quelle molto spesso capita) fra un po’ compierà gli anni. Quando arrivò al villaggio ovviamente non aveva una data di nascita, così scelsero quella del suo arrivo, ventotto settembre.
“Uchiha-senpai” lo richiama un sottoposto, un ragazzino che indossa la maschera anche quando dorme, ligio alle regole. Sasuke volta la testa verso la voce e gli dà la sua attenzione inarcando una sopracciglia. “E’ ora di andare”.
Annuisce alzandosi dalla sua posizione, gli fanno un po’ male le articolazioni per la posizione scomoda in cui ha dormito ma non importa perché ormai ci è abituato. Indossa la maschera mentre l’apri fila alza il braccio facendo segno di partire con la mano.
Si torna a Konoha.
 
**
Luogo segreto vicino al Villaggio della Sabbia tredici giorni dopo.
Il Kazekage cala il cappuccio dalla testa scoprendo il viso pallido e guarda la Cava, una vecchia galleria abbandonata in cui nessuno non mette piede da secoli, il luogo dove vive il monocoda. Si guarda intorno anche se sa che nessuno l’ha seguito fin lì, è appena tornato al Villaggio dopo il meeting con gli altri Kage e non si è ancora riposato, parlare con Shukaku ha la massima priorità.
Appurato di essere solo incede verso l’entrata ma non fa in tempo a superare la soglia che la terra inizia a tremare segno che qualcosa di molto grosso e pesante si sta muovendo verso di lui.
Una risata stridula si manifesta ancora prima del Bijuu. “Ma guarda, guarda un po’. Il piccolo Kazekage è venuto a trovare il suo animaletto”.
“Ciao Shukaku” sospira quando il demone tasso si presenta sull’uscio della caverna, gli occhi dorati che brillano nel buio. “Dobbiamo parlare” aggiunge seriamente.
Il monocoda sposta la testa. “Senti, se si tratta ancora di quella storia della mandria di mucche... sono sparite da sole, ecco. Non le ho mangiate io”.
“Lo so” dice sedendosi su una roccia lì vicino “Non sono le uniche cose ad essere sparite, in fondo”.
“Già, già” ride “Ho sentito certe voci” non sa perché ma la cosa lo sembra rendere estremamente felice. “Magari primo o poi, sparirà tutto”.
“Tu sai cosa sta succedendo” sbotta andando dritto al punto, perché lo sa che i Bijuu c’entrano in tutto questo. Quando un jinchuuriki muore il demone che contiene si dissolve e bisogna aspettare che si reincarni in altro, quindi seguendo questa logica non dovrebbe assolutamente esistere un Jinchuuriki del Kyuubi.
Gaara guarda torvo Shukaku che preso in contropiede da quell’affermazione –perché è un’affermazione, non una domanda – inizia a scuotere nervosamente la coda.
“Perché diavolo dovrei saperlo?” strida avvicinando il muso mostruoso alla figura dell’umano “Non sono di certo affari miei”
“Il Kyuubi non è morto, e nemmeno Naruto” continua imperterrito con le sue sentenze.
“Nh, certo che è morto, moccioso. Abbiamo sentito la presenza di quella volpaccia sparire” borbotta mostrando le zanne.
“Non è sparito” ripete “Si è presentato un bambino, dieci anni fa, uguale in tutto e per tutto a Naruto-kun ed è il Jinchuuriki del Kyuubi”
Shukaku resta in silenzio. “Ah” lo spia, con attenzione, inclinando il muso e raspando con una zampa a terra. Gaara resta immobile, in attesa, e alla fine sembra averla vinta perché il Bijuu distoglie lo sguardo dal quello dell’uomo.
“A quanto pare è successo davvero”.
“Già. E tu sai perché?”
“Senti qui, senti. Questa è una cosa che voi umani-baka non dovreste assolutamente sapere”.
Se Gaara avesse le sopracciglia le avrebbe inarcato scettico.
“Eh, mica l’ho detto io. È stato lui, il Saggio delle Sei Vie, ecco.”continua a borbottare riottoso.
“Shukaku” lo riprende fermo “Della gente è sparita, montagne sono sparite. Se continua così arriverà il caos, dobbiamo come minimo capire. E se tu sai qualcosa...”
Viene interrotto da uno sbuffo da parte del cercotero. “E va bene. Ma nemmeno io so tutto, non me n’è mai fregato un accidente”.
“Mai sospettato il contrario” .
“Allora, allora. Da dove posso iniziare?” si chiede retoricamente “La sai la storia del Jiuubi, no? Ecco, quando il Saggio pensò di smembrarlo in noi cercoteri non lo distrusse totalmente; il guscio lo hai visto, è la statua che quel Madara ha usato per intrappolarci. Oltre a quello rimase la sua coscienza, la sua volontà di agire. Voi umani la chiamereste anima, immagino”.
“Continua”.
“Il Saggio lasciò il guscio nascosto qui in questo mondo, la volontà la gettò nella profondità di... dell’altra parte”
“Altre parte?” ancora una volta, se solo avesse una sopracciglia la inarcherebbe scettico.
“Sì, perché vedi c’è questo mondo in cui viviamo e tutte queste belle cose ma c’è dell’altro. È una dimensione parallela che ricopre il nostro mondo come una coperta, è una dimensione vuota che registra lo scorrere del tempo e tutte le cose che succedono qui”.
“Non capisco” ammette stirando le labbra.
Shukaku sbuffa. “Non so nemmeno io cosa sia esattamente. Diciamo che lì ha gettato la Coscienza del Jiuubi in modo che non potesse scappare o combinare casini. L’ha imprigionato in un luogo privo dello scorrere del tempo e che controlla il nostro in un certo senso”.
“E questo cosa c’entra? È lì che stanno finendo le cose del nostro mondo? Perché?”
“Calma, calma!” strepita. “Lì non finisce niente, lì non c’è niente se non le memorie del nostro mondo e la Coscienza. Il fatto è che la Coscienza riesce ad affacciarsi al nostro mondo grazie a noi Bijuu, siamo pur sempre una parte del dieci coda. Avrai percepito una strana presenza mentre eri il mio Jinchuuriki”.
“Solo una?” chiede ironica.
“Sì, lasciamo stare” borbotta “Bene, la Coscienza vede ma non è mai entrata in contatto con il mondo. Solo una volta un Jinchuuriki si è accorto della sua esistenza e ha iniziato a interagire con lei”.
“Naruto?” cerca di indovinare, ma ne dubita seriamente.
“Non proprio” borbotta.
“Non proprio?”
“Sì, non proprio! Smettila di ripetere quello che dico” sbraita.
“D’accordo” si porta una mano alla faccia, ci vuole tanta pazienza. “Se non è stato Naruto, chi ha avuto un tale rapporto con il proprio Bijuu da percepire questa...Coscienza?”.
“Allora” inizia titubante “c’era questo bambino che divenne il Jinchuuriki del Kyuubi anni fa, ancora prima della costruzione dei Villaggi Ninja. Diciamo agli inizi del Clan Uchiha”.
