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Autore: Gora_DC    01/12/2015    1 recensioni
Finalmente è arrivato il giorno del tanto atteso colloquio di lavoro e Blaine deve fare bella figura. Sono già due anni che si è laureato, ma né in campo professionale né in quello sentimentale sembra che la sua vita abbia preso una piega accettabile. E adesso eccolo, traballante su scarpe scomode e vestito di tutto punto, in ritardo cosmico – grazie alla simpatica sveglia che non suona quando dovrebbe e a un autobus che ha deciso di saltare una corsa – sotto la sede della rivista di moda e gossip più letta del momento. Blaine deve avere quel lavoro!!! Ma la giornata a quanto pare è nata storta e può solo peggiorare. E infatti, come una ciliegina sulla torta, l’ascensore che è riuscito a prendere al volo pensa bene di bloccarsi. Uno scossone prima e un altro a breve distanza ed è chiaro che non ripartirà. Ma Blaine lì dentro non è solo… Accanto a lui c’è qualcuno. Qualcuno che soffre di claustrofobia e che è sul punto di avere un attacco di panico. A meno che lui… non si faccia venire qualche idea geniale per impedirlo. Un’idea così geniale che lascerà il segno…
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 22
Novità e parole
 

Quella mattina gli sembrava di toccare il cielo con un dito, con tutta la mano, con tutto il corpo.
 
Anzi avrebbe potuto volare via, tanto si sentiva leggero. Una data da segnare sul suo calendario.
 
Dopo quattro settimane esatte dal ritorno dalla montagna, Blaine Anderson aveva trovato lavoro. Ora poteva dire che la sua vita era assolutamente perfetta, un impasto ben riuscito di amore, sesso e adesso anche dovere. Non gli sembrava vero di poter contare su uno stipendio mensile. Ormai l’affitto lo stava dissanguando, era questione di poco e si sarebbe davvero ridotto a mendicare aiuto alla sua famiglia. Da Kurt non avrebbe mai preso neppure un centesimo, era questione di orgoglio, anche se lui gli aveva proposto di aiutarlo in qualche modo. Blaine aveva però rifiutato qualsiasi tipo di sostegno, poteva accontentarsi di un affettuoso supporto morale e magari di qualche coccola.
 
Avrebbe fatto tutto da solo. Un laureato brillante come lui non poteva accettare la sconfitta né l’elemosina. L’idea di fare la guida turistica per la città non gli dispiaceva affatto. Accompagnare turisti stranieri per le vie del centro storico per raccontare aneddoti, curiosità e magari qualche notizia sulle location dei film girati a New York sembrava piacevole. La conoscenza di tre lingue e la sua allegria finalmente avevano fatto breccia in un muro di indifferenza e gli avevano permesso di trovare un’occupazione. Avrebbe macinato chilometri a piedi, sarebbe diventato un provetto maratoneta, ma se fosse stato fortunato si sarebbe anche divertito, avrebbe conosciuto gente interessante e fatto nuove esperienze. Voleva essere fiducioso e, cosa più importante, voleva dirlo a Kurt.
 
Salì sul primo autobus, e dopo circa mezz’ora, accaldato e spiegazzato come un cencio, Blaine raggiunse il palazzo che si affacciava su Central Park.
 
Ormai l’androne, le scale, e il pianerottolo dell’attico in cui viveva Kurt gli erano diventati familiari.
 
Con aria sognante e una grande gioia che gli agitava il petto, si ritrovò a fermarsi davanti a uno specchio che era appeso nel lungo corridoio. Si ravviò i capelli e sistemò la giacca del completo. Si sentiva sciocco a volte, ma da quando stava con Kurt, aveva imparato a curarsi di più e, se anche non si poteva definire un maniaco della cura dell’aspetto, cercava di apparire sempre in ordine e carino. In verità Kurt lo guardava sempre come se fosse l’unico uomo sull’intero pianeta. Era una sensazione nuova, mai nessuno l’aveva fatto sentire così.
 
Kurt era premuroso, dolce e sapeva come farlo sentire un uomo. Era un amante formidabile e delicato, che gli donava il piacere senza fretta, attento alle sue esigenze, ma anche appassionato.
 
Blaine dormiva spesso con lui, a casa sua. La mattina lo stringeva tra le braccia, gli portava la colazione a letto o gli dedicava un bel brano al pianoforte. Sembrava fossero ancora in vacanza, quattro settimane da sogno che non avrebbe mai potuto dimenticare. Ogni fibra del suo essere era vivo.
 
Si fermò davanti alla porta e vi appoggiò il palmo della mano, emozionato. Una piccola parte di lui si sentiva debole ed esposto come non mai. Il suo attaccamento per Kurt era diventato potente, e questo lo spaventava. Ma non voleva assecondare quel lato di sé così fastidioso. Perché doveva rovinare tutto? Non avrebbe sabotato di nuovo quella storia.
 
