«Lily, prendi Harry e scappa! È Lui! Scappa! Corri! Io cerco di tratte-nerlo...»
Il rumore di qualcuno che si precipita fuori da una stanza... una porta che si spalanca... una risatina acuta...
 
Harry si risvegliò, schiaffeggiato dal professor Lupin. Assomigliava incredibilmente a James pensava quest’ultimo ogni volta che posava lo sguardo sul ragazzo. I capelli neri spettinati e gli occhiali perennemente storti sul naso. La divisa in disordine. La forza di volontà e il suo – il loro – non arrendersi mai.
 
«Ho sentito mio padre» mormorò il ragazzo. «È la prima volta che lo sento... ha cercato di affrontare Voldemort per dare a mia madre il tempo di fuggi-re...»
 
Delle lacrime scendevano lungo le sue pallide guance. Chinò il capo più che poteva e si asciugò le guance con un lembo del vestito, fingendo di allacciarsi la scarpa, per non farsi vedere da Lupin. Ma il professore aveva tutt’altro a cui pensare. Alle parole del ragazzo era caduto in una sorta di trance e decine di immagini gli erano passata davanti agli occhi: un sorriso malandrino, un campo da Quidditch, una vecchia mappa, degli occhi color nocciola.
 
«Hai sentito James?» chiese Lupin con una strana voce. Si stupì di non balbettare. Non era sicuro che sarebbe riuscito a mantenere il controllo.
«Si...» A volto asciutto, Harry alzò gli occhi. «Perché... lei non conosceva mio padre, vero?»
«Io... sì, in realtà» disse Lupin. «Eravamo amici a Hogwarts»

Eravamo amici? No. Eravamo di più. Lui era il mio miglior amico. Era il miglior amico che si potesse desiderare.
Non mi ha mai lasciato solo, neanche quando conobbe il mio segreto. Mai saltata una Luna Piena, mai che non avesse voglia di farmi compagnia.
Non era un amico. Era molto molto di più.



«Professor Lupin» disse Harry. «Se conosceva mio padre, allora deve aver conosciuto anche Sirius Black».
Lupin si voltò in fretta. Quel nome. Uscito dalla bocca del figlio di James suonava così strano. Non come sarebbe stato se quel maledetto 31 Ottobre non ci fosse mai stato.
«Che cosa te lo fa pensare?» chiese il professore in tono asciutto.
«Niente... voglio dire, so solo che anche loro erano amici qui a Hogwarts...»
 
Lo conoscevi Remus? Conoscevi l’uomo che ha ucciso dodici persone innocenti e il vostro vecchio amico? Che ha tradito il suo migliore amico – suo fratello – vendendolo a Lord Voldemort? No. Tu conoscevi un ragazzo dagli occhi grigi e dal cuore grande.
Conoscevi il ragazzo che ti copriva con una coperta pesante, quando spuntava l’alba, il giorno dopo la Luna Piena.
Conoscevi il ragazzo che era l’ombra di James Potter, a cui brillavano gli occhi ogni volta che si trovava in sua compagnia.
Conoscevi un ragazzo che era il tuo migliore amico.
Conoscevi un ragazzo che era Sirius. Solo Sirius.
E quel ragazzo non è sicuramente l’uomo che ha scontato dodici anni ad Azkaban con l’accusa di essere sostenitore di Voldemort e assassino del suo migliore amico.
 
«Sì, lo conoscevo» rispose brevemente. «O almeno così credevo. È meglio che tu vada, Harry, si sta facendo tardi»





Spazio autrice
Niente, mi ha preso voglia di scrivere, mentre stavo rileggendo Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban. Mi piacerebbe molto sapere i pensieri che hanno tormentato Remus per i 12 anni in cui non ha visto Sirius, cosa pensava di lui, se sotto sotto era convinto che fosse innocente e la spiegazione fosse un'altra. I "Best Friends" sono ovviamente Remus, James e Sirius.
Spero che la storia vi sia piaciuta, se me lo fate sapere sono molto contenta. Ovviamente accento anche critiche e consigli.
A presto,
Felpie

Tratto dal libro:
«Lily, prendi Harry e scappa! È Lui! Scappa! Corri! Io cerco di tratte-nerlo...»
Il rumore di qualcuno che si precipita fuori da una stanza... una porta che si spalanca... una risatina acuta...

«Hai sentito James?» chiese Lupin con una strana voce.
«Si...» A volto asciutto, Harry alzò gli occhi. «Perché... lei non conosceva mio padre, vero?»
«Io... sì, in realtà» disse Lupin. «Eravamo amici a Hogwarts»

«Professor Lupin» disse Harry. «Se conosceva mio padre, allora deve aver conosciuto anche Sirius Black».
«Sì, lo conoscevo» rispose brevemente. «O almeno così credevo. È me-glio che tu vada, Harry, si sta facendo tardi»