OH, SHURA…
Sola, seduta sul lettino nella stanzetta che fino a pochi
mesi prima era stata occupata dai suoi amati nonni, Tatiana afferrò quell’album
di foto che aveva trovato appoggiato proprio su quello che sarebbe dovuto
divenire il suo giaciglio per i giorni a venire, visto che Inga e Stan non
avevano alcuna intenzione di restituirle l’appartamento, o almeno la stanza più
calda e riscaldata del piccolo complesso.
Le pareva ancora impossibile di essere riuscita nel suo
intento, e di aver percorso miglia e miglia pur di tornare a Leningrado, la sua
amatissima città, che comunque restava sotto assedio.
Di tanto in tanto, si poteva udire distintamente il fragore
delle bombe, ma fortunatamente quello che era stato il suo appartamento nel
Quinto Soviet non aveva riportato alcun danno eccessivo.
A Leningrado si moriva ancora di fame, nonostante il fatto
che le razioni giornaliere fossero aumentate per tutti, e ora che lei sarebbe
tornata a lavorare in ospedale avrebbe avuto diritto ad una razione ancora maggiore
di pane.
Deglutendo e facendosi forza, la ragazza sfiorò la copertina
dell’album che conteneva le foto di famiglia, che pareva averla attesa lì per
tanto tempo, per tutto il periodo che lei aveva vissuto a Lazarevo. Non sapeva
il perché, ma in quella stanza fredda sentiva che per scaldarsi doveva aprirlo
e rovistare al suo interno.
Appoggiandosi con la schiena al tiepido muro che la separava
dalla stanza riscaldata dei due intrusi, aprì a caso l’album, per poi
trattenere subito il fiato. Sapeva che riguardare quelle immagini non le
avrebbe fatto bene, ma aveva bisogno di rivangare nella sua disperazione, come
solo i migliori autolesionisti sapevano fare. Il cuore le faceva ancora male, e
Dasha non si era tramutata in un ricordo.
Osservò per attenzione la prima foto che le era capitata
sotto gli occhi; c’era lei mentre teneva a braccetto Pasha, il suo amatissimo
fratello gemello, che nell’attimo dello scatto stava sorridendo con
divertimento.
Subito, Tania si accorse che la sua vista si era già adombrata,
e alcune lacrime si stavano preparando per scivolarle lungo le guance.
Si chiese se il suo gemello si fosse mai immaginato che neppure
un anno dopo lo scatto di quella foto piena di felicità e di spensieratezza lui
avrebbe abbandonato per sempre quel mondo, non lasciando neppure una piccola
traccia di sé e del suo breve passaggio, a parte qualche triste ritratto.
Pasha era salito su un treno che l’avrebbe dovuto portare
verso la salvezza, ed invece quel treno era stato bombardato e distrutto,
uccidendolo e facendolo sparire per sempre. A Leningrado non aveva fatto
ritorno neppure un suo minuscolo resto.
Nella foto sottostante a quella, Tania vide Dasha assieme con
i genitori. Dasha, la sua amata sorella più grande, che le aveva insegnato a
nuotare e l’aveva sempre protetta, fin quando la fame e la tubercolosi
l’avevano uccisa in un modo ignobile.
A fianco, una grande foto di famiglia ritraeva i Metanov al
completo; i suoi amatissimi Deda e Babushka sorridevano, tenendosi per mano,
mentre lei era in mezzo tra Pasha e Dasha, a lato dei genitori. Tutti parevano
soddisfatti, ed avevano il sorriso sulle labbra. Era presente anche Marina in
quella foto, solo che era rimasta ai margini dell’immagine.
Tatiana emise un singhiozzo così forte e pieno di
disperazione che risuonò ovunque, mentre le lacrime calde avevano iniziato a
solcarle il viso con una velocità tale che aveva rischiato di bagnare e
rovinare le foto, visto che avevano rischiato di cadere sull’album.
La ragazza quindi lo chiuse e con impeto lo gettò sul letto,
poco distante da lei, mentre si stringeva il volto tra le mani.
Si promise che non avrebbe mai più guardato quelle foto,
poiché era come vedere dei fantasmi. Tutte quelle persone che avevano composto
la sua grande famiglia erano morte ormai, uccise dalla guerra, dalla fame, dal
freddo e dalle malattie.
‘’Tania? Tutto bene?’’.
Inga stava bussando premurosamente alla sua porta fingendosi
interessata al suo stato di salute.
‘’Tutto bene, Inga, non preoccuparti…’’, la rassicurò
Tatiana, per farla smettere di infastidirla. Infatti, la donna non insistette
oltre e si allontanò dalla porta.
Smettendo di piangere, la ragazza tornò a guardare la
copertina logora dell’album e capì che quelle erano persone che avevano fatto
parte della sua vita prima della comparsa del suo Alexander.
Effettivamente, pensandoci su, Tania riconobbe che da quando
lui era entrato a far parte della sua vita, il destino l’aveva privata lentamente
di ogni componente della sua famiglia.
Nello stesso giorno, qualche ora prima di conoscerlo mentre
attendeva l’autobus per recarsi da sua cugina Marina, era scoppiata la guerra e
i tedeschi avevano attaccato a sorpresa l’Unione Sovietica, violando tutti i
patti preesistenti.
Da quel momento in poi, dopo lo scoppio della guerra e dopo
aver conosciuto Alexander, tutto era cambiato.
Alexander era una tempesta portata dal vento di guerra. Una
tempesta che aveva travolto la sua vita e i suoi sentimenti.
‘’Oh, Shura…’’, sussurrò Tania, tra sé e sé.
Il suo amato, che ormai era diventato suo marito, le aveva
cambiato la vita e l’aveva salvata dalla morte, amandola come mai nessuno aveva
fatto prima di quel momento.
Alexander era il suo presente, ed era tutto ciò che le era
rimasto al mondo. Per quello aveva deciso di raggiungerlo a Leningrado; senza
di lui, lei era persa. Lei lo amava alla follia, lo desiderava e non vedeva
l’ora di riabbracciarlo. Lo pensava continuamente, e sperava con tutta sé
stessa che stesse bene e che non gli fosse accaduto nulla di male al fronte.
‘’Oh, Shura…’’, ripeté la ragazza per farsi forza. Non osava
immaginare la reazione del suo amato non appena avrebbe saputo che lei era
tornata nella città sotto assedio per cercare sue notizie.
Poi, stanca e sfinita, appoggiò l’album sul pavimento della
stanza e si infilò sotto le coperte, continuando a restare appoggiata al
tiepido muro.
Quella notte sognò il suo grande amore; lei stava ridendo ed
era felice, mentre lui la stava inseguendo per baciarla e farla sua con
passione. Erano a Lazarevo, e i monti Urali facevano da sfondo al loro amore.
NOTA DELL’AUTORE
Ciao a tutti, e grazie per aver letto questa piccola OS J
Spero sia stata di vostro gradimento. Questa è la prima fan
fiction che scrivo, e spero davvero che sia stata piacevole da leggere…
Per maggiore correttezza, preciso esplicitamente che i
personaggi non sono inventati da me ma appartengono all’autrice del libro ‘’Il
Cavaliere d’Inverno’’, Paullina Simons, e che questa piccola opera è stata
scritta senza alcun scopo di lucro o altro.
Grazie per aver letto questo piccolo raccontino J