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Autore: De_drums    28/11/2015    1 recensioni
Catfish!Klaine (sms+chiamate+descrizioni)
Kurt Hummel è un semplice adolescente omosessuale di Lima, cittadina chiusa e omofoba nell’Ohio.
Una sera viene aggiunto su Facebook da un certo Blaine D. Brown, ragazzo bello e affermato che vive a Los Angeles, una delle mete principali di Kurt.
Un'amicizia che si trasformerà in qualcosa di più, chat dopo chat.
Bugie, inganni, incontri, promesse, speranze, amore.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Kurt Hummel, Nuove Direzioni, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cap.7

 
"Kurt, ti prego, fermati! Mi stai facendo venire la nausea"
"Perché siamo venuti?" sbuffò Santana annoiata, mentre Brittany le legava in capelli in una coda.
"Amico, cosa ne dici di quelle due ragazze laggiù?" Puck diede una gomitata a Sam per indicargliele.
"Mh, non male, ma non sono il mio tipo"
"Non ti ho tradita con Quinn, Rachel!" esclamò Finn, fronteggiando una Rachel Berry decisamente isterica.
"Confermo, non è successo più nulla da quando ci siamo lasciati"
Artie sbadigliò. "Mi fate venire mal di testa, non potreste darvi una calmata?"
"Ha ragione, ragazzi, state urlando e- Kurt, per l'amor del cielo, siediti!" esclamò Tina.

