Micro one shot che solo ora ho avuto la possibilità di pubblicare. Scritta dopo aver visto la puntata in cui muore il personaggio di Amber. Dal punto di vista di House. Non so che sia uscito fuori. Fatemi sapere …

She is gone.


Lei se n’è andata.

E per quanto la mia depravata e cinica mente lo abbia stampato nel mio cranio arrostito e maltrattato, non voglio crederci.
Forse è per questo che ho perso la memoria, ed ho dimenticato di lei e dei suoi sintomi. Dei farmaci. Anche dell’ubriacatura.

Amber.

Non volevo crederci.

Non era giusto.

Non doveva accadere.

L’ho già detto. O meglio. Sognato di aver detto.
Le belle e brave ragazze innamorate, che vanno in giro a raccattare gli ubriaconi per bar, dovrebbero tornare a casa incolumi.

Non è giusto.

Né per lei.

Né per Wilson.

È il mio migliore amico.
Sarò anche un fottutissimo bastardo, ma Wilson è il mio migliore amico.

E quello che gli è accaduto non è giusto.

Quello che è accaduto non è giusto.

E poi si stupiscono che la gente smetta di credere in Dio …
Ma il Padre Santo non c’entra nulla. C’entra solo che la vita è troppo volubile.

Troppo delicata.

Facile da portare via.

E così difficile da lasciare andare.

Così difficile da accettare di lasciarla andare.

L’ho letto negli occhi di Wilson, quando è passato. Non ha detto nulla. Ma sapevo, sapevo bene che non voleva lasciarla andar via. Che non una parte di lui, ancora, urlava il suo nome, nella speranze che lei le rispondesse. È rimasto lì, fuori dalla mia stanza, finchè non era stato sicuro che l’avevo visto. Mi ha solo guardato, coi suoi occhi gonfi di lacrime e dolore.
Ma non c‘era odio.
Dannazione, doveva esserci! Wilson doveva odiarmi, doveva! È colpa mia se Lei se n’era andata! Se non avessi fatto la mia solita, inutile, solitaria sbornia per bar, non lo avrei mai chiamato, e non sarebbe mai successo nulla del genere!

Mi sento solo.
Non potrò mai più guardare negli occhi Wilson come prima. Non potrà più essere nulla come prima. E forse non tanto perché ho paura dell’odio di Wilson. Ma perché ho paura del mio stesso odio. L’odio verso me stesso.
Perché non posso accusare nessun’altro che me per quello accaduto a Lei.

Sono solo …

Sento una stretta alla mano. Abbasso gli occhi, e vedo che un’altro mano la sta stringendo. Ora capisco da dove proviene questo calore rassicurante … alzo lo sguardo verso il proprietario della mano. È Cuddy. È ancora qui. Dopo avermi detto, appena sveglio, di dormire. Preoccupata e bellissima. Pensavo se ne fosse andata. Ed invece è qui. Dolcemente addormentata su quella scomodissima poltroncina.
Sorrido mio malgrado. Forse ora si deciderà a comprarne di più comode …
Se avessi dietro il mio bastone, mi colpirei da solo. Possibile che debba essere così cinico e idiota anche in situazioni simili!

Però …

Però amo questa presenza.

Quasi senza accorgermene, ricambio la stretta. Fisso le nostre mani, le dita intrecciate, come se fossero state create per questo.
Uhm … buona l’anestesia che mi hanno dato. Mi fa diventare romantico.
Sento le palpebre farsi pesanti.
Meglio dormire, prima che cominci anche a credere di essere anche capace d’innamorarmi, oltre che di provare rimorso.
Un groppo allo stomaco. Come bestie feroci, so che la mia coscienza è pronta a fare i conti con me nei sogni.

Ma la mano di Lisa è calda contro la mia.

Il groppo allo stomaco si scioglie. Non sarò solo. È questa è una consolazione più grande di quanto avessi creduto possibile.

Non ho più paura.

E tutto per una mano che tiene la mia.

La stringo più forte, il suo calore ad accompagnarmi in un sonno che in realtà non vorrei avere.

Ma che, almeno, ora non temo più.

Fine

Commentate, please!!!!