Aprì la porta e il profumo di caffè gli stuzzicò le narici. Sorrise. Richiuse l’uscio alle spalle e appoggiò le chiavi sul mobile dell’ingresso. Un ringhio sommesso e fin troppo noto attirò la sua attenzione.
 
Spank era a pochi centimetri da lui e lo fissava con quei suoi occhietti vispi. Poteva intravedere i suoi denti affilati da dietro il musetto.
 
«Non ci provare, non puoi azzannarmi ogni volta i pantaloni».
 
Spank continuava a puntarlo mentre Blaine si spostava quatto quatto per oltrepassarlo. La cagnolina si mosse verso di lui.
 
«Su, Spanky cara, si può sapere che ti ho fatto?».
 
Con un’occhiata sembrava rispondere, “hai invaso il mio territorio, Kurt è mio”.
 
Quell’incontro di sguardi durò per un minuto buono, nemici che si studiavano per colpire il punto debole dell’avversario, quando la voce di Kurt li distrasse. Entrambi si voltarono a guardarlo sospettosi.
 
L’uomo scosse la testa e rise. «Prima o poi andrete d’accordo, voglio sperare».
 
«Se fai capire alla tua Spank che ci tengo alle mie caviglie, andremo d’amore e d’accordo».
 
Kurt allungò la mano e lo prese per la vita, attirandolo verso di sé e accogliendolo tra le sue braccia, mentre continuava a guardare Spank. «Fai la brava, voglio baciare il mio ragazzo». La cagnolina capitolò poco convinta e si allontanò a coda bassa.
 
Kurt catturò la bocca di Blaine con la propria e lo baciò con meticolosa cura, mentre lui si lasciava andare a quel benvenuto entusiasta.
 
Infine appoggiò le mani sul petto di Kurt, avvertendone la compattezza sotto la camicia di lino grigio. Si staccò da lui a malincuore e lo fissò con occhi adoranti. «Ho una grandiosa notizia».
 
«Anche io…». D’impulso lo sollevò e lo prese tra le braccia per portarlo verso il grande divano a elle.
 
«Prima tu» fece Kurt curioso, tenendolo per mano.
 
«Oggi mi hanno assunto. Ti ricordi che ti avevo parlato di quell’agenzia che organizzava escursioni guidate per le vie di New York o per le location di film? Mi hanno preso, inizio a lavorare tra una settimana. Prima dovrò fare un affiancamento con una collega, studiare gli itinerari e poi potrò portare alcuni gruppi di turisti in giro e parlare loro della bellezza di New York. Non è incredibile? Per fortuna avevo già il patentino, altrimenti avrei perso una grande occasione».
 
Kurt rimase per un attimo interdetto, infine abbozzò un sorriso e l’abbracciò. «Sono molto fiero di te».
 
Il ragazzo lo tenne stretto a sé, ma senza entusiasmo. Aveva fatto qualcosa che l’aveva infastidito senza accorgersene? Cercò il suo sguardo. «Ora tu».
 
Kurt si fece pensieroso. «Presto partirò per l’Italia, mi hanno proposto alcuni spot pubblicitari per una nota birra locale e d’accordo con la mia agente ho accettato».
 
«Ma è fantastico, è…». Il sorriso gli si spense con un oh dipinto sulle labbra.
 
«Avrei tanto voluto che venissi con me, si parla di almeno tre settimane, Blaine. Ma non posso rinunciare. Il compenso è ottimo. È una grande opportunità». Si stava scusando.
 
Entrambi si guardarono malinconici. La realtà aveva finito per bussare alla loro porta. Kurt era un uomo che viaggiava per lavoro, Blaine un ragazzo che aveva appena trovato un impiego che gli avrebbe permesso di mantenere la sua indipendenza economica senza doversi sentire un fallito.
 
Niente più viaggi insieme come a Chamonix, se non durante le ferie di Blaine. Sarebbero rimasti spesso distanti, il lavoro lo avrebbe portato lontano da lui. Un velo gli coprì il cuore.
 
Se lo lessero negli occhi che avevano imparato a conoscersi, a capirsi.
 
«Dobbiamo essere contenti, sono due fantastiche opportunità per entrambi» accennò Kurt cercando di ritrovare il proprio entusiasmo.
 
«Sì, hai ragione e non possiamo stare sempre insieme, non è salutare per una relazione». Va bene, era una cavolata, ma poteva reggere, l’avrebbe aiutato a ritrovare il suo equilibrio perché in quel momento l’idea di Kurt in Italia senza di lui era una pugnalata in pieno petto e gli faceva venire voglia di piangere. Ma si trattenne e lo strinse a sé. «Dovevamo aspettarcelo, prima o poi doveva capitare».
 
