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Autore: Artemide BlueMoon    04/12/2015    0 recensioni
Accanto a un paese baciato dalla luce del sole c'è un bosco speciale, molto speciale. Un bosco maledetto, un bosco pieno di disgrazie. Un bosco che organizza strani incontri.
Julie è l'unica che può entrare in quel bosco e lì farà l'incontro più importante della sua vita.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Qualche anno fa ero a spasso nei boschi che circondano il mio paese.

Ricordo bene che era primavera, il sole splendeva e gli uccellini cinguettavano allegri, i fiori profumavano di un odore intenso ma delicato l'aria.

Ero appena uscita da scuola, allora facevo la terza media e stavo cercando un luogo pacifico per iniziare a studiare la tesina d'esame appena finita.

Ho sempre passeggiato per i boschi, non mi fanno paura al contrario dei miei compaesani che vi si tengono sempre alla larga.

Non mi piace l'agitazione della civiltà e, soprattutto a quei tempi, ho sempre cercato rifugio tra foglie e radici.

Avevo lo zaino in spalla e correvo spensierata per allontanarmi sempre di più dai rumori moderni.

Non sapevo bene dove fossi, ancora oggi non ho ben chiaro come io sia arrivata in quel posto, ma il destino deve averci messo lo zampino.

Misi un piede in fallo e scivolai rovinosamente giù per un piccolo fossato riempiendomi i vestiti leggeri di terriccio e foglie.

Per fortuna non mi feci niente, ma quando cercai di risalire su dalla parete ripida scivolai giù di nuovo.

Tutti gli sforzi furono vani, però non mi lasciai prendere dal panico.

Guardandomi intorno vidi un albero giovane e bello con le fronde appena sporte verso la cima della salita da cui non riuscivo a liberarmi e decisi di arrampicarmi per riuscire a risalire a livello del resto della foresta.

Afferrai un paio di rami bassi, ma feci male i calcoli perchè, mettendo male i piede sulla corteccia ruvida e scura, scivolai giù strappando alcune foglie dai rami.

-Ahi!- esclamò una voce che mi sembrava provenire da dietro all'albero.

-Chi c'è?- provai a chiamare.

-Dovresti stare più attenta a quello che fai, ragazzina-

Feci il giro di tutto il tronco scuro come la pece senza trovare nessuno, esaminai lo spazio tra le fronde fresche, ma c'ero solo io in quel posto sperduto, o almeno così credevo.

Pensai di essermelo immaginato così rimisi il piede sulla corteccia, ma la voce mi fermò di nuovo con tono scortese.

-Giù il tuo piede dalla mia corteccia, cara mia-

Sobbalzai indietro in un lampo, andando a schiacciarmi contro il terriccio della parete mentre cercavo di capire chi mi stesse prendendo in giro.

-Dove sei?-

-Proprio di fronte a te, disgraziata-

Guardai meglio, ma davanti a me c'era solo l'albero dal tronco scuro e le fronde smeraldine.

-Non scherzare, non è divertente-

-Perchè dovrei perdere il mio tempo a scherzare con un'umana?-

-Con un'umana? Perchè tu cosa sei?-

-Io sono davanti a te, io sono l'albero-

Dapprima non ci volli credere, mi misi a ridere con irriverenza.

Poi però dei rami scesero su di me a schiaffeggiarmi senza la minima delicatezza, mi risistemai e tornai a cercare chi, dalle fronde dell'albero, avesse parlato e avesse mosso i rami, ma non vedendo nessuno rimasi spaventata.

Cercai velocemente di uscire e di scappare ma le pareti del dirupo erano troppo scoscese per me.

-Perchè ti agiti inutilmente, stupida bipede?-

-Tu non sei l'albero. Tu mi stai prendendo in giro-

-Sei proprio sciocca. Ti ho già chiesto perchè dovrei prenderti per il culo, in fondo non ci guadagno niente. E la smetti di agitarti come una lepre?!-

-Non posso crederti ...-

-Come mai? Tu sei sempre la prima a trattare con riguardo gli alberi, proprio come se fossero persone-

-Come lo sai? Sei uno stalker?-

-E come potrei? Soprattutto con queste radici ben piantate nella terra. Non credere che mi piaccia stare sul fondo di questa discesa, ma tra alberi si sussurra e sono venuto a sapere di una ragazza che passa più tempo tra gli alberi che con i suoi simili-

-Non ti credo ancora. Gli alberi non parlano-

-Con voi no di certo! Siete così chiusi mentalmente che un albero non avrebbe niente da dirvi-

-Non è vero!-

-Ma guardati. Hai avuto esattamente la reazione che mi aspettavo-

-E allora perchè mi hai parlato?-

-Se non lo avessi fatto tu mi avresti rovinato tutto. Hai idea di quanto ci abbia messo a farmi una corteccia così bella?-

-Va bene … albero. Voglio darti una possibilità-

-Quale onore- percepii dell'ironia, ma non ci badai, la situazione era troppo surreale per dare peso all'ironia di un albero parlante.

