Fanfic su artisti musicali > The GazettE
Ricorda la storia  |      
Autore: _rei_chan_11_    02/12/2015    2 recensioni
" Mi do un'ultima controllatina allo specchio a figura intera che sta nel magazzino e sono pronto per andare a servire i clienti. Non che mi interessi particolarmente "farmi bello" per vendere qualche pezzo di stoffa tinto, anche se, certo, qualcuno di curato e di bell'aspetto attira sicuramente più di qualcuno in pigiama, ma non presterei così tanta attenzione a certi dettagli.
Se non fosse che, tra le centinaia di signori anziani, spesso accompagnati dalle rispettive famiglie, c'è un certo ragazzo, quasi un uomo si potrebbe dire, dallo sguardo affilato come la lama di una katana. "
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Reita, Ruki
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~


Piego l'ennesimo kimono blu scuro e lo poggio accanto agli altri. Un mokumenui, un karamatsunui, un tesuji ed un sekka dal motivo molto stretto. Ricordo ancora le lamentele di Kouyou, è stato difficilissimo piegare e stirare la stoffa in triangoli tanto piccoli. È solitamente molto abile con i sekka, con le dita fini che si ritrova va veloce ed è preciso come non nessun'altro a Narumi. Ma quel particolare design, tipicamente anziano, l'aveva fatto tribolare 
-Takanori! Vieni a darmi una mano!- mi chiama mia madre, in bilico su una scaletta di legno. È intenta ad appendere le ultime stoffe, le striscie al momento inutilizzate, a mò di vetrina. 
-Non sarebbe meglio spostarle sul davanti, ai lati della tendina? Sarebbero molto più visibili dalla strada, no?- propongo guardandola dal basso. Si ferma, soppesa le mie parole per qualche secondo, e con un sospiro si accinge a staccare e passarmi i tessuti. 
-Potresti occupartene tu? Il tuo buongusto non potrà far altro che rinfrescare la bancarella.- si ferma qualche secondo a guardarmi -Non appena sarai un po' più grande potremmo chiedere alla famiglia Uke di farti fare qualche lavoretto nel loro atelier...dopotutto tu e Yutaka siete amici, potrebbe metterci una buona parola anche lui.- conclude scompigliandomi i capelli corvini, troppo lunghi per un ragazzo. 
-Quando hai finito vai a metterti addosso uno dei nostri modelli e...- 
-Sì, mi occupo io dei clienti, anche oggi.- sospiro con un sorriso, prendendo mentalmente appunto delle varie cose da fare. 
-Scusami, tuo fratello sparisce ad ogni giro...ti prometto che il prossimo mese ci sto io.- 
-Non ti preoccupare mamma, lo sai che non mi dispiace vedere un po' di gente diversa ogni tanto.- ridacchio tornando dietro al bancone. Appendo le stoffe che ho in mano a diverse altezze con dei bastoncini per tenerle tese e far vedere al meglio i colori ed i motivi. 
Torno sul retro e recupero un kimono di quelli di scorta, di un color rosso tenue, quasi corallo, con i fiori che tanto mi piacciono sulle maniche e sul fondo. Abbino un obi bianco e rosso ricamato e tiro su i capelli con le mie bacchette preferite di legno scuro. Mi do un'ultima controllatina allo specchio a figura intera che sta nel magazzino e sono pronto per andare a servire i clienti. Non che mi interessi particolarmente "farmi bello" per vendere qualche pezzo di stoffa tinto, certo, qualcuno di curato e di bell'aspetto attira sicuramente più di qualcuno in pigiama, ma non presterei così tanta attenzione a certi dettagli. 
Se non fosse che, tra le centinaia di signori anziani, spesso accompagnati dalle rispettive famiglie, c'è un certo ragazzo, quasi un uomo si potrebbe dire, dallo sguardo affilato come la lama di una katana. Akira Suzuki, il capo di un piccolo villaggio, vicino ad Osaka, che puntualmente, come tutti i capi delle varie località, si reca a Edo per dimostrare fedeltà allo shogun Ieyasu . E, come la maggior parte dei passanti, attraversa Narumi, facendo tappa fissa per fare scorta di shibori. Attendo pazientemente seduto dietro al banchetto che arrivi qualcuno. Molta gente passa, lancia qualche occhiata, ma nessuno si ferma. Abbasso lo sguardo per raddrizzarmi l'obi e non faccio in tempo a tornare a rivolgerlo all'orizzonte che viene oscurato da un'ombra che di minaccioso non ha nulla. Riconosco nell'imediatezza il codino biondo e quel solito ciuffo che scappa al resto dei capelli, ricadendo proprio in mezzo al suo viso perfetto e mascolino, quasi a come la crepa di uno specchio rotto.
