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Autore: eringad    02/03/2009    3 recensioni
Due protagonisti, Asuma e Kurenai, un amore corrisposto, nascosto.
Il ritorno di Asuma da una missione e la routine tra loro.
Una giornata "tipica" senza alcun avvento particolare, solo loro.
[Partecipante al contest "personaggi secondari" indetto da beat88]
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuma Sarutobi, Kurenai Yuhi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Baciami



- Baciami, baciami ancora, amore mio, perché questa notte, in questa stanza, siamo io e te, siamo solo noi in questa stanza, baciami ancora… -

“Bene ragazzi, siete stati bravi. Hinata ricordati solo di stare più concentrata. Voi potete tornare a casa, andrò io a fare rapporto all’Hokage.”

“Sì Kurenai-sensei!”

Un’altra missione, un altro rapporto, un altro lavoro. A questo si erano ridotte le sue giornate.
Si guardò intorno, il sole quel giorno era accecante, strano che non se ne fosse accorta. Cominciò a camminare verso il palazzo dell’Hokage, la strada era lunga dalla Porta Est alla sua destinazione, ma lei non aveva fretta.
Asuma era partito ormai da quattro settimane per una missione –come l’aveva definita lui?- molto importante per il bene del paese, e ancora non era tornato.
Lei faceva finta di niente, ogni giorno fingeva che non le importasse, fingeva di non aspettarlo ogni notte con la finestra aperta, in attesa del suo ritorno.
Kurenai era una bella donna, era una donna riservata, era una donna complicata, una donna forte e autoritaria.
Questo vedevano di lei dall’esterno. Ma lei non era solo una Jonin, lei non era solo una kunoichi.
E ancora camminava, lentamente e senza fretta, persa nei suoi pensieri.

“Dove va, bella signorina, da sola senza un accompagnatore?”

Una proposta sussurrata al suo orecchio mentre passeggiava sovrappensiero. Con uno scatto estrasse un kunai dalla manica facendo un balzo indietro e mettendosi in posizione d’attacco di fronte all’avversario improvviso.
Non fece in tempo a lanciare le ingiurie che le premevano sulle labbra che uno sbuffo di fumo le arrivò in pieno volto.
Cominciò a tossire mentre l’odore acre le si posava nuovamente sui vestiti, dopo quattro settimane di assenza.

“As- cof Asuma…”

Strofinò un occhio lacrimante alzando lo sguardo verso la figura sfocata, un uomo alto, virile, con un gran sorriso beffardo sul volto. La sua bocca non sapeva che fare, assumendo un’espressione tra l’imbronciato e il sorridente.

“Era legittima difesa. Mi stavi per attaccare!”

“E tu mi stavi molestando! Potevo ucciderti! In ogni caso, sono lieta che tu sia tornato.”

Le labbra della donna si arresero finalmente a un sorriso compiacente, ricambiato in tutto e per tutto dall’uomo.
Asuma cominciò a camminare e fu presto affiancato dalla donna. Come due vecchi amici, nessun contatto tra loro, solo i passi all’unisono potevano accomunarli su quella strada.

“Io invece, sono lieto di aver incontrato te, come prima persona, dopo la lunga missione insieme a Kakashi. Inizio a vergognarmi di essere suo amico, dopo aver sentito i discorsi notturni che fa.”

Si passò una mano sugli occhi rabbrividendo al ricordo e Kurenai sorrise.
Sembrava fosse passato tantissimo tempo dalla loro ultima passeggiata, camminavano e parlavano come se non si fossero visti da un anno e non solo un mese. Era piacevole, e a entrambi era mancata questa semplicità.

Passo dopo passo, arrivarono alla loro destinazione, salirono entrambi fino all’ufficio dell’Hokage e l’uomo si girò verso la donna, portando una mano dietro la testa e sorridendo appena.

“Arrivati. Anche tu devi fare rapporto a Godaime?”

“Si… Asuma, stasera sarai al ritrovo?”

“Penso che Gai e gli altri vogliano festeggiare il nostro ritorno, quindi molto probabilmente si. Ma prima andrò dai miei ragazzi, voglio salutare anche loro.”

“Allora ci vedremo lì, è molto tempo che non vado… Entro prima io, ho meno cose da dire… Ci vediamo stasera.”

Si guardarono, meno di mezz’ora erano stati insieme e ancora non volevano salutarsi di nuovo, ma il dovere, il lavoro, era più importante dei loro sentimenti.
Kurenai bussò alla porta e dopo un sommesso ‘Avanti’ entrò nell’ufficio del principale, donando però un’ultima occhiata al suo caro amico.
Nel dare il resoconto a Tsunade era stata spesso imprecisa e assente, i suoi occhi ancora vagavano di nascosto verso la porta, e i suoi pensieri erano rivolti ai minuti che quell’uomo stava passando –cosa stava facendo?, quanto ancora sarebbe rimasto a Konoha?, l’avrebbe incontrato quella sera?-, e faticò anche a comprendere la nuova missione assegnatale.
Non era da lei, e l’Hokage se n’era accorta, ma subito sorrise e capì, quando Kurenai aprì la porta e al suo fianco comparve Asuma accompagnato da Kakashi.
Si risalutarono, e Kurenai scambiò qualche parola con il Jonin dall’occhio bendato e poi sparì fuori dal corridoio.