-Raccontami la tua storia poi deciderò se crederti-

-Che faccia tosta. Speri che qualcuno ti racconti la sua vita solo perchè tu glielo ordini tra l'altro con modi poco carini?-

-Certo che sei un rompipalle-

-Ma hai bisogno del mio aiuto per uscire di qua. Hai intenzione di cambiare approccio?-

-Uffa. Per favore, albero, mi potresti spiegare perchè parli così che io possa decidere se crederti o meno?- quell'arbusto troppo cresciuto iniziava a spazientirmi.

-Se insisti … prima di tutto sono una betulla nera, ma prima non ero così. Anni fa calpestavo la terra come fai tu ora, non ci ero ancorato, ero bello e desiderato, volevo il mondo ed ero sicuro di poterlo avere. Ho fatto delle cose scorrette di cui vado poco fiero. Ero una persona poco raccomandabile, ti saresti subito innamorata di te solo al vedermi ma tua madre non ti avrebbe mai lasciata stare con me per quanto avessi potuto pregarla. Un giorno i soldi non mi bastarono più quando volevo una macchina nuova, la mia famiglia mi voleva fermare, aveva capito che stavo esagerando ed io non volevo essere fermato, non quando avevo raggiunto la popolarità così rapinai una banca, ero diventato troppo ingordo. Mentre scappavo dalla polizia entrai in questa foresta con la speranza di poterli depistare. Allora non sapevo nulla della maledizione che vi aleggiava sopra-

-Maledizione?- io non ne sapevo nulla, forse era quello che i miei compaesani non volevano entrarvi.

-Che maleducata! Interrompi pure, prego-

-Scusami tanto. Che palle-

-“Chiunque entra nel bosco deve avere un cuore puro e intenzioni sincere

solo per costui le sembianze resteranno vere.

Chi col cuore nero tra le fronde entrerà

parte di esse diventerà

finchè rimane dormiente

si sveglia solo per essere d'aiuto di chi sente”

io corsi a perdifiato finchè non caddi in questo dirup come hai fatto tu poco fa.

Cercai di risalire, ma più mi agitavo più mi sentivo le gambe pesanti e le braccia rigide. Il processo fu lungo e doloroso, sentivo che le cose intorno a me cambiavano aspetto e consistenza sotto i miei piedi, si facevano più pressanti. Sentivo la terra sui piedi, le gambe e le braccia incollarsi e diventare rigide, la faccia allungarsi e i capelli esplodere verso l'alto, chiusi gli occhi e quando li riaprii non vedevo più, percepivo solo. Divenni un albero e vi rimasi, l'unica betulla nera di tutta la foresta, solo in questo dirupo-

-Quindi tu non mi vedi?-

-No, ma ti percepisco con precisione millimetrica-

-E qui ce ne sono altri, come te intendo?-

-Neanche ti immagini, ma più il loro animo è nero più tempo ci metteranno a risvegliarsi-

Rimasi senza parole.

-Mi credi adesso?-

-Ecco … un po' … sì-

-Ti lascerai aiutare?-

-Pensi di poterlo fare?-

-Sono tentato di non farlo e tenerti qui a farmi compagnia, ma rompipalle come sei avvizzirei prima di una settimana. In più non sarebbe giusto e io ne ho fatte fin troppe di cose sbagliate-

-Allora sì, accetto il tuo aiuto-

-Aggrappati al mio ramo e stai attenta a non mollarlo mai, io non ti ripescherò-

Strinsi forte il ramo nodoso che mi sollevò da terra con il minimo sforzo per poi posarmi in cima al dirupo con delicatezza.

Lo stupore fu tanto quando poi, lasciatolo andare quello tornò ad accorciarsi fra le fronde.