-Bentornato Suzuki-san!- lo saluto con un timido sorriso, un tentativo seducente che scade nell'infantile. 
-Onorato Matsumoto-san. Che cos'ha da offrirmi oggi?- mi chiede sostendendosi al bancone con una mano. Porta sempre i kimono che gli consiglio, apportando giusto qualche modifica nell'indossarlo. Maniche sempre arrotolate ai gomiti, obi stretto al massimo e portato basso, petto alquanto scoperto. Gli mostro gli ultimi arrivi, illustrandoli nel più lussuoso dei modi. Si abbassa alla mia altezza, poggiando il mento su entrambe le mani e mi osserva, mi scruta mentre parlo. 
-Adoro ascoltarla mentre parla.- sorride angelico interrompendomi. 
-Uh?- mi fermo con il kimono a mezz'aria, le guance che cominciano lentamente a tingersi di rosso. 
-Mi scusi, non volevo imbarazzarla...- mormora impacciato grattandosi la nuca. 
-Non si scusi, la prego!- esclamo precipitosamente. Mi affretto a ripiegare l'abito che tengo in mano. 
-Le ho già detto più di una volta di darmi tranquillamente del tu, mi fa sentire in soggezione tutta questa formalità.- mi riprende con gentilezza. 
-Beh, anche lei dovrebbe! Dopotutto, è di un ceto molto più alto del mio.- 
Mi fissa alzando un sopracciglio, un mezzo sorrisetto ad increspargli le labbra. 
-Suvvia Matsumoto-san, non mi sembra il caso di mettersi a parlare di certe cose.- 
Fa una breve pausa, per poi tornare ad abbassarsi e mugugnare sottovoce: 
-Non ci vediamo molto spesso e mi dispiace sprecare quel poco tempo con lei parlando di cose futili e di poco interesse.- 
Ormai divento un tutt'uno con il mio di kimono. Mi giro in tutta fretta per nascondere il viso in fiamme. 
-Quindi? Che altro avete?- cerca abilmente di cambiare discorso. Concentro i miei pensieri su altro, passando mentalmente in rassegna tutto il nostro catalogo. 
-Mi segua nel magazzino, dovrei avere quello che fa per lei.- balbetto facendomi aria con la mano. 
-Fa molto caldo in questi giorni, eh?- commenta guardando il cielo. 
-G-già...- balbetto, aprendo il cancelletto laterale per farmi raggiungere. 
Lo accompagno sul retro, controllando prima che non ci sia nessuno. Sarebbe vietato far entrare i clienti nell'atelier, ma uno strappo alla regola non ucciderà nessuno. Vado a prendere un kimono ad effetto caleidoscopio, tinto di un bel turchese acceso, un pezzo unico. 
-Che ne dice di questo?- 
Prende in mano uno dei lembi e lo osserva da vicino. 
-Non male, non male...- mormora fra sè e sè. Alza il suo sguardo su di me, privandomi di altri battiti cardiaci, e sorridendo: 
-Me lo impacchetta come al solito?- 
Annuisco con vigore accingendomi a ripiegarlo a dovere. Mi giro a prendere la carta velina. 
All'immprovviso sento un paio di mani possenti afferrarmi per i fianchi e tirarmi indietro. Giro la testa di scatto, incontrando quegli occhi verdi nei quali sognavo di perdermi da tempo. 
-S-Suzuki-san...?- tartaglio, prima di venir zittito dalle sue labbra, che premono con prepotenza sulle mie. Lascia andare i miei fianchi per impossessarsi del mio viso, trattenendomi il più possibile contro di lui. Si stacca lentamente, guardandomi intensamente, il respiro leggermente affannato. 
-Non sai da quanto desideravo farlo...- sospira, passando dal formale ad un tono più affabile. 
-I-io...- 
-Mi dispiace, non so cosa mi sia preso.- si riprende duramente, allontanandosi. 
-N-no! Anche io lo desideravo da molto...- confesso acchiappandolo per la manica. 
-Davvero?- chiede con un barlume di speranza nello sguardo. Annuisco pacamente, appoggiandomi con entrambe le mani al suo petto ed alzandomi sulle punte dei piedi per raggiungere il suo viso e stamparci un'altro bacio. Risponde alle mie effusioni con dolcezza, venendomi incontro e facendomi fare qualche passo indietro, fino a farmi appoggiare contro al muro. Mi avvinghia per la vita, mettendo una sua gamba fra le mie, e affonda le dita nei miei capelli, facendo cadere a terra le bacchette che li tenevano su. Quando sento la sua lingua tentare di farsi strada mi abbandono completamente, smetto di ragionare e lascio che le sensazioni regalatami mi soggioghino. Alzo il capo sospirando, in preda all'eccitazione, e lui ne approffitta per avventarsi sul mio collo, mordendo e succhiando con foga. Mi abbassa il kimono sulle spalle, per scendere a baciarmi e leccarmi le clavicole e il petto. Ad ogni ansito ci abbassiamo di un poco, fino a finire seduti a terra. Mi arrotola il kimono sui fianchi per scoprirmi le gambe e le sue dita corrono subito ad accarezzarmi le cosce, afferandone una per farsi più vicino. Quando i suoi denti vanno a stuzzicare i miei capezzoli, non posso fare a meno di gemere rumorosamente, prendendogli la testa per non lasciarlo più andare. Gli slaccio il codino, lasciando che i capelli gli ricadano morbidi sulle spalle. 
