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Autore: Elsira    03/12/2015    2 recensioni
Penso di essere la prima a scrivere una OS a tema natalizio, ma era già un po' che la covavo e alla fine mi son detta che aspettare Natale vero e proprio era inutile, quindi eccomi qua! Sperando di non risultare squallida e di strapparvi un sorriso, vi auguro buona lettura e (anche se terribilmente in anticipo) buone feste!
«Sei pronta?» Chiese il biondo alla ragazzina dai capelli scuri a fianco a lui. Lei annuì ed entrambi tornarono a guardare verso la loro meta.
Il ragazzo sorrise nel modo furbo che lo aveva sempre caratterizzato e scostò piano la porta che concedeva ai due una maggior visione dei loro avversari.
Si scambiarono uno sguardo, intendendosi che da quel momento in poi avrebbero comunicato solo attraverso gesti ben studiati nei giorni precedenti, fino al termine della missione.
Già, la missione: era estremamente importante per entrambi, non potevano fallire. Dovevano riuscire a portarla a termine, a tutti i costi. Sapevano della tenacia e dell'incredibile potenza dei nemici, soprattutto quando irati, ma insieme, loro due, si facevano coraggio e si erano giurati di proteggersi a vicenda, fino al termine di quella missione. Perché loro erano dei ninja.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Elsira #12

Il narratore delle scritte in blu è Naruto, quelle in rosa è Hinata e in nero sono a narratore esterno.
Vi auguro buona lettura di tutto cuore!

 
 
Case illuminate, la gioia della gente, regali e dolci ovunque. Nell'aria risuonano le canzoni di Natale e le risate delle famiglie, chiuse nelle loro case a festeggiare con i parenti la sera più gioiosa dell'anno.
Ma perché sono uscito? Penso, mentre cammino a sguardo basso privo di una meta precisa.
Senza nemmeno rendermene conto, una risata a me familiare mi invade le orecchie e mi volto d’istinto, avvicinandomi all'abitazione del mio amico.
Attraverso il vetro della finestra, senza stare nemmeno tanto attento a non farmi scoprire, riesco a vedere Kiba scartare i suoi regali sotto l'albero, assieme ad Akamaru. Dietro di loro, tutto il clan Inuzuka, tutta la loro famiglia. La madre che osserva il figlio ridere entusiasta del nuovo kunai e delle stelle ninja che gli ha regalato.
Non potendo farne a meno, penso che l’unico regalo che ho avuto io è stato quello di una cena completamente offerta da Iruka-sensei il giorno precedente. Certo, gli sono grato, molto grato: è stata un’ottima cena. Ma non riesco a non pensare che non sia la solita cosa.
Kiba si volta verso il suo inseparabile compagno, il quale scodinzola felice con in bocca un osso infiocchettato più grande di lui e gli mostra i propri regali, esternando la propria gioia parlandogli di quanti nemici avrebbero sconfitto assieme, con quelle nuove armi.
Non avrei mai creduto di poter essere geloso di Kiba... Penso senza un minimo accenno di sorriso, scostandomi dalla finestra della famiglia felice.
Faccio qualche altro passo e alla fine decido di dirigermi verso casa. Tanto è inutile stare qui fuori.
 
