Nocoj so dovoljene sanje, jutri je nov dan.
Stasera i sogni sono permessi, domani è un altro giorno.
― Milan Kučan
Il gusto l’ha lasciato a Vukovar, tra i fiori porpora di una primavera orfana
di polline e uccelli.
Una primavera novembrina, malata di guerra.
Non ricorda il giorno, né l’ora. L’orizzonte era il buco nero della canna: lo
riempivi di noia, in attesa di un ordine già dato.
Una palla per ogni capo. Per ogni pezzo di carne inutile.
La ragazza aveva la testa calva, le braccia piene di vene vermiformi. Nocoj
so dovoljene sanje. Jutri je nov dan, bisbigliava – la canna già sulla nuca,
a mordere la pelle nuda.
È esplosa come una rosa a maggio, rossa sulla lingua e per sempre.
Rossa come la glasura di un Santa Klaus che non sa di niente, se non rimpianto.