***

Era davvero molto tempo che non andava al ritrovo, circa due settimane prima che partisse Asuma perché era impegnata con alcune missioni, o perché non si sentiva di festeggiare, e poi, dopo la sua partenza non trovava motivo per frequentare quel posto.
Il resto del pomeriggio, dopo l’incontro con Asuma, l’aveva passato ad allenare Hinata, che era venuta a cercarla per un allenamento extra dopo il suo pseudo fallimento in missione. Poi era andata a fare alcune commissioni, ritrovandosi a casa molto in ritardo.

“Le 8 e mezza! Oddio!”

Sussultò guardando l’orologio appeso sul muro, le cui lancette continuavano crudeli a muoversi sul quadrante.
Non aveva tempo di prepararsi o sarebbe arrivata troppo tardi, si guardò allo specchio cercando di ravvivare i capelli che restavano inerti attorno al viso, come se non volessero collaborare.
Lo sguardo cadde infine sulla disgrazia delle disgrazie, il vestito era strappato sul costato! Imprecò a bassa voce facendo mente locale sul perché di quella lacerazione trovando come colpevole il kunai lanciato da Hinata e che aveva schivato per miracolo.
Abbassò il capo sospirando e poi lo rialzò verso l’orologio.

“Va bene… Hai vinto tu… Mi preparo! Ma se arrivo in ritardo e lui non c’è più, tu finisci nella spazzatura!”

Inveì contro l’oggetto per poi spogliarsi e fiondarsi sotto la doccia ancora gelata, i brividi le attraversarono la schiena ma non aveva tempo neanche per far scaldare l’acqua.
Uscì veloce dalla doccia coprendosi alla meglio con un asciugamano e correndo all’armadio. Tirò fuori la tuta che indossava sotto la veste e la mise in fretta, poi arrotolò le bende attorno al corpo, velocemente, la sua era una corsa contro il tempo. Ancora pochi minuti per passare il rossetto sulle labbra carnose. Serrò lo sguardo sugli occhi dall’altra parte dello specchio, erano vivi. Vivi come non li vedeva da un mese e più.
Ultimo ritocco agli occhi e un’ultima sistemata ai vestiti, era pronta, almeno d’aspetto. Le nove e mezza, anche se si era preparata il più velocemente possibile. Uscì da casa con ancora qualche ciocca bagnata saltando velocemente sui tetti.
Il ritrovo si trovava a un palazzo di distanza da quello dell’Hokage, uno stanzone con poche finestre che si affacciavano sui vicoli della città.
Quell’appartamento era stato arrangiato a salone –o bar a seconda dell’occasione-, ed era il ritrovo per tutti gli shinobi adulti che non avevano impegni la notte e che volevano passare la sera in compagnia. Una volta arrivata davanti alla porta, sentì già la musica alta provenire dall’interno e gli schiamazzi di chi sicuramente era già ubriaco.
Entrò cauta e si trovò davanti ai due guardiani del cancello completamente ubriachi che barcollanti cantavano stonando la canzone ritmata che tuonava dentro il salone. Tutto intorno alle pareti tanti tavoli spesso raggruppati, tutti pieni di bicchieri vuoti, alle finestre alcuni ninja che guardavano estasiati il cielo terso seduti sui davanzali o ridevano sguaiati per gli animali, perlopiù gatti, che trascorrevano la loro notte vivace tra i vicoli.
Tra la musica e il gran vociare il caos era assordante, Kurenai stordita cercava tra i tavoli Asuma. Passava quasi intimorita tra le coppie che ballavano in mezzo alla stanza divertite dall’allegria generale.
Po ad un tratto sentì la voce tonante di Gai chiamarla dal mezzo della folla.

“Kurenai-san! Che piacere vederti qui! Era tanto che non venivi!”

“Gai-san…sei già brillo?”

“Ah ah ah! Suvvia Kurenai-san! La giovinezza è fatta di spensieratezza!”

In un lampo la donna si ritrovò tra le forti braccia di Gai che la trascinava su e giù imitando un ballo, sbigottita cercò di liberarsi dalla forte presa dell’uomo. Lui strinse ancora di più la presa sballottandola qua e là ridendo forte divertito.

“Gai-san! Ai- aiuto! Puzzi di alcol!”

“Ah ah ah! Forza Kurenai-san! Si lasci andare alla primavera della giovinezza!”

“Gai-san! Lasciami! Sto cercando Asuma!”

