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Autore: DueDiFiori    01/12/2015    2 recensioni
Ryou è sempre in cerca di un nuovo terrore.
La periferia di Domino riserva sempre le peggiori e le migliori sorprese.
Genere: Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ryou Bakura, Yami no Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Salve a tutti! Ho scoperto l'esistenza del Deathshipping (Ryou/Yami Marik) su tumblr, e la dinamica fra i personaggi mi affascinava molto. Non c'è effettivamente Deathshipping in questa one-shot, ma forse potrei continuarla e farli mettere insieme. Non avevo mai scritto per questi personaggi prima, spero vi piaccia!

Ryou aveva un certo talento nel mettersi nelle situazioni peggiori possibili. A chi glielo avesse chiesto, avrebbe risposto che era sfortuna. I suoi amici a volte scherzavano dicendo che Ryou era un magnete per i guai, battute che in genere con l'allegria avevano un fondo di preoccupazione. Chissà quanto si sarebbero infuriati se avessero saputo come andava davvero. La verità era che Ryou molto spesso i guai se li andava a cercare.

Ryou era una di quelle persone per le quali la paura si tramuta in divertimento. Si rendeva conto che molti avrebbero considerato questa sua particolarità come un buon motivo per cercare aiuto psichiatrico, ma in fondo lui non trovava che fosse così strano. Non era molto diverso da qualcuno che andava sulle montagne russe per la botta di adrenalina. La paura faceva sentire Ryou vivo, sveglio, pieno di energie.

Era uno dei motivi per cui gli piacevano tanto i film horror. Attraversare il corridoio buio dal salotto a camera sua immaginando che uno spettro assassino lo potesse aggredire da un momento all'altro gli dava una sorta di piacere perverso. Ma dopo essere stato posseduto più volte da uno spirito millenario e averne passate di ogni, i film a volte non erano abbastanza per dargli quel terrore che cercava.

Per questo Ryou a volte passava la notte girovagando per i quartieri periferici di Domino. Gli edifici vandalizzati, i vicoletti bui, la mancanza di persone, tutti questi elementi creavano un'atmosfera surreale che gli faceva venire la pelle d'oca. E il pericolo di imbattersi in una gang era abbastanza grande da far battere forte il cuore di Ryou. Non che venisse completamente indifeso, non era un idiota; era rapido e sapeva di poter seminare la maggior parte dei malintenzionati, e in tasca teneva un coltello a scatto nel caso la situazione fosse precipitata.

A volte Ryou pensava quasi di sentire la voce di Jounouchi o di Honda o di un altro dei suoi amici che gli diceva di tornarsene a casa all'istante, che era troppo rischioso. Ma quando gli capitava lui si diceva sempre che l'emozione valeva la pena di correre quei rischi, o che questa sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe fatto qualcosa del genere. Tutti i drogati dicono così, prima di riempirsi le vene di veleno, gli ricordava una parte della sua mente. E col passare del tempo, la dose diventa sempre maggiore.

Sentire delle voci, un urlo e dei suoni di lotta da un vicolo laterale avrebbe dovuto essere il segnale per farlo correre dritto a casa per la notte. Era quello che una persona furba avrebbe fatto, almeno. Ma Ryou si era incuriosito, e aveva deciso di dare un'occhiata.

Ryou aveva un buon controllo sulle sue reazioni, ma stavolta la sorpresa era stata tanta che gli era sfuggito un suono di sorpresa. Un breve "ah", a malapena più di un respiro, ma era stato sufficiente perché la persona nel vicolo si accorgesse di lui e si girasse a guardarlo.

Ryou non aveva mai incontrato di persona la parte oscura di Marik. Durante Battle City lo Spirito controllava il suo corpo, e Marik gli controllava la mente, impedendogli di riprendere possesso dei suoi arti. I ricordi di Ryou di quel periodo erano piuttosto confusi, soprattutto dopo che lo Spirito aveva perso il suo duello contro il Marik oscuro. Ma si ricordava abbastanza bene di quell'essere che aveva messo paura persino nel cuore dello Spirito dell'Anello, con la sua risata folle e le sue manie omicide. E da quel che vedeva nella penombra, nulla era cambiato di quel Marik rispetto all'ultima volta che lo aveva visto.

«...Marik?» disse Ryou, leccandosi le labbra asciutte. Non era possibile che quell'essere fosse lì, era stato bandito dal loro mondo. Uno non può tornare dal Regno delle Ombre così, come se nulla fosse. Marik sorrise quel suo sorriso simile a una smorfia.

«Tu... sei il ladro» disse. Poi socchiuse gli occhi e lo squadrò.

«Non esattamente» Ryou fece un passo indietro. Avrebbe dovuto andarsene di lì, e in fretta. Quello non era un teppistello che vuole qualche yen in più, quello era letteralmente un incubo reso realtà.

