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Autore: Allessiaa    28/11/2015    5 recensioni
"Chuck sarebbe strano se volessi ricominciare tutto da capo? Voglio dire, se tornassi a casa e ripartissimo da zero?"
Chuck e Sarah sono sulla spiaggia, si sono baciati e non sono esattamente pronti a dirsi addio. Ma deve essere per forza così?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chuck, Sarah
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHUCK
"Chuck?" Mi interruppe lei. Mi voltai: guardarla mi toglieva ancora il fiato "Si?"
"Baciami" sorrise e di riflesso sorrisi anche io, quasi incredulo. Non c'era traccia di indecisione nei suoi occhi, così mi avvicinai, le misi una mano sulla schiena e la baciai. Mi era mancata in quelle ultime due settimane: baciarla era come ritornare a casa e, anche se inutilmente, speravo fosse così anche per lei. 
Dopo istanti interminabili ci separammo. Il sole, ormai alto, si rifletteva sulla sua pelle. 
I suoi occhi delusi, mi dissero che il bacio magico non aveva funzionato e che continuava a non ricordarmi.
Stava per dire qualcosa, ma la interruppi, scuotendo la testa, e finsi di sorridere, ignorando il nodo che mi stringeva la gola.
Portai una mano sulla sua guancia e l'accarezzai facendo dei piccoli cerchi col pollice. Appoggiai la fronte contro la sua e sospirai, volendo ritardare l'addio il più possibile.
Dio quanto mi sarebbe mancata. Ma cos'altro avrei dovuto fare? Non potevo obbligarla a stare con me, temendo poi che sarebbe stata infelice tutta la vita. O che l'avrebbe fatto solo per non ferirmi. Non me lo sarei mai perdonato.
Sospirai di nuovo, allontanandomi.
Mi schiarii la gola e "Suppongo che questo sia un addio quindi" Esordii guardandola.
"Non saprei..." Disse sorprendendomi. 
Sembrava stesse prendendo un'importante decisione, infatti continuò "Chuck, sarebbe strano se volessi ricominciare tutto da capo? Voglio dire, se tornassi a casa e ripartissimo da zero?"
"Che cosa?" Esclamai. Mi prese in contropiede, credevo volesse stare da sola e riprendersi la sua vita. "Cioè - mi corressi poi - io non desidero altro, ma è quello che vuoi?"
Si voltò verso l'orizzonte e sospirò. Poi si voltò a guardarmi negli occhi: i suoi erano ancora un pò lucidi. 
"Io credo proprio di si" sorrise.
Il cuore iniziò a battermi all'impazzata: potevamo ricominciare e lei era decisa a farlo insieme a me. A casa nostra. Le sorrisi anche io.
Poi mi alzai in piedi e le porsi la mano per aiutarla ad alzarsi e le dissi "Sarah Walker, vuoi tu tornare ufficialmente a vivere con me e riprenderci la nostra vita?"
"Si lo voglio" disse convinta, dopo che ebbe afferrato la mia mano e si fu alzata. 
Sentirle dire quelle parole un'altra volta mi fece contorcere piacevolmente lo stomaco.
"Allora andiamo" le strinsi la mano, ancora al sicuro nella mia, e la guidai verso la macchina.
 
 
"Ok, facciamo finta che questa sia la prima volta che entri in casa. D'accordo?" Chiesi speranzoso mentre aprivo la porta. Lei annuì e fece un grande sospiro prima di entrare. 
Chiusi la porta dietro di noi e la osservai mentre si guardava attorno.
Era incredibile come non mi fossi mai accorto di quanto si sentisse a disagio tra quelle mura, forse la felicità nel riaverla con me era stata talmente forte da non notarlo. Ma nonostante fosse doloroso, sapevo di doverle dare tempo.
"Io vado a preparare qualcosa da mangiare, ok?" Interruppi il silenzio.
Si voltò e "D'accordo" disse, poi andò a sedersi sul divano. 
 
 
Il resto della giornata passò tranquillo e in un silenzio quasi imbarazzante, carico di domande rimaste in sospeso e che nessuno dei due aveva il coraggio di porre.
Dopo cena mi venne in mente che saremmo dovuti andare a dormire... Beh ovviamente! Ma il problema era un altro: avremmo dormito insieme?
Mi schiarii la gola e iniziai a parlare "Mh Sarah, vuoi che noi...?  Io posso sempre stare sul divano, se.. Se per te è un problema. Oppure no, cioè ovviamente se t-tu vuoi.." Stavo iniziando a balbettare, ottimo!
Lei ridacchiò e io arrossii per la figuraccia, ma poi disse "Sta tranquillo, abbiamo già dormito insieme da quando... Beh, lo sai. Quindi prima ritorniamo alla normalità meglio è, no?"
"Assolutamente!" dissi con forse troppa enfasi, che infatti la fece ridacchiare un'altra volta. Se non altro sembrava felice.
"Allora vado a letto" disse poi.
"D'accordo, ti raggiungo tra un po' " la guardai mentre spariva dietro la porta e sospirai, sperando che le cose tornassero normali il prima possibile.
 