-Grazie!-

-Ho fatto il mio dovere. Ora esci da qua e non tornare più: è pericoloso e potresti fare la mia fine-

Salutai e corsi via, attraverso la coltre di alberi.

Poco dopo il mio paese fece bella mostra di sé ed io capii di essere uscita dal bosco.

Mi trascinai fino a casa e, sfinita, mi gettai nel letto.

Non parlai a nessuno del mio incontro per giorni, troppo impegnata ad attutire il colpo del pericolo che avevo corso inconsapevolmente ogni volta addentrandomi tra quegli alberi.

Riflettei su quello che era successo fino a pensare di essermi sognata tutto, ma la terra sui vestiti c'era, le foglie di betulla tra i capelli e i graffi provocatimi tenendo stretto il ramo che mi ha salvata da dirupo.

Giorni dopo tornai nel bosco sebbene più consapevole di dove fossi.

Rifeci la strada al contrario cercando il dirupo in cui ero caduta in una ricerca piuttosto curiosa.

Da qual momento osservai con occhio più attento ogni tronco su cui posavo la mano, ogni ramo che spostavo, ogni foglia caduta o meno alla ricerca di altri segni di vita non vegetale.

Non trovai il dirupo quella volta.

E neanche quella dopo.

Ma non mi diedi per vinta, anzi.

Esplorai ogni angolo del bosco ed esaminai persino la più piccola felce finchè un giorno, neanche a farlo apposta, stavo correndo e la scena si presentò di nuovo come la prima volta: il terreno che frana, la terra che si appiccica ai vestiti, l'atterraggio nella fanghiglia fresca, la betulla nera davanti a me.

-Ciao- lo salutai, ma quello non rispose.

-Avanti, non mi hai riconosciuta?-

Silenzio.

-Sono io, la ragazza di qualche settimana fa-

Silenzio.

-Perchè non mi parli? So di non essermi immaginata tutto! Io ti ho cercato a lungo per non farti più sentire solo qui in basso-

Continuò il suo silenzio sostenuto.

-E va bene, me ne vado tanto non mi vuoi. Ma per farlo avrò bisogno di arrampicarmi sulla tua bella corteccia intonsa-

Misi un piede su un nodo sporgente, pronta ad issarmi su, ma un forte scossone del tronco mi fece cadere di nuovo gambe all'aria in una scena piuttosto familiare.

-Stupida bipede rompiscatole- sentii la sua voce dopo tre settimane e il sollievo fu grande anche se non ne compresi il motivo, non in quel momento.

-Allora ti ricordi di me!-

-Non che ci venga molta gente qui da basso. Perchè sei tornata?-

-E' che … non mi avevi detto il tuo nome- dissi inventandomi una scusa sul momento.

-Perchè dovrebbe interessarti?-

-E' buon costume presentarsi tra sconosciuti-

-Mi chiamo Gabriel, rompiscatole-

-Ed io non mi chiamo Rompiscatole, ma Julie-

-Non te l'ho chiesto-

-Tanto non ti puoi tappare le orecchie, sei costretto a starmi ad ascoltare-

-Nella mia lunga vita giuro che non ho mai incontrato una persona più ossessiva e fastidiosa di te-

-Quanti anni hai?-

-Sono qui da circa 50 anni, quando venni trasformato avevo appena compiuto 20 anni-

-Eri così giovane-

-Che fai ora? Provi compassione?-

-Per niente. Valutavo la tua stupidità nel rovinarti la vita così presto-

-Santo cielo è arrivata la santa, ma quanti anni hai tu che osi fare la predica a me?-

-13-

-Una bambina mi sta rimproverando. Sono morto-

-Sei solo un albero e poi ti volevo chiedere una cosa. Come si fa a tornare umani dalla tua forma?-

-Non si fa. E' per questo che ti avevo consigliato di scappare da qua per non finire come me-

-Quindi tu non hai possibilità di tornare umano?-

-In questi anni ho capito che non serve una presenza negativa come la mia nel mondo degli uomini-

Ricordo bene come quell'affermazione assolutamente disfattista mi avesse sconvolta all'epoca, ma ricordo anche di come mi sia salita una voglia ancora più forte di aiutare quello che secondo me aveva ancora una parte pura nel cuore.