Ryou notò una seconda persona a terra. Sembrava che prima di accorgersi di Ryou, Marik l'avesse picchiata. La persona iniziò a strisciare e poi a gattonare, allontanandosi da Marik. Quello notò la direzione dello sguardo di Ryou, e il suo sorriso si allargò, ma non cercò di fermare l'altro che cercava di scappare. Evidentemente aveva trovato qualcuno di più interessante.

«Quello? Pensava di potermi derubare» disse Marik, avanzando verso Ryou «Pensava che sarei stato una facile preda. È fortunato a essere ancora vivo. Tu, tu fra poco non potrai dire lo stesso» Marik iniziò a ridacchiare.

Ryou faceva un passo indietro per ogni passo avanti di Marik. Non era mai stato tanto terrorizzato in vita sua. Improvvisamente, il suo coltello sembrava quasi un giocattolo da bambini. E insieme alla paura che gli attorcigliava lo stomaco, non ci mise molto ad arrivare quell'eccitazione che per lui era un tutt'uno con il terrore. Se esco vivo di qui, pensò Ryou, mi cerco uno psichiatra.

«Io pensavo tu fossi stato relegato nel Regno delle Ombre» disse Ryou senza pensare. Il ghigno di Marik divenne un ringhio, e se prima si era mosso in modo rilassato, ciondolante quasi, ora i suoi passi erano lunghi e decisi. Non era stata una buona osservazione. Alla luce dei lampioni della strada principale, Ryou vide che la sua maglia e il suo volto erano macchiati da schizzi di sangue.

«Evidentemente no» disse Marik. Nella sua mano dondolava una bottiglia rotta. Dal vetro gocciolava del sangue. Ryou si chiese brevemente in che condizioni fosse quel tale nel vicolo, ma se riusciva a muoversi non doveva essere tanto grave. E quello non era il momento migliore per preoccuparsi di uno sconosciuto.

«Buon per te» Ryou non era molto sicuro di cosa stesse dicendo, sapeva solo che doveva trovare un modo per andarsene di lì, e in fretta. L'assurdo mix di emozioni contrastanti che provava non lo aiutava per niente.

«Dimmi» disse Marik, leccandosi le labbra con quella sua lingua troppo lunga «Hai preferenze su come vuoi essere ucciso? Sarà un affare lungo, sai, è un bel po' che non mi diverto con qualcuno, ma sono aperto ai suggerimenti se ne hai»

La situazione stava precipitando. E la sanità mentale di Ryou con essa, se le chiare minacce facevano aumentare il suo divertimento. Pensa, Ryou, pensa.

Prima però che potesse dire o fare nulla, Marik saltò verso di lui. Ryou urlò e fece un salto per evitare il vetro tagliente che gli passò a pochi centimetri da un braccio. Istintivamente, la sua mano scattò in tasca per prendere il coltello a scatto e lo estrasse, tenendolo fra sé e Marik.

Marik parve divertito. «Vuoi giocare con me? Meraviglioso. È tanto che nessuno gioca con me» disse con gli occhi sbarrati e un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

Aggredì Ryou di nuovo, e stavolta Ryou lo evitò appena in tempo. La bottiglia gli passò davanti agli occhi. Un paio di gocce di sangue gli volarono sul volto. Il suo coltello fece un lungo taglio sul braccio di Marik. Ryou fece un salto indietro, cercando di stare il più lontano possibile da quel pazzo e dalla sua arma improvvisata.

Ryou si aspettava che Marik lo attaccasse furioso per la ferita, ma invece lui si fermò a osservare il taglio sul suo braccio. Iniziò a ridere fra sé e sé, e con le dita strinse la carne attorno alla ferita per far uscire più sangue. Sembrava la vista lo affascinasse.

Ryou approfittò della distrazione momentanea dell'altro per girare sui tacchi e iniziare a correre, lasciando cadere il coltello a terra. Non gli importava più di difendersi o ferire, doveva solo andare il più lontano possibile da lì. Quasi immediatamente sentì Marik che iniziava a seguirlo, e Ryou sperò che non fosse veloce quanto lui.

Marik rideva senza sosta inseguendolo. A tratti urlava minacce. Ryou non vi fece caso. Sapeva che così Marik avrebbe perso solo il fiato necessario per inseguirlo. Per qualche minuto, la sua mente fu divisa fra la paura di essere raggiunto e il divertimento che veniva con essa. A un certo punto rallentò anche, sentendo Marik che si avvicinava, per poi accelerare di nuovo. Il suo cervello gli urlava di smettere di fare l'idiota, che questo non era un film e avrebbe potuto davvero finire male, ma le sue emozioni per un po' ebbero la meglio.