«Finalmente, ho finito!» Esclamo, passandomi l'avambraccio sulla fronte imperlata di sudore, con espressione soddisfatta in volto. Guardo i dolci colorati riposti con cura nella piccola cestina e non posso fare a meno di sorridere a me stessa. Nonostante sia alle prime armi, devo ammettere che sono venuti davvero bene.
Speriamo che piacciano anche a lui... In un istante, percepisco mutare l'espressione sul mio volto: arriva il fuoco che mi invade le guance, lo sguardo basso e il sorriso timido, tanto piccolo da essere appena visibile.
«Hinata-sama, è tutto apposto?»
Mi volto e vedo Neji all'entrata, con una mano sulla porta scorrevole. Annuisco timidamente. Lui mi si avvicina tranquillo, con un sorriso dolce e infilandosi entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Avete fatto un po' di disordine in cucina...» Dice, guardandosi intorno. Imito il suo gesto e mi porto un pugno alle labbra, assumendo un'espressione che deve avere qualcosa di buffo, perché a Neji scappa una breve risata che mi fa arrossire. Che strano che è stasera Neji.
Ormai a un palmo da me, inclina la testa di lato con fare affettuoso e dice semplicemente: «Sono per lui, vero?»
Non posso fare a meno di abbassare lo sguardo e annuire impercettibilmente. Maledetta timidezza... Perché sono così debole?
«Beh, allora vi conviene andare. È tardi e se non glielo portate subito, rischiate che vostro padre si arrabbi con voi per non trovarvi in casa. Meglio che non scopra che siete uscita a quest'ora, sbaglio?»
Alzo gli occhi incredula a quelle parole. È come se... Se mi stessi dicendo di andare da lui. Come se tu mi stessi dicendo che avresti coperto questa mia piccola 'fuga'... Neji, davvero tu...
«Ho un debito con Naruto.» Mi dice in un sorriso, quasi leggendomi nel pensiero. Prende il cestino contenente i dolcetti e li ripone con cura nella busta dorata posta poco più in là, sul ripiano coperto di farina. Chiude il tutto e vi pone il fiocco rosso con estrema delicatezza, per poi metterlo tra le mie mani con un sorriso dolce: «E inoltre, voglio aiutarvi, Hinata-sama.»
Lo guardo leggermente rossa in volto. Mi sembra strano quell'atteggiamento di Neji. Chissà, forse è l’atmosfera natalizia che c’è nell’aria... Gli sorrido e gli rivolgo un timido ma sincero ringraziamento, prima di uscire di casa e dirigermi da te.
 
Giunto vicino casa, noto che sta iniziando a nevicare. Smetto di camminare, alzo lo sguardo triste al cielo scuro e vedo i candidi fiocchi bianchi cadere sempre più abbonanti verso il terreno.
Nemmeno il tempo di riuscire a pensare a qualsiasi cosa, che odo una porta aprirsi e punto lo sguardo verso il bambino che sta uscendo. «Mamma, papà! La neve! C’è la neve!» Grida con gli occhi scuri che brillano dalla gioia.
«Tori! Torna subito dentro a vestirti!» Il bimbo la ignora, oppure non ha veramente sentito la voce della madre e inizia a giocare, aprendo la bocca e mangiando i candidi fiocchi, correndo avanti e indietro davanti la porta di casa. Un piccolo sorriso intenerito prende il possesso delle mie labbra, ricordandomi in azioni simili.
Tempo pochi secondi però, una stretta mi costringe il cuore e il sorriso svanisce nel nulla: il bimbo è improvvisamente costretto ad abbassare il volto perché un uomo dietro di lui gli infila un cappello di lana calda. Subito dopo, finisce di vestirlo con tanto di giacca, sciarpa e guanti. «Tori, da’ retta alla mamma. Vuole solo che non ti ammali.» Gli dice con voce dolce. Il bimbo sorride e annuisce con la piccola testa, per poi sentirsi proporre in un sorriso dolce: «Allora figliolo, facciamo un bel pupazzo?»
Salto sul tetto dell’abitazione che ho a fianco e mi dirigo verso casa mia, con la nostalgia e il dolore che è quasi diventato un amico invadermi il petto.
Non voglio più vedere. Non ne ho bisogno. So già come finisce.
Quel bambino è fortunato, non è solo e spero davvero per lui che non lo sarà mai. Mentre io... Io sono solo. Lo sono sempre stato, lo sarò sempre. Poco importa se ho dei compagni di squadra e dei maestri come Iruka-sensei, persino loro oggi sono a festeggiare con le loro famiglie.
Sono felice per loro, ma ciò non toglie che non lo sia per me. Perché io sono solo. Anche stasera.
Arrivato davanti alla porta, con già una mano sulla maniglia, mi sento chiamare in un soffio. Mi volto e ti vedo, tutta imbaccuccata nel tuo giacchetto e con il cappuccio alzato a ripararti i capelli corti dalla neve che sta cadendo ormai abbondante.
«Ciao Hinata, che succede?» Ti chiedo perplesso, non riuscendo a comprendere che cosa tu ci faccia qui a quest'ora. Perché non sei con la tua famiglia? Con il tuo clan?
Stai per rispondermi, ma starnutisci e mi strappi un sorriso divertito. Apro la porta e ti faccio cenno di entrare: «Avanti, vieni dentro o rischiamo di prenderci qualcosa entrambi.»
Senza attendere la tua risposta, entro e lascio la porta aperta, per permetterti di seguirmi, mentre io mi dirigo in cucina.
 