 
Quella sera impiegai parecchi minuti ad addormentarmi: benché fossi esausto, continuavo a pensare a cosa sarebbe successo nei giorni seguenti, come si sentiva Sarah, se fossi riuscito a farla restare. Ma dopo tutti quegli assillanti "se" mi addormentai.
Anche Sarah aveva problemi a dormire quella notte evidentemente, perché mi svegliò, qualche ora dopo, con il suo continuo rigirarsi nel letto.
Mi voltai verso di lei e le dissi "Sai, riesco a sentire il tuo cervello che lavora da qui"
"Mi dispiace averti svegliato" disse sospirando e mettendosi seduta.
"Cosa c'è che non va?" Le chiesi.
"Come sai che qualcosa non va?"
"Sarah" cominciai, mentre mi mettevo a sedere anche io e accendevo la lampada sul comodino "per quanto tu non lo voglia ammettere ti conosco piuttosto bene e so quando qualcosa non va"
Si morse l'interno della guancia e corrugò la fronte, segno che stava pensando. Poi sospirò, quasi rassegnata, e disse "Non so se ho preso la decisione giusta. No, non fraintendermi!" Aggiunse non appena mi vide abbassare lo sguardo, ferito "Tu non hai fatto niente, anzi... È che forse ho affrettato le cose, forse avrei dovuto prendermi del tempo per me e poi avremo potuto riprovarci. Cioè, se ti stessi solo facendo perdere tempo? Non voglio che tu mi aspetti per sempre. Cosa farai se la mia memoria non torna o se..." Si interruppe.
"O se scoprissi di non amarmi più?" Finii la frase per lei. Evidentemente era quello che pensava perché mi guardò dispiaciuta.
"Ascoltami Sarah" cominciai "te l'ho detto, io non voglio niente da te. Voglio che tu ti prenda del tempo, tutto quello che vuoi, per capire cosa provi. Sceglierai tu cosa fare e voglio che ti senta libera di decidere, d'accordo? Io aspetterò e rispetterò la tua scelta, qualunque sia."
Annuì, poi si guardò attorno alla stanza per qualche secondo finché non si fermò ad osservare la nostra foto del comic-con sul comodino.
"Sembriamo davvero felici. Non l'avevo notato nelle foto..." Disse soprappensiero prendendo in mano la cornice. "Dove eravamo?"
"Beh, è una storia divertente in effetti.. Siamo esattamente in questa camera"
"Come?" Mi guardò sorpresa.
"Si, quella è la nostra prima foto insieme. L'abbiamo fatta qui un giorno, poi tu l'hai modificata in modo che sembrassimo in un raduno del comic-con." Le spiegai.
"Perché avrei dovuto farlo?" Mi chiese confusa.
"Era per la copertura. Sai, stavamo insieme - dissi mimando il segno delle virgolette - da qualche mese e non avevamo ancora una nostra foto. Tu me ne avevi portata una finta, con un nostro fotomontaggio e mi sono talmente arrabbiato perché ci avevi anche nascosto una cimice... Così la sera di Halloween ne abbiamo scattata una vera insieme, ecco il perché del costume" Dissi indicandola nella foto.
"Tu perché non sei mascherato?" Mi chiese dopo una breve pausa.
"Oh" ridacchiai "non vuoi davvero sapere qual era il mio costume"
Mi guardò incuriosita, così le descrissi il costume da verme della sabbia che avevamo io e Morgan.
Era rimasta impassibile per tutto il mio racconto, e stavo per chiederle cosa non andasse quando scoppiò in una fragorosa risata. 
La seguii a ruota, senza un motivo apparente, e ridemmo ininterrottamente per almeno cinque minuti.
Vederla ridere in modo così spensierato mi sollevava, sembrava una qualsiasi ragazza felice. E a me bastava.
"Chuck?" Mi richiamò dopo che ci fummo ripresi "Grazie" disse guardandomi dritto negli occhi.
Le sorrisi, poi "Buonanotte" le dissi.
"Buonanotte" rispose, prima di sdraiarsi e mettersi a dormire.
La guardai per qualche secondo, ancora sorridendo, poi mi coricai anche io e spensi la luce.
 
 
Quando suonò la sveglia, la mattina seguente, mi girai e non vedendo Sarah dall'altra parte del letto, pensai per un terribile momento che ci avesse ripensato e se ne fosse andata, ma poi udii dei rumori provenire dalla cucina e sospirai sollevato. 
Mi alzai dal letto e camminai verso l'altra stanza dove trovai Sarah che stava preparando la colazione: sul tavolo c'erano il caffellatte, i cereali e il succo d'arancia. Era la mia preferita. 
"Buongiorno" le dissi. 
"Buongiorno Chuck" sorrise "ho preparato la colazione..." Lasciò la frase in sospeso.
"E...?"
"È stato strano, non ho dovuto nemmeno pensare a cosa fare. È stato automatico" disse soprappensiero.
"Beh è un ottima cosa no?" Ero confuso.
"Si, ma a me non piace il succo d'arancia e nemmeno i cereali" Oh. Non si ricordava. 
"Beh, a me si" sospirai, cercando di scacciare la delusione per una stupida colazione.
Mi guardò perplessa. "Sarah, questa è la mia colazione preferita. Me la preparavi sempre tu quando mangiavamo insieme"
"Oh" disse, un po' imbarazzata, poi sorrise "Buon appetito allora"
"Grazie, anche a te" le sorrisi grato "le brioches sono nella dispensa in alto a destra comunque"
"Come sai..? Oh giusto" si scusò con un sorriso "Grazie"
 
