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Autore: Evola Who    03/12/2015    2 recensioni
Un caso di omicidio, un insegniate trovato morto nel suo quartiere. Lestrade pensa una aggressione ma Sherlock capisce subito che non è cosi. E manca qualcosa in questo caso, non una prova. Ma una testimone...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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“Il punto è che c’è in mezzo un innocente che non aveva nessuna colpa, un assassino libero là fuori e una testimone che ha perso uno dei suoi più cari amici e lei questo lo trova divertente?!”

Sherlock si girò verso di lei, la fissò senza alcun tipo di emozione .
John era sorpreso dalla reazione di Eva in quel momento e tutti e tre rimasero muti.

Finalmente Sherlock ruppe il silenzio dicendo:

“Si. lo trovo divertente. Altrimenti non farai quello che faccio e non ti aiuterei, anche se il tuo caso non è cosi divertente e se il tuo amico aspettava l’assassino… allora aveva a che fare con qualcosa di più grande di lui, quindi… non credo che sia cosi innocente come credi.”

E andò sulla sua scrivania e acese il computer.

Eva era a bocca aperta per quello che aveva appena detto e voleva tirargli un pugno.

John, invece, lo fulminò con lo sguardo per il suo comportamento.

“John accompagna Eva in camera sua, io chiamo Lestrade per avvisare che abbiamo la testimone.”

“Okay, andiamo Eva.”

John prese la sua valigia e andarono verso la camera.

“Eva.” Chiamò Sherlock

Lei si girò ma non ripose.

“Poi darmi anche del ‘tu’ se voi.”

Ma fottiti!” ripose lei in Italiano e seguì John.

Il medico non capì e il detective non l’aveva ascoltata.
Quando arrivarono davanti alla porta della camera, John disse aprendola:

“Eccoci qua. Spero che la camera ti piaccia e che ti sentirai un po’ confortata.” E abbassò la tenda.

Eva vide la camera:
Cera un letto singolo, un armadio mattone, dei cassetti, una finestra, una lampadina e una scrivania.

“Si, è molto carina, grazie.” Ripose Eva con tono gentile.

“E… mi dispiace di rubarle la camera. Aggiunse.

“No, no, no. Fa niente, anzi spero che ti fa sentire più al tuo agio.” Rispose lui sorridendo.

Eva lo ricambiò e poi disse a testa bassa: “E… scusatemi per prima per aver urlato cosi io...”

John la interruppe dicendo: “No, no,no. Tranquilla, non ti devi scusare, anzi al massimo è lui che si deve scusare con te, ma visto che non lo farà mai mi scuso io per lui. E poi non sei né la prima e né l’ultima persona al mondo che vorrebbe urlare e dagli un pugno.” E fece una piccola risata.

“Immagino…” rispose Eva e rimasero muti.

“Dunque… la camera di Sherlock è sotto, in fondo al corridoio, il bagno è la porta a sinistra e se hai fame non aprile il frigo, anzi dillo a me che ti farò qualcosa molto volentieri.” Spiegò John.

Lei rimase confusa e chiese: “Mi scusi, ma perché non posso aprire il frigo?”
Il dottore non sapeva cosa dire, non poteva dire cosi, su due pieni che il suo coinquilino metteva pezzi di organi umani del frigo per fare i suoi strani esperimenti.

“Sherlock lo usa come… frigo per i suoi esperimenti. E non chiedermi che esperimenti siano.”

Eva non capi ma non disse nulla.

“Ma se hai bisogno di qualcosa io e Sherlock siamo nel soggiorno e se non ci siamo sotto c’è la nostra affittuaria la signora Hudson che è molto gentile.” Finì di spiegare John.

“Beh… allora grazie mille per la sua ospitalità e spero di non essere un disturbo.” Disse Eva con tono timido.

“Di nulla e non sei un disturbo. E poi puoi darci del tu.” Rispose John, si sorrisero e lei entrò in camera con la valigia chiudendo la porta.

John sopirò, andò in soggiorno e vide Sherlock seduto alla scrivania, con le mani sotto al mento e quando John entrò lui disse subito:

“Ho chiamato Lestrade, ho detto che  Eva ci ha raccontato la sua testimonianza e che è con noi.”

“E gli hai detto la verità di come  la abbiamo conosciuta?” chiese John.

“Certo che no. gli ho detto che avevamo trovato il suo numero nella valigia, l’ho chiamata, l’ho convita a testimoniare e il perché non l’ha fatto prima e gli ho detto che restava con noi.”

“Aspetta un momento.” Disse Mycroft interrompendo la storia di Eva.

“Come fai a sapere quello che anno detto se in quel momento eri in camera di John?” chiese perplesso il politico.

“L’ho sentito.” Ripose Eva con tono sicuro.

Mycroft rimase perplesso e chiese “L’hai sentito?”

“Si.”

“E come?”

“Beh… lei non poi crederci ma io ho sempre avuto un grande udito.”

Lui rimase sorpreso e anche un po’ dubbioso e chiese: “Davvero?”

“Si. ora posso continuare con la mia storia senza essere interrotta?”

“Prego” ripose lui.

“Grazie, allora… dove sono rimasta… ha si!”
Inizio flashback
 
“… che restava con noi.” Spiegò Sherlock.

“Okay…” disse John ma lo guardò e disse: “Sherlock, perché gli hai detto che restava da noi?”

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Note della autrice:
Ecco il mio nuovo 
capitolo.
è un pò più
lungo e spero che vi
sia piacuto.
Il prosimo capitolo
forse lo pubblicerò un pò 
in la. Qundi,
spero che avete pazienza.

Alla prosima!
Ciao
Evola
   
 
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