-Ssssh, non vorrai che qualcuno ci senta!- ridacchia baciandomi nuovamente per soffocare i miei sospiri. 
I nostri palmi corrono sulla pelle bollente, i nostri polpastrelli saggiano ogni avvallatura e rientranza dei nostri corpi frementi. 
-N-noi...noi non possiamo...- lo fermo allontanandolo , preso da un barlume di lucidità.
-Perchè?- chiede innocentemente senza levarmi le mani di dosso. 
-Ci conosciamo a malapena...e non possiamo frequentarci per via delle classi sociali, lo sa.- 
Si rabbuia leggermente in viso. 
-Matsumoto, sai perfettamente che odio quando pensa alle classi sociali. I-io penso che se due persone si piacciono e si attraggono debbano stare insieme, qualunque siano le rispettive situazioni sociali...e smettila di darmi del lei!- 
-Mi scus-...scusami.- mormoro mortificato, correggendomi all'ultimo. 
Persa l'eccitazione del momento, ci calmiamo e ci rivestiamo a vicenda, con delicatezza, molto lentamente. Akira mi da una mano a riallacciarmi l'obi e, nonostante le mani grandi, si rivela piuttosto bravo con la stoffa fra di esse. Ci leghiamo nuovamente i capelli e ci sciacquamo il viso nel piccolo lavandino sul retro. 
Decide di fermarsi per un paio d'ore con me a darmi una mano con le vendite, non avendo molta fretta di ripartire. Lo scopro essere un bravissimo uomo, di buon cuore e umile, oltre che dolcissimo. Una volta giunto il calar del sole siamo costretti a salutarci. 
-Vorrei rimanere qui con te, possibilmente per sempre, ma i miei doveri di capo villaggio mi chiamano.- dice con una nota di malinconia nella voce. Dondolo da un piede all'altro a disagio, non sapendo bene cosa fare. 
-Non sai quanto vorrei portarti via con me...lontano da tutto e da tutti, solo io, te e il battito dei nostri cuori, soli nel buio rischiarato da una semplice candela.- 
-Akira...- mormoro soffocando un singhiozzo. Mi prende il volto fra i palmi, obbligandomi a rivolgere il mio sguardo a lui. Mi bacia agli angoli degli occhi, asciugando le mie lacrime in procinto di cadere con le sue labbra. 
-Tornerai a trovarmi?- chiedo con un briciolo di speranza. 
-Ovviamente! Qualche volta potresti anche venire a stare da me...solo per un paio di giorni.- aggiunge timidamente. 
-Sarebbe stupendo!- esclamo lasciando che le mie gote si tingano di rosa.
-Ci vediamo...Takanori.- sussurra baciandomi con estrema dolcezza, una, due, tre, quattro, e mille altre volte. 
-Non andare. Ti prego.- lo supplico a corto di fiato dopo l'ennesimo bacio rubato. 
-Devo...- mi risponde sempre più triste. Si prepara a salire sul suo carro e, una volta accomodatosi, mi rivolge un ultimo sorriso. 
Do un'occhiata a destra e a sinistra, per controllare che non ci sia nessuno, e solo a quel punto mi allungo, arrampicandomi con grande fatica, per riacchiappare Akira dal colletto del kimono e costringerlo in una lunga coccola per le nostre labbra.
 -Torna a casa, sta diventando buio...- mi ammonisce dolcemente. 
-Voglio stare con te.- ripeto, battendo il mio piccolo pugno sul bordo del calesse, come un bambino che batte i piedi quando vuole a tutti i costi il suo dolcetto preferito. 
-Anche io lo voglio, anche io...- 
Si china verso di me, sussurrandomi all'orecchio: 
-Non appena diverrai maggiorenne, ti prometto sulla luna, che verrò a prenderti e ce ne andremo insieme.- 
A quelle parole non posso che arrossire di piacere, dichiarandomi definitivamente soddisfatto. 
-Spero che quel momento arrivi il più in fretta possibile...- rispondo allo stesso modo, fregandogli un'altra delle nostre effusioni. 
Smonto dal carro docilmente, sotto ordine della sua gentile mano, e rimango a fissarlo allontanarsi nell'oscurità, salutandolo sino a quando non lo perdo di vista.


