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Autore: giorgtaker    03/12/2015    2 recensioni
One shot tratta da i video musicali di I need you, Run e anche dal Prologue.
Jin, Yoongi, suo fratello Jongkook, Hoseok, il suo migliore amico Jimin, Namjoon e Taehyung sono un gruppo di amici molto affiatato. Ragazzi con la voglia di divertirsi e fare casino, dovranno confrontarsi con la realtà e provare a sconfiggere la tristezza che sembra non lasciarli mai, soprattutto alcuni di loro. Con l'aiuto di Sonji, la ragazza di Jin, e di qualcun altro, i ragazzi sperimentano nuove avventure, delusioni e perdite di persone amate. Si accorgeranno presto che non tutto può andare secondo i piani.
E Jin sarà devastato.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Seokjin era seduto al bordo del letto e fissava il vuoto. Non riusciva neanche più a piangere.
Era da ore in quella posizione. Il tempo passava, ma a lui non importava. I giorni si susseguivano, ma a lui non importava. La sua ragazza Sonji  lo spronava ad uscire con lei, costringendolo ogni singolo giorno ad alzarsi dal letto e a mangiare, ma a lui non importava. L’unica cosa che gli importava era trovare una via di fuga. Fuga da quella realtà diventata troppo pesante per un ventitreenne, fuga da quel mondo senza più colori ormai da settimane. Era già passato così tanto tempo? Jin non lo sapeva e neanche gli importava. Non gli importava più di niente. In tutto questo turbine di disperazione e senso di vuoto, gli dispiaceva per la sua ragazza. Lui avrebbe voluto fare qualcosa, vedeva che ogni giorno lei provava a tirarlo su di morale, a fargli fare cose nuove, ma ogni giorno il ragazzo sorrideva stanco e diceva “Sto bene, tranquilla. Vai, preparati o farai tardi al lavoro” per poi praticamente non muoversi dal letto.
Quel giorno non era diverso dagli altri, tranne che per un pensiero fisso: Jin voleva levarsi di dosso quella sensazione che lo stava accompagnando da troppo tempo. Si alzò a fatica dal letto. Erano due giorni che non mangiava e il suo corpo era debole. Arrivò in cucina, aprì il cassetto delle posate e ne tirò fuori un coltello affilato, poi andò in bagno. Riempì la vasca d’acqua calda, e quando fu piena si tagliò profondamente i polsi w li mise nell’acqua bollente.
 
“Hyung, mi mancano i nostri amici”
 
Due anni prima che Jin si tagliasse i polsi
 
Jin stava sul suo furgoncino sotto casa di Namjoon.  il ragazzo vide l’amico dai capelli tinti di bianco uscire dalla porta di casa sua e salutarlo agitando una mano. “Buona sera Jin Hyung!”
“Buona sera a te. Che facciamo di bello oggi?”
“Ci vediamo tutti al parco davanti casa di Taehyung. Ho sentito ieri gli altri e ci siamo messi d’accordo per fare così”
“Ok, ma prima devo andare a prendere la mia ragazza. E’ da un po’ che non la vedo e poi mi avete rotto che vi manca, per cui prendo due piccioni con una fava e viene con noi”
“Woo-hoo Sonji!” urlò il suo amico. Jin rise. Sonji era la sua ragazza da ormai tre anni e non pensava che poteva trovare persona migliore in tutta la sua vita. L’aveva conosciuta in una delle sue avventure notturne. Mentre scappava dalla polizia aveva trovato questo negozio di alimentari ancora aperto e si era nascosto dentro. Non aveva visto nessuno e si era accucciato dietro il bancone della cassa speranzoso che la polizia non l’avrebbe cercato lì. Contrariamente alle sue previsioni quello fu il primo posto che perquisirono. Entrarono nel negozio e chiamarono a gran voce il proprietario. Da una porta dietro il bancone uscì una ragazza che chiese curiosa cosa stesse succedendo. “Ci dispiace disturbarla, la stiamo inseguendo un ragazzo alto, con i capelli castani con la frangetta lunga fino agli occhi quasi, vestito con dei jeans strappati e una maglietta bianca con della vernice colorata sopra. Per caso è entrato nel suo negozio?”
La ragazza guardò a terra, vedendo Jin che la guardava supplichevole. Sonji sorrise “Sì, l’ho visto” il ragazzo sgranò gli occhi pensando che fosse finita “Correva verso quella discesa come un forsennato. Ha fatto qualcosa che non doveva?” chiese curiosa
“Veramente sì, lui e i suoi amici stavano imbrattando dei muri sotto al cavalcavia. Grazie per l’informazione, buona notte” detto questo i poliziotti se ne andarono. “Se ne sono andati, puoi uscire” la ragazza sorrise ancora una volta. Jin uscì dal suo nascondiglio e fece un inchino “Grazie mille per avermi coperto. Come posso ripagarti?”
“Non serve, quello che avete fatto tu e i tuoi amici è nulla. Mi sembravi troppo carino per fare qualcosa di brutto”
“Va bene, come vuoi. Però permettimi di portarti fuori per un gelato” la ragazza ci pensò un attimo. Questo tipo che era stato inseguito dalla polizia e si era intrufolato nel negozio le stava proponendo di uscire. E lei non vedeva l’ora. “Ci sto! Quando e dove ci vediamo?”
“A che scuola vai tu?”
“Sta qui nei paraggi, è la Songshin High school”
“Ma quella è anche la mia scuola! Senti facciamo così, domani appena le lezioni finiscono usciamo insieme, ti va?”
“Ne sarei felicissima”
“Meno male” sussurrò il ragazzo. Stava per andarsene quando le chiese “Scusami, sono un maleducato non mi sono presentato. Io sono Seokjin, ma tu mi puoi chiamare solo Jin. Tu come ti chiami?”
“Sonji. Kim Sonji, piacere”
“Bene Sonji, ci vediamo domani a scuola” le schioccò un dolce bacio sulla guancia e corse via dal negozio. Dopo quella notte i due divennero inseparabili.
Jin sorrise dolcemente a quel ricordo mentre aspettava che la sua ragazza uscisse dal condominio dove abitava con la sua migliore amica. Quando la vide scese dalla macchina e la andò a baciare. “Buongiorno principessa” le sussurrò in un orecchio il castano mentre la stringeva a sé
“Buongiorno mio principe” mormorò lei con la testa appoggiata contro il suo petto
“Dormito bene stanotte? Nessun cavaliere errante è venuto a disturbare la sua dolce notte di riposo?”
“Nessun cavaliere errante, solo la mia migliore amica che reclamava un massaggio”
“Devo sgridarla?”
“Non penso sia necessario”
“Sentite voi due, tra un quarto d’ora abbiamo appuntamento con gli altri, se non ci sbrighiamo faremo tardi!” urlò Namjoon dalla macchina. Sonji lo guardò truce “Ya, ma che modi sono questi? Lasciaci cinque minuti in pace tu!”
“Come osi parlare in questo modo informale al tuo Oppa!”
“Oppa un corno, sei più grande di me di due giorni Namjoon!”
“Sempre Oppa sono!”
“Ok, ho capito. Sonji sali in macchina, andiamo dagli altri. Non ti preoccupare, ci rifacciamo dopo al mio appartamento” quest’ultima frase l’aveva sussurrata per evitare di farsi sentire dal bianco. “Non vedo l’ora” gli sussurrò di rimando lei.
Al parco i ragazzi erano già agitati. Jongkook, il ragazzo dai capelli castano scuro, era appoggiato alla spalla di suo fratello Yoongi, quello dai capelli rosa, che rideva di Hoseok dai capelli neri, e Jimin, dai capelli rossi, che stavano facendo una gara di ballo ridicola, mentre Taehyung, un ragazzo castano chiaro, stava vedendo le cose da portare quella sera. Appena gli altri tre amici arrivarono, i ragazzi si buttarono addosso a Sonji riempiendola di abbracci e facendola ridere.
“Programma di stasera?” chiese Jin seduto su una panchina mentre cingeva con un braccio la vita della sua ragazza. “Abbiamo trovato un locale molto figo ad Hongdae. Abbiamo preso tutti i nostri documenti falsi, nessuno saprà che siamo minorenni!” disse raggiante Jongkook
“Bene, allora vogliamo andare?” chiese Namjoon. la risposta fu un urlo da parte dei ragazzi e un “woo-hoo” di Sonji.
Arrivati al locale riuscirono ad entrare senza problemi. Dentro la musica era tecno e la serata stava cominciando in quel momento. I ragazzi lasciarono le cose nel guardaroba e si buttarono in pista. Jin e la sua ragazza rimasero insieme tutto il tempo, godendosi la serata mentre ballavano insieme e si offrivano drink a vicenda. Namjoon si era preso la responsabilità di guidare per quella sera, permettendo a Jin di lasciarsi andare con Sonji dopo una settimana che non si erano riusciti a vedere. Il ragazzo ballava soltanto, non cercando nessuno da portarsi a letto quella sera e dando un’occhiata in giro per vedere cosa combinassero gli altri. Jongkook andava in giro a cercare qualcuno che gli offrisse un drink. Era una sfida con Taehyung che ad ogni serata in discoteca partiva ormai con un “Buona fortuna!” da parte di entrambi. Di solito chi vinceva a fine serata il giorno dopo si faceva fare i compiti dal perdente. Hoseok rimaneva vicino al bar a godersi la musica da seduto. Quando gli sarebbe venuta voglia, sarebbe andato a ballare, ma intanto voleva finirsi quel Long Island in santa pace. Sapeva che bere alcolici non era buono per lui, dato che stava sotto medicinali abbastanza forti, ma non gli importava poi più molto. Cercava con lo sguardo Jimin, chiedendosi se anche stasera si sarebbe messo nei guai, ma ormai capiva anche che il suo migliore amico era abbastanza grande da gestirsi da solo. Yoongi ballava ormai da un paio d’ore con una ragazza. Gli piaceva. Lei era carina e lui non scopava da un po’, magari quella era la sua serata fortunata. Dopo qualche altra canzone, lei lo prese per mano e lo portò verso i divanetti, dove si sarebbero potuti sedere e riposare.
“Piacere di conoscerti, Yoongi” si presentò il ragazzo sorridendo
“Piacere mio, Maeki” così il ragazzo conobbe quella che poi sarebbe diventata l’unica ragazza di cui si sarebbe innamorato follemente.
Mentre Yoongi parlava con Maeki, dall’altra parte della discoteca Jimin ballava da solo. Improvvisamente sentì qualcuno che gli cingeva i fianchi da dietro e lo fece voltare. Il ragazzo si trovò davanti un tipetto carino, alto più di lui e con un sorriso dolcissimo stampato in viso. Gli sorrise a sua volta e cominciarono a ballare insieme. Dopo un po’ questo ragazzo lo portò nei bagni del locale. “Non ti spaventare, non ti voglio fare nulla. Solo presentarmi” Jimin era scettico “Io sono Hyunsoo. Tu come ti chiami?”
“Jimin, piacere di conoscerti.”
“Senti Jimin, che ne dici se ti offro qualcosa da bere?” propose Hyunsoo
“Direi che è un’ottima idea, grazie”. Dopo un po’ i due continuavano a stare seduti al bar a parlare. Trovarono molti punti in comune e si piacquero subito. “Hyunsoo, aspetta qui, torno subito”
“Ok!” Jimin corse verso Hoseok “Hyung, mi faresti un favore?”
“Ho visto il tipo con cui stai. Ti lascio casa libera, ho capito” rise il moro “Però mi raccomando di non sfondare il letto, costa un sacco ripararlo o ricomprarlo nuovo”
“Grazie Hyung, sei il migliore!” così Jimin portò a casa Hyunsoo per la prima volta, quasi sicuro che sarebbe stata l’ultima, ma così non fu.
 
