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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    03/12/2015    3 recensioni
La guerra ninja è finita.
L'Akatsuki è stata sconfitta.
E la pace è tornata su Konhoa.
Eppure, Shikamaru sente che qualcosa dentro di lui è cambiato.
I dolori della guerra, il sangue e la sofferenza hanno lasciato dentro di lui una ferita inguaribile.
Sa che nulla sarà più come prima e con questa consapevolezza prende una decisione che cambierà la sua vita per sempre...e da cui non potrà più tornare indietro...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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VITTORIA MUTILATA

La guerra è finita.
Cammino per il campo di battaglia, privo di emozioni.
Il dolore non lascia spazio per le emozioni.
Come il ghiaccio, copre e anestetizza tutti i sensi.
Non si prova più nulla.
La guerra ha divorato tutto, nulla tornerà più come prima.
Cosa mi succede?
Non ne ho idea.
So solo che vorrei sparire.
Chiudere gli occhi e non trovarmi più qui. Tra la puzza di sangue e sudore, con le grida dei feriti alle orecchie, mentre i ninja medici si affrettano a spostare i corpi dei caduti.
Intorno a me trovo volti pallidi e scavati, capelli schiariti dalla sofferenza, occhi velati di lacrime. Camminano come corpi senza vita tra le macerie, urlando nomi di amici e famigliari, quasi terrorizzati da una risposta che non potrebbe arrivare mai.
Cado in ginocchio.
Già, una risposta che non arriverà mai.
Padre, perché?
Perché siete scomparso?
Sono riuscito a dirigere l’attacco, ma qual è il risultato?
La ferita lasciata dalla guerra non si rimarginerà mai del tutto, né gli shinobi si riprenderanno mai da un trauma simile. In un modo o nell’altro, la nostra memoria conserverà per sempre il ricordo di un conflitto simile e la gente sarà condannata a vivere nel terrore di una nuova guerra.
Guardo con gli occhi velati di tristezza Sakura e gli altri ninja medici accorrere in soccorso dei feriti, trasportandoli in fretta e furia verso il tendone della croce rossa mentre persino il Quinto Hokage è costretto a utilizzare la sua Tecnica dei Richiamo per aiutare i casi più gravi. Il campo di battaglia è costeggiato di morti e caduti, molti sommersi dalle macerie, alcuni ridotti talmente male da risultare praticamente irriconoscibili, i feriti, d’altra parte, sono per la maggior parte a stento in grado di reggersi in piedi.
Che fine ha fatto l’imponente dispiegamento bellico che l’Alleanza Ninja ha sfoggiato solo all’inizio dello scontro?
Impossibile dirlo.
La maggior parte dei genin e dei chunin che hanno preso parte allo scontro sono ormai caduti, e solo i jonin più esperti si sono riusciti a salvare. Eravamo partiti in migliaia, ma solo un decimo di questi potranno riabbracciare i propri cari.
Che senso ha una vittoria simile?
Che gusto c’è nel poter dire di essere usciti vincitori, e poiè questo il risultato?
Sospiro, alzando lo sguardo al cielo.
Come ho fatto ad arrivare sin qui?
Già da piccolo, sono sempre stato uno scansafatiche.
Passavo le ore a dormire.
Non studiavo.
Non mi impegnavo.
La vita da ninja non avrebbe fatto per me.
Perché quindi sono qui?
Non lo so.
La sola cosa ancora certa è che ormai non potrò più guardare la realtà nello stesso modo.
Mi tolgo il copri fronte.
Scheggiato dallo scontro, sporco di sabbia e sudore, non è che lo spettro del passato, come me d’altra parte. Quanto ho lottato per guadagnarmelo? Per essere sincero, non mi sono nemmeno impegnato molto. Ho capito il suo valore solo quel giorno, quando durante l’attacco a Konhoa di Orochimaru rimasi indietro per permettere agli altri di seguire Sasuke, e compresi che non potevo fuggire. Ero sempre stato un codardo. Ma i miei amici contavano su di me, e non potevo deluderli. Prima di allora non avevo mai dato troppo peso al mio ruolo di ninja, lo prendevo come un passatempo, qualcosa per tenermi impegnato. Nulla di più..
Ora che ho visto la guerra negli occhi, come posso continuare a essere un ninja?
La sola idea di riprendere in mano il kunai per combattere mi fa quasi venire la nausea. Troppi morti, troppa sofferenza. Basta, non ne posso più! Non ho mai desiderato una cosa simile, volevo una vita tranquilla, una casetta con i mattoni rossi, una moglie che mi preparasse il pranzo, dei nipotini. Nient’altro.
