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Autore: filion92    29/11/2015    2 recensioni
Il Natale è alle porte e a Storybrooke la neve fa da padrone. Gli abitanti di questa cittadina, sempre sotto attacco, decidono di trascorrere una giornata in allegra compagnia.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Elsa, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Emma... - una mano si posò sulla sua spalla. Il pensiero era talmente fisso sulla neve che scendeva da non sentire il tocco leggero. -Swan... - una leggera pressione la scosse. Trovò dietro di sé Killian che le sorrise dolcemente. Dentro di lei qualcosa stava crollando, qualcosa non andava più. Sorrise debolmente al suo uomo, quasi a volergli raccontare cosa le passava per la testa. E lui quasi capì.
-Qualcosa non va?- le strinse le spalle portandola a sé, poi l'abbracciò. L'avrebbe voluta tutta per sé, l'avrebbe portata via sulla sua nave e sarebbero scappati via. I problemi sarebbero rimasti a Storybrooke. Via l'apprendista, via Gold, via Zelena, via da tutti. Avrebbero vissuto tutto come in una favola, tutto sarebbe andato bene... se solo avesse potuto.
Emma si poggiò sul suo petto e scosse la testa. No, qualcosa non andava. La neve continuava a scendere inesorabile, coprendo ogni cosa davanti a loro, che si trovavano sotto la tettoia della locanda di Granny. L'incubo della sera prima non la lasciava libera un secondo. Il mare nero l'aveva invasa nel sogno, ma era come se fosse rimasto con lei. Si era intrufolato nei pensieri, aveva reso tutto più cupo, più confusionario.     -Tesoro- le alzò dolcemente il mento fino a fissarla negli occhi, le sorrise ancora e continuò -mi dici che hai?- Emma scosse nuovamente la testa. Come poteva spiegargli ciò che provava? Come poteva dirgli che a causa di un incubo si portava una tristezza dentro che poteva sprofondare nella terra fino ad arrivare al suo esatto centro? Non poteva, semplice. Ma per farlo sentire meglio decise di sorridere... o almeno di provare a sorridere. Così provo goffamente a sorridere. Alzò lo sguardo, controllò i suoi muscoli facciali in quella che doveva sembrare un sorriso. Il sopracciglio inarcato di Killian le fece intuire che forse non era riuscita nel suo intento. Più che forse era un sicuro. - Forza Swan... sappiamo entrambi che qualcosa non va. Cosa ti turba fino a rimanere così silenziosa? - sforzò un debole sorriso
- Ho… ho fatto un incubo… forse mi sto lasciando prendere troppo. - gli sorrise e lo baciò. Fu quel bacio a farle dimenticare la nottata passata. Guardandolo negli occhi aveva ritrovato la calma che le serviva. Killian aveva quel potere su di lei, si portava via ogni pensiero negativo. Un colpo di tosse li ridestò.
-Ehm... voi due?- Granny li fissava quasi con sguardo materno - siamo tutti pronti, mancate solo voi su!- e battendo le mani rientrò in casa lasciando la porta semiaperta. Emma fece per entrare ma Hook la riprese a sé, baciandola ancora.
-Allora! Ho lasciato la porta aperta per farvi entrare, non per rinfrescare locanda!- Granny era al loro fianco – Se non vi sbrigate le lasagne andranno a ruba. – rientrò dentro sbattendo la porta.
-Beh…- lasciò un bacio sulle labbra di Emma – sarà meglio entrare, non vorrei incorrere nelle ire della sua balestra…- scoppiarono a ridere e tenendosi per mano entrarono.
La locanda era stata addobbata a festa, il Natale aleggiava nell’aria e questo commosse Emma che tutto ciò non aveva mai provato. Il profumo di lasagne riempiva l’aria. I tavolini erano stati sistemati in modo da formare un tavolo unico al centro della locanda, così da riuscire a mangiare tutti insieme. –Prima di cominciare – la voce di David si portò su tutte le altre, tanto da creare il silenzio, al suo fianco Mary Margaret gli sorrise, incitandolo con lo sguardo a continuare, David ricambiò il sorriso, ma sentì uno sguardo malefico provenire dal bancone. Era Granny che lo fissava – Le lasagne si freddano, principe. A meno che non vogliate che Leroy vi lasci senza pranzo…- entrò nelle cucine sbuffando. Leroy, che si trovava in piedi vicino al bancone, fischiettò guardandosi intorno.