Un anno prima che Jin si tagliasse i polsi
 
Jin e Sonji avevano deciso di trasferirsi nello stesso appartamento. Sonji andò ad abitare dal suo ragazzo, non solo perché così sarebbero stati insieme, ma anche perché la sua migliore amica voleva andare anche lei a convivere con il suo ragazzo. Gli altri del gruppo presero benissimo la notizia, così tanto che capitava spesso che si intrufolassero la sera a casa loro per una serata cinema. Tutti avevano accettato con loro Maeki e Hyunsoo sapendo quando Yoongi e Jimin fossero innamorati. Era un gruppo molto affiatato. C’erano raramente litigi e nessuno era escluso. I sette amici continuavano le loro scorribande per tutta la città, facendo sporadiche nottate in commissariato e finendo a volte in risse. Non era una novità per nessuno ormai se chiamavano a casa nel cuore della notte. Solo Hyunsoo aveva dovuto abituarsi. Lui non era il tipo di persona che era abituata a questo tipo di vita. La prima volta che Jimin lo chiamò dalla stazione di polizia cominciò a urlare al telefono. Gli chiese se stesse bene, che cosa avesse fatto per stare lì, se avesse paura. Jimin rise di tutte queste domande e lo rassicurò. In pochissimo tempo Hyunsoo arrivò alla stazione di polizia preoccupatissimo. Il suo ragazzo, una volta uscito dalla cella, gli cominciò a raccontare di come fossero entrati dentro quest’area riservata, come quelli della sicurezza avessero chiamato la polizia e di come fossero stati catturati. Rideva mentre raccontava, ma il ragazzo accanto a lui che guidava non aveva lo stesso pensiero. “Poteva succedervi qualcosa!” disse improvvisamente dopo qualche minuto di silenzio.
“Nah, l’abbiamo fatto altre volte, non è mai successo nulla”
“Come fai ad essere così tranquillo? Come puoi non pensare allo spavento che mi sono preso?”
Jimin allora si girò esterrefatto “Ti sei davvero così tanto preoccupato?”
“Certo idiota. Il mio ragazzo che si fa arrestare. Non mi era mai capitato!”
“Ah, allora ti avverto, succederà spesso. Se chiami Sonji lei ti aiuterà a trovare un modo per calmarti quando arrivano queste chiamate. Vieni tu da me o andiamo da te?” chiese infine con un sorriso.
Hyunsoo si girò e lo fissò per un secondo prima di accostare “Davvero? Tu mi stai chiedendo davvero di scopare dopo il colpo che mi hai fatto prendere? Dovrei ammazzarti, invece ti sto anche riportando a casa e tu mi chiedi se andiamo da te o da me?” nella sua voce la rabbia non era celata “Park Jimin spero tu stia scherzando”
“No. La mia è una domanda seria. Per me questa è la normalità, non è la prima volta che succede e non sarà l’ultima. Se non ti va bene mi puoi pure lasciare qui, in questo momento. Noi sette sono anni che lo facciamo, non ci interessa neanche più cosa pensino gli altri. Quando facciamo queste bravate è anche per fuggire alla nostra realtà. Hai mai visto le cicatrici di Taehyung? Hoseok hyung che prende delle pastiglie? Hai mai visto Namjoon hyung quando torna dal lavoro? O conosci la storia di Jin hyung e perché Sonji è la sua àncora di salvezza? Ognuno qui ha una storia alle spalle che vuole dimenticare ma che non può, ecco perché ci lasciamo andare e proviamo a fare cose sempre più estreme. Non ci buttiamo su alcol e droghe, ma su esperienze. Quelle sono le uniche cose che ci rendono ubriachi, sono le uniche cose che ci fanno sentire fatti. Jin hyung ha portato Sonji ovunque, lei ci ha aiutato parecchie volte e qualche volta è finita in cella con noi. Ti puoi far raccontare da entrambi quando siamo entrati in una villa enorme, ma abbandonata. Abbiamo fatto una festa solo tra di noi, quando Jin hyung e Sonji sono spariti. Dopo un po’ la polizia irruppe nella casa, ma loro due ancora non si vedevano. Mentre scappavamo, li cercammo finché non li trovammo addormentati e abbracciati sopra un letto sfatto. Per questa cosa rischiammo di finire in carcere sul serio, ma riuscimmo tutti e otto a scappare. O un’altra volta sempre Jin hyung e Sonji finirono per fare una notte in cella per atti osceni in luogo pubblico. Veramente stavano solo scopando nel loro posticino segreto, ma sfortunatamente la polizia li beccò. Io e i miei amici siamo pieni di queste storie, e se tu sei il mio ragazzo capiterà che ti porterò con noi a fare qualcosa. Sei disposto a vivere questa vita con me?” chiese infine Jimin speranzoso.
Hyunsoo lo baciò delicatamente sulle labbra “Se il premio è stare con te, ovviamente. Devi solo darmi tempo, mi devo abituare a questa nuova avventura. Vieni da me allora?”
Mentre Hyunsoo si abituò a poco a poco, Maeki già capì la situazione la prima volta che Yoongi la chiamò. Il ragazzo l’aveva avvisata sulle scorribande che facevano lui e i suoi amici, per cui quando arrivò la chiamata da parte della polizia non ne fu sorpresa.
“Ehi baby” sussurrò il ragazzo “Potresti venire a prendere me e Kookie alla stazione di polizia? Sono successi un po’ di casini e ci hanno rinchiusi in cella. Ti spiego tutto dopo, mh?”
Un sospiro da parte della ragazza “Arrivo”
Il viaggio di ritorno fu pieno di racconti entusiasti di Jongkook sull’area scoperta e Yoongi che rideva dell’espressione della sua ragazza. Arrivati a casa il più piccolo andò diretto a dormire, mentre la coppietta parlava davanti ad una tazza di tè. “Perché siete andati lì? È pericoloso Yoongi, non mi far stare in ansia!”
Il ragazzo prese tra le sue mani quelle di lei e la guardò negli occhi “Scusami, ma davvero non possiamo fermarci. È la nostra valvola di sfogo, l’unica cosa che tiene in vita alcuni di noi. Se non fosse stato per Namjoon che ci ha mostrato questa vita, io e te non staremmo parlando in questo momento. I miei amici e le nostre avventure sono le cose che mi hanno fatto rimanere sano di mente tutti questi anni. Prima che noi diventassimo un gruppo, Hoseok aveva provato già tre volte ad uccidersi e aveva solo quattordici anni. Jimin è il suo migliore amico da una vita e non sapeva più che fare. Taehyung poi non ne parliamo. Ne ha passate così tante che non si riescono neanche a raccontare. Jin hyung è stato trovato da Namjoon quando era appena scappato di casa, come me e Jongkook del resto. Ma Jin hyung ha un passato spaventoso. Neanche Namjoon riusciva a farlo calmare. Poi però conobbe Sonji e lì le cose cambiarono. Non solo si tranquillizzò, ma cominciò a trattarci come una madre. Non so cosa farei se li perdessi. Loro sono la mia famiglia”
Maeki lo fissò a lungo prima di aprire bocca “Loro sono davvero importanti, eh? Mi stai dicendo che devo abituarmi, non è così?”
“Esatto. Se non sopporti la mia vita, ti capisco. Se vuoi tagliare i rapporti, ti capisco. Se non mi vuoi amare più, ti capisco.” Yoongi abbassò lo sguardo aspettando che la ragazza se ne andasse, come avevano fatto altre prima di lei. Maeki si alzò, ma solo per abbracciare l’uomo che si era aperto a lei “Io ti amo Min Yoongi, non potrei mai andarmene” a queste parole il ragazzo la strinse a sé.
“Grazie per avermi capito” sussurrò commosso “Nessuna prima di te mi aveva abbracciato come fai tu, grazie”
Maeki rise “Sai che tu sei proprio tenero? Nonostante i comportamenti da figo, sei sempre accanto a Jongkook per aiutarlo, non ti lasci sfuggire nessuno stato d’animo e proteggi tutti. Da oggi in poi ti voglio chiamare Suga perché per me sei dolce come lo zucchero” il ragazzo la guardò con gli occhi sgranati e si commosse “Grazie! Grazie! Nessuno mi aveva detto queste cose, grazie” le prese il viso tra le mani e la baciò “Ti amo da impazzire lo sai?” le disse sorridendo
“Anch’io”
 
