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Autore: Dymeena    29/11/2015    0 recensioni
Lui mi conduceva nella sua stanza, tenendomi per mano e fermandosi ogni tanto per baciarmi le labbra o il collo. Aprì la porta, entrammo in una stanza semplice. [...] Sposarmi... solo al pensiero mi tremavano le gambe. [...] Ma le otto arrivarono... e passarono.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Lui mi conduceva nella sua stanza, tenendomi per mano e fermandosi ogni tanto per voltarsi e baciarmi le labbra o il collo. Aprì la porta, entrammo in una stanza semplice: pareti bianche, armadio di legno, un letto al centro dello spazio, un computer nell'angolo... Ne avevo già viste a centinaia di camere simili. Mi fece spogliare e mi buttò sul letto. Io passiva lo lasciai fare. Non m'importava quello che faceva di me, io volevo lo facesse. Volevo riuscire a dimenticare, eppure sapevo che quello non era il modo giusto. In realtà la mia era una sorta di vendetta. Ma vendetta per cosa poi?...
...
Era una bellissima giornata primaverile, una di quelle in cui sei libera di indossare magliettine a mezze maniche e mettere occhiali da sole senza sembrare ridicola. Giravo per negozi con la mia migliore amica, Marika. Eravamo in cerca di un abito elegante per me, quella sera il mio ragazzo mi avrebbe portata a cena in un ristorante di lusso e, ne ero certa, dopo tre anni di relazione, mi avrebbe finalmente chiesto di sposarlo. Ne ero certa perchè qualche giorno prima aveva chiesto ad una delle mie cugine la taglia del mio dito e lei era subito corsa a riferirmelo. Era stato abbastanza ingenuo a chiederlo proprio a lei dato che tutti sapevano che non era capace di tenere nulla per sè. Sposarmi... solo al pensiero mi tremavano le gambe. Era un passo importante, ma se dovevo compierlo non avrei voluto nessun altro accanto a me sull'altare. Dopo ore di shopping, riuscii a trovare un abito semplice e adatto all'occasione. Tutto era pronto. Lui sarebbe passato a prendermi verso le otto e poi saremmo andati al parco a fare un giro, al ristorante e il resto era un'incognita. Ma le otto arrivarono... e passarono. Provai più e più volte a chiamarlo al cellulare, ma nulla.
Iniziai a preoccuparmi. Gli era forse accaduto qualcosa? Indossai qualcosa di comodo e chiamai un taxi che mi portò a casa sua. Durante il tragitto provai ancora a chiamarlo e lasciargli messaggi nella segreteria telefonica. Arrivata fuori al suo portone provai a suonare al citofono, per poi ricordarmi che era guasto. Presi la copia delle chiavi che mi aveva regalato e aprii la porta. Le luci del corrisodio erano spente, ma sentivo dei rumori provenire dalla camera da letto. Preoccupata corsi ad aprire la porta e ciò che mi trovai d'avanti mi gelò il sangue nelle vene: lui era a letto, sotto le coperte, con un'altra donna. La riconobbi subito, era una sua vecchia amica. Quando qualche secondo dopo lui si accorse della mia presenza, sbiancò. Il terrore era nei suoi occhi. I miei invece si riempirono di lacrime. Mi voltai e scappai via. Sentii la sua voce che mi chiamava, ma non mi girai a guardarlo. Non volevo guardarlo più. Non l'avrei più fatto. Non volevo più nemmeno sentire la sua voce. Non volevo più che esistesse. Ero sconvolta. Stravolta. Ma avrei dovuto immaginarlo dal momento che non mi aveva risposto al telefono. Non aveva mai mancato una mia chiamata, non mi aveva mai fatta attendere... No. Non dovevo pensarci, mi avrebbe solo fatta sanguinare più di quanto già non facessi in quel momento. Già, perchè il mio cuore, ormai spaccato a metà, pareva sanguinare a fiotti. Un'emorragia inarrestabile. Credevo che da quella sera sarei stata fidanzata e invece... mi ritrovavo cornuta...
A quel pensiero un odio nei suoi confronti s'impossessò di me. Volevo ferirlo anch'io. Volevo farlo soffrire. Di più. VOlevo farlo morire di dolore.
Quella sera andai a letto con almeno quattro ragazzi diversi, di cui due contemporaneamente. Non provai piacere, non in senso fisico almeno. Ero ancora troppo distrutta. Il mio piacere era in quella gioia selvaggia che provavo a ripagarlo con la sua stessa moneta. Avevo scelto con cura i ragazzi in modo tale che lui l'avrebbe saputo il prima possibile. Non sarei stata io a dirglielo. Io non volevo più averci nulla a che fare. Volevo essere io a chiudere questa relazione, questo era il mio messaggio d'addio per lui.
....
Da quel giorno era passato almeno un anno. Io avevo continuato ad avere rapporti con uomini diversi. Alcuni erano suoi amici, altri semplici sconosciuti incontrati in discoteca. Non sapevo perchè continuavo a farlo, ormai lui non ci avrebbe più sofferto, probabilmente mi considerava solo una povera puttanella, nulla di più. Da quel giorno non si era più fatto sentire. Nemmeno un messaggio per darmi spiegazioni, per chiedermi scusa. Nulla. Forse il suo era stato uno stratagemma per far sì che fossi io a lasciarlo... eppure... restava in sospeso la questione dell'anello. NO. STOP. Non ci avrei pensato in quel momento. Non nel letto del ragazzo di turno. Infondo il mio scopo era proprio quello... DIMENTICARE.

COMMENTI AUTRICE. Presto pubblicherò una storia correlata a questa che ci permetterà di conoscere anche il punto di vista del ragazzo. Intanto vi auguro buona lettura =) .
 
   
 
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