Ma poi Ryou iniziò ad ansimare e fare più fatica a muoversi, e decise che era il momento di trovare un modo per togliersi dai guai. Il suo obbiettivo ora era cercare di raggiungere una strada trafficata, dove forse Marik non avrebbe osato inseguirlo.

Girando bruscamente in una via laterale, Ryou cercò di capire dove andare per raggiungere il prima possibile una delle strade principali di Domino. Là anche in piena notte c'era sempre qualche auto e qualcuno in giro. Concentrato sul tragitto da fare, non si rese conto che Marik aveva deciso di tirargli addosso la sua bottiglia.

L'oggetto lo colpì alla schiena. Il vetro tagliò gli abiti e la pelle. Ryou gridò e inciampò, finì contro un bidone dell'immondizia, rovesciandolo, e cadde a terra. Sono morto, pensò, colpendo il terreno. Sentì un dolore bruciante a mani e ginocchia quando si spellarono contro l'asfalto.

Prima di potersi rialzare, sentì un peso su di sé, una mano che gli spingeva la testa per terra e il respiro rapido di Marik nelle orecchie. Vide una mano di Marik che sbatteva per terra vicino al suo volto, e sentì il suo ginocchio piantato nelle sue reni. «Mi è piaciuto il gioco. Molto divertente. Un vero peccato che ora sia finito» rise, e leccò l'orecchio di Ryou. Lui rabbrividì.

Per un breve momento, Ryou rimase paralizzato. Poi istintivamente inizio a dimenarsi con le braccia. Sentì un grugnito di dolore. Marik si era praticamente gettato su Ryou, e gli era sopra solo con metà del corpo. Una gomitata di Ryou l'aveva colpito allo stomaco, facendogli mollare la presa sui suoi capelli.

Ryou ne approfittò. Fece leva sul terreno per spingersi in alto, e Marik, che già aveva perso l'equilibrio, finì a terra. Ryou fu rapido nel saltargli sopra, sedendosi sul suo stomaco e bloccandogli le mani sopra la testa.

Marik rimase a guardarlo, sorpreso e senza fiato, per un istante, poi la sua espressione divenne di rabbia e iniziò a agitarsi nel tentativo di liberarsi. I suoi movimenti erano scoordinati e gli mancava il fiato. Ryou non dovette sforzarsi troppo per tenerlo fermo lì dov'era.

«Lasciami!» urlò Marik. Ryou strinse con più forza i polsi di Marik.

«Così puoi uccidermi?» chiese. Marik non diede una risposta coerente, ma prese a urlare minacce e insulti in un misto di giapponese e arabo. Era l'immagine della rabbia folle: strillante, con gli occhi sbarrati e il volto sporco di sangue.

Ma Ryou si rendeva conto che non sarebbe riuscito a tenere Marik a terra ancora a lungo. Marik si stava riprendendo dalla gomitata, ed era forte e continuava a muoversi. Ryou stava iniziando a fare fatica a tenergli le braccia dov'erano. D'altro canto Ryou non era abituato a lottare, e se Marik fosse riuscito a liberarsi e lo avesse aggredito non sapeva se sarebbe riuscito a difendersi.

Era una situazione di stallo. Se Ryou avesse lasciato andare Marik, lui senza dubbio avrebbe cercato di ammazzarlo con una qualche arma improvvisata, e se Marik si fosse liberato da solo gli avrebbe probabilmente cavato gli occhi all'istante.

Sentendo la sua presa sui polsi di Marik che si indeboliva, Ryou cercò disperatamente di pensare a una possibile soluzione. Il tempo passava, e lui non ci teneva per nulla a finire alla mercé di un pazzo che uccideva tanto per divertirsi...

Ryou ebbe un'idea. «Facciamo un patto» disse «Io ti lascio, e tu non mi uccidi»

«E perché non dovrei ucciderti?» ringhiò Marik.

«Perché ti stavi divertendo a inseguirmi prima» disse Ryou «Sei stato tu a dirlo, e ti sentivo ridere. Possiamo divertirci ancora così» Marik si fermò, ansimando «Io scappo, tu mi insegui. Se riesco ad arrivare a una strada trafficata, mi lasci andare. Se riesci a raggiungermi, puoi farmi quello che vuoi. Tirare gli oggetti è contro le regole. Ti piace come proposta?»

Marik rimase immobile qualche secondo, apparentemente considerando la proposta. Poi tornò a ghignare. «Accetto» disse «Ti do dieci secondi di vantaggio. Ma non sprecare tutto il fiato, perché vorrò sentirti strillare quando ti avrò preso»

Ryou sperò che Marik non stesse mentendo e gli lasciò le mani. Per un momento parve che Marik avrebbe ignorato l'accordo e l'avrebbe ucciso sul posto, però poi si rilassò e iniziò a contare ad alta voce. Ryou saltò in piedi, si girò e iniziò a correre. Aveva a malapena svoltato l'angolo che sentì Marik urlare "dieci" e i suoi passi dietro di sé.