«Vuoi qualcosa da mangiare, o da bere?» Ti sento chiedermi da dentro. Sono paralizzata, non sono ancora riuscita ad entrare. Vorrei, ma le mie gambe non si muovono per l'imbarazzo.
Nessuna parte del mio corpo riesce a muoversi.
Dopo poco, ti vedo spuntare nuovamente dalla porta d'ingresso con un'espressione perplessa. «Hinata, va tutto bene?» Mi chiedi.
Io non riesco nemmeno ad annuire, solo ad abbassare lo sguardo, arrossendo maggiormente, se possibile. Ma chi me lo ha fatto fare di venire qui? Inizio a chiedermi.
Senza nemmeno rendermene a pieno conto, sento la tua mano poggiarsi sulla mia schiena e accompagnarmi dentro casa tua. È incredibile, mi sembra di riuscire a percepire il tuo calore anche attraverso il pesante cappotto che indosso.
Alzo appena lo sguardo per guardarti in volto. L’avessi mai fatto… Ora sì che sono imbarazzata. Hai il tuo bel sorriso che ti illumina il volto, persino in una notte scura come questa, assieme ai tuoi occhi di un azzurro così profondo che mi fanno perdere completamente la cognizione del tempo e dello spazio.
A un certo punto ci fermiamo, mi guardi negli occhi e mi sorridi. Muovi le labbra nel pronunciare una frase che non riesco a catturare, perché troppo rapita dai tuoi occhi blu.
Ti vedo inarcare un sopracciglio e senza rendermene conto porti le tue mani ai lembi del mio cappuccio, liberandomi i capelli corti. «Ecco, ora va meglio non credi?» Dici in un sorriso, scuotendomi quei pochi fiocchi di neve che avevano oltrepassato la copertura del mio cappuccio, andando a trasformarsi in gocce d’acqua al contatto con la chioma scura.
Prima che il mio cuore esploda e che la timidezza costringa le mie gambe a scappare il più lontano possibile da te, in silenzio, ti porgo il pacchetto che ho in grembo. Te lo sbatto praticamente al petto, dimenticandomi completamente del suo delicato contenuto.
Fai un’espressione interrogativa, prendendo il pacchetto tra le mani e chiedendomi dubbioso: «Che cos’è?»
«È... Un r-regalo… Per t-te… B-buon Natale… N-naruto-kun...» Balbetto con il volto completamente in fiamme. Non riesco più a vedere l’espressione del tuo viso, perché ho abbassato il capo, per impedirti di vedere il mio rossore e tutto ciò che rientra nel mio attuale campo visivo sono le tue mani. Forse sto sognando, ma mi è parso che stessero leggermente tremando, così come mi è sembrato che stesse tremando la tua voce quando hai sussurrato perplesso: «Un regalo… Di Natale? Per me?»
Ti vedo aprire il pacchetto mentre mi tormento le mani, intrecciandomi le dita tra loro senza tregua.
 
Namagashi! Penso, guardando il contenuto della piccola busta colorata. Sento il sorriso farsi largo sul mio volto, ti guardo e pieno di entusiasmo ti ringrazio ridendo.
«M-mi fa piacere... Ti piacciano...» Sussurri, abbassando gli occhi verso le tue mani intrecciate.
«Moltissimo! Ma li hai fatti tu?» Ti chiedo, mangiandone subito uno. So che dovrebbero essere presi con una bevanda calda, ma hanno un aspetto troppo invitante.
«S-sì...» Rispondi in un sussurro ancor più basso di tono e con un sorriso appena accennato.
Mi gusto il sapore del mio regalo in bocca, non riuscendo a trattenere un mugolio di piacere. Sono davvero squisiti.
Chiudo con cura il pacchetto e, dopo averti ringraziato ancora, mi volto e li poso sul tavolo dell'unica stanza che fa sia da cucina che da sala.
 
Ti vedo restare un attimo bloccato, in piedi, di fronte al tavolo. Vorrei chiederti se va tutto bene, ma ho la voce intrappolata in gola. Ancora non riesco a credere di essere dentro casa tua. Tutto questo disordine, ti rispecchia a pieno. Non posso fare a meno di notare però che non sia minimamente addobbata per le feste e, di conseguenza, pensare a quanto in questo periodo dell’anno tu possa sentirti più solo che mai.
Una stretta dolorosa mi prende il cuore per un istante, facendomi soffrire per te, facendomi rendere conto ancora una volta di quanto grande sia la tua forza d’animo, che ti permette di sorridere nonostante tutta la sofferenza che hai attraversato e che ancora provi.
Ho appena il tempo di guardarmi una volta attorno e fare questi pensieri, che sento subito la tua voce ridente: «Hinata, chiudi gli occhi!»
Ti guardo interrogativa la schiena e ti odo aggiungere in un largo sorriso: «Ho una cosa per te, voglio darti un regalo anch'io.»
 