Erano tutti all'aeroporto di Lima, aspettando che il volo proveniente da Cleveland atterrasse.
Blaine avrebbe passato una settimana lì, durante le vacanze di Natale, e poi Cooper sarebbe tornato a prenderlo.
Kurt aveva i nervi a fior di pelle; non si vedevano da due mesi –ovvero da quando si erano incontrati la prima volta- a causa degli impegni scolastici, e non vedeva l'ora di riabbracciarlo.
Il Glee Club al completo era seduto nella sala d'attesa davanti ai gate, da cui sarebbero sbarcati i passeggeri dei diversi voli.
Se Kurt inizialmente aveva pensato che portarli tutti lì fosse una buona idea -avrebbero finalmente conosciuto Blaine e potevano sempre fungere da sostegno morale, in qualsiasi situazione- ora se ne stava pentendo amaramente.
Non facevano altro che strillare e andare avanti e indietro, rimediando occhiatacce da chiunque passasse lì vicino.
Mancava ancora mezz'ora all'arrivo, previsto per mezzogiorno.
Poteva farcela.
Dopo trenta, interminabili minuti, il suo cellulare squillò.
"Zitti tutti!" urlò. "Blaine?"
"Sono appena sceso, non so dove andare" ammise.
"Resta dove sei, ti vengo a prendere"
"Sono vicino ad una- ugh, credo sia una caffetteria o qualcosa del genere"
"Arriviamo" disse Kurt, facendo segno agli altri di seguirlo.
"Arriviamo chi?"
"Io e tutto il Glee Club" gli rispose ridendo. "Muoiono dalla voglia di conoscerti"
"Un comitato di accoglienza in piena regola, insomma" disse Blaine divertito.
"Precisamente. Siamo qui, ma non ti vedo…"
"Sono basso, lo sai" sbuffò Blaine.
“Oh mio dio, sei ancora più bello dell’ultima volta” sussurrò Kurt nel ricevitore, mentre Blaine lo individuava in mezzo a quel mare di persone. Cominciò a correre a perdifiato, gettandosi tra le sue braccia appena lo raggiunse.
“Ciao dolcezza, mi sei mancato da morire” mormorò Blaine contro la sua spalla.
“A-anche tu” rispose, tirando su con il naso.
“Oh no –ti prego, non piangere. Se tu piangi, io piango” disse Blaine, premendo le labbra sulle sue.
“Sai che ci stanno guardando tutti, vero?” ridacchiò Kurt, baciandolo di nuovo.
“Lo so, e non mi importa”. Lo abbracciò stretto, godendosi quella sensazione di casa che lo invadeva quando stavano insieme. “Credo che i tuoi amici ci stiano aspettando, amore”
Kurt lo baciò un’ultima volta, poi gli prese la mano e lo trascinò verso il resto del gruppo.
“Blaine, questi sono… tutti
Blaine ebbe appena il tempo di lanciare loro una rapida occhiata che venne sommerso di domande.
“Ragazzi, lasciatelo respirare!” borbottò Kurt, stringendosi a lui. “Che ne dite se troviamo un posto dove mangiare qualcosa? Poi potrete chiedergli tutto quello che volete”
Gli altri annuirono, e così si diressero verso il McDonald’s più vicino. Dopo un’infinità di ordinazioni, bibite e salse di ogni tipo, si sedettero finalmente ad un tavolo.
Blaine si guardò intorno imbarazzato, non sapendo bene che cosa dire.
“Amico, sai che Kurt è stato fin troppo gentile a perdonarti, vero?” esordì Puck.
“Lo so- e gli ho promesso che avrei fatto di tutto per riconquistarmi la sua fiducia”
“E ci sei riuscito, a quanto pare! Io sono Finn, comunque” si presentò, porgendogli la mano e ricambiando la stretta. “Poi c’è Mercedes”  disse indicandola.
“Ehi!” esclamò lei, sorridendogli.
“I Cohen Chang-Chang, ovvero Tina e Mike”
“Piacere!” dissero all’unisono. “Lui invece è Artie”
Un ragazzo in sedia a rotelle lo salutò. “Poi, mh, ci sono Quinn, Santana e Brittany, la Dannata Trinità”
Loro fecero un gesto vago con la mano, sussurrando qualcosa.
“Sam Evans, piacere di conoscerti!” un ragazzo con dei folti capelli biondi gli diede una pacca sulla spalla. “Lei è Rachel”
Rachel fece un cenno stizzito con il capo. “E infine c’è Puck”
Il ragazzo che aveva parlato inizialmente lo guardò con attenzione, come se lo stesse studiando.Inizio modulo
“P-piacere” balbettò Blaine, un po’ intimorito. “Kurt mi ha parlato tanto di voi”
“E ci ha parlato un sacco di te” disse Mercedes, facendogli l’occhiolino. “Quando ci ha detto che ti aveva incontrato non riuscivamo a crederci, pensavamo non ti saresti presentato”
“Lo so, sono stato stupido, avrei dovuto dirgli tutto fin dall’inizio”
“Potremmo parlare di qualcos’altro? Ho già chiarito ogni cosa con lui” borbottò Kurt, mentre Blaine gli lasciava un bacio sulla guancia sussurrando un va tutto bene e le ragazze li guardavano come se non avessero mai visto niente di più adorabile.
“Quindi cosa fai nella vita?”
“Vado ancora al liceo, come voi. Ma adoro cantare, e prendo lezioni di recitazione. Vorrei diventare un artista”
“Kurt, come hai fatto a trovare un ragazzo simile?” esclamò Rachel, estasiata. “Sai, anche io voglio essere un’artista, andare a Broadway e-“
“Sì Rachel, lo sappiamo” sbuffò Santana interrompendola. “Non fa altro che ripeterlo, devi scusarla”
Blaine rise –gli amici di Kurt gli piacevano. Erano folli, ognuno con il suo carattere particolare, ma l’atmosfera che si respirava era quella di una grande famiglia, qualcosa che lui non aveva mai avuto.
Restano a parlare per un paio d’ore ancora in cui gli chiesero praticamente ogni cosa possibile, poi pian piano tutti iniziarono ad andarsene, finché non si ritrovarono nuovamente soli.