-Perchè non hai speranza?-

-L'ho persa tutta aspettando qualcuno che mi svegliasse-

-Ma adesso ci sono io, ti salverò io-

-Rompiscatole non sai con chi hai a che fare, non ti conviene aiutarmi-

-Hai mai ucciso qualcuno?- gli chiesi con tono perentorio.

-Be no, ma non capisco come questo ...-

-Hai mai violentato una ragazza?-

-No-

-Hai mai minacciato seriamente qualcuno?-

-No-

-Hai mai sparato contro qualcuno?-

-No-

-Hai mai venduto o assunto droga?-

-No e no-

-Quante volte hai rapinato una banca?-

-Solo una-

-Per me sei salvabile-

-Cosa?-

-Secondo me hai scontato la pena adatta per la tua ingordigia e vanità, l'unica colpa che hai è stata una rapina di cui i soldi, a quanto ho sentito, sono anche stati recuperati-

-Ma ti senti quando parli, stupida?-

-Sì. Ed io so che tu non sei cattivo, ma qualcuno ti ha convinto del contrario e questo ti prometto che cambierà-

-Capisci che stai dicendo una palata di cazzate?-

-Perchè dici così? Non mi sembra carino ...-

-Torna a casa a giocare alle bambole, non entrare in contatto con cose che non conosci e con cui potresti farti male- mi prese per la vita e mi riportò sulla cima del dirupo come aveva già fatto la volta prima.

-Ehi ma cosa stai facendo?! Io voglio aiutarti!-

-Vattene. Non lo voglio il tuo inutile aiuto-

Me ne andai sconfitta quella volta, ma non meno invogliata ad aiutarlo.

Lui aveva salvato me la prima volta, se non fosse stato per lui sarei morta in quel dirupo quindi volevo a tutti i costi ricambiare il favore aiutandolo a tornare umano.

E' vero che non sapevo con chi avevo a che fare, ma è anche vero che mi aveva aiutato quando avrebbe potuto fregarsene.

Lo lasciai alcuni giorni a sbollire e a riflettere su quello che gli avevo detto.

Tornai da Gabriel il settimo giorno, convinta che comunque gli alberi sentano il tempo trascorrere più lentamente.

Fece scena assolutamente muta mentre esaminavo all'ombra delle sue frond ciò che avevo trovato sul bosco nei vecchi libri.

L'unico movimento ce fece a fine giornata fu prendermi per la vita con il solito ramo e darmi di nuovo la possibilità di scappare da quel luogo desolato e maledetto.

Faceva così ogni volta, e ogni volta lui era sicuro che il nostro fosse un addio.

Non si voleva abituare a me, alla mia compagnia eppure io tornavo da lui.

Non abbandonai la speranza di poterlo salvare, ma quando scendevo nel dirupo lasciavo da parte ogni problema per poter godere solamente della sua presenza.

Andammo avanti così a lungo, neanche rimasi lì a contare i giorni in cui lo vedevo perchè ero sempre lì sotto le sue fronde.

Io parlavo, gli raccontavo la mia vita e quello che succedeva fuori da quel posto per fargli tornare la voglia di far di nuovo arte del mondo e lui mi ascoltava, ridacchiava, dopo un po' riprese anche a prendermi in giro.

Era autunno quando ci capitò di fare un discorso che mi fece riflettere.

Avevo appena finito di studiare stesa sul tappeto delle foglie di quegli alberi normali che potevano ancora perderle e cambiarle.

La lezione per il giorno dopo riguardava il romanticismo.

Lui non era solito interrompermi soprattutto mentre studiavo, al contrario di quanto volesse far pensare aveva una gentilezza un po' rude ma attenta.

Quel giorno mi interruppe.

-Julie ...-

-Sì?-

-Tu vieni qui ogni giorno da anni ormai, ma non hai degli amici con cui passare il tempo in paese?-

-Non mi piacciono i miei compagni di scuola-

-Perchè?-

-Quando hanno capito che passavo le mie giornate da sola nel bosco hanno iniziato a definirmi pazza-

-Per colpa mia ...-

-Per colpa della chiusura mentale di noi uomini. Mi avevi anche avvertita la prima volta che ci siamo incontrati-

-Ti ricordi tutto quello che dico?-

-E' un'impresa semplice dato che parli così poco-

-Vero-

Tornai a sfogliare il libro sofffermandomi sull'immagine del quadro “il bacio” di Hayez.

Mentre facevo notare a Gabriel quanto fosse bella lui mi parlò di nuovo, due volte nello stesso giorno senza un insulto in mezzo era una cosa più unica che rara.