“E’ un sacco di tempo fa”
“Non m’interrompere” sbotta “c’era questo bambino che era diverso da tutti gli altri, la gente diceva che fosse maledetto e per questo gli fu sigillato il Kyuubi e mandato a vivere da solo tra le montagne”.
“Tz” sbuffa nauseato ancora una volta dall’idiozia della gente.
“Visse da solo lì per le montagne, la gente diceva che vedeva delle luci, tipo una polvere d’orata, che si muoveva per l’aria e che parlasse con il demonio. In realtà quello che vedeva era la strada per l’altra parte e parlava con la volpaccia e la Coscienza”.
“Interessante”
“Chissà. Era un bambino speciale in fondo, però tutti lo temevano. Perfino il padre che era abbastanza intenzionato a eliminare l’esistenza del bambino. Un essere del genere rischiava di mettere in subbuglio l’equilibrio tra i due mondi.” Fa una pausa “Dopo però....”
“Che successe?”
“Di’ un po’, ti sei mai chiesto perché lo sharingan riesca a controllare il Kyuubi?”
Sbatte le palpebre. “Avrei dovuto?”
 “Voi umani, esseri sanguinosi e ignoranti.” Sbuffa “Be’, un giorno tra le montagne arrivò un uomo. E guarda casa, era un Uchiha”.
**
Villaggio Segreto della Foglia.
Naruto è assurdamente felice, è arrivato al villaggio prima del previsto e quindi sono ancora in pochi a sapere del suo ritorno, ha appena appoggiato i bagagli a casa ma non si è trattenuto che per cinque secondi troppo deciso ad andare a mangiare una ciotola di ramen. È li che sta andando quando qualcosa lo afferra per la collottola e si ritrova trascinato dietro un cespuglio abbastanza grande.
“—bayo!” grida prima che una mano spigolosa venga premuta bruscamente sulla bocca. Spalanca gli occhi guardandosi finalmente intorno trovando i suoi assurdi compagni di team vestiti con altrettanto assurde tute mimetiche e le facce dipinte.
“Ciao baka” sbuffa Yoshi non molto motivato mentre Haatta sposta la mano dalla sua bocca con un’espressione schifata, il byakugan attivo. “Che schifo, me l’hai leccata”
“Mi stavi soffocando!” sbotta e subito viene zittito “Cosa diavolo state facendo?” li guarda sospettoso “Perché avete quella roba in faccia?”
“Questa” inizia con mortale serietà Haatta “è pittura per mimetizzarci, non ci deve assolutamente vedere”.
“Chi?” domanda stupida, se ne accorge non appena realizza che è con la Hyuuga che sta parlando.
“Haatta-chan, ancora?” esala.
“Ancora” annuisce Yoshi grave. “La psicopatica sta spiando Hanabi-sama e il ragazzo con cui ha un appuntamento. Deve essere scritto nel DNA degli Hyuuga, essere degli stalker intendo”
“Io non sono una stalker” soffia offesa passando a Naruto un binocolo. “A proposito, tu che ci fai qui?”
“Eh?” chiede poco intelligentemente guardando l’oggetto passatogli dalla ragazza “Sono tornato prima”
“Appena in tempo per la missione Salviamo Hanabi-sama
Naruto strabuzza gli occhi inforcando il binocolo e puntandolo oltre le foglie, la giovane donna è seduta in un negozio di tè con un uomo affascinante dall’aria esotica e vestiti dai colori sgargianti. Stanno sorridendo. “Non capisco, perché dovremmo salvarla?” chiede confuso distogliendo lo sguardo dalla scena lontana parecchi metri e puntandolo sulla sua compagna di team.
“Non è ovvio?!” sbotta agitando il cespuglio “Quello è palesemente gay!”
“Per te tutti sono gay, Psicopatica” borbotta funesto l’altro ragazzo della squadra.
“Non è vero!” dice piccata e oltraggiata.
“Ah no? Vogliamo parlare dell’ipotetica tresca tra l’Hokage-dono e Iruka-sensei?”
“Sono sempre appiccicati” cerca di difendersi.
“O di ....”
“Zitto, zitto!” sbraita “Si stanno spostando, dobbiamo seguirli”
“Perché usi il plurale?!”
“Perché voi verrete con me”
“Neanche per sogno, Sociopatica”
“Pervertito!”
“Stalker!”
“Cappellone!”
“Ehi, non insultare i miei capelli!”
Naruto li guarda e ride sotto i baffi, certo che ne hanno fatta di strada da quella prima lezione e tutti e tre sono cresciuti tantissimo. Naruto e praticamente identico, ma ha il viso meno tondo e si è alzato di parecchi centimetri; Yoshi è cambiato tantissimo, non ha più un espressione da idiota in viso e il suo corpo si è fatto molto più muscolosa, non taglia i capelli da quando è diventato un ninja e adesso gli arrivano a metà schiena, a sentirlo li accorcerà solo una volta diventato Jounin. Haatta è rimasta bassa come quand’era bambina, al massimo avrà preso un centimetro e il viso lo ha ancora rotondo con gli occhi esageratamente grandi, ma il suo corpo si è modellato completamente in quegli anni come creta tra le mani di madre natura, ora è una donna a tutti gli effetti. La considera senza rifletterci molto la sua migliore amica, forse perché è stata la prima nel team ad accettarlo senza rimostranza, ed è sempre sorridente e allegra, non pensa tanto alla moda ma non è manesca come Sakura-chan, è una giusta via di mezzo. È un po’ fissata con lo yaoi, nel vedere coppie dove non ci stanno e nel portare onore al proprio clan, si allena e combatte solo per la salvaguardia del suo Villaggio, darebbe la vita senza pensarci due volte e Naruto sa con una certezza chirurgica, che se necessario, sarebbe disposta a tradire un amico se questo si dimostrasse una minaccia per Konoha.
**
Quando Sasuke torna al villaggio sono passati solo tre giorni, quando hanno saputo del ritorno dell’Hokage al villaggio hanno accelerato la tabella di marcia per poter portare il prima possibile le misere notizie che in quei tre anni hanno raccolto. Ha appena finito una noiosissima riunione e non vede l’ora di andare a casa per fare una doccia e pulirsi da tutto quel sudiciume. E sì, vuole anche dormire in un letto degno di questo nome. Sistema meglio lo zaino dove ha messo tutta la sua attrezzatura ANBU sulle spalle mentre la manica inutilizzata del kimono bianco volteggia mossa da una lievissima brezza e non fa in tempo a muovere che cinque passi che una voce estremamente conosciuta e fastidiosa lo chiama attirando l’attenzione di tutte le persone per strada.
“Ti prego, no” dice tra i denti perché non ha proprio la forza di sopportare quel bambino pieno di vita ma quando si gira verso la fonte di quel suono con un sussulto si rende conto di non avere più davanti le forme buffe di un dodicenne ma quelle più modellate di un adolescente.
“Sas’ke!” lo abbraccia di getto Naruto senza dargli possibilità di protestare o scappare da quella trappola mortale “Sei tornato!” continua a gridare rimarcando l’ovvio.
“Mollami” dice atono e giusto per rimarcare quanto la coerenza gli stia antipatica dall’età di otto anni passa il braccio lungo le spalle del ragazzo lasciandogli un pizzicotto.