“Cosa ne dici?” chiese Kurt, la testa sulla sua spalla.
“Mi piacciono”
“Anche se sono fuori di testa?”
Soprattutto per quello” confermò con un sorriso.
“Credo che tu piaccia a loro, sai? Ora che hanno avuto la prova che sei reale ti tratteranno come uno di famiglia”
“Lo spero” mormorò Blaine, accarezzandogli distrattamente i capelli. “Ti-ti dispiace se andiamo a casa? Sto congelando”
“Chiamo mio padre e gli dico di venirci a prendere?”
“N-no, vorrei vedere com’è Lima”
“Non c’è granché, ma se ci tieni” Kurt lo prese per mano, stringendola forte. “Promettimi che appena arriviamo ti fai una doccia calda, però, stai morendo di freddo” disse preoccupato, guardandogli le guance totalmente rosse.
“T-te lo prometto” balbettò Blaine, recuperando la valigia dalla sedia lì accanto.
Passeggiarono lungo il centro, il vento che sferzava loro il viso e le persone che li guardavano male.
Stare con Blaine era così naturale che Kurt si dimenticava di essere a Lima, e che non erano affatto ben visti in quanto omosessuali.
Ma continuò a fregarsene, camminando a testa alta insieme a lui, e Blaine si innamorò ogni secondo di più. Quel ragazzo stava andando contro ogni pregiudizio e insulto solo per stare con lui, e non poteva far altro che ammirarlo.
Giunsero davanti alla porta di casa Hummel verso le cinque del pomeriggio, e Kurt stava per aprirla quando Blaine lo tirò delicatamente indietro per un polso.
“Cosa c’è?”
“Tuo padre non ha intenzione di uccidermi, vero?” e Kurt scoppiò a ridere nel vedere la sua espressione spaventata.
“No tesoro,non preoccuparti” lo rassicurò baciandolo. “Gli ho raccontato tutto, sa che stiamo insieme e che mi rendi felice, perciò –davvero, non c’è niente di cui aver paura”
Blaine annuì, non del tutto convinto. “Facciamolo”
Varcarono la soglia, e trovarono Carole e Burt ad aspettarli in trepidazione, seduti sulle poltrone in salotto.
“Tu devi essere Blaine!” esclamò lei, alzandosi per abbracciarlo. “Kurt voleva così tanto che ti conoscessimo”
Burt si avvicinò, squadrandolo per qualche secondo, poi sorrise e gli porse la mano. “Sono felice di sapere che esisti, ragazzo”
Blaine sospirò sollevato. “Avevo una paura tremenda di non piacervi”
“Chi ha detto che ci piaci? Scherzo, figliolo!” si affrettò a chiarire, guardando Blaine sbiancare improvvisamente e Kurt lanciargli un’occhiataccia. “Fa’ come se fossi a casa tua”
“Finn è da Rachel, e noi più tardi usciamo per andare a cena. Voi restate qui?” chiese Carole.
“Sì, credo che il freddo di oggi gli sia bastato” ridacchiò Kurt, guardandolo mentre si strofinava le mani nel vano tentativo di riscaldarle.
Burt annuì, poi gli fece un cenno con la testa. “Non fate nulla di- insomma, hai capito”
“Papà!” esclamò arrossendo, mentre Blaine rideva piano.
“Glielo assicuro, non succederà nulla” promise. “Non vorrei mancarvi di rispetto in alcun modo”
“Lo apprezzo, ragazzo. E per piacere, dammi del tu!”
“Va bene, signor Hum- uh, Burt”
Kurt prese Blaine per mano, guidandolo su per le scale fino alla camera da letto. “Scusa il disordine, ma non ho fatto in tempo a sistemare”
“Oh, dovresti vedere la mia” rise Blaine, dando un’occhiata in giro. “Sono stanchissimo” ammise, sbadigliando.
“Potrai dormire quanto vuoi, ma prima devi farti una doccia, ne hai bisogno” disse Kurt deciso, in un tono che non ammetteva repliche. Gli porse gli asciugamani e gli mostrò il bagno, dicendogli di prendersi tutto il tempo che gli serviva.
Dopo mezzora  Blaine tornò da lui, con un’aria decisamente più rilassata e i capelli fradici.
“Dio, Blaine, non puoi restare così! Siamo in pieno inverno, cosa ti salta in mente!?” esclamò Kurt, facendolo sedere sul letto e andando a recuperare il phon. “Ora stai qui e non ti muovi finché non ho finito, okay?”
“Agli ordini, dolcezza” disse Blaine sorridendo, mentre Kurt iniziava a tamponargli delicatamente i ricci con un asciugamano per poi dirigervi il getto di aria calda.
Qualche minuto –e ripetuti Ti prego, sto malissimo senza gel- dopo, i capelli di Blaine erano finalmente asciutti.
Si sdraiarono entrambi sul letto, e Kurt tirò Blaine più vicino a sé, passando le dita tra i suoi ricci. “Mi spieghi perché usi sempre così tanto gel? Tuo fratello ha ragione, dovresti smetterla”
“Perché senza sono brutto” borbottò, mettendo il broncio.
“Mio dio, sembri un bambino di tre anni! Sei bellissimo” lo contraddisse, sporgendosi per baciarlo.
“Lo pensi davvero?”
“Sì. Te l’ho detto la prima volta che ci siamo visti e continuerò a ripetertelo”. Blaine sorrise contro le sue labbra. “Ma devi promettermi che quando saremo insieme ti dimenticherai del gel e- no, non mi incanti con quegli occhi, sono serio”
“Va bene, va bene. Lo faccio solo perché ti amo”
Kurt si sdraiò vicino a lui, abbracciandolo. “Sono contento che tu sia qui”
“Lo sono anch’io, dolcezza” disse, soffocando uno sbadiglio. “Credo che mi addormenterò da un momento all’altro. Quando mi risveglierò ti troverò ancora qui, vero?”
Kurt lo baciò ancora, sistemandosi meglio contro di lui. “Mi troverai sempre
 