-Ci sarà almeno qualcuno dei tuoi coetanei che ti piace in quel senso-

-I diciottenni sono quasi tutti stupidi. Sono troppo impegnati a sfoggiare la loro spericolatezza, non sanno stare ad ascoltare come … come te-

Quella fu la prima volta che capii di provare qualcosa di più del semplice affetto per l'anima in quell'albero.

-Si perdono una bellissima donna, mi dispiace per loro-

E fu anche la prima volta che mi fece un complimento che mi fece arrossire, un giorno pieno di prime volte insomma.

-Dov'è finita la “stupida bipede”?-

-Credo sia cresciuta. E anche bene ...-

il giorno dopo corsi con più fretta in quel luogo, con una strana euforia in me.

Quando balzai aggraziatamente giù dal dirupo che non mi ingannava più però c'era qualcosa che non andava.

La corteccia nera della betulla stava diventando più chiara e compatta, le foglie erano gialle … cadevano.

-Gabriel! Gabriel cos'è successo?- corsi fino a lui per esaminarlo meglio, mi aveva spiegato tempo prima che lui non poteva perdere le foglie data la sua crescita non legata alle stagioni.

-Credo che il processo sia iniziato-

-Che processo?-

-Quando un albero trasformato ha scontato la sua pena ed è cambiato da com'era arrivato si trasforma definitivamente in pianta. Con onestà non avevo mai pensato potesse accadere davvero-

-Ma da albero completo potrai continuare a parlarmi?-

Il suo silenzio mi disse più di mille parole, mi fece accapponare la pelle.

Avevo capito.

Alla fine lo avrei perso.

-Quanto dura il processo?- chiesi con le lacrime agli occhi; non volevo perderlo, non quando i miei sentimenti verso di lui erano cresciuti così tanto.

-Fino a che non cadrà l'ultima foglia-

Guardai le fronde che erano state sempre folte e verdeggianti, ma che cominciavano ad ingiallire velocemente.

Raccolsi una foglia caduta con una lacrima sulle ciglia, la asciugai con rabbia e risolutezza.

-Riucirò a ritrasformarti prima che il processo diventi irreversibile-

-Ti avevo già avvertita che non si può fare-

-Smettila di essere così disfattista! Io ce la farò, te lo prometto!-

-Perchè sei così disperata? Senza di me potresti avere finalmente una vita normale, degli amici e ...-

-Non li voglio loro. E' da 5 anni che parlo con te ed è con te che voglio continuare a parlare. Rispetto a te sono tutti … di meno-

-Non è che ti sei innamorata di me, vero ragazzina?-

Lo sentii sogghignare anche se non trovavo nulla da ridere in quel momento.

-Stupido! Io voglio aiutarti!-

-Non posso impedirtelo, ma ti conviene lasciarmi pardere da subito. Non ci starai troppo male quando me ne andrò così-

-Non l'hai detto sul serio! Riportami su. Andrò subito a cercare aiuto!-

Mi prese tra i suoi rami e mi ripose sul dirupo.

Corsi via e mi misi a cercare duramente.

Rimasi in biblioteca tutto il giorno e tutta la notte. Ma il giorno dopo, passata la scuola, corsi al dirupo nuovamente con vari libri sottobraccio.

Volevo passare più tempo possibile con Gabriel dato che non ero sicura che le mie ricerche avrebbero dato frutto.

-Ciao- constatai subito come le sue foglie fossero diminuite di gran numero.

-Resisti ti prego. Troverò una soluzione quanto prima-

-Perchè ti sforzi così tanto?- sussurrò più piano del solito.

-Lo sai perchè ...-

Passai interi pomeriggi a leggere paragrafo per paragrafo ogni libro trovato sulla foresta sotto le fronde ingiallite del mio amico.

Nulla di fatto. Ogni volta.

Passò così l'autunno.

Ero sempre più terrorizzata a ogni foglia che cadeva e Gabriel sempre più stanco e spossato.

-Julie … basta-

-No.-

-Inizia a piacermi la natura, forse non starò così male quando mi fonderò con essa-

-Tu non fai parte della foresta! Smettila-

-Io non faccio neanche più parte di questo mondo, è meglio che me ne trovi un

altro ...-

-E non pensi a me? Come farò io senza di te? Ho passato 5 anni in questo maledetto dirupo per farti compagnia. Lo capisci questo, Gabriel?-

-S.sì … credo di sì-

-Rimani convinto di potercela fare! Io riuscirò a salvarti-

La frase era sempre la stessa, ogni volta.

