[...] Lei non si faceva sopraffare, combatteva senza fermarsi mai.
C’era una luce troppo forte per i suoi occhi, il posto era immerso nel bianco: un limbo fatto di violenza e sangue. C’era traccia di rosso su tutte le pareti, il pavimento. Il suo sangue.
Gridava come un animale in gabbia che dichiarava guerra a chiunque si avvicinasse, si dimenava quando i suoi mostri le strappavano la carne gustandone il sapore acre e pungente.
Sentì una voce che le sussurrò qualcosa che a malapena sentì, una voce ovattata e lontana: "Reyka, devi combattere…” [...]