Nove mesi prima che Jin si tagliasse i polsi
 
I ragazzi stavano facendo una festa in casa di Jimin. Erano solo loro sette, niente fidanzati. Stavano facendo molta confusione, così tanta che pensavano che in poco tempo sarebbero arrivati i poliziotti. Tanto per cambiare.
Yoongi continuava a guardare il telefono aspettando il messaggio di Maeki. Come ogni sera la ragazza lo doveva avvisare che era arrivata sana e salva a casa dal lavoro. Di solito tornava per le dieci di sera, ma in quel momento erano le dieci e mezza e il ragazzo non sapeva che fine avesse fatto. Provò a chiamarla, ma aveva il telefono staccato. Si cominciò a preoccupare seriamente quando alle undici e mezza non aveva ancora notizie. Jin gli si avvicinò “Qualcosa non va Yoongi?”
“Maeki non mi scrive e ha il telefono staccato. Non so che fine abbia fatto. Vado a cercarla, vi faccio sapere poi” così dicendo prese la giacca e uscì. Per fortuna la casa della sua ragazza non era distante da quella di Jimin. Non ci mise molto ad arrivare lì davanti e ad avere un colpo al cuore. Davanti alla palazzina erano presenti poliziotti e pompieri. Era tutto avvolto dalle fiamme. Yoongi si fece largo tra la folla di persone che stava lì a guardare. Il ragazzo si avvicinò ad un poliziotto “Scusi, hanno tirato tutti fuori dalla palazzina?”
“Sì” rispose serio questi
“E’ morto qualcuno?” chiese quasi sussurrando
“Ragazzo, questo fuoco è indomabile. Non è stato possibile salvare nessuno”
In quel momento il cuore di Yoongi si fermò “Posso vedere i corpi?”
“No, mi dispiace. Sono tutti carbonizzati, avranno bisogno di un’identificazione con il DNA. Qualcuno lì dentro era una persona a te cara?”
“La mia ragazza”
L’ufficiale diede una pacca dietro la schiena del ragazzo “Mi dispiace figliolo. Spero solo per te che non era ancora rientrata o che era appena uscita”
Yoongi ringraziò ancora sconvolto e  si incamminò di nuovo verso casa di Jimin. Durante il tragitto l’unica cosa che fece fu provare a chiamare Maeki. Arrivato a casa del suo amico, raccontò a tutti di quello che era successo. La festa si fermò. Yoongi cadde in ginocchio e cominciò a singhiozzare. Fu portato a casa da Jin e Jongkook che non lo lasciò solo un secondo. Il più piccolo lo abbracciò finché non si addormentarono.
Il giorno seguente fu un’agonia. All’ospedale era concesso fare il riconoscimento del cadavere, così il ragazzo decise di andarci, non senza i suoi amici. Quando arrivò al corpo di lei la riconobbe subito. Aveva la collana che lui le aveva regalato al loro primo anniversario. Il braccialetto che aveva sin da bambina.
Yoongi non la sfiorò, l’unica cosa che fece fu cadere in ginocchio come la sera prima e piangere. Gli altri provarono ad avvicinarsi a lui, ma li scacciava ogni volta. Da quel momento il ragazzo non fu più lo stesso. Beveva fino a sentirsi male, provocava risse ovunque. Jongkook stava male a vederlo così e come lui anche i ragazzi. Lo facevano uscire con loro la sera, provavano a tenerlo lontano dall’alcol, lo facevano sfogare in altri modi. Yoongi aveva cominciato a portarsi un accendino in tasca. Lo accendeva di tanto in tanto, fissando la fiamma. Spesso Jongkook la spegneva con un soffio e poi gli sorrideva.
Ma Yoongi non sorrideva più. Non provava più nulla, solo un grandissimo vuoto. Una sera che Jongkook non c’era, il ragazzo si era attaccato alla bottiglia di vodka. Quando il suo fratellino tornò lo trovò ubriaco fradicio “Hyung quanto hai bevuto?”
“Che te ne frega eh? Io faccio il cazzo che mi pare ragazzino. Non provare a farmi da mammina che ne abbiamo già una!” biascicò ancora con la bottiglia in mano
“Hyung hai bevuto più di mezza bottiglia da solo?! Adesso basta, dammela! Non ti farà bene tutto quest’alcol! Non ti farà stare meglio!” il più piccolo provò a levare la bottiglia dalle mani di suo fratello, ma venne bruscamente respinto
“No! Che cazzo ne sai tu di come sto io? Hai mai perso la persona che ami? L’unica ragazza che ti trattava come una persona e non come un giocattolo? Sei troppo giovane non sai un cazzo! Fammi il piacere e sparisci dalla mia vista”
“No! Adesso dammi quella bottiglia!” a quelle parole Yoongi scagliò la bottiglia contro Jongkook che la schivò. Il più grande lo spinse facendolo sbattere contro il divano, poi prese una sedia e la scaraventò dall’altra parte della stanza rompendo uno specchio. Cominciò a rompere qualsiasi cosa si trovasse tra le mani, riuscendo così a procurarsi parecchi tagli. Mentre impazziva lasciando sfogare il suo dolore, Yoongi cominciò ad urlare di frustrazione. Allora il più piccolo reagì e cominciò a prendere a pugni suo fratello, poi lo prese per il colletto e cominciò ad urlare “Che ne hai fatto del mio Hyung? Rivoglio il mio Hyung! Tu sei solo l’ombra di lui, io rivoglio il fratello maggiore che mi ha salvato da nostro padre e nostra madre, il tipo che non ha paura di nulla. Rivoglio il mio Hyung” cominciò a singhiozzare.
Yoongi lo guardò piangere “Non lo riavrai, mi dispiace” e detto questo uscì dall’appartamento lasciando Jongkook da solo a disperarsi in mezzo alla devastazione che aveva fatto.
Il ragazzo andò in un vecchio motel non troppo distante da casa sua. Portò con sé una tanica di benzina. Affittò una stanza doppia. Arrivato lì si sdraiò sul letto e sospirò profondamente. Guardò la parte vuota, pensando alle notti passate a dividere il letto con Maeki. Si sedette sul bordo del letto, accendendo e spegnendo l’accendino. Prese una decisione. Mandò un messaggio vocale sul gruppo con tutti i ragazzi.
“Ciao a tutti. Scusatemi se sono stato un cazzone nelle ultime due settimane, ma davvero non ce la facevo a pensare ad un mondo senza di lei. Mi avete reso davvero felice in tutti questi anni ragazzi, spero di riuscirvi a vedere ovunque andrò dopo questa vita. Jongkook, scusami per prima. Avrai davvero tanto da mettere in ordine. Sei il fratello migliore del mondo piccoletto. Scusatemi ancora, vi voglio bene.”
Non aspettò le risposte. Aprì la tanica di benzina le ne sparse il contenuto ovunque, anche su se stesso. Poi lasciò che l’accendino desse fuoco alla stanza. Non sentì mai così tanto dolore. Le fiamme lo avvolgevano bruciandogli la pelle, rendendolo cenere, ma non importava più.