-Sarò breve, riprese David ridacchiando – non vorrei creare altri disturbi alla nostra Granny. Ringrazio tutti voi di essere qui, e voler passare nonostante i vari accadimenti, del tempo insieme.- fissò sorridendo Emma e Killian che sedevano proprio di fronte a lui e Mary Margaret –Riusciremo a superare tutto.– bevve dell’acqua e sospirò, –speriamo solo che non arrivi una nuova maledizione- disse Leroy ticchettando nervosamente le mani sul bancone – e soprattutto – intervenne Granny affacciandosi dalla cucina – che non ci faccia perdere nuovamente la memoria – disse con tono sarcastico e ritornò nelle cucine.
Tutta la sala ridacchiò, era un argomento serio ma il tono con cui lo disse l’anziana rese tutto più leggero. Hook notò con sollievo come Emma avesse ritrovato il sorriso e la donna dal canto suo, sentiva un po’ di calore nel cuore, la presenza dei suoi amici più cari le faceva bene.
 
Qualche ora dopo finirono di mangiare. Nonostante il pranzo fosse stato sostanzioso erano tutti pronti per la gara che si sarebbe svolta di lì a poco. Anche Elsa, nonostante fosse rimasta in silenzio fino a quel momento, regalava timidi sorrisi e qualche battuta indifferente. Sapeva che quello che stava per accadere l’avrebbe resa un po’ felice.
-Le squadre le conoscete bene. Ricapitoliamo: Con me, Leroy e Hook. Emma con Regina e Henry. Per gli altri presenti, decidete voi con chi stare – disse David sorridendo. Hook fissò Emma con sguardo di sfida – Come pensi di battermi con una mano sola? – la risata della donna fu musica per le orecchie di Hook che non rimase per niente offeso, anzi ribatté – Beh, posso fare molte cose con una mano sola – inarcò il sopracciglio e con sorriso beffardo invitò la sua squadra ad uscire dalla locanda. -Ti ha un po’ spiazzato noto – Regina ridacchiava mentre lo diceva ed Emma non disse niente, semplicemente alzò le mani sorridendo. 
- Mamma raggiungo gli altri – disse Henry avviandosi verso la porta. Fino a quel momento era rimasto in silenzio a scarabocchiare qualcosa su un foglio, Emma e Regina annuirono sospettose. - Allora Elsa – Emma si voltò verso la ragazza dalla treccia bionda – pronta? – le sorrise avvicinandosi – sarai molto d’aiuto – la prese sotto braccio ed uscirono fuori.
Aveva smesso di nevicare da un bel po’ e un candido manto copriva ogni cosa in città. Le strade erano addobbate a festa, figure di Babbo Natale, renne, slitte e tutto ciò che ricordava il Natale erano onnipresenti in ogni angolo della strada.  Emma si guardò intorno estasiata. Non che non avesse mai visto la neve o gli addobbi natalizi, ma Storybrooke aveva un fascino tutto suo vista in quel modo. Regina non fiatava, si preoccupava solo di quello che sarebbe potuto accadere di lì a poco.  – Non so quanto reggerò tutto questo – disse stizzita. Ad ogni passo fissava gli stivali che affondavano nella neve – congelerò di questo passo…-elsa scoppiò a ridere – io no! -. Emma si voltò verso la mora – ti avevo avvisato. Dovevi vestirti comoda…-. Regina dentro le di sé le diede ragione, forse sarebbe stato davvero il caso di mettersi le scarpe imbottite.
Dopo poco arrivarono nella foresta.  Tutti erano pronti. Hook fissò Emma sorridendole, non le avrebbe dato scampo. –Dunque cara Elsa, ora tocca a te-. La ragazza sorrise, si concentrò e portando le mani davanti a sé formò un tornando di neve che una volta dileguato mostrò due muri fatti di neve dietro al quale ci si poteva benissimo nascondere. Ovviamente, non c’è da raccontare gli sguardi di sfida che si lanciavano tra le squadre.