 
 
SARAH
Avevamo appena finito di fare colazione, quando Chuck disse "Io devo andare a lavoro, ma torno per pranzo, d'accordo?" 
"Ok, starò a casa a guardarmi un po' attorno" risposi.
Annuì, poi si alzò, mise la sua tazza nel lavandino e andò a prepararsi.
Lo guardai mentre andava verso il bagno. Chuck era così dolce e premuroso e odiavo non riuscire a trattarlo come meritava. Ma era anche indubbiamente bello. Beh per essere mio marito (l'idea era ancora strana per me) avrei dovuto trovarlo almeno un po' attraente. Ma Chuck era molto attraente, parecchio. Era alto, aveva una schiena ampia e muscolosa e un sorriso dolce, che sapeva di casa.
Mi accorsi di essere rimasta a fissare il punto in cui c'era la figura di Chuck quando lo scrosciare dell'acqua della doccia mi fece riscuotere dai miei pensieri. Mi ricomposi, e andai verso il lavandino a lavare le stoviglie sporche.
Mezz'ora più tardi, Chuck era sulla porta con le chiavi della macchina in una mano e la giacca nell'altra, pronto per andare.
"Allora io vado. Per qualsiasi cosa chiamami, e se non rispondo chiama il Nerd Herd" disse ansioso.
"Non preoccuparti, starò bene! Sono comunque una spia giusto?" Era dolce a preoccuparsi per me.
"Già, giusto" sorrise "allora ci vediamo dopo"
Annuii e mi sporsi a dargli un leggero bacio sulle labbra. Mi guardò stupito per un momento, ma poi sorrise e uscì di casa.
Forse baciarlo mi piaceva.
 
 
La mattinata trascorse lenta: guardai la televisione, feci una doccia e riordinai un pò la su-la nostra camera da letto. Nessun evento particolare. Tranne uno forse: stavo riordinando i suoi vestiti quando mi capitò tra le mani una sua camicia bianca a maniche corte, una di quelle col taschino che usava al Nerd Herd. Aveva il suo odore, che ormai conoscevo, ma questo era più intenso. Titubante, l'avvicinai al volto per sentirlo meglio e iniziai a ricordare cose strane: Chuck rapito, una chiacchierata con Morgan e una proposta di matrimonio... Erano ricordi confusi, probabilmente avrei dovuto chiedere a Chuck quando sarebbe tornato. 
Poco dopo, infatti, sentii la porta di casa aprirsi, così mi diressi in soggiorno. 
"Ciao tesoro" mi salutò, prima di accorgersi del modo in cui mi aveva chiamato e iniziare a scusarsi "Oh Dio scusa! L'abitudine..."
"Non importa, davvero. Non c'è bisogno che ti scusi" lo rassicurai.
"Come è andata la giornata?" Chiese più rilassato.
"Bene" risposi. Poi mi ricordai della camicia, così iniziai a parlargli. "Ehm Chuck?"
"Si?"
"Stavo pensando: dato che penso di ricordare qualcosa associandola a dei luoghi o oggetti, potrei chiederti di raccontarmi quei fatti. Potrebbe aiutare, no?"
"Si. Si certo, è un'ottima idea" disse, dirigendosi verso la cucina per preparare il pranzo.
Lo seguii e iniziai a pensare alle parole giuste da dire, mentre lui iniziava a tagliare delle verdure.
"D'accordo, allora stamattina stavo riordinando la camera da letto e ho trovato una delle tue camicie.."
"Si?" Mi incitò a continuare.
"Beh ho ricordato delle cose.. Io che parlavo con Morgan e una proposta di matrimonio"
Chuck si bloccò e il coltello gli cadde dalle mani "Davvero hai ricordato questo?"
"Si, credo di si, cosa significa?"
"Beh -iniziò sorridendo imbarazzato, girandosi verso di me -ero stato rapito da uno scienziato Belga che voleva prendersi l'Intersect. E tu eri a casa e hai trovato la mia proposta di matrimonio per te, nascosta nel taschino della camicia. Ovviamente tu non sapevi cosa fosse, ma Morgan ha spifferato tutto, perciò..." Ridacchiò.
Ora i ricordi si facevano più chiari, come se la nebbia che li ricopriva si stesse diradando: "Si tu sei stato rapito... Ed eri legato ad una sedia, con dei fili collegati ad un computer.. In Thailandia..." Altri ricordi stavano venendo a galla e Chuck mi guardava incredulo. 
Mi prese le mani e le strinse fra le sue "Si esatto, cos'altro ricordi?"
"Io ti ho cercato, siamo arrivati fino in Thailandia. C'erano anche Casey e Morgan" Chuck annuiva ad ogni mia parola, mentre io mi sforzavo di collegare i pezzi. "Poi ti ho trovato con il Belga, ho cercato di svegliarti. Ho detto che ti volevo sposare... Poi hai aperto gli occhi..." La testa mi stava scoppiando, ma ora i fatti erano più chiari.
"Sarah, è fantastico!" Disse con entusiasmo, abbracciandomi. Ricambiai l'abbraccio, perché essere stretta da lui era una sensazione piacevole. "Sono così felice che tu te lo sia ricordato." Disse prima di separarci.
"Anche io" Affermai. 
Ci fermammo poi a guardarci negli occhi per parecchi istanti con i respiri regolari, finché sussurrò "Vorrei baciarti, se non ti dispiace" Fissando le mie labbra.
Scossi la testa, incapace di dire nulla e perché no, non mi dispiaceva affatto. 
Poi, dopo aver preso il mio viso tra le mani mi baciò. All'inizio fece solo scontrare le nostre labbra, ma poi i respiri si fecero più affannati e il bacio più approfondito. Era assurdo: sembrava totalmente fuori luogo eppure così naturale. Ci dividemmo diversi minuti dopo, gemendo l'uno nella bocca dell'altro, per riprendere fiato.
"Wow" sospirò, appoggiando la fronte sulla mia "se devo essere totalmente onesto, mi era mancato tutto questo"
Sorrisi, perché inconsapevolmente era mancato anche a me. 
"Sarà meglio finire di preparare il pranzo." Dissi, iniziando ad aiutarlo.
 