Sentito il messaggio vocale, i ragazzi cominciarono la ricerca di Yoongi. Anche Sonji e Hyunsoo si unirono a loro. Senza sapere come, tutti arrivarono al motel dove il ragazzo si era dato fuoco. Le fiamme erano alte in una delle stanze e tutti capirono subito cosa avesse fatto il loro amico. Jongkook urlò più volte il nome di suo fratello, ma non ricevette risposta. Allora corse verso le scale, sgusciando tra i ragazzi che guardavano increduli la scena. Il più piccolo corse fino alla stanza di suo fratello, ma quando provò ad aprire la porta non ci riuscì. Cominciò a battere violentemente i pugni sull’ingresso, speranzoso che gli avrebbe aperto e che non fosse stato bruciato vivo. Namjoon arrivò e lo portò via di peso bloccandogli le braccia in un abbraccio fortissimo. Il ragazzino continuava a piangere e scalciare, urlando di lasciarlo andare, che suo fratello aveva bisogno di lui, continuando a gridare il suo nome.
Dopo pochi minuti arrivarono i pompieri e la polizia. Spento il fuoco portarono fuori il corpo del ragazzo. Jongkook pianse urlando il nome di Yoongi più volte. Hoseok lo abbracciò stretto tentando di coprirgli gli occhi per evitare che vedesse ancora il corpo di suo fratello. Sonji tremava tra le braccia di Jin, Jimin era immobile a guardare quell’orribile spettacolo mano a mano con Hyunsoo che non sapeva cosa fare, e Taehyung e Namjoon si guardarono sapendo che qualcosa si era rotto adesso che Yoongi non c’era più.
I giorni seguenti furono un continuo controllare che Jongkook non facesse qualcosa di stupido e che scappasse di casa. Il ragazzo non mangiava, dormiva poco, non parlava e non rispondeva a nessuno. A nulla valsero le suppliche dei suoi amici, la dolcezza in cui venne avvolto da Sonji e Jin che lo accolsero nella loro casa. Il ragazzo aveva un fortissimo legame con suo fratello nonostante gli anni di differenza, facevano tutto insieme. La perdita era stata troppo grande. Un giorno, mentre Sonji e Jin erano a lavoro, Jongkook decise che era arrivato il momento di andarsene. Lasciò un bigliettino alla coppia, prese poche cose e uscì.
Al loro ritorno a casa i due ragazzi videro il bigliettino:
“Scusatemi se sono fuggito. Non ce la faccio più, mi manca lo Hyung e non voglio vivere in un mondo senza lui. Grazie per esservi presi cura di me, sarete dei bravissimi genitori in futuro, ne sono convinto. Addio”
Jin chiamò subito Namjoon. Dopo poche rapide telefonate il gruppo cominciò a cercarlo.
Intanto Jongkook girava per la città senza un punto preciso dove andare. Aveva fatto visita alla tomba di Yoongi dove accanto c’era anche quella di Maeki. Era rimasto lì per un’oretta e poi se n’era andato. Presto si era fatta sera. Camminava con la testa bassa e non vide un gruppetto di teppisti che gli andava incontro. Per sbaglio urtò uno di loro. “Ehi!” gli urlò questi “Chiedimi scusa moccioso!”
Jongkook lo guardò negli occhi “Perché dovrei?” a quelle parole i teppisti lo presero e lo sbatterono sulle serrande accanto a loro. “Ho detto chiedimi scusa” ringhiò il ragazzo. Il piccolo scansò con forza la sua mano che lo teneva bloccato “No”. In quel momento gli arrivò un cazzotto in pancia. Da lì cominciarono a pestarlo. Jongkook non reagiva, pensava che non doveva proteggersi. Era meglio così.
Finito di picchiarlo lo lasciarono lì, in mezzo al suo sangue. Il ragazzo si tirò su a forza, costringendosi ad andare avanti. Camminò nonostante i dolori lancianti in tutto il corpo. Come prima si guardava la punta dei piedi mentre camminava. Attraversando la strada non si accorse che era rosso per i pedoni. Alzò la testa quando vide una macchina correre verso la sua direzione. Fu un attimo. La macchina lo prese, lui rotolò sul parabrezza, sul tettuccio e cadde. Arrivò un’altra macchina che lo investì una seconda volta. Jongkook aveva gli occhi sgranati, un rivolo di sangue che gli usciva dalla bocca semi aperta e il corpo pieno di tagli e lividi. Le persone in strada urlavano di terrore, qualcuno chiamava polizia e ambulanza. Uno dei poliziotti che arrivarono per primi era un conoscente dei ragazzi. Spesso gli capitava di metterli in cella e rilasciarli il giorno dopo. Si prese la responsabilità di chiamare Namjoon che rispose dopo due squilli “Agente Cho! Mi scusi, ma non posso parlare, sto cercando Jongkook”
“Namjoon, siediti. Ci stanno gli altri con te?”
“Sissignore, siamo insieme per il momento. È successo qualcosa?”
“Mettimi in vivavoce e chiama gli altri”
“Ok. Ragazzi, tutti qui! L’agente Cho deve dirci qualcosa!”
Il signor Cho aspettò che Namjoon gli disse che stavano ascoltando tutti insieme.
“Bene. Dovreste venire all’indirizzo che vi sto per dire. Jongkook è stato investito”. Avuto l’indirizzo il gruppo cominciò a correre verso il luogo dell’incidente, solo per vedere il corpo del loro amico esamine e pieno di sangue. Sonji corse verso di lui, provando a vedere se riusciva a tenerlo stretto a sé. Inizialmente fu bloccata dalla polizia, ma l’agente Cho disse che potevano passare. La ragazza scansò tutti e strinse a sé il corpo di Jongkook. La polizia scientifica aveva avuto l’accortezza di chiudergli gli occhi. Sonji cominciò a chiamarlo tra i singhiozzi, gli accarezzò il viso pallido, gli prese la mano fredda. Jin l’abbracciò da dietro “Dimmi che tutto questo è solo un sogno Seokjin. Ti prego svegliami!” singhiozzò disperata
“Vorrei anch’io che fosse solo un incubo.” Le sussurrò lui di rimando. Era difficile. Jongkook era sempre stato come un figlio per Sonji. Lei si prendeva cura di lui con Yoongi, ma lei lo trattava come se fosse stata sua madre. Da quando si erano incontrati loro due avevano stretto un legame particolare. Quando Jongkook aveva problemi la prima persona a cui lo diceva era Sonji. I primi tempi, quando vivevano ancora tutti assieme, lei cucinava per tutti e faceva in modo di non far sentire il più piccolo escluso. Lo aiutava con i compiti, lo trascinava con sé quando gli serviva qualcosa di nuovo e pagava solo lei. Quando era più piccolo lo accompagnava e lo riprendeva lei da scuola le volte che Yoongi era troppo occupato. Adorava quel bambino che stava diventando uomo sotto i suoi occhi. Quel bambino che non sarebbe cresciuto mai più ormai.
Sonji lo stringeva a sé piangendo. Aveva il suo corpo sdraiato sulle sue gambe, sul braccio destro aveva la testa che continuava ad abbracciare e baciare supplicandolo di tornare indietro “Jongkook, ti prego non lasciarmi. Ti prego”. Jin si sedette accanto a lei e le fece poggiare la testa sulla sua spalla. Le accarezzò il braccio finché i medici dell’ambulanza non dissero loro che dovevano portare via il corpo. Sonji si oppose con tutta se stessa, abbracciando ancora di più Jongkook urlando loro di fermarsi. Servirono Jin e Taehyung per levarle il corpo del più piccolo dalle mani. Per evitare che scappasse, entrambi l’avvolsero in un grande abbraccio. A poco a poco gli altri si aggiunsero, facendosi così forza gli uni con gli altri. Piansero insieme per la perdita del piccolo Jongkook. Quella notte dormirono tutti insieme a casa di Jin e Sonji. Il dolore della ragazza non la fece dormire per tutta la notte.
 