Mi volto e ti vedo sgranare gli occhi, arrossendo non poco. Sinceramente, non capisco perché, non mi sembra di aver detto nulla di strano.
Mi avvicino a te, inclino il capo e ti guardo con il sorriso più rassicurante che riesco a fare: «Dai, chiudi gli occhi Hinata. Non aver paura, mica ti mangio sai?»
Ti vedo arrossire ancora di più, ma finalmente abbassi le palpebre, assieme al volto che adesso è fisso rivolto verso terra.
Da una parte non ti capisco, dall'altra ti ringrazio di aver chiuso gli occhi, così da permettermi di mettermi a cercare qualcosa da regalarti.
Maledizione... Ci deve pur essere qualcosa in questa dannata casa da poterti dare! D'improvviso, quasi perse le speranze, il mio sguardo cade su un oggetto che avevo completamente dimenticato di avere.
 
Sento un gran baccano, come se qualcuno stesse svaligiando la piccola abitazione. Ho la tentazione di aprire gli occhi, ma non voglio disubbidire all'unica richiesta che tu mi abbia mai fatto, perciò mi sforzo e li tengo chiusi.
D'improvviso, il caos si placa con la stessa velocità con il quale era iniziato. Sento il tuo calore tornare e quindi intuisco che tu ti sia avvicinato a me.
«Non aprire ancora gli occhi, mi raccomando...» Ti sento chiedermi. Annuisco brevemente e prima di poter ripetere per l’ennesima volta a me stessa di stare calma, percepisco le tue mani sui miei capelli che tentano di infilarmi qualcosa in testa.
Non capisco cosa sia. Una fascia? Un cappello? Un semplice fiocco?
«Bene, ora puoi aprirli!»
Ancora con il cuore in gola e il viso in fiamme, apro lentamente le palpebre e la prima cosa che vedo è il tuo bellissimo sorriso. Quel sorriso che mi fa battere forte il cuore come il primo giorno in cui l'ho visto, anzi, forse anche di più.
No. Sicuramente di più. Ogni volta che ti vedo, che vedo la tua espressione serena, il mio cuore batte sempre più forte.
Se solo riuscissi a dirti ciò che provo per te. Se solo ne avessi il coraggio.
Immersa in questi pensieri, porto le mani alla fascia che mi copre parte della fronte, cingendomi la testa. La tasto con delicatezza, nel tentativo di capire cosa sia, quando sento un paio di lenti e sgrano gli occhi emozionata, capendo.
Non è possibile... È tutto ciò che al momento riesco a pensare.
 
Non dici niente.
«Hinata, ti piace?» Ti chiedo titubante.
Non una parola. Non ancora. Inizio a pensare di aver fatto una terribile gaffe, riflettendo che in effetti ti ho regalato qualcosa di davvero inutile.
Tento di esporti l'idea che mi era venuta quando ho visto i miei vecchi occhiali, quelli che indossavo prima di avere il mio copri-fronte da ninja, rendendomi conto da solo di quanto sia assurda, ora che la dico ad alta voce: «È che… Ho pensato che magari la neve potesse darti fastidio agli occhi... Sai, il vento negli occhi da noia a me, figuriamoci a te, soprattutto quando usi il Byakugan...»
La mia faccia probabilmente esprime tutto il mio incredibile imbarazzo. Sono stato uno stupido, è stato un regalo estremamente stupido. Peccato che io me ne renda conto solo adesso.
Tento di toglierti dal tuo evidente disagio, dato che sei troppo buona per dirmi la verità, ovvero che il mio è un pessimo dono, quando ti sento sussurrare: «È magnifico...»
 