Era senza fiato per la lotta, e le sue gambe erano già stanche per la corsa di prima. Ma con un pazzo assassino alle spalle, non poteva permettersi di rallentare. Sperava solo che con le sue risa e urla Marik avrebbe perso abbastanza fiato da non riuscire a stargli dietro.

Una fitta al fianco lo fece gemere. Ryou sentiva che ormai era solo l'adrenalina che lo faceva andare avanti. Per poco non scivolò su una pozzanghera. Se fosse caduto di nuovo, non si sarebbe rialzato. Tutto questo era terrorizzante. Era fantastico.

Quando Ryou iniziava a pensare che la sua fuga non sarebbe durata ancora per molto, e le risate senza fiato di Marik gli sembravano sempre più vicine, girando un angolo vide che la via sboccava su una strada più grande, e vide i fari di un'auto che passavano. Ignorando le gambe pesanti e le fitte al fianco, Ryou cercò di accelerare per l'ultimo tratto.

Marik fece un verso strozzato e evidentemente accelerò a sua volta, perché Ryou iniziò a sentire il suo respiro più vicino. Ryou non osava girarsi, sapendo che Marik ne avrebbe approfittato per prenderlo. Ormai era quasi in salvo, e gli bastava solo qualche altro metro per essere fuori pericolo. Sentì qualcosa che gli sfiorava i capelli, forse una mano tesa per afferrarlo.

Ryou sbucò nella strada senza fermarsi, e un'auto dovette inchiodare per non investirlo. Sentì l'autista che imprecava, e poi urlava chiedendogli se stesse bene. Ryou rispose qualcosa di poco chiaro, incapace di formare una frase completa, e barcollò fino al marciapiede opposto.

Si appoggiò al muro di un edificio. L'autista gli chiese ancora se stava bene, se gli serviva aiuto, e Ryou gesticolò senza fiato per fargli capire che era tutto a posto. L'autista ripartì, e Ryou si lasciò scivolare giù, sedendosi con la schiena contro il muro. Gli sembrava che il cuore gli stesse per esplodere tanto forte gli batteva. I polmoni gli bruciavano e aveva delle fitte alla milza. Gli girava la testa.

Guardando davanti a sé, vide Marik fermo dall'altro lato della strada. Era rimasto nella via laterale, e si era appoggiato di peso a un muro. Ansimava, tremava e lo guardava con un'espressione che diceva chiaramente cosa avrebbe fatto di Ryou se lo avesse avuto a portata di mano. Ma aveva perso il gioco, e Ryou era al sicuro dal suo lato della strada. Fece un sorriso senza fiato a Marik, e quello scoprì i denti in un ringhio.

Ryou sentiva l'istinto di ridere. Non una risata isterica di qualcuno che ha appena visto la morte in faccia ed è sopravvissuto, o almeno non del tutto. Si sentiva soddisfatto di sé per aver vinto il loro gioco. Si sentiva quasi euforico. Aveva decisamente bisogno di uno psichiatra.

Dopo qualche minuto si tirò in piedi a fatica. Le gambe gli tremavano tanto che non sapeva come facesse a rimanere dritto. Salutò Marik con la mano, e iniziò a incamminarsi verso casa, zoppicando leggermente. Si sentiva a pezzi, aveva le mani e le ginocchia sanguinanti e i tagli sulla sua schiena bruciavano, ma al momento era ancora troppo... allegro per curarsene. La mattina dopo probabilmente anche solo alzarsi sarebbe stato un supplizio.

Forse appena arrivato a casa avrebbe dovuto chiamare Yugi o gli Ishtar per avvertirli che il lato oscuro di Marik si era in qualche modo liberato ed era tornato dal Regno delle Ombre. Ryou decise che era meglio rimandare al mattino dopo. Ora come ora non aveva voglia di sentire la ramanzina per essere andato in un posto del genere da solo, tanto meno la crisi isterica che sarebbe seguita alla notizia che Marik era tornato. No, gliene avrebbe parlato quando si fosse ripreso un poco.

Quando arrivò al suo appartamento, l'adrenalina l'aveva lasciato e si sentiva sul punto di crollare a terra lì dov'era. Riuscì solo a levarsi gli abiti sporchi e gettarli in un angolo prima di lasciarsi cadere sul letto. Cercò di pensare quand'era stata l'ultima volta che si era divertito tanto. Perse conoscenza prima di potersi dare una risposta.

   
 
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