...un mese dopo.... 

 

-Bentornato Suzuki-san!- lo saluto come al solito, recitando ormai una parte, solo ed esclusivamente quando mia madre è a portata d'orecchio. 
-Onorato Matsumoto-san! Che cos'ha da offrirmi oggi?- mi risponde, imitando la mia parlantina. 
Lo guardo con un'aria maliziosa mordicchiandomi le labbra. 
-So io cosa potreste offrirmi...ma forse è meglio aspettare di stare soli per quello, giusto?- ridacchia piegandosi per non farsi sentire. 
Mi alzo sulle punte dei piedi per sporgermi oltre il banchetto e baciarlo ridacchiando a mia volta: 
-Oppure potrebbe seguirmi nel magazzino...ho della merce molto interessante che mi piacerebbe mostrarle...-


Note dell'autrice:

Hey dolcezze~
Oggi vi lascio qui una robina che ho buttato giù dopo aver studiato per ore e ore la tecnica degli shibori (che, come forse avrete capito o già sapete se siete del campo, è una tecnica di tintura tipicamente giapponese risalente al periodo Edo). Più che della tinta vera e propria, gli shibori sono caraterizzati dalla tecnica utilizzata dalle donne (perchè sì, è un pratica prettamente femminile) per piegare, pressare, annodare o cucire il tessuto, a dipendenza dell'effetto desiderato. Vi consiglio di andare a guardare qualche foto su internet perchè sono MAGNIFICI, vere e proprie opere d'arte.
Forse si è già capito, ma studio tessile, design e moda in una scuola della svizzera italiana e molto spesso ci ritroviamo un sacco di tecniche, tradizioni,..., legate al Giappone (anche perchè in quanto a tessuti, sotto certi aspetti, il Giappone è IL NIRVANA. Hanno delle strutture particolarissime e anche i materiali per il filato utilizzati o la successiva nobilitazione sono molto differenti da quelli usati in occidente....ok, la smetto, scusatemi). Quindi aspettatevi moltissime one shot come questa :3
Lo so, lo so, non è molto lunga, ma spero davvero che vi piaccia!
Come sempre, se vi va, lasciatemi una recensioni, anche corta, un semplice commento, per dirmi cosa ne pensate ^^
Alla prossima!

Reichan :3

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > The GazettE / Vai alla pagina dell'autore: _rei_chan_11_