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Autore: Lory221B    29/11/2015    3 recensioni
Sherlock e John vivono nello stesso appartamento ma non si sono mai incontrati. Il solo mezzo per comunicare è la cassetta delle lettere del 221b di Baker Street. Com'è possibile? Sherlock vive nel 2008 e John nel 2010 e incontrarsi non sarà così facile.
Liberamente ispirato dal film "La casa sul lago del tempo"
Genere: Fantasy, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Amici? Io non ho amici!



John era seduto sulla solita panchina, quella delle pause caffè, quando il lavoro in clinica diventava troppo stressante o troppo noioso. Di solito era la seconda opzione: noioso.


Harry lo aveva raggiunto per fare due parole, per riallacciare i rapporti,  ma John non sembrava prestarle molta attenzione.

Continuava a ripensare alle lettere, a come quel Sherlock William Scott Holmes avesse fatto irruzione nella sua vita in una fredda serata londinese, prima ancora che Baker Street li mettesse in collegamento.

Era in licenza, era la serata prima di ritornare in Afghanistan per un altro anno. Tante ne erano successe, ma quell'episodio gli era sempre rimasto in mente: una rissa in un locale, un uomo che non aveva decisamente l'aspetto del tipico frequentatore di pub, alcune battute volgari e lui che si era messo in mezzo per difendere uno sconosciuto.

Sconosciuto con cui poi era andato a bere una birra; per quello che ne sapeva poteva essere davvero un serial killer. Eppure si era istintivamente fidato.

L'ultima lettera, poi, lo aveva particolarmente colpito. Non era la solita lettera di crimini e esperimenti scientifici. Da quando si erano incontrati dal vivo, Sherlock era diventato più amichevole, quasi cortese.



Sono passato nel tuo nuovo quartiere.

Quello in cui abiti nel 2010.
Adesso ci abita una gattara.
Mai visti tanti gatti sotto una finestra.

E' un bel quartiere ma manca qualcosa.
Recinti bianchi, cani..cosa manca John? Abiti in periferia.
Ti manca la città.

Vuoi ridere?
Mi manca un albero in giardino.
Abito in periferia, un albero dovrebbe essere un mio diritto.





- Come va con Mary? - chiese Harry, che da almeno cinque minuti aveva smesso di messaggiare con la sua amica.

- Bene - rispose lui. In realtà non andava né bene né male. Prima di andare a vivere assieme però, gli sembrava tutto molto diverso. Forse era proprio la routine che lo stava ammazzando e stava deteriorando il loro rapporto. Tornava a casa dal lavoro, facevano qualche chiacchiera, guardavano la tv e andavano a dormire.

C'erano le serate con gli amici, pub, cinema. Però non si sentiva davvero realizzato e finiva per sentirsi in colpa. Mary era una brava ragazza, dolce e premurosa, lo aveva aiutato ad uscire dalla depressione post traumatica, anche se non ne era del tutto certo. Non meritava di stare con un uomo che si era rassegnato a vivere una vita ordinaria senza stimoli.

Forse doveva solo smetterla di pensare ad una vita diversa, doveva smetterla di restare in attesa dell'arrivo dell'avventura. L'avventura era finita, non sarebbe più successo. Era stato in guerra e ora doveva tornare alla vita civile, casa - lavoro - pub.

- Loquace - ribatté Harry, critica. Guardava John così spento e si sentiva male per lui. Prima di partire per il servizio militare era così diverso, aveva degli obiettivi, delle ambizioni. Adesso era vuoto, spento.

- Scusa Harry, ma... -

- Cosa? State insieme da pochissimo e non sembri tanto entusiasta.. Non credo che poi migliorerà -

- Grazie dell'incoraggiamento - fece lui, guardandola torvo. Come poteva criticarlo, proprio lei che aveva divorziato da una donna così paziente.

- C'è un'altra persona? - fece la sorella a bruciapelo.

John quasi si soffocò con il suo caffè - Come dici? -

- Sei strano, stai lì a rimuginare, ogni tanto sorridi tra te. Hai incontrato qualcuno di speciale? Più speciale di Mary? -

John aprì la bocca per dire qualcosa ma poi la richiuse immediatamente. Era più l'idea di un'altra persona e di una vita diversa.


***** *****

15 dicembre 2010

Ho una sorella,  ma non andiamo molto d'accordo.
Ha divorziato da poco e ancora parliamo a stento.
E' un ex alcolista e prima che tu lo deduca, io non approvo.
Non so perché te lo sto scrivendo in realtà.
Forse perché trovo terribilmente difficile confidarmi con le persone, dirlo a voce alta
Ma scriverlo, beh è diverso.
Mi sento più a mio agio.
Non occorre nemmeno che mi rispondi, magari non sapresti cosa dire.


16 dicembre 2008


Ho un fratello, Mycrift, più grande di me ed è dannatamente fastidioso.
Sta sempre a controllarmi, come se non fossi in grado di badare a me stesso.