“Sas’ke” borbotta quello “Puzzi”.
Come se fosse stato lui a chiedergli di abbracciarlo, tze. Lo afferra per i capelli e lo stacca a forza perché sta davvero diventando troppo appiccicoso.
“Neh, antipatico come sempre” borbotta riottoso massaggiandosi la testa dove il moro ha tirato tenendo gli occhi socchiusi, poi lentamente li apre rivelando totalmente quelle iridi color cielo. E si prendono qualche secondo per guardarsi, insomma, tre anni sono tanti.
Sasuke ha delle ombre scure sotto gli occhi e il viso tirato, più pallido del solito e i capelli sporchi, dal kimono leggermente aperto vede una strana cicatrice lungo il petto, deglutisce cercando di fermare la propria immaginazione del capire cosa ci sia dopo e risposta gli occhi sulla faccia seria del moro, sorride mentre viene a sua volta studiato e cerca di non sentirsi a disagio perché quegli occhi neri sono due abissi senza fondo.
Agli occhi di Sasuke Naruto è cresciuto veramente tanto ed è qualcosa di strano vederlo con quel corpo modellato, più muscolosa e alto, gli sembra di tornare al passato con il suo Naruto, che aveva quello stesso sorriso e lo guardava in quello stesso modo. Segue con gli occhi la linea della mascella più definita rispetto a tre anni fa, risale sulle labbra screpolate –l’arrivo dell’autunno – e guarda quelle pupille blu fissarlo con la stessa intensità, i capelli un po’ più lunghi ma sempre scompigliati, non indossa il copri fronte e perciò gli ricadono sulla fronte in una frangia disordinata.
“Ch’” commenta senza un motivo, forse per zittire la morsa allo stomaco e punta lo sguardo altrove, verso dei ragazzini della stessa età di Naruto che li guardano poco distante.
“Neh, neh! Sas’ke, dove vai? Vengo con te!” dice il biondo agitandosi sul posto.
“A farmi la doccia, visto che puzzo” sbotta a tono basso in una frecciatina che deve scatenare un qualche strano pensiero nella mente perversa di Naruto da come arrossisce imbarazzato sulle guance.
“Fai bene” sbuffa alla fine con uno strano broncio solo per dire qualcosa e non restare in silenzio come un fesso davanti a quel teme (questo mai!). L’Uchiha, dopo avergli rivolto una breve occhiata carica di sufficienza, gli dà le spalle per riprendere il suo cammino verso casa ma il biondo lo afferra per una spalla.
“O-i. Vengo con te” bercia allungando una gamba per raggiungerlo ma Sasuke si sposta facendogli perdere la presa sulla sua spalla e inevitabilmente cade a faccia avanti.
“Non scomodarti” dice l’uomo con falsa cortesia.
“Temé!” sbotta sedendosi e soffiando sui palmi delle mani, cadendo si è fatto male “Sono passati tre anni, abbiamo un sacco di cose da raccontarci” si lamenta.
Lo ignora e prosegue per la sua strada infilando la mano in tasca ma quando nota che il ragazzo è ancora seduto in mezzo alla strada come uno sfollato a guardarlo sorpreso sospira.
“Che cosa ci fai ancora lì, dobe?”
Il volto di Naruto si illumina, gli occhi sembrano voler catturare tutta la luce, e si alza con uno scatto. “Non chiamarmi dobe, teme!” dice fingendosi offeso ma ci riesce male per via del sorriso a trentadue denti che gli occupa il volto e corre verso di lui a grandi falcate. Si gira verso gli altri due compagni di team che per tutto il tempo li hanno guardati in disparte.
“Ci vediamo domani” agita una mano.
 
“A domani” borbotta Yoshi mentre vede il biondo compagno allontanarsi affianco di quel ninja inquietante senza un braccio e strabuzza le palpebre finché i due non si perdono tra la folla, dopodiché si volta verso Haatta che, stranamente, ha assistito alla scena silenziosamente e quando vede l’espressione che le riempie il viso capisce il perché di quel silenzio, ha un sorriso esaltato che sa che non gli porterà nulla di buono.
“Haatta, no” dice perentorio e con una nota lieve di preoccupazione.
 “Haatta, sì” lo contraddice allargando quell’inquietante sorriso e inizia a correre subito verso la direzione presa dagli altri due ninja.
“Psicopatica!” la richiama seguendola preoccupato che possa fare qualcosa di imbarazzante “Non si stalkerano le persone, è un reato!” ma vedendo da parte della ragazza nessuna reazione le afferra la mano strattonandola forte e quella finalmente si decide a guardarlo, gli occhi chiari spalancati carichi di delusione.
“Perché Na-chan non me l’ha detto?” si dispera.
“Detto cosa?” chiede confuso.
“Che il suo ragazzo è così figoo!” e riprende a correre per spiare i due ninja.
“...ragazzo?” si domanda per un secondo Yoshi totalmente confuso, ma poi realizza “Haatta! Smettila di vedere coppie dove non esistono!” urla pestando i piedi a terra e poi le corre dietro perché deve assolutamente evitare che venga uccisa da quel tipo poco raccomandabile.
 
**
“...e così sono riuscito a batterlo! Avresti dovuto vedere la faccia dei presenti, nessuno se l’aspettava” sghignazza Naruto seduto su una panchina accanto a Sasuke, sono giorni che il biondo non fa altro che raccontare tutte le meravigliosi avventure che gli sono capitate in quei tre anni e lui non fa altro che ascoltare, a volte, perché di quelle chiacchiere non gliene frega nulla. Le trova noiose.
 “Tz” commenta neutro, sovrappensiero. Lancia uno sguardo sbieco al biondo, gli sta troppo appiccicato. A dire la verità gli sta costantemente troppo appiccicato, ogni scusa è buona per toccarlo e la cosa lo infastidisce un pochino, cioè no, è solo che lo confonde perché vede ogni volta un altro Naruto, il suo, sovrapporsi a quella figura ed è una cosa che lo manda in stato confusionale. Anche quando combattono, il biondo ha un espressione completamente diversa, lo guarda in un modo che non sa ben spiegare.
In realtà di tutta quella situazione non sa spiegare nulla.
Forse, più semplicemente, finché il biondo era un bambino i sentimenti che provava per quell’altro dobe si erano riversati in questo Naruto in maniera più innocente, ma adesso che ha il corpo di un ragazzo maturo, lo stesso che aveva il suo Naruto quando lo riportò a casa, gli scatena anche il resto dei suoi sentimenti.
Maledizione.
Sussulta quando Uzumaki strofina la guancia contro la spalla del moro, bisognoso di un contatto. “Ho fame”.
“Baka, hai appena mangiato a sbafo”. Lo allontana con una menata sulla nuca.
“Non posso farci niente”  si lamenta massaggiandosi la parte lesa. “E poi tu prepari solo verdura, quella non sfama”
“Tsk, mi chiedo come tu sia sopravvissuto fin’ora” si alza e Naruto lo fa a sua volta per seguirlo.
“Me la cavo benissimo da solo, eh, cosa credi” gli si affianca mettendo le braccia dietro la nuca.