Sei mesi prima che Jin si tagliasse i polsi
 
La perdita di Jongkook subito dopo quella di Yoongi e Maeki scosse tutti. Hoseok cominciò a prendere più pastiglie del solito, Jin non voleva parlare di loro e se qualcuno sfiorava l’argomento per sbaglio si alzava ed usciva dalla stanza. Jimin trovò conforto tra le braccia di Hyunsoo, ma a poco a poco il ragazzo si fece più distante. Nonostante Jimin provava ad essergli vicino, farlo sentire importante, il suo ragazzo non gli scriveva, non gli parlava, faceva finta che non esistesse per giorni, poi quando voleva tornava da lui. Il dolce ragazzo non stava bene in questa situazione, ma era troppo innamorato per dirgli di smetterla.
Una sera, Hyunsoo aveva chiamato Jimin per andare a cenare da lui. Il ragazzo non poteva che esserne contento, per cui spaccò il minuto e si fece trovare davanti alla villetta del suo amato. Il cancello e la porta erano aperti. Entrò chiamando a gran voce il suo ragazzo. Andò in cucina e vide una scatoletta con una lettera sopra. C’era anche un bigliettino che diceva “Prima apri la scatola” con un cuore alla fine. Dentro Jimin trovò una foto di loro due che non aveva mai visto. Hyunsoo stringeva a sé il suo ragazzo sorridente in un prato pieno di fiori gialli. Il ragazzo si ricordava bene quel posto, era stato il luogo del loro primo appuntamento. Jimin sorrise guardando la foto. Si accorse che dentro la scatola c’era un altro bigliettino. Questa volta diceva “Adesso prendi la lettera e non leggerla finché non torni a casa. Ti prego, non farti vincere dalla curiosità, è la spiegazione dei miei comportamenti strani negli ultimi tempi. Ricordati che ti amo piccola pulce” così, confuso e curioso, tornò a casa dove trovò Hoseok che guardava la televisione con uno sguardo vuoto “Smettila di prenderti tutte quelle pastiglie Hyung. Ti stai trasformando in un vegetale”
“Mi servono per andare avanti” fu la risposta vuota che ebbe il ragazzo
“Va bene. Almeno fammi un po’ di posto sul divano, Hyunsoo mi ha scritto una lettera piuttosto che prepararmi la cena” sbuffò spazientito. Aprì l’involucro e aprì il foglio. La calligrafia era elegante e stretta, simile al corpo dello scrittore. Jimin così cominciò a leggere:
“Ciao Jimin. Scusami se sono stato uno stronzo in queste settimane, ma speravo che ti avrei allontanato e ti avrei fatto meno male di quanto te ne stia per fare adesso.
Io ti amo da impazzire Park Jimin, mi devi credere. Quello che sto facendo è solo per il tuo bene.
Devi sapere che i miei genitori non hanno mai sopportato il fatto che io sia gay, e sapere che stavo con te, un ragazzo che loro considerano una nullità e un perdente, non ha migliorato la situazione. Avevo chiuso i rapporti con loro per te, perché volevo amarti come tu meriti. Sfortunatamente i miei sono persone importanti economicamente e mi hanno minacciato. Se non avessi acconsentito ad un matrimonio combinato, avrebbero ucciso te e i tuoi amici. Questo non lo potevo permettere, quindi ho deciso di stare al loro gioco.
Perdonami se non ti ho messo subito al corrente della situazione, ma dovevo farcela a lasciarti andare e speravo ci riuscissi anche tu. Così non è stato, per cui adesso sono costretto a fare lo stronzo via lettera raccontandoti tutto. Ti prego credimi quando ti dico che se ci fosse stato qualcos’altro da fare piuttosto che lasciarti, l’avrei fatto. Ti amo da morire Park Jimin, davvero.
E ti supplico, perdonami”
Alla fine la lettera aveva la sua firma. Jimin si accorse che stava piangendo solo quando la finì di leggere “Hyung” sussurrò. L’altro ragazzo si girò a guardarlo. Vedendolo piangere si alzò di scatto “Che è successo Jimin?” chiese preoccupato
“Mi ha lasciato” il ragazzo cominciò a tremare violentemente “Mi ha lasciato Hyung, Hyunsoo mi ha lasciato!” singhiozzò. Hoseok gli strappò la lettera dalle mani e lo abbracciò. Rimasero così per ore, finché il telefono di Jimin non squillò “Rispondo io “ gli sussurrò l’amico. Vide il contatto. Taehyung. Aprì la chiamata “Taehyungie, sono Hoseok”
“Oh, ciao Hyung. Come mai rispondi tu?” il ragazzo era sorpreso e confuso
“Jimin non è in grado di rispondere. Hyunsoo l’ha lasciato” silenzio dall’altra parte
“… perché?” la voce di Taehyung era dura
“Gli ha scritto una lettera, ma ancora non l’ho letta. Chiama i rinforzi e venite qui. Già che ci stai, vai a comprare cioccolata e gelato, credo ce ne sarà bisogno”
“Ok, dateci un po’ e arriviamo”
In un’ora erano tutti lì a consolare il dolce ragazzo che continuava a singhiozzare tra le braccia di Hoseok. Lessero tutti la lettera e piuttosto che ribadire che Hyunsoo era un coglione, si preoccuparono per lo stato d’animo di Jimin, che neanche dopo tutte quelle attenzioni si riprese da quella batosta. Lo vedeva ovunque, quando dormiva, quando andava in giro, quando girava per casa. Il suo profumo era rimasto nei suoi vestiti, la sua figura nuda nel letto, la sua ombra era ovunque il ragazzo di girasse. Era l’inferno.
Un giorno, completamente privato di sonno da tempo ormai, riempì la vasca d’acqua calda e vi si immerse dentro con tutti i vestiti. Portò in bagno la lettera e un accendino. Rilesse le parole scritte su quel pezzo di carta. Non cambiava nulla. L’addio non si trasformava in un arrivederci, la perdita non si trasformava in odio né amore. Quel pezzo di carta era diventato nulla, così lo bruciò.
E pianse.
Pianse lacrime amare, consapevole che l’uomo che amava non sarebbe più tornato da lui, non l’avrebbe più amato. Urlò con tutta la forza che aveva in corpo. Dopo un po’ si calmò. Prese una decisione. Si alzò dalla vasca e camminò verso camera sua. Aprì un cassetto del comodino e ne tirò fuori una pistola carica. Tornò in bagno. Si guardò allo specchio vedendo che le occhiaie erano molto (troppo) visibili sul suo viso, era sciupato e pallido. Era l’ombra di se stesso. E quell’ombra non doveva più vivere così.