Quindi perché proseguire?
Non ho già dato abbastanza per questa causa?
La pace sarà dura da ricostruire, ma quando tornerà, sono certo che nessuno potrà rimproverarmi se deciderò di prendermi una pausa, di lasciare l’incarico.
Già, una pausa.
Riflettere.
Un bel viaggio farebbe proprio al caso mio.
Partire senza sapere dove andrò a finire, lontano da questa vittoria mutilata, così amara di risultare quasi intollerabile.
Si…è la cosa migliore.
Prendo un profondo respiro, avvicinandomi in silenzio a Ino e Choji per comunicare loro la mia decisione.
So che capiranno, che comprenderanno le mie ragioni.
Dopotutto, ne abbiamo passate molte assieme.
Sorrido, forse un po’ mi mancherà essere parte del Team Asuma.
Le serate al ristorante, quando quello scemo di Choji si faceva fuori tutte le portate prima ancora che potessimo sederci, con Ino che lo rimproverava perché mangiava con le mani. Ino che ci trascinava a forza al campo di allenamento, perché altrimenti nessuno di noi due avrebbe mosso un solo muscolo.
Sorrido, quanti bei ricordi.
Una leggera brezza di vento mi scompiglia di capelli mentre Temari mi compare al fianco. Ormai ho imparato a riconoscere il suo arrivo, quella folata di vento primaverile e frizzante che pare accompagnarla ovunque. Vento fresco e vivo, pieno di energia. Come lei dopotutto. La guardo, certo che è cambiata parecchio, da quando ci siamo scontrati durante la Selezione Chunin.
Eheheh…non mi stancherò mai di ricordarle quel giorno.
Lei mi fissa, visibilmente preoccupata: “Mi dispiace, per tuo padre. Era un grande shinobi”
Annuisco, certo che lo era.
E sono fiero di lui.
“Tranquilla. Sto bene, è morto con onore e sono certo che non vorrebbe vedermi afflitto”
Lei mi sorride, poi arrossisce all’improvviso, scostando lo sguardo.
La fisso, incerto.
Non l’ho mai vista arrossire prima e devo ammettere che…è carina.
Che le prende?
Guardo Kangaro, poco lontano, e lui alza le spalle. È evidente che nemmeno lui ha mai visto sua sorella comportarsi in questo modo.
“Ehm…ti andrebbe di fare quattro passi?” esordisce lei, guardandomi come in attesa di qualcosa.
Io annuisco, seguendola senza capirci molto.
Camminiamo in silenzio per qualche minuto, e mentre lei osserva in silenzio il sole che ormai sta calando mi scopro a guardarla con occhi diversi. È davvero cambiata. Non è più la bambina di un tempo, ha acquistato una sicurezza nuova, che nonostante tutto non va a intaccare la sua insolita femminilità, decisa e a modo suo delicata al tempo stesso. È una grande shinobi, e non mi sorprende vederla tanto posata e contenuta, nonostante anche lei debba essere ancora traumatizzata dallo scontro appena concluso.
“Senti, ci ho pensato parecchio. Ora che tutto è finito, di certo potremmo vederci spesso. I villaggi devono stabilire le basi di una nuova pace e quindi Konhoa e Suna avranno ancora modo di collaborare. Tuttavia, vedere tutti i caduti e trovarmi per la prima volta in vita mia in mezzo a una vera guerra mi ha fatto aprire gli occhi…ho capito che le occasioni che ho devo coglierle adesso, perché altrimenti domani, potrei non averne più l’occasione” mi fissa decisa, è ovvio che vuole dirmi qualcosa di importante e io non posso che rimanere li a fissarla, impalato.
Non sono nato ieri e ho la vaga idea di cosa stia per dirmi, ma faccio comunque fatica a capacitarmene.
Temari è una grande shinobi, braccio destro del Kazekage e io non sono che un semplice amico di vecchia data, ancora chunin. Insomma, è carina e piena di talento, quanti uomini darebbero un occhio della testa per stare con lei?
“Quello che voglio dire è che, insomma, ti va di uscire con me? Quando tutto sarà sistemato, intendo” mi guarda.
Sorrido.
È incredibile. Ha buttato giù la cosa con la stessa faccia con cui si parla del tempo.
Stare con lei…non mi dispiacerebbe.
Sospiro, mentre il ricordo di Asuma-Sensei mi travolge, doloroso e forte.
Il ricordo di Kurenai, e del figlio che non conoscerà mai il padre.
La guardo negli occhi, e capisco che non posso.