Alzo gli occhi per puntarli nei tuoi, per poi ripetere ancora: «È magnifico.»
Stavolta sono io quella con il sorriso dipinto in volto. Anche se timido, anche se piccolo.
Ti posso assicurare che questo è il regalo più bello che abbia mai ricevuto nei miei dodici anni di vita, Naruto. Perché è qualcosa di tuo, qualcosa che ti è realmente appartenuto, qualcosa che mi ricorderà sempre di te ogni volta che vi poserò lo sguardo. Come la tua sciarpa rossa.
Ti vedo distendere un sorriso e il mio cuore si riempe di gioia, perché sono io il motivo di quel sorriso. È un sorriso che è nato grazie a me.
Ci scambiamo uno sguardo che vorrei non terminasse più. Mai più.
 
«Sei pronta?» Chiese il biondo alla ragazzina dai capelli scuri a fianco a lui. Lei annuì ed entrambi tornarono a guardare verso la loro meta.
Il ragazzo sorrise nel modo furbo che lo aveva sempre caratterizzato e scostò piano la porta che concedeva ai due una maggior visione dei loro avversari.
Si scambiarono uno sguardo, intendendosi che da quel momento in poi avrebbero comunicato solo attraverso gesti ben studiati nei giorni precedenti, fino al termine della missione.
Già, la missione: era estremamente importante per entrambi, non potevano fallire. Dovevano riuscire a portarla a termine, a tutti i costi. Sapevano della tenacia e dell'incredibile potenza dei nemici, soprattutto quando irati, ma insieme, loro due, si facevano coraggio e si erano giurati di proteggersi a vicenda, fino al termine di quella missione. Perché loro erano dei ninja.
Silenziosi, si diressero strusciando a terra verso il grande castello bianco, facendo attenzione a non muovere di un solo millimetro tutte le trappole sparse attorno a loro, per evitare che potessero in qualche modo rivelare in un secondo momento la loro presenza non autorizzata.
La mora arrivò per prima al lato della dimora e gli occhi azzurri dell'altro fecero presto capolino dall'altra parte, insieme ai suoi sparati capelli biondi. Osservarono attentamente quello che era diventato a tutti effetti tutti il campo di battaglia, alla ricerca dell'obiettivo.
Lo trovarono dopo un bel po', perché entrambi si resero conto che lo stavano cercando nel luogo sbagliato. Ovviamente, i due nemici avevano soppesato bene quella possibile loro irruzione e avevano ben pensato di nascondere l'obiettivo sul soggetto meno plausibile.
Ma non avevano tenuto conto dell'ottima vista della ragazza, che individuò l'obiettivo brillare al petto del nemico più potente, ma anche più facilmente ingannabile. Con un gesto, la mora avvertì il proprio compagno della giusta ubicazione.
I due annuirono e il ragazzo allungò le mani verso l’oggetto di metallo, legato al collo di uno dei due avversari assopiti mediante un sottile filamento. Per sua fortuna, il nemico era rivolto pancia in su e recuperare l'obiettivo sarebbe stato relativamente più semplice, grazie a quella posizione favorevole. La fortuna quel giorno, era con lui e la sua compagna di missione.
Non appena riuscì a sfiorare il metallo però, una voce dolce e terrificante allo stesso tempo arrivò alle orecchie di entrambi i due giovani, decretando la loro sconfitta e il fallimento della missione. Oppure no?
«Boruto, Himawari, cosa state facendo?»
Boruto rimase paralizzato, con la mano ancora a sfiorare la chiave legata al collo del padre, quando vide le palpebre della madre alzarsi e rivelare gli occhi privi di pupille.
«Ehm...» Riuscì solo a balbettare. Sua sorella intanto, osservava la scena con l'espressione tipica di chi è stato colto sul fatto, con gli occhi sgranati, immobile al lato del letto matrimoniale dei genitori.
Hinata si alzò a sedere sul materasso, coprendosi con il lenzuolo e guardò prima la figlia, poi il figlio. «Sapete che potrete avere i vostri regali solo quando saremo tutti svegli, è una cosa molto importante per vostro padre. Forza, andate in camera vostra a vestirvi adesso, mentre io sveglio papà...»
«Mamma... Non è che...» Iniziò a chiedere preoccupata la ragazza. La donna gli sorrise dolce e si poggiò un indice sulle labbra, strizzandole poi l'occhio: «Così potrà aprire la porta della sala e consegnarvi i vostri doni.»