 
"Blaine, amore, svegliati"
Era la mattina di Natale, e Kurt era appena rientrato in camera con un vassoio, che aveva momentaneamente posato sulla scrivania.
Voleva fare un gesto carino, e servire la colazione a letto al proprio ragazzo glielo era sembrato.
Blaine borbottò qualcosa nel sonno, la faccia nascosta dal cuscino.
"Dai Anderson, è Natale -non penserai di restare a letto tutto il giorno!" esclamò Kurt avvicinandosi e iniziando a fargli il solletico ovunque.
Blaine resistette per un po', ma fu presto costretto a soccombere; si stropicciò gli occhi con le mani e lo tirò su di sé, ridendo. "Ehi" sussurrò, baciandolo lieve sulle labbra.
"Ciao, meraviglia"
"Cosa ci fai già alzato?"
"Oh, io- ti ho preparato la colazione" arrossì appena, porgendogli il vassoio. Si sentiva sempre un po' in imbarazzo, perché aveva il timore costante di esagerare.
"Kurt, non dovevi!" mormorò Blaine, sorpreso. "Grazie"
"Non c'è di che" sorrise, guardandolo addentare un pancake. "Oh, e ho qualcosa per te"
Kurt si alzò dal letto, aprì la cassettiera e ne tirò fuori un pacchetto.
Tornò da Blaine, che lo guardò emozionato -adorava i regali.
"Sono andato al centro commerciale l'altro giorno, mentre tu eri con gli altri -ho trovato questo e ho pensato che potesse piacerti" disse, indicando la confezione.
"Sei andato da solo?" chiese Blaine, preoccupato. Nel tempo passato a Lima aveva capito quanto crudeli potessero essere le persone, e temeva per l'incolumità di Kurt, nei rari momenti in cui non erano assieme.
"No, Finn mi ha accompagnato" lo rassicurò con un sorriso. "Ti decidi a scartare quel regalo o no?"
"Scusa" ridacchiò Blaine, strappando delicatamente la carta che avvolgeva il pacchetto. All'interno vi trovò una scatola, avvolta in altra carta, che fece scivolare via con impazienza. "Ma è bellissimo!"
Kurt gli aveva regalato un papillon su cui erano stampati dei piccoli abeti, in tema con le feste natalizie.
"Sicuro? Se non ti piace possiamo andare a cambiarlo e-"
Blaine lo zittì con un bacio. "Lo amo"
"Buon Natale, amore"
"Buon Natale a te, dolcezza"
Kurt sorrise felice, accoccolandosi tra le sue braccia. "Mio padre e Carole ci aspettano di sotto, vogliono che li aiutiamo a preparare il pranzo"
"Prima c'è una cosa che dobbiamo fare" affermò Blaine, prendendogli una mano. "Non credere che mi sia dimenticato del nostro duetto natalizio"
"Oh" gli occhi di Kurt si illuminarono, mentre si ricordava di quella promessa fatta tempo prima. "Dio, sembra incedibile- stiamo veramente per cantare insieme, senza uno schermo a dividerci?"
Blaine annuì, sedendosi a gambe incrociate di fronte a lui. "V-vuoi cominciare tu?"
"S-sì" acconsentì Kurt, in ansia.
Aveva cantato davanti ad un pubblico un sacco di volte, ma con Blaine era diverso.
Non avrebbe neanche saputo dire perché, ma non era la stessa cosa.
Lo guardò un paio di volte, timoroso, prima di schiarirsi la voce e iniziare a cantare.
Blaine rimase a fissarlo estasiato, e quasi si stava dimenticando di cantare la propria strofa- Kurt dovette spingerlo delicatamente per riportarlo alla realtà.
"Ehi?"
"Scusa, è solo che-“
“Tesoro, tutto bene?” chiese Kurt, confuso.
“Sono felice. Felice come non lo sono mai stato, ed è tutto merito tuo” rispose Blaine, prendendogli il viso tra le mani per baciarlo. “Quindi grazie, dolcezza”
“Non devi ringraziarmi” replicò Kurt con un sorriso. “Dovevamo cantare o sbaglio?”
“Prego”  lo invitò Blaine.
 