Senza un motivo apparente, vedendo il sorriso del biondo, a Sasuke torna in mente quello sciocco gioco che Sakura gli aveva proposto prima che partisse per la missione. Stringe la mano a pugno, dovrebbe dirglielo adesso? Anche se non avrebbe senso, non può rivelargli la verità sul perché sia sempre stato trattato con così tanto odio, per cominciare è vietato dall’Hokage e poi lo ferirebbe e basta, probabilmente inizierebbe a dubitare di sé stesso. E poi... poi non lo sa, dovrebbe dirglielo?
“Sas’ke” la voce squillante lo distrae dai suoi pensieri e prima che se ne renda conto si trova imprigionato in un abbraccio leggermente soffocante.
“Sono felice che tu sia tornato” sussurra il biondo aumentando la presa mentre il corpo dell’Uchiha si irrigidisce “Mi sei mancato tanto”
Si chiede che profumo sappia il sole, probabilmente quello che emana il ragazzo dagli occhi blu.
“Va bene, ho capito” dice sbrigativo staccandoselo “Andiamo a mangiare”
Naruto ridacchia e si gratta con imbarazzo una guancia facendo sbuffare il moro.
“Neh, Sas’ke. Perché non torni a dormire a casa mia come facevi quando ero piccolo?” gli chiede dopo un po’ a sorpresa.
“Perché non sei più piccolo, appunto” sbuffa chiedendosi da dove salti fuori un discorso così idiota. Ah giusto, il cervello di Naruto non fa altro che sfornare pensieri idioti.
“Sì, ma—“
“Non siamo una famiglia, non sono il tuo tutore o altro. Non ha senso”
“Però sei il mio angelo” infierisce calcando con sarcasmo l’ultima parola e quando vede lo sguardo raggelato dell’Uchiha la dice nuovamente, ridendoci su. È la frazione di un attimo, il tempo di assottigliare l’occhio color pece, e Sasuke tira fuori una kunai pronto a colpire Naruto per punirlo di quell’affronto alla sua persona. Sul volto del biondo compare un ghigno e schiva il colpo.
“Troppo lento” ridacchia ma fa appena in tempo a finire la frase che il moro lo afferra per un braccio spingendolo a terra con forza e sbatte dolorosamente la schiena sulla strada, alza lo sguardo trovando il viso di Sasuke che lo guarda impassibile e la kunai puntata al collo.
“Chiamami ancora così e ti ammazzo” lo ammonisce premendo leggermente la lama sulla pelle ma Naruto non ci fa caso, non sente nemmeno il leggero dolore, quello che se sente è il corpo di Sasuke premuto sul suo. In mancanza di un braccio, per tenersi in equilibrio ha scaricato tutto il peso sulle ginocchia in mezzo alle gambe del ragazzo più giovane. La posizione lo fa arrossire e sente il cuore battere forte, è assordante alle sue orecchie, non riesce a distogliere gli occhi da quelli di Sasuke; quel nero è come una calamita che lo attrae in un baratro di desiderio e confusione. Apre il viso in un ghigno e apre ancor di più le gambe allacciando i piedi dietro la schiena dell’Uchiha tirandolo ancor di più verso di sé.
“Ah, a quanto pare sono proprio in una posizione sfavorevole” lo deride e Sasuke si alza di colpo districandosi dalle due gambe come punto da uno spillo.
“Baka”. Sussulta guardandolo altezzoso, si sposta una ciocca di capelli neri lontano dalla fronte. Il cielo dietro di lui è di un azzurro fumoso che tende al violetto, con quelle nuvole sottili che sembrano i respiri dei bambini e una stella che brilla distrattamente, la sera sta arrivando.
Ti amo.
Arriva così improvviso come pensiero alla mente del biondo, fulminante ma allo stesso tempo capace di ingrandire la bolla di felicità che aveva sentito crescere dentro il suo petto; si mette seduto incapace di distogliere gli occhi da quel viso, che poi è come guardare un po’ tutto il mondo.
Ti amo.
“Cosa ci fa ancora lì seduto?” sbotta il moro con leggero astio nella voce tremante, ma c’è sempre quella nota incomprensibile che rende le sue parole un eco lontano. Sorride in risposta nel suo solito modo sbruffone e pieno di sé, è così felice e non sa nemmeno perché.
Ti amo.
Sasuke sbuffa ancora, esasperato, e gli tende la mano per aiutarlo a tirarsi su, lo guarda indecifrabile ma l’angolo sinistro delle labbra è piegato verso l’alto in un mite sorrisetto.
Ti amo.
“Arrivo” dice, urla, esuberante e caloroso come sempre, afferra la mano e fa leva per alzarsi, Uchiha preso in contro piede dall’esagerata forza usata per tirarsi su fa un passo in avanti piegandosi leggermente e si ritrova il sorriso straffottente del biondo poco distante.
Ti amo.
Vorrebbe urlarlo.
“Neh, allora andiamo a mangiare?
**
 
 
Hatta cammina per la strada sicura e stringe a sé un ombrello, perché se lo sia portato dietro è un mistero anche per lei visto che il sole è presente dalla mattina, forse le piace tanto il colore, un violetta chiaro che ricorda le nuvole ma che fa anche a pugni con i suoi capelli. Cammina senza pestare le righe delle mattonelle che lastricano la strada, come fanno i bambini (e tutti gli altri, siamo sinceri) quando un voce delicata la saluta distraendola dal suo piccolo gioco, alza lo sguardo per incontrare gli occhi chiari tipici del suo clan.
“Hinata-sama!” saluta frettolosamente con un sorriso sincero e tanta felicità “Com’è bello vederla”
La donna ride brevemente per quel tono, come se non si vedessero da anni che da poche ore. La Hyuuga è cambiata da quando era un adolescente, se non nella gentilezza e nella voce leggera come petali è diversa la sua timidezza, sono passati anni dall’ultima volta che ha balbettato davanti a troppa esuberanza.
“E’ stata trovare Neji-sama?” chiede la ragazza indicando il cesto la mora tiene tra le mani.
“Sì, sono appena tornata” dice mitemente con un sorriso morbido “Ho salutato anche un... amico” aggiunge facendosi malinconica.
“Chi?” chiede curiosa Haatta camminandole affianco, fa piroettare distrattamente l’ombrello.
Hinata si prende qualche secondo prima di rispondere, come se stesse pensando a qualcosa di triste e bellissimo allo stesso tempo. “Non lo conosci, è morto prima che nascessi. Lui è l’eroe del villaggio, il mio eroe”.
“Il suo eroe?” chiede inarcando le sopracciglia piena di sottointesi, ma poi abbassa lo sguardo rimproverandosi la propria sfacciataggine. Non sta parlando con Naruto o Yoshi, ma con la primogenita del Capo-Clan.
La donna stringe tra le mani il manico del cesto in vimini e accenna a un altro sorriso dolce. “Sì, è grazie alla sua forza se non ho mai perso la speranza in me, lui credeva in sé e non ha mai smesso di lottare per questo io...” arrossisce e si porta una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchia “Era pura luce, ha dato la vita per il villaggio e i suoi amici, non si è mai arreso e lottava per i suoi sogni. Lui era... ciò che non è più” sussurra mordendosi un labbro, un singhiozzo bloccato in gola, le gote rosse e gli occhi persi chissà dove. Haatta si dispiace per averle fatto pensare a qualcosa di triste e sta per scusarsi quando la donna riprende a parlare.
