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Autore: bruna_    29/11/2015    0 recensioni
Ero al settimo cielo. Ma come predissi all’inizio, tutto finì.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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M’hanno chiesto se ci sto ancora male. Se a volte piango o se sono triste. Se ci penso ancora ,se sto bene, se l’ho superato.  Se quando parlo dell’amore mi riferisco a lui, se quando sono nervosa è per colpa sua, se è per colpa sua che sono diventata quello che sono. Un essere insensibile ormai ,piena di angoscia e disprezzo. Piena di invidia verso la felicità altrui e di rimpianti. Un essere egoista ed orgoglioso. Un essere ipocrita e bugiardo, permaloso e borioso. Un essere cattivo.
Alle loro domande rispondo con un sguardo. Non so bene cosa comunichi il mio sguardo, ma fatto sta che mette un punto a tutte quelle domande. Senza aver bisogno di dire altro. In cuor mio so che quelle domande hanno un senso. Sono per lui quegli sguardi persi nel vuoto, quegli occhi lucidi, quel nodo alla gola. Sono per lui le urla, il trucco colante e i continui mal di testa. Per lui sono le notti bianche, il cuscino bianco sporco di trucco. E’ per lui che sul mio viso non appare da tempo un sorriso. Un sorriso vero; di quelli che ti arrivano fino alle orecchie, quelli dove si riesce a scovare tutti i 32 denti, uno di quelli che ti fanno sentire davvero viva, uno di quelli che ti modificano tutta la giornata. Il mio vero sorriso è stato grazie a lui. E’ stato lui ad insegnarmi a sorridere. E’ stato grazie a lui che ho compreso l’importanza di uno di questi. Ero bravissima a sorridere quando lui era accanto a me. Riuscivo a farlo anche quando lui non c’era, ma quando lui era con me mi riusciva spontaneamente, non dovevo pensarci, veniva da se’.
Oltre ad avermi insegnato a sorridere, ha avuto anche il coraggio di insegnarmi l’arte dell’amare. Solo lui è riuscito ad accettare i miei difetti e poi ad amarli. Scoprì man mano che la sua esistenza era il mio unico conforto, il mio posto felice, la persona con cui potevo finalmente essere me stessa senza aver paura di spaventare o di stancare . Quando mi trovavo con lui non c’era nessun altro posto dove in cui volessi trovarmi. Mi accorsi che dopo un po’ lo guardavo con occhi diversi, i suoi occhi verdi mi apparivano più lucenti di quanto lo fossero in realtà, il suo sorriso più affascinante di quanto ricordassi. Mi si accese qualcosa dentro. Sentivo che il nostro rapporto stava cambiando; il mio cuore l’aveva capito. Quando incrociavo i suoi occhi, i miei si spalancavano, arrossivo, balbettavo e sentivo un incredibile nodo allo stomaco. A quella mia reazione lui sorrideva; se ne rendeva conto, non ero molto brava a nasconderlo, ma a lui non dava fastidio, ne era felice. Incominciai a pensare di essermene innamorata. All’inizio mi imposi di fare qualcosa per impedirlo, non doveva succedere, sapevo che sarebbe stato un disastro. Avrei  permesso ancora una volta che i miei sentimenti distruggessero tutto quello che ero riuscita a costruire con lui. L’idea mi uccideva. Non volevo perderlo. Non lui. Mi sentivo confusa e disorientata; non sapevo come muovermi. Ma quando ero con lui questa preoccupazione non esisteva. Non riuscivo a non immaginarmi al suo fianco, con le dita infilate fra le sue. Era inutile quanto cercassi di ripararmi da quella tempesta che mi spingeva ad amarlo, ad amare ogni singola parte di lui, ogni suo particolare: ormai c’ero dentro e non c’era nessun modo per cui potessi uscirne. Passavamo ogni possibile momento insieme. Passavamo il tempo sdraiati sull’erba a guardarci negli occhi, fra carezze, baci e sorrisi. Lo vedevo arrivare con la sua bicicletta mentre sorrideva. Mi sentivo impaziente di stringerlo, come si è impazienti di gettarsi in acqua il primo giorno di mare. Era da tempo ormai che non provavo emozioni del genere. Lui ha riacceso la mia vita. Mi ha tirata fuori da un incubo buio e tenebroso dove mi ero rinchiusa, per trasportarmi nel suo meraviglioso sogno. Parlavamo della vita, affrontavamo argomenti di grande importanza per gioco, ci confrontavamo su quale professione avremmo voluto fare, su quanti bambini avere, su cosa avremmo fatto se uno dei due si fosse sposato con un’altra persona o su dove saremmo andati a vivere. Scherzavamo su questi discorsi ma molte volte si finiva con una lite perché magari uno dei due aveva citato il nome di un ex o perché aveva parlato di un futuro senza neanche l’ombra dell’altro, ma per quanto cercassimo di fingerci arrabbiati finivamo coll’abbracciarci, sempre.
