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Autore: BringMeSunshineLiam    30/11/2015    0 recensioni
Ero stufa della guerra che combattevo contro chi non mi meritava; volevo l’amore. Volevo il suo sorriso, solo il suo sorriso, perché non c’era nient’altro che potesse farmi innamorare di più.
Il giorno che ricevetti quella e-mail fu il più bello della mia vita. Beh, non esattamente il più bello in verità.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il cuore aveva cominciato a battere all’impazzata quando un trillo mi aveva avvertita dell’arrivo di una mail. La data di oggi era segnata sul calendario da mesi ormai, dal giorno in cui avevo letto le condizioni per la domanda di partecipazione. Avevo i requisiti giusti; lo sapevo ed era per questo che un pomeriggio ho approfittato dell’assenza della mia famiglia per registrare un video. Non mi ero neanche soffermata a controllare che fosse a posto, sapevo che lo era perché quello che mi aveva spinto a farlo era stato dettato dal cuore. La speranza era tanta, ma lo era anche la paura. L’e-mail non diceva granché e conteneva un allegato. Mi accorsi solo di sentire un urlo abbastanza forte da far tremare le quattro pareti che contenevano me e la scrivania sulla quale era poggiato il portatile, prima di rendermi conto che quell’urlo proveniva dall’unica persona presente in quella stanza. I miei occhi erano fermi sull’unico nome che rendeva la mia speranza un desiderio finalmente avverato; gli altri quattro nomi accanto al suo rendevano tutto più realistico. Avevo una sola, grande consapevolezza: con mia grande sorpresa, facevo ufficialmente parte del corpo di ballo della band più amata e popolare dell’ultimo decennio. Mi sarei trasferita a Londra per sei mesi, dopodiché avrei trascorso ore, giorni e notti interi assieme a cinque giovani uomini e un mucchio di persone di cui, in quel momento, non ricordavo nemmeno il nome. Non avrei visto la mia famiglia per tantissimo tempo, ma era ancora troppo presto perché l’eccitazione cedesse il posto alla malinconia. Ovviamente, la mia famiglia era all’oscuro dei miei diabolici piani; stavo letteralmente sabotando il futuro per il quale avevo lavorato fino ad allora per inseguire uno sciocco sorriso ed un futuro cieco. Ma in quel sorriso e in quel futuro io ci vedevo il mio, anche se costellato di innumerevoli incertezze. Ero certa di voler affrontare qualcosa molte volte più grande di me, diciamo pure che volevo fare il passo più lungo della gamba. Non ero tranquilla, perché sapevo che tutta la sicurezza che avevo avuto nel mandare quel video sarebbe svanita nell’esatto momento in cui avrei varcato la soglia di quella stanza così piena di gente e così piena di lui. Di loro.
Due anni non erano due giorni e Londra non era certamente dietro l’angolo!