“Sono successe tante cose brutte, ma finché c’era lui il mondo conservava ancora una luce, per questo non posso che dirgli grazie di essere esistito, anche se c’era dolore, oscurità e morte lui era ciò di cui io, tutti, avevamo bisogno. Senza di lui, probabilmente io non avrei mai trovato la forza di credere in me” e sorride, un sorriso così bello che sembra quello di una stella, ha gli occhi umidi ma così pieni di gratitudine che Haatta, dentro di sé, sente qualcosa sciogliersi e allo stesso tempo una consapevolezza si fa spazio nel suo cuore:
Farò qualsiasi cosa perché questo sorriso non possa sparire.
 
**
Si è fatto tardi, il sole ha appena finito di tramontare e i lampione rischiarono la via mentre i negozi chiudono calando le saracinesche. L’aria si è fatta più pungente senza i raggi del sole che riscaldano tutti ciò che sfiorano, ma Sasuke non sente freddo perché c’è Naruto a prende il posto di quel calore. Sono davanti a casa del biondo che sta parlando da ore, non sa nemmeno di cosa, a un certo punto ha semplicemente smesso di ascoltarlo annoiato. Strofina il mento sulla stoffa della sciarpa rossa che porta distrattamente mentre Uzumaki lo afferra per il braccio per farlo andare entrare. È difficile ignorare il disordine che imperversa nella stanza di Naruto ma c’è da lodarlo su una cosa: ha rifatto il letto e i piatti sono tutti dentro il lavandino. Forse è un po’ migliorato dall’ultima volta. Si ricrede quando lo vede togliersi le scarpe e abbandonarle distrattamente in mezzo alla stanza.
“O-i, oi, Sas’ke non è che vuoi qualcosa?” insiste “Ho del succo di –”
“No, grazie”
“—pomodoro”
“Forse” concede al sentire l’ultima parola e il Jinchuuriki ghigna divertito facendo sbuffare il moro. Si alza dirigendosi verso il frigo e sbircia dentro alla ricerca del barattolino, lo tira fuori con un sorriso vittorioso e lo passa all’Uchiha con un lancio.
“Al volo”
Ringraziando i riflessi da ninja Sasuke lo prende senza farlo cadere ma prima di aprirlo legge la targhetta di scadenza estremamente sospettoso.
“Ingrato” sbuffa Naruto davanti all’occhio socchiuso e indagatore “Se non parla o cammina si può mangiare lo stesso” blatera a caso.
Sasuke lo ignora ma appurando che è ancora commestibile svita il tappo avvicinandosi al tavolo, prende una sedia e ci si siede prendendo un lungo sorso. Naruto guarda ipnotizzata la gola dell’Uchiha, candida e apparentemente così morbida, resa scoperta dal gesto.
“Senti, te ne stai qui ‘sta sera, neh?” dice puntando lo sguardo al vetro della finestra per non venire beccato nella propria contemplazione.
“Perché dovrei?” chiede secco l’altro, come il suo che fa la bottiglietta quando l’appoggia al tavolo.
Naruto apre la bocca per dare una piccantissima risposta ma un’improvvisa oscurità lo precede lasciando la stanza completamente buia.
“Dattebayo?!” sbotta colto di sorpreso staccandosi dal ripiano della cucina al quale si era appoggiato per andare dall’interruttore e pigiarci sopra con insistenza. “Perché non va?” si lamenta “S’è fulminata la lampadina?”
Va allora alla finestra e guarda fuori, anche le strade e le altre finestre sono buie, sembra che l’oscurità abbia inghiottito l’intera Konoha.
“Un black-out” esala sbattendo la testa sul vetro esasperato. Poi ritorna verso la cucina e a tentoni cerca una candela e dei fiammiferi dentro i cassetti, per fortuna la luna è sorta ed è molto luminosa, rischiara un pochino il buio.
“Non trovo i fiammiferi ‘tebayo” sbuffa chiudendo il cassetto con uno scatto e girandosi verso il moro con una candela in mano. L’Uchiha sembra inghiottito dall’oscurita e per poco teme che se ne sia andato, ma delle mani pallide sbucando dal nulla afferrandolo e trascinandoselo verso di sé. Il cuore di Naruto inizia a battere furioso, spaventato ed eccitato, lo stomaco e il sangue in subbuglio, gli si blocca il respiro dall’aspettativa ma Sasuke si limita a sfilargli la candela dalle mani, poi un piccolo fuoco accende lo stoppina permettendo finalmente a Naruto di vedere qualcosa di più in quell’oscurità. L’Uchiha è ancora seduto e dalle sue labbra esce un piccolo sbuffo di fumo, giusto l’elemento del teme è il fuoco,  quando appoggia la candela sulla tavola di legno. Naruto si sente ancora scombussolato ma una piccola delusione gli pugne gli occhi, lui che si aspettava chissà cosa. Stringe con forza la mano a pugno sopra la tavola.
“Naru-to, va tutto bene?” la voce apatica di Sasuke gli fa alzare il viso, la candela fa dei strani giochi di luce e ombra sul viso pallido, gli occhi brillano come carboni che bruciano al fuoco. Deglutisce, la bolla che da giorni gli riempie il cuore sembra ingrandirsi sempre di più e, Kami, non ce la faccio più.
“Sas’ke, facciamo un gioco” dice sbrigativo, il viso in fiamme.
Lo guarda scettico. “Cosa?”
“Chiudi gli occhi!”
“Perché mai dovre—“
“Tu fallo!” lo incita avvicinandosi verso di lui, negli occhi brilla una scintilla pericola alla luce della candela “Fidati di me”.
Fidati di me. Glielo era stato detto tante volte dal suo Naruto e così, senza capire perché, chiude le palpebre.
