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Autore: thinkmon    28/11/2015    2 recensioni
Yoongi non sta bene perché ha smesso di sperare per se stesso e ora spera solo per Namjoon.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Min Yoongi/ Suga
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Take care of you

 

Namjoon non è delicato.
Le sue mani sono troppo grandi e poco precise. Il lavoro le ha logorate molto tempo fa e la pelle scura è ruvida al tatto.
Namjoon sa di non essere delicato, eppure prova a fare del suo meglio. Se la giornata è particolarmente buona, allora ci riesce anche. Se non lo è, Namjoon cerca di esserlo almeno con le parole. Le sussurra dolcemente, una dietro l'altra, lentamente, per paura di disturbare Yoongi lì seduto di fronte a lui.
Namjoon può vederne solo la schiena ma sa che lo hyung ha gli occhi chiusi.
Namjoon sussurra ma in realtà vorrebbe urlare come quando si chiude nello sgabuzzino dedicato al personale della stazione di servizio in cui lavora. Davanti allo specchio sputa parole dure invece di impiegare la pausa pranzo mangiando.
Il suo rap è sempre veloce, sempre così carico d'ira.
Il suo rap è fuoco, lo stesso fuoco della sigaretta che ha spento prima che Yoongi rientrasse a casa. Non che Yoongi non sappia che Namjoon fumi. L'odore del suo piccolo segreto impregna la scadente carta da parati del loro monolocale in tutti i suoi punti. Ha impregnato tutti tessuti con cui veniva a contatto e ogni lembo di pelle disponibile. Ha sporcato i loro polmoni e ha appesantito i loro petti.
E' un accordo implicito che nessuno dei due dica niente.
E niente Namjoon dice mentre lascia scivolare l'ennesimo batuffolo di cotone sulla pelle ferita di Yoongi.
Con un amaro sorriso sulle labbra, Namjoon pensa che siano molti gli accordi impliciti fra loro due.

 

Un accordo implicito non è il lavoro di Yoongi, però.
Il più grande ha colpito Namjoon con la notizia come avrebbe potuto fare con un pugno in faccia. Namjoon si ricorda di esserne rimasto stordito per qualche minuto, seduto sull'unica sedia attorno al tavolo che i due possiedono. Namjoon non sa perché sia lì, nessuno dei due lo utilizza. Anche perché i pasti caldi da metterci sopra sono rari.
Rare sono anche le parole di Yoongi riguardo al suo lavoro.
Il più piccolo però se le ricorda tutte, dalle più dolorose alle bugie. Si è sempre attaccato a quelle poche informazioni che ha raccolto nell'ultimo anno per immaginare come Yoongi possa sentirsi.
E per ricordarsi che deve provare -ancora e ancora- a uscire da quella situazione.
Così mentre l'altro si prepara per incontrare un cliente quella sera per un'altra nottata fuori e Namjoon lo guarda steso dal loro letto, la frase di Yoongi -l'inizio di tutto- gli torna in mente.
Forse perché il più basso indossava la stessa giacca in pelle -fa troppo freddo fuori per indossare una giacca del genere- anche quella sera.
Di questa, Namjoon ricorda le buste piene di cibo di scarsa qualità che l'altro stringeva tra le mani bianche -cibo che non vedeva da giorni- e il freddo che aveva sentito fin dentro le ossa. Forse anche più in profondità.
Un brivido lo attraversa anche ora. Yoongi ha aperto la porta e la finestra spalancata fa corrente.
Yoongi lo saluta con un “non aspettarmi sveglio” ma Namjoon sente altre parole.
Un tizio mi ha dato 300,000 won per succhiargli il cazzo stasera. Ha detto che me ne può dare il doppio domani se sono bravo. Ho accettato.

 

Yoongi è bellissimo.
Lo è sempre stato agli occhi di Namjoon. Soprattutto quando entrambi stavano piegati ore e ore sulla tastiera di un computer, gomito contro gomito, a lavorare sull'ennesimo beat. L'entusiasmo che riempiva gli occhi di Yoongi lo rendeva affascinante e al più piccolo non interessava che la stanza in cui erano chiusi da ore non avesse un buon odore. L'importante per il Namjoon di sei anni prima era riuscire a soddisfare la sua voglia di fare musica e quella del suo hyung.
Yoongi è ancora bellissimo, pensa Namjoon.
Ha gettato le chiavi della macchina sul tavolino e sta fissando Yoongi dormire sul loro letto.
Sono le tre di pomeriggio e Namjoon ha ancora addosso la divisa da lavoro. Non perde tempo a cambiarsi nello spogliatoio perché ha fretta di arrivare a casa e accertarsi che Yoongi stia bene dopo la nottata passata in strada.
Per quanto stupido sia il suo pensiero.
Yoongi non sta bene.
Yoongi vende il suo corpo ogni notte per permettere a Namjoon di tenere in affitto lo studio di registrazione.
Yoongi non sta bene perché ha smesso di sperare per se stesso e ora spera solo per Namjoon.
Il più piccolo sospira e si avvicina al corpo dell'altro ragazzo, senza toccarlo. Yoongi paradossalmente non glielo permette. Non da quando sono troppe le mani che lo fanno.
“Yoongi, svegliati. Dobbiamo farci una doccia”.
Dopo un paio di tentativi, il più grande sbatte le palpebre due volte. Le lunghe ciglia incantano ancora Namjoon come facevano da ragazzino.
“Sei tornato” dice semplicemente Yoongi.
Namjoon vorrebbe rispondere “dove dovrei tornare se non ho che te?” ma si sta già dirigendo verso la doccia. Si spoglia con calma senza sapere se l'altro lo stia guardando o meno.
Da quanto tempo è che non si guardano davvero?
Quando Yoongi si unisce a lui sotto il getto d'acqua calda, il più grande appoggia la sua fronte sulla schiena dell'altro rimanendo immobile e lo usa come sostegno.
Allora Namjoon risponde.
“Torno sempre, hyung”.
Allora Namjoon lo guarda.
Sì, Yoongi è ancora bellissimo.