Lui gli accarezzò la schiena, con tenerezza e pazienza. «Temo di sì, per lavoro sono abituato a viaggiare e tu non sei più libero di poterlo fare. Come ti avrei voluto con me… Già pregustavo i nostri momenti insieme. Ma sarei un egoista a insistere. Non sarebbe giusto per te».
 
«Ho bisogno di questo lavoro, Kurt».
 
«Io potrei…».
 
Blaine lo bloccò posando un dito sulle labbra di lui. «No, non dirlo… Sai come la penso. Per me è inaccettabile».
 
Il silenzio cadde tra loro, quando lo ruppe Kurt. «Credo di amarti Blaine, anzi, in questo preciso istante ne sono certo».
 
Il ragazzo rimase muto, la tristezza che aveva sentito calare su di sé, fu spazzata via da poche, semplici parole. Le uniche parole che avrebbe voluto udire, che gli davano speranza per il loro futuro, nonostante le difficoltà che si intravedevano all’orizzonte. Sarebbe diventata una relazione a distanza la loro, più lontani che vicini, più separati che uniti? Adesso non voleva pensarci, aveva ricevuto la dichiarazione della sua vita.
 
Si aggrappò a lui sentendo che le lacrime, fino a quel momento trattenute, erano pronte a liberarsi.
 
«Non dovresti dirmi qualcosa anche tu?» gli sussurrò mentre le labbra baciavano i suoi capelli con una tale tenerezza da aumentare la sua commozione.
 
Blaine trattenne un sorriso, mentre gli occhi continuavano a riempirsi di lacrime, pronte a inondare la camicia di Kurt. «Cosa ti fa pensare che abbia qualcosa da dire?»
 
«Blaine Anderson, sto aspettando».
 
Kurt lo sapeva e questo lo riempiva di esultanza, lo capiva meglio di chiunque altro. Com’era possibile? Era un vero prodigio.
 
«Sarei banale a dirtelo ora, non credi? E non vorrei mai sembrarti banale. Ti stancheresti di me».
 
«Ah, è così? Io ti apro il mio cuore e tu mi prendi in giro? Vuoi la guerra, eh?». Kurt era di nuovo allegro, la tristezza aveva vita breve in un animo positivo come il suo. Una benedizione per entrambi.
 
Iniziò a fargli il solletico e Blaine si ritrovò all’improvviso schiacciato contro il divano e il corpo caldo e invogliante di Kurt sopra di sé. «Ti arrendi?»
 
«Mai, modello dei miei stivali».
 
Kurt gli mordicchiò il lobo dell’orecchio e lui sentì tanti piccoli brividi lungo il corpo. Mugugnò. Kurt cominciò a sbottonargli la giacca e con le mani curiose iniziò a intrufolarsi sotto la camicia.
 
Con le dita lambì e sfiorò la pelle pulsante e sensibile.
 
«Non è giusto, stai barando, vuoi costringermi a una confessione». Sarebbe stato più credibile se non avesse sospirato?
 
«Con ogni mezzo, anche il più scorretto e sleale. Non uscirai di qui senza avermi dichiarato amore eterno».
 
«Vanesio».
 
«Sincero».
 
«Meraviglioso».
 
«Divino».
 
«Ti amo, Kurt» ammise con estrema dolcezza, accarezzandogli il viso.
 
Kurt gli sorrise con un’espressione del volto che gli rivelò tutto il suo sentimento. Ma con le parole continuò a giocare con lui. «Non così presto. Ho in mente di usare altri trucchi molto convincenti. Non puoi cedere così facilmente».
 
«Ma come… ti ho detto che ti amo» lo punzecchiò facendo l’offeso, desiderando che continuasse a torturarlo.
 
«Allora dimostramelo, parleremo più tardi». Parole liquide che scivolarono dentro di lui e lo fecero fremere di una sensualità pronta a sprigionarsi.
 
E giocò con lui e per lui, lo assaporò e modellò, gli dimostrò che fare l’amore era un atto sublime, fatto di passione, affetto e altruismo. Gli fece dimenticare ogni cosa. Esistevano solo loro e quello che provavano l’uno per l’altro.
 
Il resto poteva attendere.
 
Il resto non contava.
 
 
 NOTE DELL’AUTRICE:
Finalmente si sono aperti l’uno all’altro!!! Si amano ragazzi, si potete urlarlo.
Come promesso, scusatemi per il ritardo, ma ecco a voi il nuovo capitolo!
Fatemi sapere se vi è piaciuto, per qualsiasi cosa sono qui!
 
A giovedì con il prossimo aggiornamento…
  
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