 
Sasuke sobbalza quando nell’oscurità data dagli occhi chiusi sente le dita calde di Naruto percorrere con la punta, a volte graffiando, il palmo pallido della sua mano, segue il profilo delle dita e gira intorno alle nocche, accarezza i tendini con tocchi così leggeri che quasi non ci sono, sembra che un leggero vento caldo passi sulla pelle fredda. Stringe con dolcezza ma decisione quelle dita rassicuranti sul suo polso magro, basterebbe poco per spezzarlo come se fosse fatto di ghiaccio. Il moro fa un po’ di resistenza quando sente quella presa leggera sollevargli la mano dal tavolo, irrigidisce le dita e la postura ma poi con il pollice il biondo disegna piccoli cerchietti e abbandona la mano alla sua stretta, tenendo sempre gli occhi chiusi, sentendosi stanco e con un desiderio inespresso di potersi fidare totalmente di quel biondo dagli occhi color cielo. La manica del kimono bianco scivola dal polso e lungo l’avambraccio lasciando la pelle scoperta e i radi peli ebano si drizzano per il freddo e per le piccole carezze che Naruto gli somministra  con i polpastrelli, serra le labbra per i brividi e senza poter fare alcunché digrigna i denti. Il braccio si solleva sempre di più e la manica scivola sempre più giù, Sasuke non vede ma la sua pelle bianca illuminata dalla sola luce di una candela e della luna lo fa assomigliare a un fantasma, un essere etereo che proviene dal buio spazio. Sobbalza e spalanca gli occhi sentendo le proprie dita venire accolte in qualcosa di caldo e umido e quello che vede gli fa affluire il sangue alle guance: Naruto ha aperto la bocca iniziando a succhiare con titubante lentezza la punta delle dita, le graffia leggermente con i canini e mordicchia le unghie, stringe la presa sul polso e porta l’altra mano su quella di Sasuke per trattenerla ancor vicino al volto, apre ancor di più la bocca e l’Uchiha sente le labbra secche dell’Uzumaki accarezzarlo per un breve tratto poi la lingua passa lasciando una scia umida e calda assaporando le dita sottili. Le succhia una a una mantenendo gli occhi socchiusi, liquidi tra le ciglia bionde, sembrano pronti a sfaldarsi in qualsiasi momento come se fossero persi in chissà quale luogo quando sono solo lì, puntati sul corpo dell’Uchiha che si confonde tra il buio della stanza; ha le guance arrossate, bollenti come le labbra che passano sulla sua mano. Gli morde la pelle lasciandoci un leggero segno rosso che scompare poco dopo, succhia e lecca le dita inumidendole di saliva, gli bacia il palmo e fa passare la lingua nella mezzaluna che divide il pollice e l’indice, il naso che sfiora le altre dita e il respiro caldo e leggermente affannoso che sollecita e percorre la pelle fino all’avambraccio. Anche Sasuke si rende conto di aver la respirazione accelerata, alle sue orecchie arrivano  solo i battiti del proprio cuore e i sospiri leggeri (suoi o del ragazzo più giovane?).
Naruto assapora quella pelle gelida che sa proprio come la neve con voracità, sente l’eccitazione salire e una fame mai provata prima riempire in maniera struggente ogni cellula del suo corpo, come se ogni atomo gravitasse verso quella pelle così fresca all’interno della sua bocca. Passa la lingua su tutto il contorno nel tentativo di imprimersi nella mente, di imparare a memoria quella pelle, in quel momento è lì ma potrebbe essere ovunque e sarebbe comunque nel posto giusto. Mordicchia e graffia con il canino il palmo e un singhiozzo, sembra un gemito, lo fa tornare quasi in sé e sposta lo sguardo sul viso dell’Uchiha, lo guarda senza dare speranza a quegli occhi neri di soffermarsi altrove, gli occhi blu lo puntano senza possibilità di fuga, lo guardano quasi a scavargli dentro l’anima. È un mettersi a nudo davanti al calore del sole in una giornata d’inverno.
Sono solo brividi.
Sasuke ha il viso rosso, la frangia incollata alla fronte e si morde le labbra per non lasciare che i respiri abbandonino la sua bocca, sembra non farcela più. E nemmeno Naruto ce la fa più.
Prosegue in una scia di baci umidi per il polso, accarezza le vene azzurre che risaltano sulla pelle quasi trasparente con le labbra e segue con la lingua la piega interna del gomito, un punto sensibile da come l’Uchiha inclina la testa verso l’alto e sospira.
Il kimono intralcia il lavoro di Uzumaki e sposta il viso dal braccio verso  il collo niveo sfiorandolo prima con il naso e poi affondandoci appoggiando le labbra in un bacio molto impacciato, oltre all’eccitazione un leggero panico agita il suo cuore nel rendersi conto cosa sta accadendo, è come se una mano calda entrasse nel suo stomaco mescolandolo, accarezzandolo e stringendolo forte. È confusione ma ha tanto desiderio.
Si aggrappa con la mano alla spalla mentre apre le gambe del moro infilandoci il proprio ginocchio in mezzo e spalmandosi completamente su di lui. Attraverso lo strato di pelle e vestiti sente il cuore dell’altro andare in un battito irregolare uguale al suo, come se uno stesso muscolo stesse pompando sangue in due corpi diversi. Si infila con le dita sotto la stoffa del kimono iniziando a far calare la spallina lasciandolo scoperto, alza il viso e poggia le labbra sulla mascella dritta, ci passa la lingua sul contorno e Sasuke , fino a quel momento rimasto immobile sotto i suoi tocchi reagisce stringendo con forza indelicata la spalla del biondo.
“Basta così” dichiara tentando di assumere una voce gelida nel suo tono affannato.
Naruto alza gli occhi grandi e limpidi sul suo viso, il moro ha la bocca socchiusa dalla quale il respiro esce accelerato, le labbra completamente martoriate e gonfie, se l’è morse così tanto da averle macchiate di sangue; le guance sono imporporate e i capelli attaccati al suo viso leggermente sudato. Ma gli occhi sono persi nel nulla, socchiusi tra le ciglia, carichi di nonosoche, come se stesse guardando altro e quel qualcosa è troppo doloroso e al contempo troppo bello per poter distogliere lo sguardo. Sono neri, ma di una tonalità chiara, come se stessero sbiadendo.
“Sas’ke” sussurra Naruto dimentico dell’affermazione del moro poggiando un bacio lieve sulla clavicola dell’adulto.
“Sas’ke” ripete come se desiderasse trattenere quel nome sulla sua bocca per sempre, con la mano supera l’impedimento dei vestiti raggiungendo la pelle liscia dell’addome e passandoci le dita sempre più in basso ma la mano fulminea dell’Uchiha lo blocca afferrandolo per il braccio e impedendogli di continuare oltre.
È già abbastanza doloroso così.
Ora si guardano, occhi blu su occhi neri, i primi carichi di aspettativa e ormai completamente offuscati, i secondi più lucidi, dolorosi e privi di qualsiasi altra tonalità. Neri e basta.
“Na-ru-to” scandisce il suo nome “No”.
Il biondo completamente sordo alza il viso tendendo il collo per raggiungere quelle agognate labbra rosse, distrutte dall’orgoglio, socchiude gli occhi ma la propria bocca si posa sul mento del moro, l’altro si è allontanato per sfuggire a quel contatto troppo intimo.
“Sas’ke” soffia contro il suo viso, poi lo guarda, fisso, non dà possibilità di distogliere lo sguardo, è determinato e sorride. “Voglio farlo. Con te” sospira ancora con quell’espressione innocente, così bambina, e Sasuke pensa che non può dire certe cose con uno sguardo così ingenuo e così naturale mentre alza di più il ginocchio verso il cavallo dei suoi pantaloni.
Si alza di scatto, come colpito da un fulmine, spingendolo via. Con lui addosso non potrà mai ragionare in maniera lucida e responsabile; il ragazzo è caduto a terra, in ginocchio e da lì lo guarda con la stessa espressione ingenua, innocente, piena di aspettativa e così fanciullesca, le gote ancora rosse.