Caricò la pistola e se la mise in bocca. Sentì il freddo metallo contro il suo palato e la sua lingua. Non esitò. Premette il grilletto, uccidendosi. Hoseok tornò a casa due minuti dopo con gli altri ragazzi. Chiamò Jimin per vedere se aveva mangiato e per avvisarlo che c’erano ospiti. Arrivò al corridoio, vide una macchia di sangue per terra che veniva dal bagno e una mano pallida rivolta verso l’alto “No” sussurrò con le lacrime agli occhi
“No” disse più forte mentre si avvicinava al corpo del suo migliore amico
“No, no, no, no, no…” si continuava a ripetere mentre guardava la scena in bagno
“NO!” urlò in preda ad un attacco di panico. Si poggiò violentemente contro una parete tentando disperatamente di tranquillizzarsi, ma senza successo. Il suo migliore amico si era suicidato. Come Yoongi. All’urlo i ragazzi andarono da Hoseok e lo trovarono in preda all’attacco di panico che guardava il bagno. Arrivato lì, Jin disse “Non vi avvicinate. Non è uno spettacolo da vedere”
Taehyung si avvicinò ad Hoseok. Gli prese una mano e gliel’accarezzo tentando di tranquillizzarlo. Fece così per una ventina di minuti, finché il più grande non si tranquillizzò e cominciò a piangere “Perché Jiminnie, perché?”. Quello segnò definitivamente Hoseok. Non entrava più nella casa che avevano condiviso per anni. Non parlava di lui, faceva finta che non fosse mai esistito. Era andato a vivere da Namjoon che provava a stare appresso ai suoi sbalzi di umore, ai giorni in cui parlava senza sosta e in quelli in cui non spiccicava parola, ma senza successo. L’unico in grado di arginare gli attacchi di Hoseok era Jimin, ma quella ormai era un’opzione che bisognava scartare.
“Voglio tornare a casa” disse un giorno il ragazzo
Namjoon lo guardò serio “Sicuro? Puoi rimanere da me se vuoi, tanto vivo da solo, non disturbi”
“Sono sicuro”
“Va bene, ma devi promettermi che non farai stupidaggini”
“Sì, ok” rispose l’altro.
Il giorno dopo era di nuovo dentro casa sua “Jimin, sono a casa!” disse ad alta voce “So che ci sei, vienimi a salutare. Non mi interessa se sei nudo perché ci sta Hyunsoo con te, vieni qui ad abbracciarmi”.
Nessuna risposta.
“Jimin non fare così. Lo sai che ti voglio bene, vieni qui”
Niente. Hoseok vagò per la casa urlando il nome del suo migliore amico, cercandolo ovunque. Non trovandolo chiamò Taehyung “Taehyungie!” disse contento
“Ehi Hyung! Felice di essere tornato a casa?”
“Sì, molto. Però non trovo Jimin, sai che fine ha fatto?”
Silenzio. “Hyu-hyung, Jimin non ci può stare a casa”
“Perché no? Fino a pochi giorni fa c’era. Hyunsoo se l’è portato in vacanza? Perché non mi hanno detto nulla? Quando tornano mi sentiranno. Grazie comunque Tae, ci sentiamo dopo” chiusa la telefonata Hoseok andò in bagno. Vide un po’ di sangue sul pavimento e disse “Neanche hanno pulito per bene quelli” si guardò allo specchio “Quanto tempo è passato, mh? Sono anni che non ci penso eppure eccomi qui, a non trovare una via d’uscita. Jimin, se solo ci fossi tu…” sussurrò le ultime parole. Aprì l’armadietto dei medicinali. Lì, in fondo allo scomparto, c’erano ancora le pillole per dormire. Prese la boccetta e andò in cucina, dove scrisse un messaggio di scuse su un pezzo di carta, consapevole che in poco tempo i suoi amici sarebbero venuti dopo la sua telefonata a Taehyung. Finito di scrivere aprì il flaconcino, ingoiando quante più pillole possibili, poi si sdraiò sul letto di Jimin e abbracciò il pupazzo preferito del suo migliore amico “Buonanotte Jiminnie” sussurrò prima di addormentarsi.
Le sue previsioni erano corrette. Tempo un’ora e i ragazzi erano fuori casa di Hoseok. Entrarono scavalcando il cancello e sfondarono una finestra per entrare. Quando trovarono il corpo del ragazzo con un pupazzo di Jimin tra le braccia, Namjoon diede di matto. Uscì fuori e cominciò a distruggere tutto ciò che si trovava attorno. Non gli importava più di nulla. Avevano perso anche Hoseok. Erano rimasti lui, Taehyung, Jin e Sonji. Yoongi, Jongkook, Jimin e Hoseok se n’erano andati definitivamente. Urlava di frustrazione mentre si scatenava per la strada. Jin lo bloccò stringendolo in un abbraccio “Se fai così non risolverai niente!” gli urlò provando a farlo ragionare
“Ti giuro che se becco Hyunsoo è un uomo morto”. Sfortunatamente lo incontrarono veramente due giorni dopo il funerale di Hoseok. Namjoon lo vide dall’altra parte della strada mano a mano con una ragazza che rideva civettuola. Attraversò senza curarsi delle macchine che arrivavano e prese per il colletto Hyunsoo “Ti spacco la faccia stronzo” gli ringhiò a pochi centimetri dalla faccia
“Ehi, ciao anche a te” disse sorpreso lui.
“E’ per questa puttana che hai lasciato Jimin?”
“Non è una puttana, è mia moglie”
“Oh wow, allora scusami. Forse ho ferito i tuoi sentimenti, ti senti bene?” gli chiese prendendolo in giro
“Cosa vuoi Namjoon? Stavamo passeggiando come qualsiasi altra coppia in città, vai a dare fastidio a loro”
“No, voglio rompere i coglioni a te”
“Perché ho lasciato Jimin? Ho già detto che mi dispiace, ok? Non so che altro fare”
“Pensavi davvero che fosse così facile? Che lui in poco tempo ti avrebbe dimenticato? Non è così caro mio, anzi si è arrivato fino all’autodistruzione per te che l’hai lasciato così, senza neanche dirglielo di persona”
“Namjoon, non si scherza su queste cose. Non dire che Jimin si è ucciso per me che poi…”
“MA E’ LA VERITA’ BRUTTO TESTA DI CAZZO!” sbraitò il ragazzo furibondo “Si è suicidato! Un colpo di pistola! Perché ti amava troppo e tu l’avevi abbandonato!”
“N-non è vero. S-stai mentendo” balbettò Hyunsoo
“Non mento mai. Inoltre sai quanto era instabile Hoseok di suo, no? Beh, senza Jimin ha dato di matto e si è suicidato anche lui dopo pochi giorni. Tu non sai quanto ti vorrei ammazzare in questo momento”
“Allora fallo. Picchiami finché non ti sentirai meglio”
“Non lo farò o rendo tua moglie vedova prima del tempo”
“Namjoon!” Jin chiamò il suo amico “Lascialo stare, non voglio che finisci in carcere. Gli basti sapere che Jimin e Hoseok hanno patito le pene dell’inferno per arrivare ad un gesto così estremo. Inoltre se ti sporchi le mani con il suo sangue neanche il disinfettante più forte leverà lo sporco di quel pezzo di merda. Andiamocene” così il più grande riuscì a far desistere Namjoon.
 
