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Autore: 9Pepe4    02/03/2009    7 recensioni
Non provasti alcun rimorso, alcuna pietà, mentre sentivi il coltello lacerare la carne del tuo nemico ormai sconfitto, mentre il sangue ti bagnava le mani.
Lavorasti con odio metodico, impietoso, con freddezza e insensibilità assolute.
Cosa provavi, Achille?
Quale rivalsa nell’infierire ancora e ancora, senza pace, sul corpo di un nemico?
Quale vittoria nel tormentare quelle membra ormai senza vita?

Una vendetta insana, che non serve a nulla. Penso che il genere più adatto a questa storia sia "Spietato". Ma non era tra le opzioni.
Un grazie di cuore a chi leggerà.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Achille
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ad Abigail94, che si premura sempre di ricordarmi l'inutilità delle vendette


Vendetta



Non avrai gli occhi, stasera, né orecchi né lingua. Vagherai per l’oltretomba cieco, sordo e muto e i defunti diranno: “Ecco Ettore, lo stolto che credeva di aver ucciso Achille”.
Mantenesti la promessa.
Non provasti alcun rimorso, alcuna pietà, mentre sentivi il coltello lacerare la carne del tuo nemico ormai sconfitto, mentre il sangue ti bagnava le mani.
Lavorasti con odio metodico, impietoso, con freddezza e insensibilità assolute.
Cosa provavi, Achille?
Quale rivalsa nell’infierire ancora e ancora, senza pace, sul corpo di un nemico?
Quale vittoria nel tormentare quelle membra ormai senza vita?
Appoggiasti le mani insanguinate nella sabbia, trovandole doppiamente sporche. Nemmeno una fitta di ribrezzo ti scalfì il cuore, che batteva un ritmo inesorabile e spietato. Inumano, come te. Gelido, come era la tua anima immobile in quel momento.
Ti alzasti, lasciando lì il cadavere che avevi appena torturato.
Non ti importava se altri vedevano come lo avevi ridotto, che guardassero pure! Che osservassero il principe Ettore con la carne martoriata, che lo deridessero a loro piacere!
Camminasti verso il mare con una calma glaciale. Le onde per un momento sembrarono infrangersi più in basso, come tentando di sfuggirti. Ma tu non lo notasti, vero? Come avresti potuto, quando dei tuoi sentimenti non rimaneva nulla? Come avresti potuto, quando il tuo cuore non batteva alcuna emozione, ma scandiva regolarmente i propri palpiti, un semplice muscolo… Come?
Ti chinasti e lasciasti che l’acqua salata ti lambisse le mani, che le lavasse dal sangue e dalla sabbia.
No. Non è così facile, Achille.
Ti rialzasti passando i palmi sulla tua veste, asciugandoli, come se con un semplice movimento potessi eliminare tutto lo sporco, anche quello che avevi nell’anima.
Non basta un po’ d’acqua di mare, Achille, per cancellare un assassinio.
Non basta un po’ di stoffa per mondare le proprie colpe.
Ti sei lavato le mani, bravo, hai cancellato quel che non ti piaceva sentire, quel che ti irritava la pelle.
Ma questo tuo gesto, a quanto varrà?
Avevi le mani pulite, ora, rinfrescate, asciugate.
Ma la tua pelle libera dal sangue e dalla polvere, quanto poteva quietare il pianto di una sposa, quanto poteva placare il dolore di un padre, quanto poteva colmare il silenzio sconvolto di un fratello, quanto poteva aiutare un figlio già orfano, senza età per rendersene conto?
Aveva ucciso tuo cugino.
E tu, con la tua vendetta insana, avevi tolto ad Andromaca lo sposo, a Priamo il figlio, a Paride il fratello, ad Astianatte il padre.
Oh, ma non ti limitasti ad ucciderlo. Avevi bisogno di sfogare la tua rabbia, di annegare nell’odio la tua sofferenza, e tormentasti un cadavere.
E ora?
Bella logica, vero? Lui ha ucciso mio cugino, io uccido lui.
E chi ucciderà te, ora?
Un suo soldato?
Suo fratello?
Suo figlio, non appena sarà abbastanza grande per capire?
La vendetta non serve a nulla, Achille.
Solo a farne nascere un’altra.
  
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