I simply must go
(But, baby, it's cold outside)
The answer is "No"
(But, baby, it's cold outside)
This welcome has been
(How lucky that you dropped in)
So nice and warm
(Look out the window at that storm)
My sister will be suspicious
(Gosh your lips look delicious)

My brother will be there at the door
(Waves upon a tropical shore)

My maiden aunt's mind is vicious
(Ooh your lips are delicious)
But maybe just a cigarette more
(Never such a blizzard before)


Kurt distolse lo sguardo a quelle parole mentre Blaine ridacchiava del suo imbarazzo.
Adorava come Kurt non si facesse problemi a baciarlo ma arrossisse alla minima allusione –era probabilmente la persona più pura che avesse mai incontrato, e gli stava bene così.
Non voleva forzarlo, sarebbero arrivati a quel punto senza fretta –voleva fosse speciale, sarebbe stata la prima volta anche per lui.
Se non consideravano quella volta in cui avevano fatto sesso telefonico, ovviamente.
A ripensarci gli venne quasi da ridere, perché erano entrambi così inesperti e imbarazzati che ancora non riusciva a spiegarsi dove avessero trovato il coraggio.
“Spero che Finn non ci aspetti davvero fuori dalla porta”
“Idiota” lo apostrofò Kurt ridendo, preparandosi a cantare il verso successivo.
I've got to get home
(But, baby, you'll freeze out there)
Say, lend me a coat?
(It's up to your knees out there)
You've really been grand
(I thrill when you touch my hand)
But don't you see
(How can you do this thing to me?)

 
Blaine si alzò e gli tese una mano, invitandolo a ballare.
Kurt scosse la testa imbarazzato, ma poi strinse le sue dita e si fece più vicino a lui, nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla.
Ondeggiarono piano al centro della stanza, sorridendosi di tanto in tanto, mentre le loro voci si fondevano in un unico, melodioso suono.
 
There's bound to be talk tomorrow
(Think of my life-long sorro)
At least there will be plenty implied
(If you got pneumonia and died)
I really can't stay
(Get over that hold out)
Oh, (baby) but it's cold outside
 
Restarono a guardarsi per un po’, persi l’uno negli occhi dell’altro.
“Dovremmo andare di sotto ad aiutare mio padre e Carole” mormorò Kurt, non del tutto convinto.
In realtà voleva solo restare con Blaine e baciarlo fino a farsi mancare il fiato.
"Ancora un minuto, ti prego" si lagnò Blaine rubandogli un bacio, e poi un altro ancora.
"Ragazzi?" la voce di Carole li fece sobbalzare. "Oh, scusate, non volevo-"
"N-non stavamo facendo niente" balbettò Kurt imbarazzato.
"Già, stavamo per scendere" confermò Blaine, le guance che si tingevano di rosso.
"Avrei bisogno di aiuto per apparecchiare la tavola e finire di preparare le ultime cose" disse lei con un sorriso gentile. "Ah, e Kurt - tuo padre vuole parlarvi"
"Ad entrambi?"
"Sì"
"È successo qualcosa?" chiese Kurt, temendo brutte notizie.
"Non è niente di cui preoccuparsi" chiarì Carole, tranquilla. "Anzi, dovrebbe rendervi felici"
Blaine rivolse un'occhiata confusa a Kurt, mentre la donna usciva chiudendosi la porta alle spalle. "Amore, cosa-"
"Non ne ho idea" replicò lui, prendendolo per mano. "Andiamo a scoprirlo?"
"Andiamo, dolcezza" disse Blaine, intrecciando le proprie dita con le sue.
 