 
 
CHUCK
Avevo appena finito il turno al Buy More, il giorno seguente, e stavo raccogliendo le ultime cose dall'armadietto.
Quella mattina Morgan mi aveva suggerito di portare Sarah a cena fuori, secondo lui le avrebbe fatto bene. Ero quindi deciso ad andare a casa e chiederle di uscire. 
Stavo uscendo dal retro, pensando alle parole da dire, quando vidi proprio Sarah che aspettava vicino alla sua macchina.
"Ehi" la salutai stupito "che ci fai qui?"
"Sono venuta a prenderti. Sapevo che stamattina Morgan ti aveva dato un passaggio, quindi..." Tentennò qualche secondo, poi continuò: "E poi volevo chiederti se ti andava di mangiare fuori."
"Wow" ridacchiai "non ci crederai ma stavo per chiedertelo io"
"Beh allora andiamo, no?" Chiese contenta.
"Certo!" Dissi "dove andiamo?"
"Sorpresa" sorrise.
"D'accordo!"
 
 
Qualche minuto dopo parcheggiò l'auto vicino ad un ristorante cinese. Precisamente quello del nostro primo vero appuntamento. 
Emozionato all'idea che potesse ricordarselo, scendendo dalla macchina le chiesi "C'é un motivo particolare per cui siamo qui?"
Sorrise prima di rispondere "Passavo di qui stamattina e ho ricordato alcune cose... Noi siamo già stati qui? Ad un appuntamento?"
"Si" le sorrisi felice, avvicinandomi a lei e prendendole la mano.
"Ti va di raccontarmelo mentre mangiamo?" Chiese.
"Con molto piacere" le diedi un bacio sulla guancia e l'accompagnai nel locale.
 
 
"Quindi mi stai dicendo che mi ero vestita da danzatrice del ventre per convincerti a scappare e sposarci di nascosto?" Esclamò a metà tra lo scettico e il divertito, puntandomi le bacchette contro.
Avevamo quasi finito di cenare e le stavo raccontando alcuni momenti della nostra storia. In un certo senso era bello rivivere quei ricordi, anche se a metà.
"Ti dico di si! Eri anche molto convincente ad essere onesti..." Risi.
"Non ti credo!" Sentenziò.
"Te le giuro! Ho tentato anche io di sedurti, ma non ero bravo quanto te" ammisi.
"Wow dovevo amarti davvero tanto per fare questo per te!" disse ridendo.
"Si, mi amavi." Sussurrai troppo in fretta, pentendomene subito.
Sarah abbassò lo sguardo imbarazzata. 
"Scusa non avrei dovuto dirlo, tu stai cercando di-" iniziai a scusarmi.
"No Chuck, tu devi scusarmi. Per quello che ti ho fatto e ti sto facendo" disse prendendomi la mano e guardandomi negli occhi.
"Ehi non lo dire nemmeno, non è colpa tua. E non hai idea di quanto sia felice di averti con me" la rassicurai.
"Anche io sono felice" annuì convinta.
Sorrisi, poi notando la sua stanchezza la presi per mano, pagai la cena e la riportai a casa.
Quella sera ci baciammo di nuovo davanti alla porta.
 
 
Era passata già una settimana da quando Sarah era tornata a casa ed io non potevo essere più felice. 
Adoravo il fatto che si sentisse sempre più a suo agio a casa, e anche con me. Il contatto fisico era sempre più frequente: ormai dormivamo abbracciati, ci tenevamo per mano e, soprattutto, non si faceva quasi più problemi a baciarmi. Voleva dire che, nonostante tutto, stava bene con me, che provava ancora qualcosa.
 
