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Autore: Gora_DC    27/11/2015    2 recensioni
Finalmente è arrivato il giorno del tanto atteso colloquio di lavoro e Blaine deve fare bella figura. Sono già due anni che si è laureato, ma né in campo professionale né in quello sentimentale sembra che la sua vita abbia preso una piega accettabile. E adesso eccolo, traballante su scarpe scomode e vestito di tutto punto, in ritardo cosmico – grazie alla simpatica sveglia che non suona quando dovrebbe e a un autobus che ha deciso di saltare una corsa – sotto la sede della rivista di moda e gossip più letta del momento. Blaine deve avere quel lavoro!!! Ma la giornata a quanto pare è nata storta e può solo peggiorare. E infatti, come una ciliegina sulla torta, l’ascensore che è riuscito a prendere al volo pensa bene di bloccarsi. Uno scossone prima e un altro a breve distanza ed è chiaro che non ripartirà. Ma Blaine lì dentro non è solo… Accanto a lui c’è qualcuno. Qualcuno che soffre di claustrofobia e che è sul punto di avere un attacco di panico. A meno che lui… non si faccia venire qualche idea geniale per impedirlo. Un’idea così geniale che lascerà il segno…
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21
Clark Kent
 
Cooper aveva un broncio che arrivava fino a terra, mentre con le gambe accavallate, pinocchietti neri e una maglietta con su scritto Twilight forever, sfogliava una rivista con la grinta di un pugile pronto a un primo round. «Potevamo fare un’uscita a quattro».
 
Blaine uscì dalla camera da letto, si infilò un giubbotto di pelle color crema, sopra i suoi jeans attillati.
 
«Kurt voleva presentarmi la sua migliore amica, avrà preferito una cosa intima».
 
«Un’orgia privata».
 
Blaine rise mentre afferrava il portafogli e le chiavi della macchina. «Comunque tu hai una ragazza e non dovresti voler uscire con un’altra».
 
Cooper ridusse gli occhi a una fessura e lo studiò attento. «È cosa recentissima, tipo questa mattina, ma non ho più una ragazza».
 
Blaine si fermò sull’uscio per poi tornare indietro e sedersi accanto a lui, corrucciato. «Cos’è successo?»
 
«Niente di grave, non temere». Cooper ammorbidì i lineamenti del volto e gli sorrise per rassicurarlo. «Era carina, simpatica, tutto quello che vuoi, ma non è scattata la scintilla. Quando un ragazzo pensa di più a superare un provino che a fare puci puci bau bau con la propria ragazza, qualcosa non va, non credi?».
 
«Potevi parlarmene» fece con voce triste, temendo di essere stato talmente distratto da non aver colto magari dei segnali lanciati dal fratello.
 
Cooper gli prese la mano e la strinse forte. «Stai vivendo un momento magnifico della tua vita e volevo che per una volta ti concentrassi solo su te stesso. Pensi sempre a me, volevo ricambiare il favore… E credimi, non c’era davvero molto da dire. Era un fuoco di paglia. Non ci ho neppure fatto l’amore».
 
Blaine sospirò. «Non eri sicuro, eh?»
 
«Inizio a volere qualcosa di speciale, come i fuochi d’artificio in un giorno di festa. Stella non era la persona giusta, era un break pubblicitario tra il primo e il secondo tempo di Honey, capisci?».
 
Blaine scoppiò a ridere. «Jessica Alba è irraggiungibile, fattene una ragione».
 
«Potrei incontrarla in un ascensore» sghignazzarono insieme come due bambini.
 
«Tutto può essere…» ammise Blaine. «Se io sono il ragazzo di Kurt Hummel, tu potresti diventarlo della Alba».
 
«Blaine, io voglio la mia Wonder Woman, quella che mi faccia volare con un sorriso, e che mi sciolga tutto con i raggi che partono dai suoi occhi. Voglio la mia eroina personale e se mi invitavate stasera a questa cenetta a tre, avrei avuto una chance in più di incontrarla. Magari si trattava proprio di Rachel» borbottò con finta stizza, incrociando le braccia sul petto.
 
«La prossima volta cercherò di combinare. Ma magari Rachel non è la tua eroina».
 
«Chissà?». Gli fece l’occhiolino.
 
Blaine scosse la testa e si alzò. «Sicuro che vada tutto bene? Potrei rimanere a farti compagnia, avviso Kurt e…».
 
«No, fratellino, vai e divertiti. Ho come l’impressione che Kurt ti stia sottoponendo a tante prove, e le stai passando tutte. Fatti amare da Rachel, e vedrai che il modello non te lo levi più di torno».
 
Sollevò le sopracciglia con aria di chi la sa lunga.
 
«Ma finiscila…».
 
E mentre Blaine usciva dalla porta d’ingresso, udì il fratello gridargli: «Vedrai che divertimento quando gli presenterai la mamma. Altro che prova, sarà un percorso di sopravvivenza per lui. Povero Kurt».
 