Quando giunsero nella sala da pranzo trovarono Burt intento a sistemare le posate, mentre Carole in cucina era alle prese con i fornelli.
"Papà, i coltelli vanno sistemati con la lama rivolta verso l'interno, quante volte devo dirtelo? Può essere pericoloso!" esclamò Kurt precipitandosi ad aiutarlo -lui sbuffò, il galateo non gli si addiceva proprio.
"Fa così da quando era piccolo, sai?" borbottò Burt in direzione di Blaine. "È sempre stato un tipo preciso"
"L'ho notato la prima volta che ho messo piede in camera sua -la mia a confronto sembra una discarica"
"Magari riuscirai a farlo diventare un po' più disordinato e un po' meno maniaco dell'ordine"
"Voglio solo che tutto sia a posto, non vedo il problema" ribatté Kurt stizzito, mentre gli altri due si scambiavano un'occhiata divertita.
"Dimmi, Blaine, ti piace il football?"
"Oh no, papà, non iniziare a-"
Kurt sospirò, perché suo padre e il suo ragazzo erano già immersi in una fitta conversazione sui risultati del campionato appena finito e su quali squadre fossero favorite per la stagione seguente.
"Lasciali fare, tesoro" rise Carole, che era arrivata con una grossa pentola. "Si stanno solo conoscendo -e a quanto pare tuo padre ha trovato pane per i suoi denti!"
"Tu dici?" scherzò Kurt, sistemando i piatti sul tavolo e rifinendo qualche piccolo dettaglio.
Qualche minuto dopo erano tutti seduti, servendosi generose razioni di cibo e discutendo degli argomenti più disparati.
Burt sembra davvero interessato alla storia di Blaine -la sua famiglia, il bullismo, i suoi progetti futuri.
Kurt sorrise, contento che tutte le persone a lui care approvassero quella relazione. Poi, improvvisamente, si ricordò di una cosa.
"Papà, di cosa volevi parlarci?"
"Oh, quasi dimenticavo- grazie per avermelo ricordato, figliolo! In realtà è Carole ad aver avuto l'idea" lei annuì. "Kurt, hai sempre detto che vuoi andartene da qui e Los Angeles è una delle tue destinazioni principali"
"E Blaine, tu hai finto di vivere lì, ma da quanto ci ha detto Kurt vorresti davvero visitarla" proseguì Carole sorridendo. "Perciò, abbiamo deciso di rinunciare ad una parte dei soldi per la luna di miele per pagarvi il viaggio fino a là"
"Partirete lunedì, quindi sarà meglio che iniziate a fare le valigie"
Il silenzio più totale accolse quelle parole.
Kurt li guardò, sotto shock. "N-non possiamo accettare, non voglio che rinunciate a-"
"Kurt, ascoltami" lo interruppe Burt, prima che potesse dire altro. "Vogliamo rendervi felici, sappiamo quanto entrambi teniate a questa cosa -consideralo un regalo di Natale, okay?" 
"G-grazie" disse piano Blaine, incredulo. "Io non-non so davvero come ringraziarvi, dio, siete i genitori migliori del mondo e Kurt è così fortunato ad avervi!"
Carole gli strinse una mano. "Dovremmo parlare con i tuoi genitori, però"
"Oh no, loro- non abbiamo un bel rapporto"
"Puoi chiamare Cooper, no?" propose Kurt, che ancora stentava a realizzare.
"Cooper?"
"È mio fratello". Blaine digitò velocemente il numero, tamburellando impaziente con le dita. "Coop? I genitori di Kurt vorrebbero parlarti -no no, è tutto a posto. Ti spiegheranno loro, okay?" passò il cellulare a Carole, che si spostò nell'altra stanza insieme a Burt.
"Amore di' qualcosa, sei stato in silenzio fino ad ora" lo pregò Blaine, stringendogli le mani.
Kurt lo baciò con forza, aggrappandosi a lui come se temesse che quello fosse nient'altro che un sogno. "Lunedì- aspetta, ma è tra tre giorni!"
"Oh merda"
"Dimmi che è tutto vero. Che tra tre giorni saliremo su quell'aereo e-"
Blaine lo baciò di nuovo, annuendo. "È tutto vero, dolcezza. Andremo a Los Angeles"
 
 
Okay, sono davvero tremenda.
Non aggiorno da tipo… un mese? Ew, scusatemi davvero.
Ho avuto qualche problemino, e non tocco il computer da un po’- ultimamente ho usato perlopiù il cellulare, ma avendo i capitoli salvati sul pc non potevo postare.
E quindi uhm, niente. Spero che il capitolo non faccia troppo schifo, e mi scuso ancora per l’attesa :C
Deb
 
Ps: quel  “Se tu piangi, io piango” è un omaggio ai CrissColfer, ovviamente.
  
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