 
Una sera, dopo cena, ci eravamo seduti sul divano per guardare la tv, dove trasmettevano un vecchio film francese che nessuno dei due seguiva veramente.
Sarah era seduta di fianco a me, con il capo posato sulla mia spalla e un braccio a circondarmi la vita, mentre io le circondavo le spalle con un braccio.
Stavo quasi per addormentarmi quando all'improvviso Sarah scattò a sedere ed esclamò: "Tu mi stavi chiedendo di sposarti in Francia! Eravamo in missione!"
La guardai confuso per un momento, poi registrai quello che aveva detto e "Cosa? Te lo ricordi?" Chiesi felice.
"Si, eravamo su una terrazza, al chiaro di Luna e tu eri così nervoso..." Ridacchiò.
"Cos'altro ricordi?" Le domandai.
"Che.. Sono stata arrestata?" Chiese incerta. Le spiegai allora il piano della Beckman per far sì che Sarah riuscisse ad infiltrarsi nelle industrie Volkoff.
"Però che tempismo!" Disse quando finii di raccontarle la storia.
"Già" concordai. Allungai una mano per spostarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Poi spostai la mano verso il collo e cominciai ad accarezzarlo. Si rilassò immediatamente, socchiudendo gli occhi.
Mi avvicinai a baciarle il collo, come guidato da una volontà che non era la mia, il suo profumo era assuefacente e mi era mancato così tanto.
Appoggiai le labbra nell'incavo del suo collo e piano, senza staccare le labbra dalla sua pelle, mi avvicinai al punto dietro l'orecchio, mentre con la mano continuavo ad accarezzarle la nuca.
Sentii che anche il suo respiro cominciava ed accelerare e ad appesantirsi, così le dissi: "Se vuoi che smetta me lo dovresti dire adesso"
Ma lei non si oppose, anzi mi prese il viso e mi baciò con trasporto, trascinandomi su di lei sul divano.
Ci baciammo per quelle che mi sembrarono ore, finché con il fiato corto non chiese "Se andassimo in camera da letto?"
"Ne sei sicura?" le domandai, non essendo sicuro di poter sopportate un no.
"Si" disse invece. 
Annuii, prima di darle un altro bacio e alzarmi dal divano. L'aiutai ad alzarsi e riprendemmo a baciarci. Andammo verso la camera da letto, senza staccarci un momento, poi, una volta arrivati davanti al letto, iniziò a sbottonare la mia camicia.
La guardai un'ultima volta negli occhi per leggervi una qualsiasi traccia di ripensamento. Ma non trovandola spensi una volta per tutte il cervello, dedicandomi soltanto a lei.
 
 
 
SARAH
Mi svegliai prima di lui la mattina dopo. Mi voltai a guardarlo e i ricordi della notte precedente mi tornarono alla mente, quindi sorrisi senza accorgermene. 
Qualche minuto dopo Chuck aprì gli occhi e sbadigliò. Mi guardò e un sorriso probabilmente identico al mio, si aprì sul suo volto.
"Perché mi stavi guardando?" Chiese con la voce ancora roca.
"Credo di aver ricordato i tuoi non-voti che hai pronunciato al nostro matrimonio" confessai emozionata.
"Sul serio?" Domandò, ora un po' più sveglio.
"Si, era perfetto." Dissi, facendolo sorridere ancora di più "non ricordo il mio però"
"Io si" disse.
"Davvero?" Chiesi incredula.
"Si, è una delle cose più belle che tu mi abbia mai detto" affermò guardandomi negli occhi.
Gli feci cenno con la testa di proseguire, prese un respiro profondo e iniziò a parlare, puntando i suoi occhi nei miei " 'Chuck, sei un dono. Un dono che non ho mai sognato di poter vincere o di cui avere bisogno, e ogni giorno ti dimostrerò che sei un dono che merito. Mi rendi la persona migliore che potessi mai sperare di essere e voglio passare e imparare e amare il resto della mia vita con te' "
Quando finì di parlare mi resi conto che avevo trattenuto il respiro fino a quel momento.
"Beh ti ho detto tutte cose vere a quanto pare, a parte il meritarti... Di quello non ne sono più tanto sicura" ammisi, abbassando lo sguardo.
"Questo non è vero, Sarah, sono convinto che noi ci meritiamo. Siamo la cosa migliore che esista per entrambi" Disse, facendomi battere il cuore.
"Non ero così melensa prima, comunque!" aggiunsi, per evitare di fargli notare il mio imbarazzo.
"Si, questo è vero" rise "ma non ti dispiaceva essere diventata più dolce. Poi, insomma, chi non lo diventerebbe con un ragazzo adorabile come me!" Scherzò.
"Modesto!" Lo presi in giro.
"Era una delle qualità che amavi di più in me!" Continuò con tono sarcastico.
"Beh" iniziai, avvicinandomi a baciargli il collo "Signor Bartowski" il suo respiro stava già iniziando ad accelerare, così mi misi a cavalcioni sopra di lui "penso sia ora che lei mi mostri altre delle sue qualità" gli sussurrai all'orecchio prima di baciarlo con trasporto.
Quella mattina per alzarci dal letto impiegammo più del previsto.
 
 
 