«A domani, pazzo furioso». Blaine lo salutò senza voltarsi, mentre un brivido gli percorse la schiena al solo pensiero di quando sarebbe accaduto.
 
 
***
Era davanti alla porta blindata dell’attico. Credeva non fosse il caso di entrare con la chiave di Kurt. Poteva udire distintamente dall’altra parte le voci dei due che ridevano. Non voleva dare l’impressione di spiarli, così suonò il campanello.
 
La realtà era che aveva sentito così tante storie su Rachel  Berry che gli sembrava di conoscerla. Sperava di andare d’accordo con lei, per Kurt, per farlo contento.
 
Kurt, jeans e maglietta casual, gli aprì con la risata ancora stampata sulle labbra. «Ciao tesoro, vieni». Lo tirò dentro e lo aiutò a togliersi il giubbotto. «Stavamo parlando di un episodio che è successo oggi a Rachel».
 
«Tutte a me!». Una voce allegra e solare echeggiò nell’ambiente e Blaine sorrise d’istinto.
 
Kurt e Blaine entrarono nella sala mentre Rachel stava già andando loro incontro con la mano tesa. «Piacere, sono la famigerata amica di Kurt, Rachel».
 
Blaine rimase spiazzato per un istante. Se si era aspettata un’altra ragazza da copertina, si era davvero sbagliato, e ne fu piacevolmente sorpreso.
 
Rachel non era alta, aveva i capelli lunghi e castano scuro e due rughette d’espressione ai lati della bocca quando sorrideva, occhi luminosi, nascosti dietro una frangetta para, un naso un po’ a importante, e un mento morbido e arrotondato. Nell’insieme si poteva definire carina, niente di paragonabile a Kurt o alle modelle che gli aveva presento alla festa e alla loro prorompente fisicità. Indossava una maglietta con una renna stampata e una gonnellina svizzera sulle ginocchia. Le piaceva già.
 
«Ammetto che mi ha parlato spesso di te» confermò Blaine.
 
«E a me di te. Amico mio…» disse dando una pacca sulla spalla di Kurt, «mi hai fatto una testa così, lo sai?». Simulò un grande pallone con le mani e, voltando loro le spalle, tornò verso la tavola da pranzo.
 
«Devi sapere che Rachel muore di fame». Kurt e Blaine la raggiunsero. E fu a quel punto che arrivò Spank, ma questa volta, invece di interessarsi alle caviglie di Blaine, si accoccolò ai piedi di Rachel. Se fosse stata una gattina avrebbe fatto le fusa.
 
«Stamattina ho dovuto saltare il pranzo, era giornata di visite e avevo tanti pazienti da seguire», si giustificò con un leggero rossore sulle guance.
 
«Fai la veterinaria, giusto?» le chiese Blaine.
 
«Sì, è così».
 
«Rachel adora gli animali, i cani sono la sua passione. Dice sempre…».
 
«Che mi piacciono più i cani delle persone» concluse Rachel per lui. «Sai, Blaine, temo che abbia ragione, ma anch’io ho le mie eccezioni». Gli fece l’occhiolino e si mise il tovagliolo sulle gambe.
 
«Allora chef? Qui c’è gente che ha fame!».
 
Kurt scosse la testa e sparì in cucina.
 
«Ma dimmi, cosa ti è successo stamattina? Mi hai incuriosito non poco».
 
«Ti capitano mai giornate in cui pensi di essere finito nel Triangolo delle Bermude? Tutto si calibra per rendere la tua vita una specie di inferno».
 
Blaine scoppiò a ridere mentre Kurt tornava nella sala con due guantoni da forno a scacchi rossi e una pirofila fumante.
 
«Posso confermare» si intromise appoggiando al centro della tavola uno sformato di patate dall’aspetto succulento.
 
«Se è per questo anche io, ma ho avuto modo di verificare che da giornate come queste possano nascere buone premesse per il futuro». Gli occhi di Kurt e Blaine si allacciarono per un breve istante.
 
«Fermi là voi due, parlavamo di me e non della vostra storia d’amore» li apostrofò mentre si serviva una generosa porzione di sformato.
 
«Giusto, allora?» lo incitò il ragazzo.
 
Rachel servì anche lui, poi riprese a narrare. «Tutto è cominciato con una fila alle poste che non finiva più. Sono un tipo paziente, lo sanno anche i muri, ho perfino fatto passare avanti una signora anziana…».
 
«La solita brava ragazza».
 
«Taci tu, uomo immagine. Dicevo, quando è arrivato il mio turno di ritirare una raccomandata, è successo il finimondo. Allarme antincendio. No, quando mai capita a una povera disgraziata di trovarsi alle poste mentre suona l’allarme antincendio? Ci hanno fatto uscire in fretta, hanno chiamato i pompieri eccetera eccetera… Ho aspettato fuori, ma si è fatto tardi, dovevo correre in ambulatorio e così sono scappata via. Ergo non ho la mia raccomandata. Comunque arrivo in ritardo per la prima visita. La cliente, la padrona di una barboncina dolcissima, ha iniziato a sbraitare, sembrava l’indemoniata dell’Esorcista. E mentre io cercavo di calmarla, sentendola brontolare, i cani in sala d’attesa si sono messi ad abbaiare. Sembrava di trovarsi in un film catastrofico. La fine del mondo è vicina…».
 