Tre mesi prima che Jin si tagliasse i polsi
Namjoon non trovava più uno scopo per alzarsi la mattina. Prima erano i suoi amici l’unica forza, ma adesso? Taehyung era dovuto tornare a casa da suo padre e Jin e Sonji stavano combattendo con la depressione che aveva il più grande. Il ragazzo si alzò dal letto, pronto per un nuovo giorno di lavoro. Non pronto mentalmente, ma fisicamente. Le ore passavano con lentezza, i clienti al distributore di benzina erano tanti come al solito, e lui non aveva neanche il tempo di fare una pausa pranzo decente.
A fine giornata riuscì ad andare in bagno. Appannò lo specchio con il suo alito. Scrisse sopra “Devi sopravvivere”. Uscì fuori con il suo solito leccalecca in bocca. Arrivò un cliente e si sbrigò ad aiutarlo. Alla fine, il tipo in macchina lanciò i soldi fuori dal finestrino e andò via. Namjoon era sicuro che quello che gli aveva dato era troppo poco per pagare il pieno, ma non gli interessava.
Era di nuovo solo, lasciato ai suoi pensieri. Alzò lo sguardo al cielo “Perdonatemi amici” sussurrò con un groppo in gola.
Pochi minuti dopo il distributore di benzina era avvolto dalle fiamme e Namjoon con esso.
Quando arrivò la chiamata da parte dell’agente Cho a casa di Jin e Sonji, i due rimasero immobili. Un incidente? Impossibile, Namjoon era troppo attento per poter essere stato un caso. Suicidio? Sì, molto probabile. Taehyung uscì correndo di casa e andò a suonare il campanello della casa della coppia. Lo fecero entrare. I tre poi decisero di andare a vedere al distributore il corpo del loro amico.
Non rimasero molto tempo lì. Il corpo di Namjoon era riconoscibile solo da pochissimi particolari, era completamente carbonizzato. Non avevano le forze per rimanere lì. Un altro amico se n’era andato, un altro pezzo di cuore distrutto.
 