“Io ti amo” dice, senza veli, senza tremare o avere la più piccola esitazione, Naruto è sempre stato così trasparente, non ha mai avuto problemi a mostrarsi per quello che è, a mostrare ogni lato di sé stesso con naturalezza, con incosciente fiducia. Darebbe tutto sé stesso per qualcuno senza nemmeno pensarci, semplicemente è così e non smetterà mai di mostrarsi per quello che è.
Sasuke ama Naruto. Cioè no, Sasuke ama il suo Naruto e quello che prova per questo Naruto non sa cosa sia, non sa se considerarlo come quel vecchio sentimento che si accende davanti a un corpo così simile a quello, davanti a uno sguardo ugualmente desideroso. Si confonde, non capisce improvvisamente se tutto quello che ha provato per questo Naruto, se il senso di protezione e la voglia di stringerlo a sé non siano in realtà rivolti al suo Naruto, non sa nulla, non sa cosa prova per quell’adolescente che, appunto, in confronto a lui è un bambino e solo per questo non dovrebbe, ma tutte
quelle emozioni
Realmente
Per chi
A chi
Sono rivolte?
Lui non è trasparente, lui è buio, il buoi confonde e lui è confuso e ha paura e non sa nemmeno cosa pensare e quindi se ne va. Perché non c’è altro che possa fare, se ne va senza dire una parola lasciandolo lì, quel Naruto carico di aspettative, con gli occhi liquidi e le guance rosse, un cuore troppo piccolo per tutto quell’amore, in ginocchio. Lo lascia lì e non dice niente. Non sa cosa dire e forse non ha niente da dire.
E Naruto resta lì.
E piange.
 
**
 
“Voglio una missione”
“Si bussa prima di entrare”
“Una qualsiasi fuori dal villaggio”
 
Kakashi sospira massaggiandosi la radice del naso rendendosi conto che più che l’Hokage sembra il dirigente di un asilo pieno di poppanti capricciosi.
“Sono il tuo superiore, Sasuke. Pretendo rispetto. Prima di entrare, si bussa” alza lo sguardo verso il giovane uomo che lo guarda stravolto con gli occhi rossi, non deve aver dormito molto quella notte. Il moro deve rendersi conto del modo in cui si è presentato dall’Hokage, spalancando la porta e travolgendolo con un ordine che con una richiesta, perché si ricompone.
“Mi scusi.”
“Bene” dice Kakashi lanciando un’occhiata all’orologio “Sei appena tornato da una missione di tre anni, non vuoi riposarti un po’ prima? Che ne so, passare del tempo con Naruto-kun?” dal fremito che ha il corpo di Sasuke capisce di avere centrato il punto.
Hokage del passato, datemi la forza.
“Voglio una missione” ripete meccanicamente.
Kami, Sasuke-kun” sbuffa appoggiandosi allo schienale della poltrona “Non avrai intenzione di lasciare il villaggio ancora una volta!”
“Se sarò in missione non lascerò il villaggio” ribatte spiccio.
“Cielo, vuoi abbandonarlo in modo legale” fa una leggera risata “Cosa diavolo ha fatto questa volta?”
“La cosa non la riguarda” dice gelido sulla difensiva.
Kakashi scuote la testa e continua a ridacchiare. “Credevo fossimo d’accordo di non combinare ancora casini...”
“ME LA DIA!” grida con rabbia sbattendo la mano sul legno della scrivania e facendo sobbalzare alcune penne che rotolano giù.
“E se non ce ne fossero al momento?” incrocia le braccia al petto guardandolo con sfida.
Questa volta è il turno dell’Uchiha a fare una risata amara. “Non dica stronzate, le cose scompaiono, avrà carenza di personale piuttosto”.
Kakashi inarca una sopracciglia. “Touché
“La prego... mi serve una missione” ripete Sasuke cercando di calmate la rabbia e la confusione che gli scorre nelle vene.
L’Hokage sospira. “Va bene”
**
Il giorno dopo Naruto si comporta come se nulla fosse, è stato agli allenamenti del team dove ha riso e preso in giro con Haatta Yoshi, ha pranzato con Iruka al chiosco del ramen e nel pomeriggio Sakura è andato a trovarlo, aveva una pausa dall’ospedale. Non ha nemmeno gli occhi rossi e i suoi sorrisi sono luminosi come al solito, nessuno si è accorto di niente e chiacchiera allegramente con la kunoichi sul freddo improvviso da più di mezz’ora. Certo, ci è rimasto male ma questo non lo fa di certo desistere, lo immaginava che con Sas’ke nulla sarebbe stato facile.
Ma io non mi arrendo, ‘tebayo!
“Naru-to” lo richiama Sakura “Mi stai ascoltando?”
“Certo” mente con disinvoltura ma davanti agli occhi verdi e scettici della donna dai capelli rosa è costretto ad ammettere “Scusa, mi sono perso l’ultimo discorso. Stavo pensando a...” alza gli occhi al cielo che si arrossa per il tramonto in cerca dell’ispirazione e quando vede un lampione mal funzionante continua “...al black-out di ieri sera”.
“Oh” annuisce Sakura “Mi ha presa proprio di sorpresa. Chissà che è successo”.
“Bah” si limita a commentare alzando le braccia dietro alla schiena “Meno male che non è successo niente di grave”
“All’ospedale c’è stato qualche casino, sai con i macchinari... ma nulla di pericoloso”.
“Meglio così”.
“Già” muore la conversazione e Naruto si gratta il mento pensieroso. Non è molto presente con la testa, nota Sakura, chissà che è successo da farlo preoccupare così tanto. La kunoichi si guarda attorno chiedendosi se sia il caso di indagare su questa stranezza ma viene distratta da una figura che cammina in fondo alla via. Quando lo riconosce sorride e alza un braccio verso la sua direzione per indicarlo al biondo.
“Guarda chi c’è!”
Quando Naruto guarda il punto indicato dalla rosa sente il suo stomaco agitarsi e il sangue affluire ovunque, si porta le mani dietro la schiena per non mostrarsi agitato ma alla fine decide che –dattebayo– lui non ha motivo di sentirsi così e si sposta a gran passi insieme alla kunoichi verso Sasuke che sentendo i richiami della donna si è fermato a guardarlo con espressione neutra.
“Sas’ke!” lo richiama vivacemente sorridendo socchiudendo gli occhi, poi li apre troppo curioso di vedere la sua reazione. L’Uchiha non sembra intenzionato a cambiare espressione facciale anche se è abbastanza sicuro che la sua sopracciglia abbia avuto un veloce, impercettibile, fremito di disagio.
“Che cosa ci fai qui?” chiede Sakura inclinandosi verso di lui.
“Mi preparavo per una missione” dice atono, troppo anche per i suoi standard, ma la rosa non ci fa troppo caso impegnata com’è a spalancare la bocca dalla sorpresa.
“EEEH?! Ma sei appena tornato” protesta confusa.
“Ordini dell’Hokage” ribatte meccanicamente.
“Ma-a! Fra un po’ c’è pure il compleanno di Naruto-kun, non puoi andare via proprio adesso. Naruto, diglielo!” chiama in causa il biondo che per tutto il tempo se ne è stato zitto a fissare con una strana espressione Sasuke dritto in viso.