Alcune sere le gambe di Yoongi tremano.
Il ragazzo si muove per il monolocale senza sosta e nervoso. Guarda l'orologio ogni cinque minuti sperando che l'ora arrivi ma anche che il tempo non scorra più.
Namjoon sa che quello che l'altro deve incontrare non è un cliente qualunque. Non ne conosce l'identità ovviamente ma deve essere uno di quelli.
Yoongi gli ha raccontato che ci sono volte in cui il suo lavoro non si limita solamente ad andare a letto con uomini o donne che hanno il doppio della sua età, a volte anche il triplo. A volte Yoongi accompagna persone importanti in luoghi eleganti che camuffano le atrocità e le perversione che avvengono dietro alle porte in legno antico e finitamente decorate.
Namjoon sa che è una di quelle sere.
Namjoon sa che domani mattina Yoongi sarà ridotto ad un corpo vuoto, ferito, dolorante.
Stasera è una serata importante per il più piccolo. Ha ottenuto un po' di spazio in un locale nella periferia della città e si esibirà con un paio dei suoi pezzi più apprezzati nella scena. Recentemente Namjoon non se la cava male e il suo nome sta risvegliando l'interesse della gente. Namjoon aspetta solo che risvegli quello della gente giusta.
L'eccitazione per la serata svanisce man mano che osserva Yoongi e scema man mano che le spalle del suo hyung si fanno più rigide. Rabbrividisce ogni volta che l'altro si guarda nello specchio accertandosi che l'eye-liner che si è messo non sia sbavato, che i suoi capelli tinti di rosso siano a loro posto, che tutto sia perfetto.
“Sembri una rosa” si lascia sfuggire Namjoon e Yoongi si ferma guardandolo confuso.
“Con quei capelli” chiarisce il più piccolo indicando la propria testa come a sostenere la sua tesi. Yoongi non risponde ma l'altro è abituato ai suoi silenzi. Namjoon si avvicina a passi lenti per dargli la possibilità di sfuggire al suo tocco.
Ma lo hyung resta fermo dov'è e sembra osservarlo.
Namjoon alza la mano e gli tocca una ciocca cremisi. Le dita però si ribellano ingorde e scendono sullo zigomo pallido del più grande. Non si fermano, sembra una corsa contro il tempo. Lo sguardo di Yoongi ne è l'orologio, il battito del cuore di Namjoon è la scansione dei secondi che passano.
Namjoon accarezza, Yoongi sospira.
“Sei una bellissima rosa” ribadisce il più piccolo con un sussurro. Il pollice di Namjoon si sofferma sul labbro inferiore dell'altro. La mente è fissa su quante volte l'ha visto spaccato.
'Ma le rose hanno le spine. E quando ti pungono te le fai scivolare di mano' pensa Namjoon.
Chiude gli occhi per un secondo.
Quando li riapre è già tutto finito.
“Buona fortuna per stasera, Joonie” è l'ultima cosa che gli dice Yoongi mentre a Namjoon già manca la sua bocca calda a contatto con la pelle delle sue dita.
'Anche a te, hyung.
Anche a te'.


Yoongi è delicato.
Le sue mani sono piccole e ferme. Il lavoro che fa gli impone di prendersene cura e la pelle pallida è morbida al tatto.
Yoongi sa di essere delicato, eppure prova a fare del suo meglio per essere forte. Se la nottata è particolarmente buona, allora ci riesce anche. Se non lo è, Yoongi cerca di esserlo almeno nei suoi silenzi. Li impone, uno dietro l'altro, pretendendo che si rispettino per paura -dicendo qualcosa, dicendo la verità- di ferire Namjoon seduto lì dietro di lui.
Yoongi non può vederlo ma sa che il più piccolo ha gli occhi bene aperti e concentrati.
Yoongi sta zitto ma in realtà vorrebbe urlare come quando si chiude nel bagno del solito squallido hotel ad ore e soffoca le urla in un asciugamano lurido. Davanti allo specchio sussurra una preghiera invece di andarsene subito a casa appena il suo cliente lascia la sua paga tra le lenzuola.
La sua preghiera è un sussurro, sempre così carica di dolore.
La sua preghiera è consumata, come lo è la foto di loro due -felici, così felici- che Yoongi tiene nel portafoglio. Non che Namjoon non sappia che Yoongi la conservi.
Il ricordo del suo piccolo segreto rivive tra le pareti del loro piccolo monolocale. L'hanno rimesso in atto nella loro mente un milione di volte. Ha tormentato i loro cuori e ha appesantito i loro petti.
E' un accordo implicito che nessuno dei due dica niente.
E niente Yoongi dice mentre si lascia scivolare l'ennesimo batuffolo di cotone sulla pelle ferita.
Con un amaro sorriso sulle labbra, Yoongi pensa che sì sono decisamente molti gli accordi impliciti fra loro due.

 

Note d'autore:

La storia è stata ispirata da questa meravigliosa canzone di Giriboy che potete trovare qui
Al di là di questa one-shot, vi consiglio caldamente di ascoltarla se non la conoscete.
Non ho altro da aggiungere su questa storia. E' nata così, senza nessuna spiegazione di contorno.
Come al solito, consigli, pareri, critiche: tutti ben accetti!
Alla prossima,

thinkmon

   
 
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