Prima Base era il mio migliore amico, qui dentro.
L’unico che, solo con un sorriso, riusciva per un attimo a farmi sentire bene, anche in questa prigione nella quale non sarei mai dovuto tornare.
Gli volevo bene, più che a tutti gli altri amici che ho tra queste strette mura.
Più che a Dallas, più che a Eclisse.
Era il mio angelo custode in questo Inferno senza uscita.
Gliel’ho dato io, il soprannome “Prima Base”, appena ci siamo conosciuti.
E nonostante lui fosse sempre stato sovversivo alle regole ed alle convenzioni, lo ha accettato, docile come un agnellino.
Lo ha fatto suo, ed io ne ero estremamente contento ed orgoglioso, allora.
Ma adesso, mentre guardo il suo cadavere, mentre chiudo i suoi occhi ancora aperti ed ancora luminosi, ed asciugo il sottile rivolo di sangue che gli sporca la bocca semischiusa, penso solamente che non gli ho mai chiesto quale fosse il suo vero nome.