CHUCK
"Ok, sorellina. Ti voglio bene anche io." Dissi prima di riattaccare la chiamata. Avrei finalmente rivisto Ellie tra qualche giorno e non vedevo l'ora.
"Ehi amico, chi era?" Chiese Morgan, che era appena uscito dal suo ufficio.
"Era Ellie, mi ha chiesto di andare da lei a Chicago questo weekend" risposi.
"Davvero? Che figata, amico! Chicago baby!" Esclamò esaltato. 
"Non ti sto mica invitando" lo avvertii.
"Farò finta di non aver sentito! E in ogni caso io e Alex siamo fuori per il weekend, quindi non sarei venuto lo stesso" disse con saccenza.
"Cosa c'è che non va comunque?" Chiese poi vedendo la mia espressione poco convinta.
"È per Sarah, non so se chiederle di venire con me..." 
"Cosa? Perché non dovresti?!" Sbottò.
"Beh-" iniziai.
"Andiamo Chuck!" Mi interruppe "È tornata a casa da oltre un mese ormai, perché non dovresti chiederglielo?"
"Non lo so, se non se la sentisse di.." 
"No no no Chuck, so cosa stai facendo e, beh, non lo fare!" Disse mentre si avvicinava pericolosamente a me "Ora ti alzi" mi prese per le spalle e mi spinse in piedi "Vai a casa, e le chiedi di venire con te!"
"Ma.." ricominciai, ancora pieno di dubbi.
"Niente "ma", hai il resto della giornata libera! Va a casa e chiediglielo, Sarah ti ama e questo lo sai anche tu. Anche se ora non lo vuoi ammettere. Quindi ti dirà di si. Andrà bene!" Disse spingendomi verso la porta.
"D'accordo" acconsentii, anche se non ero ancora del tutto convinto "Grazie amico"
"Sono qui apposta, ma ora vai!" Mi intimò.
 
 
Mezz'ora dopo entrai in casa e sentii l'acqua della doccia scorrere.
"Sarah, sono a casa!" Dissi a voce alta per farmi sentire.
"Arrivo!" Urlò lei in risposta.
Sospirai e mi diressi in cucina per prendere dell'acqua. No, meglio una birra.
"Ehi cosa ci fai già qui?" Chiese Sarah entrando nella stanza.
Mi voltai per risponderle ma quando la vidi, le parole mi morirono in gola. Aveva addosso solo un asciugamano, i capelli umidi lasciati su una spalla. Era bellissima, le goccioline d'acqua scintillavano e scorrevano sul suo collo e-
"Chuck?"
"Eh?"
"Come mai sei arrivato prima?" Domandò divertita.
"Oh" dissi imbarazzato rendendomi conto di averla fissata a bocca aperta "Giusto, ehm..." Non sapevo come chiederglielo e avevo paura che avrebbe rifiutato.
"Ehi" mi richiamò, prima di avvicinarsi e costringermi a guardarla negli occhi "Cosa c'è?"
"Vuoi.. Vuoi venire a trovare Ellie a Chicago con me?" Dissi tutto d'un fiato.
"Io... Se vuoi, certo che verrò con te!"
"Davvero?"
"Ma certo! Avevi paura che ti dicessi di no?" Scherzò.
Abbassai lo sguardo. 
Così: "Perché?" Mi chiese.
"I-Io non lo so, Sarah, davvero. Pensavo solo che per te fosse troppo presto" dissi.
"Chuck" iniziò prendendomi le mani "non mi sono mai sentita così a casa in tutta la mia vita ed è solo grazie a te. Quindi tornerò a far parte della tua famiglia se lo vorrai"
"Certo che lo voglio, Sarah" esclamai sollevato, prima di stringerla a me e inspirare il profumo dello shampoo che emanavano i suoi capelli.
"Allora" esordì quando ci staccammo "Chicago?"
"Chicago" concordai, prima di baciarla.
 
 
 
SARAH
Tre giorni dopo stavamo uscendo dall'aeroporto di Chicago per andare a prendere un taxi per arrivare a casa di Ellie.
Durante il viaggio Chuck mi raccontò di sua sorella, di come eravamo diventate amiche e dei momenti che avevamo passato assieme.
Aveva una luce particolare negli occhi quando parlava di lei, si vedeva quanto le volesse bene e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Era un'altra delle qualità di Chuck voler proteggere a tutti i costi le persone a cui teneva, era anche per quello che era facile volergli bene.
 
 
Mezz'ora più tardi eravamo davanti alla porta di casa sua, Chuck mi strinse forte la mano per darmi coraggio e gli sorrisi grata.
Poi suonò il campanello.
Devon venne ad aprirci con un sorriso e disse "Ehi ragazzi! Che bello vedervi!" Abbracciò prima Chuck, poi me dicendomi "È bello rivederti!"
"Anche per me" dissi sincera.
"Entrate" ci invitò in casa "Ellie, tesoro, è arrivato tuo fratello!"
La casa era accogliente, con un grande salone unito con la cucina, e delle scale che portavano al piano superiore. Dalle scale, infatti, scese Ellie con in braccio la piccola Clara e un sorriso smagliante in volto.
"Ciao fratellino" esclamò prima di dare un bacio sulla guancia e abbracciare Chuck "Mi sei mancato!"
"Ciao Ellie, anche tu!" sorrise ricambiando la stretta "E ciao anche alla mia nipotina preferita" disse prendendo la bimba tra le braccia. 
La vista mi fece contorcere lo stomaco e sorrisi fino a farmi venire male alle guance, finché non si avvicinò Ellie ad abbracciarmi.
"Ciao Sarah, è bello riaverti qui!" 
"Ciao Ellie, è bello anche per me" Le dissi con sincerità.
"Venite vi faccio vedere la casa!" Ci invitò poi a seguirla. 
 
 
Chiacchierammo per un po' in cucina, giocando con la bambina, finché non bussarono di nuovo alla porta e la signora Bartowski entrò in casa.
"Ragazzi è ora di pranzo" annunciò poi Ellie, dopo aver salutato sua mamma, così ci recammo tutti a tavola.
 