Non posso stare con lei a continuare la mia strada di ninja, non sapendo che la mia morte in missione potrebbe portare un vuoto tanto grande nelle vite di chi mi è caro.
La guardo negli occhi: “Temari, apprezzo molto la tua proposta. Se mi permetti, vorrei prendermi del tempo per riflettere…sono successe molte cose, e vorrei avere qualche giorno per pensarci su”
Lei annuisce, comprensiva.
Sorrido, sapevo che avrebbe capito.
Mi tira una pacca sulla spalla: “Tre giorni, e per allora non mi avrai risposto ti tiro fuori dal tuo buco a calci”
Alzo gli occhi al cielo.
E addio al momento di tenerezza.
Questa donna è una forza della natura, davvero, sarebbe bello poterle dire di si.
 
Un frullare di ali.
Apro gli occhi.
Sono nella mia stanza, a casa.
Inspiro profondamente, assaporando il famigliare odore di cannella e spezie che caratterizza questo luogo così caro…mi volto, tentando di trovare una posizione più comoda nel futon. Cosa mi ha svegliato?
Chiudo gli occhi, tentando di ricordare.
Ah, già…quello…
Stavo sognando pacificamente quando le immagini della battaglia sono riemerse dalla memoria, vivide, forti, e mentre correvo per il campo di battaglia mi pareva di rivivere il terrore della guerra. Correvo, ombra lunghe e grida senza voce mi circondavano mentre correvo e correvo, cercando disperatamente qualcosa, o qualcuno. Mio padre mi sorride, e capisco. So che sta per succedere, che devo fare qualcosa, altrimenti sarà la fine. Ma le gambe sono troppo pesanti, il fiato mi brucia la gola facendomi arderei polmoni mentre mi getto in una corsa contro il tempo: troppo lento, troppo lento!
Un’esplosione.
Apro gli occhi, il viso madido di sudore.
Gli occhi ancora illuminati dal bagliore delle fiamme.
Le orecchie pregne delle grida dei feriti.
La lingua impastata dal sapore del sangue.
L’odore dello zolfo e della morte nelle narici.
Il senso di gelo di fronte alla guerra che mi attanaglia le membra.
Chiudo gli occhi, inspirando profondamente, tentando di calmare il mio cuore in corsa.
Un fruscio.
La finestra è aperta e una calda brezza trasporta con se tanti granelli di sabbia.
Sorrido: sarà anche il Kazekage, ma non mi frega così facilmente.
“Vieni fuori” esordisco “Guarda che so che sei lì”
Gaara mi compare di fronte, impassibile contro la finestra, le braccia conserte e minuscoli granelli di sabbia che gli danzano protettivi intorno.
“E io che speravo di sorprenderti”
Mi alzo, indosso ancora la divisa da combattimento, tornato a casa ero troppo stanco per cambiarmi. Mi sono gettato sul futon e mi sono addormentato ancor prima di accorgermene. “Una visita insolita, la tua…”
“Ho sentito il tuo scambio con mia sorella, oggi” mi fissa impassibile. Lo guardo negli occhi, ma nulla traspare da quelle pozze color azzurro cielo, niente dal volto latteo. Sospiro, vallo a capire quel tipo.
“Si, mi ha chiesto di uscire…finito tutto…”
“Ma tu non vuoi, senti il bisogno di una pausa e non sei più sicuro di voler mettere a repentaglio la felicità altrui rischiando la vita come ninja. Dico bene?”
Sussulto, fissandolo sorpreso.
Beh, è Gaara-Sama dopotutto, non sarebbe Kage se non fosse in grado di leggere nei cuori delle persone. Sorrido: “Non ti si può nascondere nulla, eh?”
“Tranquillo, non gliene parlerò. Solo, ti do un suggerimento, come amico e fratello di lei. Non ti sta chiedendo un si, se sarai sincero per lei sarà sufficiente…”
“Già, è una donna eccezionale, saprà capire”
Annuisce, guardando fuori dalla finestra: “Comunque, non mi sarebbe dispiaciuto averti come cognato”
Rido, mentre lui mi sorride e svanisce in una nube di sabbia.
Mi lascio cadere sul futon, guardando il soffitto quando con un fragore improvviso il tetto crolla e mi trovo faccia a faccia con Naruto, Ino e Choji che mi fissano fuori di sé.
Alzo un sopracciglio: “Posso sapere che stavate facendo esattamente?”
Ino mi prende per il bavero: “Come sarebbe a dire che te ne vai?” mi scuote con forza, ma sono troppo stanco e quindi anche se rischio di morire la lascio fare “E noi che faremo? Hai idea cosa significherà finanziare da sola le uscire al ristorante con Choji?”