-Al mio tre!- David urlò in modo da farsi sentire da tutti, riprese fiato ma un palla gli colpì la fronte – Forza, sembri un bambino! –  Mary Margaret l’aveva preso in pieno. Una scarica di palle di neve partì da entrambe le parti, un combattimento di cui nemmeno nei peggiori libri fantasy si sarebbe letto. Più agguerriti di un branco di leoni in calore, riuscivano a scaricare le munizioni in pochissimo tempo. Tanto che Elsa doveva prestare attenzione ad entrambe le squadre e ricreare sempre nuove montagne. E non sembrava, ma anche lei si divertiva. Ridacchiava sotto i baffi quando Leroy gridava che avrebbe vinto su tutti o quando Mary Margaret urlava come un’ossessa. Poi d’improvviso si rese conto che qualcuno là in mezzo mancava, nessuno se ne era reso conto, presi troppo dalla battaglia, nessuno aveva notato l’assenza di due persone. Hook ed Emma si erano dileguati. Elsa sorrise in silenzio, non avrebbe certo fatto intendere qualcosa.
Poco più in là, vicino ad un laghetto ghiacciato Hook ed Emma si fissavano silenziosi. Quel posto silenzioso non faceva che renderli più uniti, poiché ciò che davvero parlava erano i loro cuori. Seduti nella neve e l’una nelle braccia dell’altro, in silenzio, si scrutavano. –Vorrei davvero che me lo dicessi Swan – Emma si ridestò come da un sogno. Lo sguardo di Hook era talmente intenso e penetrante da lasciarla come ipnotizzata – Cosa? – il ragazzo le sorrise – Sai cosa… - rimase in silenzio provando a comunicare qualcosa con gli occhi. Inarcò il sopracciglio quando lei si scostò nervosamente. –Forza Swan… non puoi farmi stare così sulle spine, ho bisogno di sentire quelle due paroline. - Provò a cercare un contatto fisico, ma un tocco sulla spalla non aiutò. Non riusciva a comprendere come lei non poteva non parlare d’amore con lui, non capiva la sua chiusura e più ci provava più lei si allontanava. Eppure provava un trasporto verso di lei che non aveva mai provato per nessuna, qualcosa che andava oltre il semplice amore. Lei era amore vero, quello che ti trascina, che ti confonde e allo stesso tempo ti fa rimanere lucido, quello particolare, che anche se ti trovi in una tormenta di neve, non fai che sentire un calore nel cuore. Quello era l’amore tanto cercato, l’amore era lei. Quello che non riesci a lasciare andare, ti ci aggrappi come se non ci fosse un domani e allo stesso tempo il domani lo costruirai con lei. L’amore che ti crea una piccola luce nel tunnel, Emma era quella luce. Rimase a fissarla qualche secondo poi d’istinto la strinse a sé, facendola sobbalzare. Emma si sentì soffocare ma non le interessava, anzi si strinse ancora di più a lui. Il calore che le provocava era come fuoco vivo, nemmeno la neve su cui era seduta riusciva a raffreddarla. Non aveva fatto finta di ascoltare, sapeva cosa voleva sentire. Ma non avrebbe mai detto quelle parole, mai. Lei lo amava, lo amava con tutta l’anima. Ma la paura di perderlo era troppa e dato che la sua vita sembrava influenzata da una maledizione non le avrebbe dato altre chance. Emma lo amava troppo e non avrebbe permesso a niente e nessuno di portarlo via. Era la strada che aveva perso, quella luna lontana che solo chiudendo gli occhi si trovava vicino. Solo quando era con lui si sentiva calma e sicura, solo le sue braccia le davano quella sensazione.  Quel ‘’Ti amo’’ Se lo sarebbe tenuto per sé, per sempre. –Senti, non mi interessa va bene? – Hook la sorprese - non fa nulla, me lo dirai quando ti sentirai di volerlo fare. - la strinse ancora di più a sé – sappi solo che farei di tutto per te, non ti lascerò mai, in nessun modo tu stia pensando che io possa farlo. Vendere ogni parte di me, per te. La mia stessa anima se dovessi farlo… perché ti amo. - Emma alzò lo sguardo che fino a quel momento aveva lasciato volto verso il basso, forse per paura che lui insistesse. Gli occhi erano colmi di lacrime, il sospiro era quasi impercettibile, gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Fu un semplice bacio, nulla di passionale, ma servì a Hook per capire quanto amore aveva lei da donargli.
 
Sembrava tutto perfetto, il bacio che non finiva mai, loro due abbracciati… fin quando una pioggia di palle di neve non li colpì in pieno. Gli altri si erano dati talmente da fare con le munizioni che avevano quasi ricoperto i due amanti che ormai ridevano distesi nella neve. Il primo ad alzarsi fu Hook, dopo di lui Emma. Adesso la vera battaglia poteva cominciare.
 
 
   
 
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