 
La giornata passò tranquilla: dopo pranzo andammo tutti a passeggiare in un parco lì vicino dove Chuck si divertì a giocare con la bambina, poi la sera, stanchi, ci recammo nella stanza degli ospiti che Ellie ci aveva preparato ("Non esiste che dormiate in albergo!") 
Chuck chiuse la porta e si buttò sul letto con un sospiro.
"Sono esausto!" Disse passandosi le mani sul volto.
"Lo credo" ridacchiai "hai corso tutto il giorno con Clara!" Dissi sdraiandomi accanto a lui e mettendogli una mano sul petto.
"Hai ragione. Sono vecchio per queste cose!" Sospirò con fare melodrammatico, mettendomi un braccio attorno alle spalle.
"Però sei stato molto bravo con lei. Sarai un ottimo padre" risposi prima di rendermi conto di ciò che avevo detto e arrossire.
"Lo pensi davvero?" Chiese con un sorriso.
Annuii prima di dargli un bacio.
Restammo abbracciati così per qualche minuto, in silenzio. 
In quegli istanti pensai all'ultimo mese con lui, a quanto ero cambiata in meglio, e a come tutto con lui mi sembrava naturale e giusto. E dovevo ringraziarlo, perché mi rendeva una persona migliore e lui era una persona meravigliosa.
Così decisi.
"Chuck?" Lo chiamai.
"Dimmi" si voltò a guardarmi.
Dovevo dirglielo, era la verità e non potevo più tenerlo dentro.
"Ti amo"
Il sorriso che spuntò sul suo viso, era uno dei più belli che io avessi mai visto.
"Ti amo anche io Sarah" disse, quasi con sollievo, prima di baciarmi.
 
 
 
CHUCK
Quella sera ci addormentammo ancora vestiti, abbracciati e probabilmente felici come non eravamo mai stati in quell'ultimo mese.
Ci svegliammo quasi all'ora di pranzo, infatti dopo esserci lavati e rivestiti, scendemmo al piano di sotto per aiutare Ellie.
"Buongiorno dormiglioni" ci salutò infatti.
"Buongiorno El" la salutai con un bacio sulla guancia "Possiamo aiutarti?"
"In effetti si" disse "potete apparecchiare la tavola!"
"D'accordo" rispose Sarah avvicinandosi ai cassetti per prendere una tovaglia.
Avevamo appena messo gli ultimi bicchieri, quando entrarono Devon e mia madre con la bambina.
"Ciao mamma! Fenomeno!" Li salutai "avete bisogno di una mano con il passeggino?" Chiesi poi.
"Si grazie! Questi aggeggi sono più complicati di quanto ricordassi!"
Sbottò mia madre.
"Veramente Chuck" mi chiamò Ellie mentre stavo andando verso di loro "ho bisogno di un tuo consiglio per l'arrosto!"
La guardai confuso per un momento.
"Vengo ad aiutarvi io allora" propose Sarah, che mi diede un bacio sulla guancia e mi lanciò uno sguardo eloquente prima di allontanarsi.
Oh, era il momento della chiacchierata fratello e sorella.
"Allora sorellona" sospirai "non mi sembra che tu abbia mai avuto problemi in cucina!" Dissi appoggiandomi al bancone vicino a lei.
"No, infatti!" Disse con ironia "Volevo parlare con te"
"Ma davvero?" Chiesi con finta sorpresa. Ellie ridacchiò.
"No sul serio, come stai?" Mi chiese.
"Bene, davvero" Risposi sincero.
"Sembra che le cose vadano bene con Sarah, no? Tu sembri più felice!" Disse punzecchiandomi con un dito.
"Lo sono!" dissi sorridendo "Va tutto alla grande. Ieri sera mi ha detto che mi ama"
"Davvero?" Chiese stupita.
Annuii, poi guardai verso il soggiorno e osservai Sarah ridere e scherzare con Devon e mia madre e pensai a quanto fosse più bella in mezzo alla mia famiglia.
"Sono davvero contenta per te Chuck, e sono sicura che tutto tornerà alla normalità prima di quanto pensi"
"Grazie El" dissi prima di abbracciarla.
 
 
Restammo a casa, in famiglia, parlando delle nostre vite, fino a tardo pomeriggio, quando andammo a recuperare le valigie per recarci all'aeroporto.
Dopo aver salutato tutti, e dopo esserci fatti promettere che sarebbero venuti a trovarci, ci chiudemmo la porta alle spalle.
Prima di andare verso il taxi, mi fermai, appoggiai la valigia per terra e, prendendola per mano, tirai Sarah verso di me.
Portai le mani sul suo collo e appoggiai la fronte sulla sua, respirai per un po' il suo profumo e poi la baciai.
Lei portò le mani attorno alla mia vita, come faceva sempre, e intensificò il bacio.
"Sai, signora Bartowski, non hai mai smesso di fare parte di questa famiglia" le dissi non appena ci fummo separati.
 