Naruto le mette una mano sulla spalla, mentre il mi amicone in carne la trascina via.
“Se Shika vuole partire, noi lo appoggeremo” fa Choji, sgranocchiando pacifico le sue patatine preferite “Shika è forte, non starà via per sempre e quando sarà tornato avrà un sacco di cosa da raccontarci”
Naruto sorride: “Tranquillo amico, ci penseremo noi a dirlo agli altri…nel frattempo, tu vedi di risolvere la cosa con Temari, Ok?”
Mi sorride, contento.
Annuisco, unendo il mio pugno al suo.
Già, ho degli amici fantastici, non ci sono dubbi.
 
Sospiro, assaporando l’aria frizzante del mattino.
Mi vesto con tranquillità, contento di potermela prendere comoda.
Scendo in cucina, dove mia madre mi ha lasciato delle ciambelle da parte, ne prendo una ed esco in strada.
Konhoa è magnifica come sempre.
I viali verdi, con gli alti alberi nodosi che si stagliano al cielo, gli edifici colorati e sempre pieni di vita, le bancarelle con i mercanti, il continuo via vai, i bambini che corrono per le strade. Un dolce aroma di muschio e rugiada pregna l’aria mattutina, e nonostante qualche edificio danneggiato dalla guerra qua e la noto con piacere che i muratori sono già all’opera.
La gente di Konhoa non si arrenderà mai, la volontà del fuoco, eredità indelebile dei nostri antenati, ci accompagnerà nei momenti difficili e ci permetterà sempre di risorgere dalle macerie. Guardo compiaciuto i ricostruttori che girano indaffarati per gli edifici, aiutandosi a vicenda e ridendo tra un goccio e l’altro, chiacchierando con le vecchiette e guardando con speranza a un futuro solare e sorridente.
Cammino per le strade, dirigendomi deciso verso il confine del villaggio.
Tutti sono tornati alle loro vecchie attività.
Ino aiuta sua madre al negozio.
Choji da una mano con le ricostruzioni, approfittando della sua immensa mole e delle sue tecniche per raggiungere i luoghi più alti.
Hinata tenta di dimenticare la perdita di Neji correndo da un lato all’altro e aiutando il più possibile.
Kiba e Akamaru sono in giro in ricognizione.
Shino sta discutendo con suo padre sulla ricostruzione di un vecchio edificio.
E Naruto…eheheh, come potrebbe mancare? Ve in giro per le vie, tutti lo salutano e lo acclamano, e lui ha sempre una parola per ognuno di loro. Sa quando far ridere, quando consolare, quando sdrammatizzare…la sua presenza è come un raggio di sole nella notte. Sakura gli è a fianco, e dalle mura posso distinguere la figura di Sasuke, che osserva e vigila sul villaggio anche da lontano.
Non so cosa pensare di lui.
Certo, se non ci avesse aiutati non saremmo qui.
Mi auguro anche un giorno possa finalmente superare la fine del fratello, e ricominciare a vivere.
Temari mi sta aspettando.
Appoggiata al suo ventaglio, mi fissa in attesa.
“Era ora…scansafatiche…” mi apostrofa senza tante cerimonie.
“Ehi…nessuno riuscirà mai a farmi fare di fretta” borbotto io in risposta.
“Allora?” mi osserva, in attesa.
“Mi spiace, sei una donna fantastica” arrossisce. Dietro di lei becco Kangaro che sogghigna su un albero. Lo fisso male e quello scompare tra le foglie. “Non credo che riuscirei a gestire una cosa simile. Ho visto troppa sofferenza, e non voglio far soffrire nessuno continuando a essere uno shinobi e rischiando di morire e far piangere i miei cari. La morte di Asuma-Sensei e la fine di Kurenai mi hanno aperto gli occhi. Partirò, ho bisogno di una pausa…ma sono certo che avremmo modo di rivederci”
Lei sospira: “Sentivo che lo avresti detto…ma volevo comunque provare. Quando andrai?”
“Tranquilla, rimarrò fino a quando Konhoa non sarà tornata come prima…nel frattempo, tu che farai invece?”
“Continuerò ad aiutare quello scemo di un mio fratello. Non lo dice, ma sarebbe perso senza di noi…”
Gaara le compare alle spalle, alzando un sopracciglio.
Sono abbastanza certo che ci abbia sentiti…
Li saluto, mentre con Kangaro si allontanano, diretti a casa loro.
Alzo lo sguardo al cielo.
Forse, anche dopo una vittoria mutilata si può rinascere…
   
 
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