Il Jonin rise forte e la lasciò indicando un tavolo nell’angolo opposto della stanza dove Asuma sedeva accanto a Kakashi, tra le mani il bicchiere e le maniche arrotolate fino ai gomiti. Sembrava divertirsi parlando con il suo amico, che invece era completamente assorto dalla sua lettura, nonostante avesse non solo il discorso con Asuma da portare avanti, ma anche Anko che seduta accanto a lui flirtava vistosamente.
Kurenai tirò un sospiro e si fece largo tra la folla per raggiungere l’uomo. Una volta arrivata, il Jonin si stoppò nel parlare tagliando corto con un ‘Ne parliamo dopo’, tirò fuori dalla tasca l’immancabile sigaretta, l’accese e guardò intensamente la donna sorridendole.

“Pensavo non arrivassi più Kurenai.”

“Io pensavo di morire soffocata da Gai.”

“Ah si, è un po’ brillo in effetti.”

“È diventato ancora più indecente questo posto o è solo la mia impressione?”

“Ah ah ah… Penso che tu abbia ragione, dai siediti qui, io vado a prenderti un bicchiere.”

La kunoichi si sedette al tavolo osservando tutto ciò che accadeva intorno a lei, forse una questione di abitudine a causa delle missioni.
Vedeva Tsunade giocare a poker insieme ad altri quattro shinobi e perdere sempre, vedeva Shizune stringere il suo maialino e storcere la bocca ogni volta che guardava le carte della donna, vedeva Gai cercare di convincere a ballare chiunque finendo poi per fare un trenino con Izumo e Kotetsu, i due guardiani già pienamente ubriachi, vedeva Iruka bere da un bicchiere e parlare con Suzume, un’altra insegnante all’accademia, vedeva Anko cercare di battere Icha Icha Paradise per l’attenzione di Kakashi. L’unica cosa che non vedeva era Asuma.
Era completamente sparito dalla sua visuale.
Continuò a cercarlo con lo sguardo fino a quando non tornò con in mano due bicchieri pieni di un liquido trasparente, che capì essere sakè solo dopo esserle arrivato a due centimetri dal naso.

“Eri sparito completamente, i bicchieri non sono là al fondo?”

“Si, ma ero andato a chiedere di cambiare musica.”

“Hai fatto bene, sono completamente stordita.”

Kurenai ringraziò implicitamente l’uomo, ma quasi si spaventò quando iniziò la musica. Quella canzone la conosceva. O meglio, la conoscevano entrambi.
Lo guardò perplessa e lui posò i bicchieri sul tavolo porgendole la mano.

“Allora? Balliamo?”

“Ma cosa…?”

“Dai! Un bel ballo tra amici non fa male a nessuno, e poi hai ballato anche con Gai, potrei sentirmi offeso!”

Lei lo guardò spaesata per un momento, poi sospirò e afferrò la sua mano. Asuma con uno strattone la avvicinò a lui. Era un lento, una canzone spagnola molto famosa, l’uomo la strinse a sé forte dondolando e sussurrando al suo orecchio le parole della canzone.

“Besame, besame mucho. Como si fuera esta noche, la ultima vez. Besame, besame mucho. Que tiengo miedo perderte, perderte despues…”

Kurenai si lasciò cullare da quelle forti braccia premute sulla sua schiena, quella voce sussurrata era come se fosse l’unica in quella stanza e ormai non sentiva più nient’altro.
Quella canzone, era la loro canzone. Quella che avevano ascoltato la prima notte, la prima notte insieme, e che avevano ballato a piedi nudi sul pavimento spesso inciampando tra le lenzuola per terra, quella notte che avevano capito di appartenere l’uno all’altra, non solo per quella notte.
La canzone finì troppo presto, e loro stavano ancora ballando in mezzo alla sala come se le note riecheggiassero ancora.
Si divisero come fosse un supplizio e tornarono in fretta ai loro posti, amareggiati, ma ancora insieme.

***

La serata finì, e ognuno tornò a casa propria, felice e ancora divertito dalla serata, o sconsolato per l’obiettivo non raggiunto, chi insieme, chi da solo, per poi rialzarsi la mattina e ricominciare la solita monotonia delle giornate.
Kurenai e Asuma, erano insieme, in quel letto troppo piccolo per una persona sola e troppo grande per due. Due amanti che si sarebbero sciolti alla luce del sole come la brina mattutina, che sembra che non ci sia mai stata prima dell’alba.
Ma lì, in quel letto, in quella stanza, quella notte, c’erano. Erano loro, erano vivi, erano insieme.
E poco contava del tran tran mattutino, o della quotidianità delle giornate, perché loro vivevano l’una dell’altro notte dopo notte.

Baciami, baciami ancora, amore mio, perché questa notte, in questa stanza, siamo io e te, siamo solo noi in questa stanza, baciami ancora…





Questa fic si è classificata 9° al contest “Personaggi Secondari” indetto da beat88
Ringrazio vivamente beat88 per aver creato questo fantasticissimo contest *_*
E naturalmente ringrazio anche voi lettori! Siete stupendi!

Due protagonisti, emozioni descritte prevalentemente appartenenti a Kurenai, descrizione delle sensazioni di un amore ritornato (finalmente) e, non di un’occasione speciale, ma di una giornata tipica tra i due. Per capire meglio la scelta della canzone cercare la traduzione.
Spero vi sia piaciuta ^^
Bye Bye
  
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