 Avevamo imparato ormai i ritmi dell’altro: come, ad esempio, avesse terminato la frase, oppure quando, in senso di disapprovazione, avesse sollevato  lo sguardo al cielo .Ero felice. Felice davvero. Lo amavo tantissimo e sapevo che a sua volta anche lui mi amava.
Ero al settimo cielo. Ma come predissi all’inizio, tutto  finì.
 Buio più totale intorno a me. Quel sole, di cui sentivo i raggi caldi penetrarmi la pelle, si spense.
Ero distrutta. Ero a pezzi. Avrei voluto morire, era il mio unico desiderio. Non volevo altro.
Quando per la prima volta non venne al nostro incontro al parco andai in panico. Avevo mille pensieri che mi volavano per la testa: che si fosse fatto male? che si fosse imbattuto in una mischia? che avesse bucato la ruota della bicicletta? Incominciai a correre, correre velocissimo, controvento con le lacrime agli occhi: che si fosse già stancato di me?  Non riuscivo a non pensarci. Stavo impazzendo, tormentata da mille pensieri. Spingevo qualsiasi cosa mi ritrovassi davanti che mi bloccava il passaggio. Sarei arrivata a casa sua e gli avrei confessato che non potevo vivere senza di lui, che l’amavo troppo, che sarei cambiata per lui, che sarei stata qualunque cosa avesse voluto.
Caddi.
Un blackout nella mia testa. Il tempo si fermò. Le mie orecchie non sentivano più nulla. Un silenzio inquietante.  Piangevo: non riuscivo a credere ai miei occhi.
 Avrei voluto che fosse solo un brutto incubo, mi sarei svegliata da lì a poco. Ma il profumo era il suo, la sua t-shirt- i suoi jeans, il suo corpo steso ai miei piedi, immobile, inerme, freddo. Urlai!
Il cuore mi batteva fortissimo, avevo il viso bianco, gli occhi spalancati. Lo stupore lasciò spazio al dolore.
Mi avvicinai a lui. Urlavo il suo nome, urlavo di non scherzare, che non era possibile, di tornare da me. Urlai tante cose che non ricordo nemmeno. Non riuscivo a realizzare ciò che avevo davanti agli occhi.
Era morto.
L’avevo perso. Avevo perso l’unica persona che avessi mai amato davvero in tutta la mia vita. Avevo perso il mio unico amico. Avevo perso la persona più bella del mondo. L’avevo perso.
Quanto avrei voluto che ci fosse in quel momento, perché gli volevo bene veramente, per dirgli che non ci fosse luogo dove non mi venisse in mente; potergli dire che l’avrei voluto veramente e non sentirmi dire che non avrei potuto farci niente. Mi aveva donato la sua vita, perché grazie a lui avevo ricominciato a vivere. Strinsi a me il suo corpo ma questa volta l’abbraccio non mi venne ricambiato e questo fece male, male davvero. Piansi per giorni; non riuscivo a capacitarmene, non me ne aveva mai parlato. Perché? Perché non dirmi della sua malattia? Aveva forse timore che l’avrei allontanato? Che l’avrei trattato diversamente? Questo faceva ancora più male.  Avrei voluto dirgli un ultima volta quanto lo amassi, quanto gli fossi grata per quello che aveva fatto per me, quanto mi sentivo fortunata ad aver incontrato una persona speciale come lui, ma la vita non me l’ha permesso.
Inevitabilmente ricaddi nel mio incubo buio e tenebroso. Mi rinchiusi lì, ancora una volta.



M’hanno chiesto se ci sto ancora male. Se a volte piango o se sono triste. Se ci penso ancora ,se sto bene, se l’ho superato.  Se quando parlo dell’amore mi riferisco a lui, se quando sono nervosa è per colpa sua, se è per colpa sua che sono diventata quello che sono. Un essere insensibile ormai ,piena di angoscia e disprezzo. Piena di invidia verso la felicità altrui e di rimpianti. Un essere egoista ed orgoglioso. Un essere ipocrita e bugiardo, permaloso e borioso. Un essere cattivo.
La risposta è no. Persone così non si superano, non si dimenticano, non si mettono in un angolo e ricordarle solo quando ci fa più comodo. Lui c’è e ci sarà sempre, e per quanto io possa impormi di non starci male il suo pensiero resterà sempre con me.
   
 
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