Due settimane prima che Jin si tagliasse i polsi
 
Taehyung aveva una vita complicata. Sua madre era morta poco dopo il suo decimo compleanno, uccisa da un pirata della strada, lasciando lui e la sua sorellina da soli con il padre alcolizzato. Taehyung aveva pensato solo a se stesso quando era fuggito la prima volta di casa. Dopo pochi giorni era tornato e aveva ricevuto così tante botte da svenire. Provava a stare più tempo possibile fuori casa per evitare la furia del padre, ma sapeva anche che non poteva lasciare sola la sorella.
Lei con Taehyung si preoccupavano della casa e del cibo. Entrambi avevano un lavoro che permetteva loro di andare avanti, ma non mancavano le volte in cui Taehyung rubava dal mercato qualcosa in più perché avevano finito i soldi.
Il ragazzo era stanco. Stanco di dover fuggire ogni giorno cercando un po’ di libertà. Stanco del padre che picchiava in continuazione lui e la sorella. Stanco di vedere i suoi amici morire uno dopo l’altro. Taehyung era stanco. E nella sua stanchezza prese una decisione. Rientrò in casa dove vide l’ennesima sfuriata del padre che picchiava e urlava a sua sorella di stare zitta, che le non sapeva nulla di come andassero le cose, che doveva solo ubbidire e basta.
In quel momento il ragazzo prese una bottiglia e la spacco sulla nuca del padre che si poggiò alla parete per la botta presa. Con quello che gli era rimasto in mano della bottiglia, Taehyung cominciò ad infilzare l’uomo. Era arrabbiato con lui. Gli aveva fatto passare una vita di merda e sua sorella aveva paura di tutti gli uomini che si avvicinavano a lei. Tutta aveva un limite e il ragazzo l’aveva già oltrepassato da un pezzo.
“Basta Oppa!” urlò la ragazza. Taehyung si fermò, guardando scivolare il corpo del padre che tossì sangue un paio di volte e poi smise di respirare. Il ragazzo lasciò la bottiglia (o quello che ne rimaneva), si girò e vide lei che piangeva. “Ti stava facendo male un’altra volta” sussurrò abbracciandola “Non lo potevo più permettere”
“Grazie Oppa. Adesso però fuggi via, non voglio che ti catturino”
“Non posso lasciarti di nuovo adesso!”
“Non ti preoccupare, ho da chi andare. Prenditi cura di te, mi raccomando” gli diede un leggero bacio sulla guancia, gli diede una bottiglietta d’acqua e lo spinse fuori di casa. Il ragazzo si andò a rifugiare in un posto isolato del suo palazzo, perfetto per potersi sciacquare le mani. Arrivato in quel posto di pulì alla bel e meglio e chiamò Jin che rispose subito “Taehyung?”
“Hyung. Mi mancano i nostri amici Hyung” cominciò a piangere.
“Taehyung che è successo?” la voce del più grande era preoccupata
“Ho ucciso mio padre.” Quelle parole fecero capire la situazione al ragazzo
“Dove sei?”
“Hyung non venire”
“Taehyung, non fare cavolate. Stai ancora al palazzo da te no? Aspetta che arrivo, dammi cinque minuti”
Il più giovane non sapeva che fare. La sua testa gli diceva di fare una cosa e il suo cuore un’altra. Scelse di seguire il cuore. Uscì dal suo nascondiglio e corse verso il tetto. Il suo palazzo era alto dieci piani, abbastanza per fare un bel salto. Vide Jin che lo chiamò al telefono “Taehyung! Dove sei?”
“Qui su” rispose lui senza cambiare intonazione di voce. Vide il viso dell’amico girarsi a guardare il tetto “Non dovevi venire Hyung, ti farà solo male vedermi”
“Non dire stronzate, tu non ti butterai”
“Invece lo farò. Sonji dove sta?”
“Sta salendo a fermarti”
“Perché non sei con lei?”
“Perché ti voglio vedere mentre parlo”
“Hyung” disse Taehyung con la voce spezzata “Mi mancano tantissimo”
“Anche a me Tae, anche a me. Non ci sta giorno in cui non pensi a tutti loro. Però dobbiamo andare avanti Tae, lo dobbiamo a loro”
“Lo so, ma io non ce la faccio” la porta dietro di lui si spalancò facendo vedere Sonji con il fiatone “Scendi da lì” gli disse seria
“No. Mi dispiace che anche tu dovrai vedere questo brutto spettacolo Noona”
“Taehyung ti prego non fare così. Supereremo tutto insieme, vedrai” gli disse avvicinandosi.
“No, non questa volta. Addio” disse il ragazzo a tutti e due prima di buttarsi. Jin aveva ancora gli occhi sul tetto quando il sangue di Taehyung lo colpì. Rimase con gli occhi sgranati per qualche secondo prima di chinarsi e piangere sul corpo dell’amico. Sonji arrivò dopo qualche minuto e lo abbracciò. Da quel giorno Kim Seokjin non fu più lo stesso.
 
Jin si è tagliato i polsi e li ha messi nell’acqua calda
 
Dopo un po’ che il ragazzo si era tagliato con il coltello, la sua fidanzata tornò a casa. Quando lo trovò in quella situazione urlò. Gli prese il volto pallido tra le mani e cominciò a chiamarlo “Jin! Jin! Oh mio dio, Seokjin che hai fatto? Mi senti? Tesoro mio rispondimi, ti prego” pianse lei
“Ti sento, sono qui” disse il ragazzo con un filo di voce
“Chiamo un’ambulanza”. In mezz’ora erano quasi arrivati all’ospedale. A Jin, che intento era svenuto di nuovo, misero delle flebo e dei punti sui tagli. Dopo un paio di ore il ragazzo si svegliò. Trovò la sua mano intrecciata con quella della sua fidanzata “Sonji” la chiamò dolcemente
“Oh, sei sveglio!” gli si buttò addosso abbracciandolo “Mi hai fatto prendere uno spavento, pensavo stessi per morire” la ragazza pianse per molto tempo tra le braccia del suo amato. “Perché l’hai fatto?” gli chiese tra i singhiozzi
“Non riesco a vivere senza di loro. Mi manca l’aria”
“Perché non me l’hai detto?”
“Perché sei troppo impegnata con il lavoro e non volevo disturbarti” sussurrò lui
“Non mi disturbi mai scemo. Voglio solo che tu stia bene”
Jin la guardò negli occhi. Aveva pianto molto, si vedeva dal rossore del viso. “A te non mancano mai?” le chiese di punto in bianco
“Certo, ogni giorno. Io però faccio della loro mancanza un atto di coraggio. So che non vorrebbero che noi stessimo così. Come Maeki non avrebbe voluto che Yoongi si bruciasse vivo, come Yoongi non avrebbe voluto che Jongkook scappasse e poi fosse investito, come Jimin non avrebbe voluto che Hoseok impazzisse definitivamente e si uccidesse, come tutti loro non avrebbero voluto che Namjoon e Taehyung si suicidassero. Non vorrebbero neanche che tu provassi ad ucciderti.”
“Perché ci è successo questo Sonji? Perché a noi? Che abbiamo fatto di male per meritarci tutto questo dolore?” chiese allora Jin
“Non lo so. Però da questo dolore può nascere una vita nuova, un futuro” gli prese di nuovo la mano “Non abbatterti, vivi la vita al massimo in onore dei nostri amici. Loro vorrebbero solo questo”
“Ci proverò” sussurrò il ragazzo “Grazie” e la baciò.
Il giorno dopo lo dimisero dall’ospedale. La coppia aveva preso una decisione: ricominciare daccapo una nuova vita in una nuova città. Per portare a termine il loro piano però dovevano mettersi d’impegno e lavorare sodo. In poco tempo Jin trovò lavoro, rendendo felicissima Sonji. Non che fosse tutto passato. Gli sbalzi di umore erano sempre frequenti e capitava che la notte si svegliasse di soprassalto urlando il nome di Taehyung. Lavorava sodo ogni giorno per levarsi quelle immagini dalla testa. In poco tempo riuscirono a mettere abbastanza soldi da parte per potersi permettere di trasferirsi in un’altra città.
 
Un anno dopo che Jin si tagliò i polsi
 
Erano entrambi fermi davanti alle tombe dei loro amici con i fiori in mano. Erano eccitatissimi “Stiamo per trasferirci ragazzi” disse Jin “Verremo a trovarvi il prima possibile, e forse già con in braccio una piccola sorpresa” il ragazzo accarezzò la pancia di Sonji contento “Stiamo aspettando un piccolo me”
“Magari è una femmina, che ne sai”
“Allora sarà una piccola te e sarei comunque l’uomo più felice del mondo” la baciò
“Ragazzi, speriamo che non vi arrabbiate se ce ne andiamo da questa città, ma dobbiamo cambiare aria. Rimanere nei nostri cuori lo stesso, vi pensiamo ogni giorno” disse Sonji mentre metteva i fiori sulla tomba di ciascuno di loro.
“Ci vediamo presto amici miei” disse Jin mentre se ne andavano via.
In macchina il ragazzo aprì il cassettino per prendere gli occhiali da sole. Mentre li tirava fuori cadde una polaroid “E questa?” chiese Sonji
“Credo sia la foto che abbiamo scattato al mare un paio d’anni fa. Ci siamo tutti e dieci” sussurrò il ragazzo commosso
“Sarebbero fieri di noi”
“Già, lo credo anch’io” e partirono verso una nuova avventura.
   
 
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