“Neh, che dovrei dirgli?” chiede pigramente stiracchiandosi “Torna presto e non farti ammazzare”
In realtà vorrebbe gridargli che è un bastardo e un codardo, come ha potuto accettare una missione che li allontanerà ancora? Vuole picchiarlo, stampargli un pugno ben fatto sulla guancia, gridargli contro e impedirgli di andarsene, magari poi baciare il livido, passare la lingua su quelle labbra, stringere tra le dita le ciocche di quei capelli neri e tenerlo con sé, talmente vicino da impedirgli di andarsene come sta facendo.
“Naruto...” borbotta Sasuke senza guardarlo negli occhi forse capendo almeno in parte quello che agita le viscere del biondo, non può dire il suo nome in quel modo, non quando si è prefissato di comportarsi in maniera responsabile e matura.
Ehi, ma aspetta! Naruto e la maturità vivono in due galassie opposte.
Al diavolo.
Lo abbraccia, di colpo, stretto perché è terrorizzato che se ne possa andare via in quel preciso momento; Kami, se l’idea lo spaventa. Altro tempo senza di lui? Adesso che finalmente ha capito cos’era quel subbuglio che gli ha sempre mandato in pappa il cervello. Affonda il viso sul suo petto, improvvisamente il mondo ha smesso di girare e non c’è nulla che possa farlo desistere dal volere Sasuke. Lui lo vuole, lo vuole con sé; è un desiderio che viene da lontano, come un eco di un ricordo passato, come se un differente sogno avesse già perso l’occasione si stringerlo così come sta facendo.
“Senti, se è per quella cosa che ho detto che inizia per a, mi dispiace. Lo so, pessimo tempismo. Ma non mi interessa, ‘tebayo.” Grida stringendo più forte Sasuke immobile privo di un’espressione “Anche perché l’ho sempre saputo, credo. Cioè, quando era piccolo non potevo mica capire che fosse quella cosa per a, ma adesso sì. Non ci posso fare niente, tu sei sempre stato per me l’unico che mi capisse. Quindi non andare via, non mi hai mai lasciato solo perché adesso sì?” alza il viso e lo guarda serio, gli occhi decisi.
“Sono disposto a spezzarti le ossa pur di impedirti di andartene”
E’ una maledizione, tutta questa storia è un maledetto déjà-vu, una punizione divina per tutti i suoi sbagli, Sasuke lo sa e per questo lo spinge via con fin troppa forza, talmente tanta che il biondo cade a terra.
“Tutto questo non ha senso” dice mantenendo un tono sprezzante.
“Ma lo ha per me!” grida Naruto rialzandosi. “Non puoi andare via!”
“Ch” sbuffa voltando le spalle e andandosene.
“Saaaaas’ke!” urla il biondo ma lui lo ignora spudoratamente e si allontana senza mai girarsi indietro.
Sakura, in tutto questo, guarda senza capire e sicurissima di essersi persa qualcosa.
 
**
Non puoi andare via.
Non puoi andare via.
Non puoi andare via.
Le parole rimbalzano nella sua mente, non riesce a cancellarle e gli consumano il cuore briciola dopo briciola. Sasuke lo sa che non può, glielo dice ogni cellula del proprio corpo, ma sa anche che non può restare finché i suoi sentimenti sono agitati e incomprensibili, poi Naruto è solo un bambino e questo rende la cosa sbagliatissima. Ci sono anni e anni di differenza tra loro!
Si appoggia con la schiena a un muro e guarda il cielo in cerca di una risposta, perché la sua vita deve essere così complicata.
“Perché sei tu che complichi tutto!”
Naruto lo guardò offeso mentre gettava il giubbotto da chuunin sul letto e lanciandogli un occhiata torva.
“Perché mai dovrei essere io, dobe?” chiese Sasuke srotolando le bende attorno alla gamba, la ferita non faceva così male.
“Perché tu dici una cosa, ma poi fai tutt’altro” spiegò con fare ovvio gettandosi a sua volta sul letto, un braccio davanti al viso.
“Ad esempio?” chiese seccato sedendosi accanto a lui sul letto.
“Tipo, tipo quando mi minacci di morte e poi mi baci” gli puntò l’indice contro “Se vuoi baciarmi, baciami! Non dire di volermi uccidere”.
“Io non voglio mai baciarti” ringhiò furioso bloccandolo sul letto con il proprio corpo e nel mentre si prese una ginocchiata sull’addome.
“Vedi?” continuò a blaterare il biondo “Neghi, neghi e poi quello che ci va di mezzo sono io e il mio culo”.
“T’ammazzo, usuratonkachi” lo avvertì avvicinando pericolosamente il viso distorto in un muto ringhio.
“Neh, neh” fece accondiscendente e accarezzando i capelli serici dell’Uchiha “Dopo ti fai troppe seghe mentali”
“Solo perché penso a differenza tua non vuol dire che—“
“Va bene pensare!” lo bloccò ponendo la mano sopra la sua bocca e ricevendo così una morsicata “Ma a volte dovresti lasciarti andare. Fare quello che vuoi sul serio. Ad esempio, cosa vuoi fare adesso?” continuò imperterrito per il suo discorso estremamente ispirato.
Cosa voleva fare? Sasuke lo fissò chiedendoselo più volte ma non arrivò a una conclusione perché il biondo riprese a parlare.
“Lo vedi? Ci stai pensando! Ma tu lo sai già cosa vuoi, ‘tebayo. Devi solo farlo”
“Ah sì?” chiese con un sorriso divertito.
“S— umpf” si interruppe perché l’Uchiha aveva premuto con prepotenza le proprie labbra a quelle calde dell’Uzumaki.
“Vedi? Incoerenza e troppe seghe mentali” riprese a blaterare una volta staccati.
Sasuke sbuffa al ricordo, non sa perché ci abbia pensato ma...
Forse quel dobe ogni tanto aveva ragione.   
 
 
NDA:
No, mi tocca interromperlo qui perché non voglio uccidervi. Vi voglio troppo bene!
Ci sono un sacco di cose da dire ma ovviamente me le sono dimenticate tutte TT_TT sono senza speranze.
Però volevo scusarmi per il ritardo, ma ultimamente la mia vita è un altalenarsi di angst allo stato puro e fluff che mi fa sciogliere sul pavimento come un budino e la cosa si riflette su quello che scrivo. S’è visto, quindi il mio modo di scrivere potrebbe essere risultato un tanto incoerente. Come Sas’ke.
(Accidenti, dovevo davvero dire qualcosa ma non me la ricordo più!)
Ah, spero che la questione dell’Altro mondo sia chiara, come tutto il resto. E la parte della mano e del black-out, dio mi vergogno un sacco ad averla scritta perché la trovo una cosa talmente intima e personale che vorrei scavare la fossa e sotterrarmici dentro. Ecco, sì.
(E nulla, se mi verrà in mente troverò un modo per dirvela, mannaggia a me)
 
Ai sopravvissuti fin qui, un abbraccio.
Alle fantastiche persone che hanno recensito: biscotti e torte gratis.
A chi segue la storia e tutti glia altri lettoti silenziosi: tanti baci.
V.
   
 
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