Blaine si gustava la sua cena e rideva. «La tua amica è simpatica, modello dei miei stivali, non come te. Sempre così noioso».
 
«Ah, ma grazie!», rise Kurt spalmandogli sul naso un pezzo di patata.
 
«Uffa», brontolò lui, togliendosela come se scacciasse di torno una mosca che ronza fastidiosa.
 
«Faccio lo spiritoso».
 
Rachel rise mentre sorseggiava un po’ di vino. «Ero veramente curiosa di conoscerti, Blaine».
 
«Anch’io, credevo sarebbe successo alla festa di tuo zio l’altra sera».
 
Rachel si tolse gli occhiali appoggiandoli accanto al suo piatto e sogghignò. «Per carità, Dio me ne scampi. Non mi vedrai mai a quelle pallosissime feste per babbei imbalsamati e tirati a lucido. Esclusi i presenti, ovviamente».
 
Blaine si unì a lui. «Ovviamente».
 
«A parte gli scherzi, il glamour, i riflettori, le feste in generale non fanno per me. Sono una tipa riservata, mi piace leggere e starmene per i fatti miei, anche se non sembra perché sono tanto aperta e cordiale e simpatica. Sono simpatica, vero, Blaine? Puoi dirmelo di nuovo se vuoi».
 
«Direi anche pazza da legare».
 
«Il ragazzo mi piace». Si rivolse a Kurt sfregando le mani.
 
«È mio, gira al largo».
 
«Quanto la fai lunga, sei proprio noioso, ha ragione lui».
 
Scoppiarono a ridere tutti insieme, l’atmosfera non poteva essere più rilassata. Blaine non avrebbe potuto sperare di meglio, quando il cellulare di Kurt squillò. «Ops, il mio agente, che vorrà a quest’ora? Scusatemi».
 
Mentre si allontanava, catturando l’attenzione di Blaine che ancora si stupiva di essere tanto fortunato da averlo tutto per sé, Rachel gli si avvicinò leggermente con aria seria e quasi cospiratoria. «Sai che ti dico? Grazie per essere entrato nella sua vita».
 
L’uomo rimase sorpreso dalla sua uscita, così diretta da spiazzarlo. «Io non so…».
 
«Lasciati dire che Kurt è una gran persona e sono sicura che tu te ne sia già accorto. Non è il modello vanesio che tutti credono, è una persona vera, e con te è felice, davvero felice come non lo vedevo da tanto, forse come non l’ho mai visto. Per me Kurt è un po’ come il fratello che non ho avuto, ci conosciamo da moltissimi anni, ma ha sempre fatto fatica ad aprirsi con gli altri fino in fondo, per la precisione con i suoi ragazzi, ecco».
 
«So che ha avuto molte storie prima di me». Una punta di gelosia lo pungolò, ma l’allontanò. Inutile arrovellarsi sul passato.
 
«Esatto, storie… che sono finite, che non gli hanno lasciato nulla. Kurt cercava di più, voleva di più e sei arrivato tu».
 
Un groppo alla gola, un misto di contentezza e stupore, gli impedì di parlare o mostrare qualsiasi altra reazione. Ma non era necessario. Rachel voleva continuare. «So che ti ha raccontato della madre. Sappi che solo tu e io conosciamo questa storia. Te lo dico per farti capire quanto sia importante la vostra relazione per lui. Non farti influenzare dal mondo patinato che lo circonda, quello non è lui. È la sua corazza. Se ho compreso come sei fatto, dai racconti di Kurt, non sei uno che si fa abbindolare dall’apparenza. Però fa’ in modo che l’apparenza non vi danneggi, ok?». Si interruppe perché Kurt era tornato nella stanza.
 
Blaine era come intontito.
 
Mentre Kurt parlava della telefonata, continuò a ripensare alle parole di Rachel. Lo stimava, lo approvava e soprattutto era felice per Kurt, e quella felicità era contagiosa. Non aveva esitato a esporsi per difendere l’amico e la loro storia d’amore appena nata.
 
Se la prima impressione era stata buona, adesso Blaine aveva la certezza che Rachel sarebbe potuta diventare anche sua amica, che si sarebbe potuto fidare di lei. Di sicuro era più che mai fiducioso, e si godette la bella serata, in compagnia di due persone tanto diversi ma speciali.
 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Mi scuso per la poca frequenza degli aggiornamenti e delle recensioni non risposte, ma sono stata piuttosto male questa settimana, a parte il lavoro, la scuola e la miriade di casini che è la mia vita, sono anche stata piuttosto debilitata. Non che ora sto bene, ma se non pubblicavo oggi mi sarei sentita davvero una merda ^^’
 
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, fatemelo sapere con una recensione…
Un bacio a martedì con il prossimo capitolo!!
 
  
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