John era davanti alla cassetta di Baker Street quando la lettera arrivò. Pensò che poteva dare il via ad una specie di chat, per cui rispose subito, sperando Sherlock lo notasse.


16 dicembre 2010

Già, come nel pub.

John restò a fissare la cassetta in trepidante attesa, voleva che Sherlock fosse ancora lì, che avesse perso tempo a recuperare una penna al piano di sopra, ma che stesse per rispondergli.

Ciao John,
Non era la prima volta che rimanevo coinvolto in una rissa.

John sorrise.

Immagino che chiunque ti conosca voglia prenderti a pugni.
Per questo tuo fratello si preoccupa.

Mio fratello si preoccupa per niente.

Cosa fa di così fastidioso?

Lavora per il Governo.

Intendevo nei tuoi confronti, non per il resto dell'umanità.

Scusami John, la signora Hudson mi sta chiamando.
Credo  sia la polizia.

Spero non per arrestarti.

Forse.
Ma dubito telefonerebbero prima.

S.H.

***** *****

Nei giorni successivi, John si era recato più volte in biblioteca e aveva setacciato ogni sito internet alla ricerca di indizi per il caso di Sherlock. Sperava ardentemente di trovare una foto trionfante del detective a fianco dell'assassino dei pub. Ma non c'era alcuna traccia, nemmeno una riga in cronaca. C'erano articoli riguardanti gli omicidi, ma nessun colpevole era stato arrestato né vi erano articoli riguardo il detective.


Non mi piace la pubblicità, non lascio che parlino di me sui giornali.

Un profilo pubblico non fa bene al mio lavoro.

Quindi lasci che gli altri si prendano i meriti?
I tuoi meriti?

Non lo faccio per la gloria John.
Forse sui giornali non parlano del killer dei pub perché non c'è stato tanto clamore.
Probabilmente Lestrade l'avrà arrestato e basta, senza conferenza stampa.

L'ispettore Lestrade?
E' spesso nominato sui giornali.
E un tuo amico?

Io non ho amici John.

Quindi noi cosa siamo?


John rilesse più volte quella domanda che aveva scritto e riguardò più volte tutte le lettere che aveva scambiato con Sherlock. Che cos'erano se non amici? Non nel senso convenzionale del termine, ma sicuramente lo erano.

Lui considerava il detective un amico. Cercava indizi per il suo caso, Sherlock gli aveva minuziosamente descritto le scene dei crimini sperando che John lo illuminasse su qualcosa che gli stava sfuggendo. Gli aveva anche mandato delle foto delle vittime per avere un parere medico.

Cos'era se non erano amici? Per lui era ancora un esperimento? Un modo razionale di usare quella cassetta magica?

Forse Sherlock aveva preso troppo alla lettera l'idea di John, che magari la cassetta esisteva per aiutarlo a risolvere il caso.

Finì per accartocciare la sua risposta e decise di rimandare ogni dialogo ad un altro momento.


***** *****

John non aveva più scritto nemmeno una riga per giorni. Sherlock non faceva che passeggiare su e giù per le scale, aspettando di vedere una piccola busta bianca e qualche notizia dal dottore.

Invece non c'era niente. Cominciava a diventare nervoso. Forse poteva scrivere lui qualcosa, non era per forza necessario attendere la risposta di John. Non si ricordava nemmeno cos'era l'ultima cosa che aveva scritto.

Ci pensò un attimo e poi gli venne in mente, "non ho amici John".

Forse lo aveva offeso in qualche modo. Forse aveva creduto si riferisse a lui.

Erano amici? Sherlock non aveva mai definito nessuno così e di certo nessuno lo aveva considerato come tale.

Una punta di panico colse improvvisamente il detective. Se John era arrabbiato o offeso, o qualunque cosa fosse, non sarebbe ritornato alla cassetta di Baker Street. Non finché non gli fosse passata questa avversione.

Sherlock si sentiva impotente, non poteva fare niente dal passato, non aveva modo di comunicare. Se John aveva deciso di smettere di scrivergli, lui non poteva fare niente, nemmeno scusarsi.

Poi gli venne in mente un'idea un po' folle. Uscì di corsa, facendo le scale due a due, chiamò un taxi e si fermò prima in una agraria e poi nel futuro quartiere di John.

- Vuoi un albero John? E nel 2010 avrai un albero - Parlò tra sé il detective, iniziando a scavare nel giardino per piantare un piccolo acero riccio. Era un albero capace di crescere anche in città e che in due anni sarebbe diventato un alberello abbastanza alto da farsi notare.

La gattara non se ne sarebbe nemmeno accorta, troppo anziana e non del tutto in sé. Forse avrebbe pensato che era sempre stato lì quel piccolo arbusto.

Ma John lo avrebbe visto, avrebbe visto spuntare un albero che fino al giorno prima non c'era e avrebbe capito. Era il modo di Sherlock di chiedere scusa.
   
 
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