Tenni la valigia pronta, sistemata dietro uno scatolo sotto il letto. Il giorno della mia partenza, quella malinconia nascosta si mostrò nel peggiore dei modi: la perdita dell’appetito alla tavola calda dell’aeroporto. Sentivo lo stomaco ridotto in poltiglia e la mia mente giocava brutti scherzi mostrandomi l’immagine di mia madre che mi ricordava quanto fosse assurda l’idea di inseguire un uomo fino in capo al mondo. Avevo deciso di ammettere a me stessa che lo facevo solo per vedere quel maledetto sorriso, anche se avevo usato il ballo come movente. Quanto più mi avvicinavo al mio sogno divenuto realtà, più la mia mente tornava a liberarsi del peso della malinconia e della paura. Scesi dall’aereo con le gambe che molleggiavano e appena sentii delle urla mi girai di scatto, pensando che i ragazzi fossero lì. Mi avvicinai ad un uomo che reggeva un cartello con il nome della band e anche un altro paio di ragazze fecero lo stesso, sorridendomi allegramente. Una delle due lasciò l’impronta del suo bacio poco sopra la scritta, mentre l’altra si scattò un selfie. Tra le tante cose su cui mi ero soffermata a pensare c’era il fatto che non parlassi bene la lingua; avevo creduto di sentirmi a disagio, ma tutte le parole sconnesse che avevo udito in quel frangente mi avevano fatto sentire come se appartenessi a quel luogo e a quelle persone da sempre. Avrei sicuramente avuto un bel po’ di problemi a parlare con lui, ma qualsiasi contatto con loro non faceva ovviamente parte del contratto. Avrei vissuto quell’esperienza dividendo con lui qualche sguardo fugace e sebbene non fosse esattamente quello che mi ero sempre immaginata del nostro primo incontro, era proprio quello che volevo. Potevo dire molte cose con gli occhi ed ero abbastanza sicura che dietro tutta la sua loquacità, anche lui avesse il mio stesso potere speciale. Quando tornai a guardare oltre la mia fervida immaginazione, tante iridi differenti viaggiavano le une nelle altre; tanti sguardi diversi si incrociavano tra loro ed esprimevano impazienza. Soltanto cinque di noi riempirono l’auto che era venuta a recuperarci all’aeroporto, mentre le rimanenti cinque occupavano un’altra macchina che ci seguiva piano nel traffico londinese. Ogni chilometro percorso fino all’albergo segnava una domanda nella mia testa. Ci sistemarono in cinque stanze diverse, ognuna delle quali conteneva quindi due persone. La mia compagna era silenziosa quasi quanto me, ma era chiaro che entrambe ci fossimo trattenute fino a quel momento. Ci dissero che nello stesso posto alloggiavano anche i ragazzi e fu allora che la morsa allo stomaco lo fece ridurre alle dimensioni di una nocciolina; Liam ed io non eravamo più così lontani. Se avessi studiato il silenzio, avrei potuto persino sentire la risata di Niall, o i toni soavi di Louis. Sapevo che c’era una palestra non molto lontano ed ero sicura di trovarci Harry, ma ci era stato detto di non uscire ed io avevo obbedito.
Il giorno seguente, la mia sveglia suonò prima del previsto e subito fui in piedi; non ero mai stata più felice di abbandonare il letto di primo mattino. Sapevo che non avremmo incontrato i ragazzi quel giorno; aspettavo con impazienza il momento in cui avrei finalmente visto i loro volti. Fummo chiuse tutte in una sala prove e mi sembrò di aspettare un’eternità prima che un giovane ragazzo, seguito da due donne, entrasse in quella stanza. Ci guardò ad una ad una, ma su di me il suo sguardo indugiò più delle altre, anche se non ne capii il motivo. Mi fece segno di fare un passo avanti ed io, con le gambe molli, lo accontentai. Mi chiese qualcosa, ma mentre lo fece si voltò dandomi le spalle e guardando oltre il vetro scuro dietro di lui facendo un cenno, come se dall’altra parte ci fosse qualcuno. Non ebbi molto tempo di pensare cosa significasse quel gesto, perché subito mise la base sulla quale avevo improvvisato un balletto qualche mese prima. Avevo questa strana abitudine di sorridere mentre ballavo, ma lo facevo perché la musica sapeva rendermi libera a tal punto da farmi dimenticare di qualsiasi cosa. Nuovamente, si girò e sorrise a qualcuno dall’altra