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Autore: Kiaretta_chan_94    03/03/2009    1 recensioni
Lo senti, Naruto? Il tempo scorre per voi deboli umani. L’acqua sporca della mia prigione si stacca dal soffitto, viaggia nell’aria e atterra. Amplificato dalle pareti e accentuato dal silenzio, sento il suono che produce.
E allora penso: una in meno.
[Kyuubi Centric] Hope you like it!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Plic, ploc.
Plic, ploc.
Gocciola, gocciola…
Lo senti, Naruto? Il tempo scorre per voi deboli umani. L’acqua sporca della mia prigione si stacca dal soffitto, viaggia nell’aria e atterra. Amplificato dalle pareti e accentuato dal silenzio, sento il suono che produce.
E allora penso: una in meno.
Le gocce cadono come sabbia in una clessidra, misurano il tempo che manca al raggiungimento della mia libertà. I secondi diventano minuti, ore, giorni, mesi, anni.
Ho sempre disprezzato l’accanimento degli uomini, la loro corsa folle e disperata per cercare di sfuggire alla morte che sfiora con la sua mano gelida le loro spalle stanche.
Eppure qui, mentre artiglio le code al ferro delle sbarre cercando di strapparlo via e dalla mia gola fuoriescono grida rauche e furiose, ho provato anch’io quella sensazione di impotenza assoluta.
Cinquanta, sessant’anni, e poi il moccioso morirà e io con lui. Cosa sono sessant’anni, per me che vivo da sempre? Un soffio, un niente! Tu sei un niente, ragazzo, nient’altro che questo.
Ora stai dormendo. Ti rigiri nel sonno, hai la bocca spalancata, stringi un cuscino con una mano.Dei, quanto sei stupido.
Ancora adesso, spesso al solo pensiero che il tuo piccolo, idiota, fragile corpo sia lo strumento creato al fine di contenere me, sento la rabbia alimentare il fuoco. L’acqua intorno a me si solleva e tu allora ti svegli di scatto, ansimante, preso da un’inquietudine e da un malessere apparentemente immotivati.
Non sai che sono io che ruggisco, che con gli artigli lacero le pareti del tuo stomaco e graffio la carta del Sigillo Del Diavolo.
Io, io, io sono più forte! Sono io quella che fa in modo che tu sia qualcuno, sono io l’unica in grado di darti potere e chakra, io! Rispetto a me sei solo una nullità. E lo sai, che per quanto tu stringa i denti e faccia promesse vuote, non potrai mai fare a meno di me.
Mai.
Da quando sono qui, ho avuto modo di osservare molte cose. Sono venuta a conoscenza degli innumerevoli sentimenti sorprendentemente contrastanti che albergano l’animo degli umani, ho potuto spiare le loro vite e pregustare il momento in cui li avrei fatti a pezzi.
Uno per uno.
Ho visto Naruto crescere, ho riso beffarda nel vedere i suoi goffi tentativi di raggiungere l’Uchiha- come si chiamava? Ah, Sasuke. Il moccioso è riuscito ad attuare qualche progresso, e si è presto montato la testa. Si culla nell’utopia di essere capace di cambiare il mondo, di avere le redini del gioco in mano.
Crede di avermi sotto controllo.
Rido. Stupido, ingenuo ragazzino! La vedo, ormai. La tua maschera cade a pezzi mano mano, ogni giorno di più, ogni caduta subita. Potrai sorridere, abbuffarti di ramen, allenarti, urlare frase sciocche al vento.
Potrai ingannare i tuoi amici, i tuoi conoscenti, i tuoi maestri, l’Hokage.
Potrai ingannare te stesso.
Ma non potrai ingannare me.
E io gongolo, Naruto, perché spesso ti vedo sull’orlo del precipizio. Ti vedo venire spinto in avanti da mille mani, sbracciarti, essere vicino- vicinissimo a cadere.
È vero, all’ultimo momento ritrovi l’equilibrio, ma non ha importanza. Prima o poi cadrai a faccia in giù nel fango, e nessuno ti rialzerà.
Qui dentro ho imparato ad aspettare. Cosa sono quindici miseri anni, rispetto ad un’eternità di libertà?
Rido, prima sommessamente. Poi un grido rauco si propaga nella grotta.
Rido  e nella mia mente si susseguono immagini di sangue, terra bruciata e vento sulla pelle.    


Attento, Naruto, perché le gocce
continuano a cadere.  



 “Ah!”
Con un sussulto, Naruto si rizza a sedere. Ansima, sente il sudore appiccicato alla pelle, la maglia del pigiama fastidiosamente incollata addosso. Si porta sul bordo del letto, lievemente tremante.
Getta un’occhiata all’orologio: 3,17 a.m.
 Le tre di notte. Deglutisce, fa forza sulle braccia per alzarsi. Si dirige verso il bagno rischiando di cadere contro il muro, apre di scatto l’acqua e ci mette la testa sotto.
Nella stanza non vola una mosca, ma il ragazzo mentre friziona i capelli con un asciugamano non si sente tranquillo. Alza lo sguardo.
Allo specchio lo guarda un Naruto stralunato, spaventato, fragile.
Incrinato.
Scuote frettolosamente la testa, imponendo al viso la solita espressione determinata. Scaccia via l’inquietudine con un colpo secco della mano.
Quella stupida risata se l’era solo immaginata. Stanchezza, ecco tutto.
Il rubinetto è ancora in funzione. Allunga una mano fredda e stringe la manopola.
L’acqua rimasta nel tubo gocciola.
Plic.
Ploc.
Plic.

Ploc...
  
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