Forse iniziavo a convincere me stessa, non lui.

Ogni libro sfogliato con insuccesso mi portava sempre più in basso in una profonda tristezza.

Le foglie ormai si potevano contare con le dita delle mani.

Gabriel non era quasi più con me e questo non aiutava.

Ed ora sono qui, a guardare quell'albero che è stato il mio amico per 6 anni perdere l'ultima foglia. Mi rendo conto solo ora di una cosa, lui per me era davvero importante, credo di essere arrivata a vederlo più di un semplice amico senza accorgermene.

-Gabriel-

Me ne sto qui ad accarezzare la ruvida corteccia candida della betulla che prima era nera aspettando una sua risposta.

-Julie ...- è stanco di resistere, tenere quella foglia gli sta procurando più fatica che parlare.

Sta facendo questo sforzo per me, per poter stare in mia compagnia davvero fino all'ultimo.

-Ti prego. Non mi lasciare- copiose lacrime mi scivolano lungo le guance arrossate dal freddo.

-Ascoltami, ti prego-

-Sono qui-

-Tu sei stata davvero la più importante della mia vita, anche se dannata. Prendi la mia ultima foglia in mio ricordo. Non mi dimenticare ...-

-Non potrei neanche volendo ...-

-Ti sei seriamente innamorata di me, ragazzina? Anzi no, tu sei una donna-

-Che stupido che sei! Tieni le forze-

La foglia trema, sta per staccarsi.

Quelle sono le nostre ultime parole.

Devo dirgli cosa prova, se non lo faccio vivrò con il rimorso.

-Scusami, non volevo legarti così a me-

-Non è questo. Lo so che è colpa mia ma io ti ...-

La fogliolina si increspa, trema un'ultima inesorabile volta.

-Ti prego non andartene!-

-Io non voglio. Voglio rimanere con te-

-Gabriel- è la prima volta che dice qualcosa di così concreto.

-Finisci la frase, ti prego … me ne sto andando ...- la sua voce si affievolisce sempre di più.

Poggio le labbra alla corteccia e gli sussurro quello che avrei dovuto dirgli già da tempo, tutto quello che provo nei suoi confronti.

Non sento la sua risposta, la foglia è caduta, lui non c'è più.

Mi ha lasciata sola.

Mi accascio sconfortata su quella terra che ha accolto tanti di quei miei ruzzoloni e le lacrime iniziano a scendere, le sento scivolare lungo le guance fino a sgocciolare ai piedi della betulla bianca.

Raccolgo al volo l'ultima foglia.

Piango.

Piango molto.

Non dico una parola, ma piango per lui.

Lui che c'è sempre stato in 6 anni anche se continuavo a rompergli le scatole.

Lui che mi ha fatto il primo complimento quando ormai era troppo tardi.

Lui che è stato il primo a farmi battere il cuore.

Lui che non c'è più.

Tremo forte con la fronte attaccata al tronco privo di sentimenti umani.

Sento tutto intorno a me girare, il tremore si fa più forte.

Non sento che è anche la terra a tremare e il tronco a cui sono appoggiata.

Continuo a piangere.

-Perchè piangi?-

devo essere impazzita, sento persino la voce di Gabriel quando lui non c'è.

Me ne resterò in fondo al dirupo con lui per sempre.

-Ehi stupida ragazzina mi senti?-

-Sto impazzendo ...-

-Fidati che non stai uscendo matta. Solleva lo sguardo-

Socchiudo gli occhi per vedere meglio oltre la coltre di nubi e davanti a me non c'è più una betulla dal tronco candido.

Alzo gli occhi cerulei al di sopra di me.

Davanti ho una persona in carne e ossa.

E che persona …

E' un uomo piuttosto alto, dalla carnagione abbronzata, capelli media lunghezza disordinati neri come piume di corvo, occhi verde smeraldo che ricordano la natura intorno, spalle larghe e corporatura solida e ben bilanciata.

E' bello come un dio, bello come non ne ho mai visti.

-Chi … chi sei?-

E' vestito con un giubbotto di pelle nera e dei jeans da motociclista.