 
 
SARAH
Okay erano solo tre giorni, niente di grave. Poteva succedere. Solo tre giorni di ritardo.
Erano passati, ormai, due mesi e mezzo da quando ero tornata a casa con Chuck e tutto aveva ripreso un ordine che pensavo nemmeno esistesse. Ero felice con lui, ero una persona diversa, migliore: mi fidavo di più delle persone, ero più solare e mi godevo le piccole cose.
Ma ultimamente mi sentivo strana, avevo insoliti sbalzi d'umore e dei fastidiosi mal di stomaco mattutini.
Nulla di grave, se non si fossero aggiunti quei tre giorni di ritardo.
Decisi che il giorno dopo avrei comprato un test, e quando Chuck fosse stato a lavoro l'avrei fatto.
 
 
"Sarah? Ehi, hai capito cos'ho detto?"
Stavamo cenando una di quelle sere, e Chuck mi aveva appena detto qualcosa che non avevo sentito.
"Scusami, ero soprappensiero. Di che stavi parlando?" Gli chiesi.
"Sei strana in questi giorni" disse preoccupato.
"Tranquillo, ero solo distratta! Allora cosa stavi dicendo?" Cambiai discorso, sperando che non si accorgesse di nulla. Non potevo più aspettare, dovevo fare quel test.
 
 
Il mattino seguente aspettai che Chuck fosse uscito di casa per andare in farmacia, poi tornai subito a casa.
Chiusi la porta, presi un respiro profondo e mi recai in bagno.
Il test avrebbe dovuto chiarire i miei dubbi da un momento all'altro e miliardi di pensieri iniziarono ad affollarsi nella mia testa: Sarei stata pronta per diventare madre? Io lo volevo un bambino con Chuck? Perché anche questa situazione mi sembra di averla già vissuta?
Come gliel'avrei detto? E se lui non l'avesse voluto?
I pensieri si stavano ingarbugliando sempre di più, ma poi delle linee spuntarono sul display. Presi il foglietto delle istruzioni con mani tremanti e controllai l'esito.
Positivo.
 
 
Contro ogni mia aspettativa il mio primo istinto non fu darmela a gambe, ma ero spaventata certo, molto spaventata.
Decisi comunque che dovevo riflettere e che avrei aspettato a dirlo a Chuck: non sapevo come affrontare la situazione da sola, figuriamoci con lui.
Mi diressi quindi in camera da letto per nascondere il test nel mio comodino, ma un foglio nel cassetto attirò la mia attenzione: sembrava una pagina di giornale. 
Doveva trattarsi di un giornale giapponese, a giudicare dalle scritte; sulla pagina, però, era stato fatto un disegno con un pennarello, ritraeva una coppia con un bambino in braccio, in piedi davanti a una casa recintata da una staccionata. 
In quel momento, nel momento in cui realizzai che quelli eravamo io e Chuck, tutto fu chiaro.
Un treno di ricordi mi investì in pieno, un treno che andava talmente veloce da dovermi sedere sul letto. 
 
 
Non so per quanto tempo rimasi seduta a fissare quel foglio, so solo che quando Chuck rientrò da lavoro mi trovò ancora in quella posizione, con gli occhi pieni di lacrime.
Dopo aver varcato la soglia della camera da letto, corse verso di me preoccupato e mi si accovacciò davanti, posando le mani sulle mie ginocchia "Sarah? Tesoro stai bene?"
"Mi ricordo tutto Chuck" sussurrai, continuando a guardare nel vuoto.
"Cosa?" Domandò confuso.
Allora alzai lo sguardo e puntai i miei occhi lucidi nei suoi "Mi ricordo tutto Chuck, mi ricordo la strana canzone che stavi cantando la prima volta che ci siamo incontrati, ricordo cosa abbiamo mangiato durante il nostro primo appuntamento, ricordo la nostra prima notte insieme per copertura e quando ho temuto che ti portassero via per sempre. Ricordo quella mattina in hotel in cui ci siamo baciati e stavamo per fare l'amore, mi ricordo Praga e mi ricordo quando ti ho detto di amarti per la prima volta. Il nostro matrimonio Chuck, me lo ricordo. Mi ricordo tutto. Ora più che mai mi ricordo che ti amo Chuck Bartowski, ma forse quello non l'ho mai dimenticato davvero.'
Quando finii di parlare, Chuck mi stava guardando incredulo con le lacrime agli occhi. 
'Dio quanto mi sei mancata Sarah' disse con voce rotta prima di baciarmi e stringermi. 
Ci separammo diversi minuti dopo, Chuck mi accarezzò i capelli con una mano, guardandomi con gli occhi pieni di felicità, poi lo notò: abbandonato sul comodino c'era ancora il test di gravidanza.
'Cosa... Quello che cos'è?' Chiese con incertezza.
Mi asciugai le ultime lacrime, poi, guardandolo, sorrisi perché finalmente sapevo chi ero e chi sarei stata, quindi dissi: "Sono incinta, Chuck"
 
 
 
Angolo autrice:
Ciao a voi che state leggendo, sono Alessia, adoro Chuck alla follia, e questa è la mia prima storia! 
Non so bene con che coraggio la stia pubblicando (deheh) ma a parte questo, spero che vi sia piaciuto leggerla almeno quanto a me è piaciuto scriverla.
Se volete dirmi cosa ne pensate, se vi ha fatto schifo, se è meglio che lasci perdere e vada a zappare o se vi è piaciuta anche solo un pochino, lasciate una recensione e siate pure onesti, ogni critica è ben accetta.
Detto questo, grazie ancora per aver dedicato del tempo ai miei sproloqui e per aver letto questa storia!
Alessia c: 
  
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