parte. Incrociò le braccia al petto e non faceva che guardarmi mentre le altre nove ragazze facevano di tutto per attirare la sua attenzione. Quando il giro terminò, mi richiamò di nuovo e mi chiese di improvvisare un pezzo più femminile; mi fece indossare i tacchi e chiamò accanto a lui le due donne che nel frattempo si erano soffermate a parlare nel corridoio. Disse loro qualcosa all’orecchio e non riuscii ad afferrare una sola parola. Due settimane più tardi, avevamo imparato una coreografia su una canzone cantata dai ragazzi; non mi ero mai sentita più ispirata. Ero nelle grazie del coreografo, ma ancora non ne avevo capito il motivo. Mi disse frettolosamente che gli piaceva il mio movimento, ma non seppi nulla di più. Mi guardava, sorrideva, annuiva, mi faceva imparare molte più cose delle altre ragazze. Poi, un giorno, mentre ero concentrata sui passi, vidi arrivare qualcuno alle mie spalle; vidi solo che era un gruppo di persone, ma non ho la capacità di distinguere i volti mentre ballo. Semplicemente, non mi riesce. La prima persona che vidi fu Harry, che camminava davanti all’intero gruppo. La prima cosa che notai fu il suo sorriso, i suoi occhi erano puntati solo su di me e le braccia lunghe erano scese lungo i fianchi. La prospettiva dalla quale stavo guardando lo faceva sembrare così alto; mi si appollaiò abbastanza vicino mentre continuavo a seguire i movimenti del ragazzo che mi era davanti, e lo stesso fecero gli altri tre. Liam era leggermente più indietro e con mia grande sorpresa, non sorrideva. Mi guardava serio in volto, a volte qualche pensiero lo costringeva a far comparire un cipiglio, ma niente di più. Niall gli disse qualcosa sottovoce; io li osservavo dallo specchio, ma solo Harry continuava a sorridermi mentre Liam annuiva a ciò che l’amico gli aveva detto. Non ebbi più il coraggio di guardarlo, ma sentivo comunque i suoi occhi di fuoco addosso.
Provai con il coreografo alcuni movimenti, passi che avrei dovuto eseguire accanto ad uno di loro. Per affinità d’altezza, le mie scelte erano soltanto due: Liam ed Harry. Ogni volta che mi avvicinavo ad Harry, sentivo Liam inspirare profondamente sotto le loro voci registrate. Quattro settimane più tardi, mi arrivò un sms da un numero sconosciuto, che poi scoprii appartenere a Liam. Solo Harry aveva il mio numero di cellulare, una richiesta mossa il giorno della nostra conoscenza in sala prove nascosta da un velo di sfacciataggine. L’ sms di Liam mi ripagava di tutte le attenzioni che non mi aveva dato per tutto il tempo in cui eravamo stati a contatto. Mi chiese di vederci, ma lo rifiutai, pentendomene subito. Gli ricordai che il contratto non prevedeva niente di quello che mi stava chiedendo, ma nemmeno il suo potere di infrangere le regole mi aveva convinta. Era abituato ad essere rifiutato, ma nel mio rifiuto aveva visto qualcosa di diverso dalle altre volte. I sei mesi passarono in fretta, almeno per lui che non era costretto a rimpiangere quel momento ogni ora di ogni giorno, mentre per me era una sofferenza tutte le volte abbracciare Harry anziché lui. Per affinità caratteriale, andavo molto d’accordo con Niall e Louis. Quando iniziò il tour, dimenticai completamente Liam e mi tuffai così tanto nel mio lavoro da dimenticare persino di chiamare mia madre per rassicurarla che tutto stava andando per il meglio. Mi vedeva qualche volta in tv e ci sentivamo pochissimo. Liam tornò all’attacco al termine del primo mese dall’inizio del tour; mi baciò la prima volta dietro le quinte del loro quarto concerto. Da allora è diventato il suo rituale e un po’ anche il mio.
Sono già trascorsi due anni da quando ho iniziato quest’avventura da sola e non credevo che alla fine di quest’esperienza il posto lasciato libero per quell’amore che tanto desideravo potesse essere occupato proprio da lui. Non mi era servito il suo sorriso; avevamo capito tutto ancor prima di quell’sms, perché davvero gli occhi erano l’arma più potente che potessimo utilizzare per comunicare. Liam non è bravo a parlare con le ragazze e con lui non ne sono capace nemmeno io.

   
 
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