Anime & Manga > La leggenda di Arslan
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Autore: Kiara_g    03/12/2015    1 recensioni
Alfreed aveva accettato subito: trovava sempre un po’ di tempo per allenarsi. Se poi era la regina in persona a chiederlo, non poteva rifiutare! Fu così che si ritrovò nella piazzetta interna del Palazzo a battersi contro la temeraria lama di Estelle. Era conosciuta come il miglior cavaliere di Lusitania e riusciva a distinguersi più che dignitosamente anche nell’esercito di Pars. Era precisa, decisa, inarrestabile, ma non quel giorno. Estelle appariva stranamente stanca, distratta e i suoi colpi perdevano via via forza sotto gli attacchi di Alfreed. L’ennesima sferzata ben assestata e la spada della regina schizzò via roteando per poi schiantarsi sul selciato.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sono un'esperta di headcanons impossibili.

Per quanto mi sforzi le mie idee sono destinate a scontrarsi immancabilmente con quelle dell'autore dell'opera di turno.

Questo però non basta a scoraggiarmi.

Sarò sempre e comunque spinta a esplorare l'infinito spettro delle possibilità, per quanto si allontanino dal canon.

Questa fanfiction è una di quelle possibilità. Leggetela per quella che è: la mia umile e personalissima versione dei fatti.

 

 

1.

La battaglia era giunta al termine. Loro, i soldati dell’esercito di Pars, erano riusciti a scongiurare l’avanzata del nemico sul suolo dell’alleata Lusitania. Dopo i primi attimi di incredulità, l’entusiasmo contagiò rapidamente le truppe, sfogandosi in grida esultanti e orgogliose che tuttavia contrastavano con il cielo plumbeo che sovrastava il campo.

Non tutti però furono travolti dall’onda di sollievo che la vittoria portò con sé: re Arslan, in sella al suo destriero e con la spada insanguinata ancora stretta nella mano, si guardava attorno senza sosta. L’ansia e la preoccupazione sfiguravano i gentili lineamenti del suo volto, mentre il suo sguardo vagava da un capo all’altro del campo di battaglia.

“Estelle!”, chiamò dando voce a tutta la sua angoscia. Tuttavia non ricevette risposta, se non le grida festanti dell’esercito che invocavano il suo nome.

“Estelle!”

Di nuovo nulla più che il clamore delle truppe. Arslan si spostò di qualche metro e riprese a scrutare la folla di soldati che lo circondavano, senza riuscire a scorgere nient’altro che baldanzose lance e lunghe bandiere che danzavano a mezz’aria.

“Dannazione”, imprecò a denti stretti serrando con forza le dita attorno all’elsa della spada.

All’improvviso nella massa compatta delle truppe si aprì un varco. Il re si voltò di scatto e una scintilla di speranza accese i suoi occhi blu. A farsi strada tra i soldati non fu però Estelle, ma Elam. Lo sguardo di Arslan si adombrò appena, incoraggiato dal sorriso che l’amico aveva dipinto sul volto.

“Vostra Maestà!”, esordì avvicinandosi. “Sua Maestà la regina si trova ora all’accampamento. È stata ferita, ma le tempestive cure le assicureranno una completa guarigione!”, disse tutto d’un fiato. Il volto di Arslan riprese la consueta luminosità. Ringraziò Elam e infilata la spada nel fodero si lanciò al galoppo verso l’accampamento centrale.

Non appena scostò il telo posto all’ingresso della tenda, fu accolto dagli sguardi rassicuranti di Daryun, Narsus e Alfreed, che tuttavia non riuscirono a lenire la fitta al cuore che gli provocò la vista dell’armatura dorata di Estelle abbandonata pochi metri più in là ancora sporca di sangue.

“Cos’è successo? Dov'è?”, chiese subito guardandosi attorno.

Si fece avanti un uomo di bassa statura, con barba e capelli grigi, sulla cui veste bianca spiccavano inconfondibili macchie rosse.

“Vostra Maestà”, disse esibendosi in un profondo inchino. “Sono un medico del villaggio vicino e sono stato chiamato per la circostanza di emergenza in cui è stata tragicamente coinvolta la vostra regina. Sua Maestà è stata ferita con un colpo di spada alla spalla e al braccio sinistro. Fortunatamente ciò non avrà conseguenze permanenti. Ora Sua Maestà non è più in pericolo e sta riposando.”

Arslan ascoltò in silenzio e solo con le ultime due rassicuranti frasi si rese conto di aver trattenuto il respiro. Sorrise e ringraziò l’uomo, rivolgendosi poi a Daryun per sapere chi avesse aiutato Estelle ad allontanarsi dallo scontro.

“Tuttavia”, riprese inaspettatamente l’uomo, “in un ambiente come questo le ferite potrebbero venire in contatto con materiali contaminati e dar luogo ad un’infezione e… in queste circostanze non possiedo alcun espediente per far fronte a questa evenienza”, concluse in un imbarazzato sussurro.

“A ciò posso porre rimedio io”, s’intromise ad un tratto Narsus. Si avvicinò ai sacchi di stoffa ordinatamente sistemati infondo alla tenda. Ne aprì uno e ne estrasse una manciata di polvere violacea. Daryun e Arslan lo guardarono con curiosità, ma Alfreed, non appena riconobbe il medicamento dal tipico colore, sussultò inspiegabilmente.

“Cosa intendi?”, chiese il sovrano.

“La radice da cui si ricava questa polvere ha la capacità di prevenire infezioni e allo stesso tempo di mitigare il dolore. Posso prepararne un infuso e Sua Maestà avrà subito sollievo”, spiegò accennando ad un inchino. Arslan sorrise e si avvicinò al Pittore di Corte.

“Te ne sarei infinitamente grato, Narsus.”

“No!”, esclamò Alfreed lanciandosi contro lo stratega e facendogli rovesciare la polvere viola. Sulla giovane donna convergerono gli sguardi allibiti del re e dei suoi collaboratori.

“Qual è il problema, Alfreed?”, chiese Daryun non riuscendo, o non volendo nascondere una nota di disappunto. La giovane si morse il labbro tradendo un certo disagio.

“Alfreed?”, incalzò Narsus alzando un sopracciglio, più infastidito che incredulo per il fatto che qualcosa gli stesse chiaramente sfuggendo.

“N-Non possiamo usare questa radice. Non farebbe altro che del male a Sua Maestà”, rispose vagamente, sperando ingenuamente che la spiegazione fosse sufficiente.

“Di cosa stai parlando?”, le chiese Arslan percettibilmente spazientito. Alfreed inspirò profondamente e abbassò lo sguardo.

“D-D’accordo…”, cominciò esitante. “Questa… questa radice può provocare… un aborto e…”, disse con un filo di voce. Narsus sbarrò gli occhi, Daryun continuò a fissarla immobile, Arslan sentì che il suo cuore mancò un battito, mentre nella loro mente si faceva strada un’unica, innegabile verità.

“Sua Maestà aspetta un bambino.”

   
 
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