Vide i suoi figli sorridere raggianti e correre ognuno verso la propria camera, mentre la ringraziavano e chiudevano la porta della stanza che condivideva da anni con l'uomo della sua vita, facendola sbattere.
Al forte rumore, Naruto si rigirò nel letto con un mugolio, voltandosi verso di lei.
Hinata rimase a guardarlo per qualche secondo, sorridendo felice. Mentre era immersa nei propri pensieri, ricordando il sogno di quella notte, le palpebre dell'uomo accanto a lei si alzarono poco a poco, rivelando i suoi occhi azzurri.
«Buongiorno...» Disse in un sorriso con la voce roca che aveva di prima mattina. «Buongiorno caro.» Rispose lei, avvicinando le proprie labbra a quelle dell'uomo per dargli un breve bacio a stampo. Dopodiché si alzò e iniziò a raccogliere gli abiti che avevano lasciato cadere a terra la sera precedente, colti dalla passione, mentre l'uomo si stirava nel letto per finire di destarsi completamente.
Naruto si alzò e abbracciò la moglie da dietro la schiena, lasciandole un lieve bacio sul lato del collo. Lei rispose voltandosi in un sorriso e offrendogli le proprie labbra ancora una volta.
Quando si staccarono, Hinata gli disse in un sorriso: «Andiamo a dare i regali ai ragazzi, non ce la fanno più ad aspettare.»
L'uomo rise e lasciò la dolce presa sulla compagna, andando a mettersi un paio di pantaloni per potersi far vedere senza problemi dai figli. «Non dirmi che ci hanno provato anche quest'anno.»
«Avevi qualche dubbio a riguardo?» Gli rispose lei in un sorriso, mentre indossava la vestaglia.
Naruto uscì dalla camera matrimoniale, togliendosi la collana con la chiave della sala che racchiudeva l'albero e i doni per i propri figli. Non fece in tempo ad aprire la porta, che due figure più basse di lui irruppero nella stanza irruenti, passando una alla sua destra e l'altra alla sua sinistra, per poi fiondarsi sui regali a una velocità che aveva dell'impressionante.
L'uomo rimase a guardare i figli scartare i loro doni, sbattendo sorpreso le palpebre ancora qualche volta, prima di riscaldarsi il cuore a quella vista e sorridere sereno. Sua moglie gli arrivò a fianco e stette per qualche secondo ad ammirare la gioia risplendere negli occhi dei due doni più belli che avesse mai ricevuto, assieme al marito.
Il sentirsi cingere la spalla dall'amato, le fece distogliere lo sguardo e puntarlo su di lui.
«Ti ricordi il nostro primo Natale?» Le chiese, ancora assorto. Hinata sorrise. Certo che se lo ricordava.
Lui proseguì: «Mi hai reso davvero felice quella sera. Mi sentivo così dannatamente solo... Poi però sei arrivata tu. Sai che stanotte ho...»
«Sognato quella sera?» Terminò lei la frase, con un sorriso dolce.
Lui si voltò e la guardò per un attimo sorpreso, prima di riuscire a leggere la risposta alla propria domanda in quegli occhi chiari.
Si sorrisero con estrema dolcezza, guardandosi intensamente.
Ebbero quel tempo solo per loro, fatto di un silenzio che entrambi non ebbero bisogno di riempire.
Durò pochi secondi, prima che Boruto si lanciasse addosso al padre facendo finta di colpirlo con il suo kunai giocattolo. «Avanti papà, giochiamo ai ninja!»
Naruto fece finta di star per soccombere, chiedendo l’aiuto della moglie.
Hinata non fece in tempo a smettere la propria piccola e dolce risata che Himawari accorse in soccorso del padre, disteso a terra. La piccola montò con un salto sulla schiena del fratello, cingendogli le braccia al collo e gridando: «Non vincerai mai contro me e papà!»
«Mamma! Aiutami...» Chiamò il bimbo biondo, con voce distorta per via della guancia che gli veniva tirata dalla sorella.
Hinata si avvicinò ai fornelli con espressione materna, legandosi la fascia della vestaglia alla vita e dicendo in un sorriso: «Chi vuole una cioccolata calda?»
I tre si voltarono all’unisono verso la donna a occhi sgranati, interruppero il loro gioco e si misero diligentemente seduti al tavolo, in attesa della dolce colazione.
Mentre i bambini scherzavano tra loro, Naruto e Hinata si scambiarono un breve sguardo d’intesa che valeva più di mille parole e si sorrisero a vicenda.

 


 
Buone feste

 
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