-Ma come? Mi hai parlato per 6 anni e ora non mi riconosci più?-

-Gabriel? Non ti credo-

-Questa scena mi è familiare. Che prova vuoi per dimostrarti che sono io?- mi sorride ed è talmente bello che mi viene male.

-Dimmi qualcosa che solo lui può sapere-

-Sei sicura di volertelo sentir dire?- ghigna.

Annuisco e lui ridacchia.

-Hai tre nei che ricordano la cintura di Orione sul sedere, te ne vergogni profondamente-

Mi sento avvampare.

Quello lo avevo detto io a lui due anni fa quando ero venuta con dei pantaloncini piuttosto corti.

-Potresti essere un maniaco che mi ha spiata-

Non voglio credere di nuovo a qualcosa, mi sto chiudendo mentalmente a qualcosa di nuovo quando Gabriel stesso me lo aveva rimproverato.

-Ma sei proprio stupida ragazzina! Non vedi che qui non c'è più la betulla nera? Che ci siamo solo io e te in questo buco? Non mi sono sforzato così tanto di rimanere con te anche quando avevo perso la speranza solo per sentirmi poi rifiutare dalla ragazza che ...-

-La ragazza che?- gli credo, non posso non farlo.

E' Gabriel per forza, si vede da tutto quello che dice, da come lo dice.

Non posso non riconoscere l'anima che amo e se poi è questo il suo corpo sono in paradiso.

Lo guardo dritto in quegli occhi da sogno che ricordano così tanto le fresche fronde della mia betulla sotto le quali ho trovato rifugio più volte.

-Tu sei la ragazza che mi ha salvato … senza di te sarei stato un albero vero molto prima e non sarei più tornato indietro-

-Prima? Vuol dire che il tuo tempo era finito già da un po'? E perchè ti sei trasformato solo oggi?-

Lo vedo ghignare , ma sono sicura che sotto quell'abbronzatura sia un po' arrossito.

-E' possibile che la pena sia stata un po' allungata … perchè ho fatto alcuni pensieri sconci … su di te-

-Gabriel! Ero una bambina!-

-Lo so, ma eri bella-

-Ero? E adesso cosa sarei scusa?-

-Adesso solo a guardarti mi batte più forte il cuore. Non voglio più uno stuolo di ragazze ai miei piedi, non voglio troppi soldi né macchine di lusso né potere, non voglio più essere quello che ero e questo grazie a te-

Mi prende per mano e mi aiuta a stare in piedi, le ginocchia mi tremano, la gola è secca e il cuore batte talmente tanto veloce che potrebbe uscirmi dal petto con la forza.

-Vuoi sapere qualcosa che solo io posso sapere? Tu mi ami, me lo hai sussurrato a fior di labbra mentre stavo morendo, è quello che mi ha dato la forza di tornare perchè anche io ti amo-

Adesso non mi reggo proprio più, è lui a sostenermi abbracciandomi con forza.

Sento i suoi muscoli tesi su di me, trema anche lui, è commosso.

-R.resterai con me?- gli chiedo con la paura che una volta usciti da quella foresta lui se ne andrà di nuovo lasciandomi sola al mondo.

-Sì sempre-

-Usciamo da qui-

Senza più l'aiuto dei suoi rami ci mettiamo un po' di più, ma la colpa è mia.

Lui non ci ha messo niente a prendermi e a lanciarmi esattamente sull'orlo del dirupo, ma io ci ho messo di più a tirarlo su dato il suo peso da uomo adulto.

Quando usciamo dalla foresta siamo pieni di fango e foglie secche, ma io mi sento davvero felice, come non lo ero mai stata.

Mi accorgo di avere i suoi occhi stupendi addosso e incrocio il suo sguardo.

Una forza sconosciuta ci attrae l'uno verso l'altra.

Mi prendo il viso tra le sue mani grandi, forti e nodose com'era la sua corteccia, quella che stavo per rovinare quando ha parlato la prima volta.

Lo guardo e lui fa combaciare le nostre labbra, mi abbraccia stretta e mi sento al sicuro.

Posso lasciarmi andare alla passione racchiusa in quel bacio, il primo che do nella mia vita, così bello e intenso.

Voglio stringere Gabriel sempre di più fino a fondermi con lui per diventare un nuovo essere unico. Insieme.








Antro dell'autrice ...
Spero la storia vi sia piaciuta, fatemi sapere cosa ne pensate
saluti
Artemide BlueMoon
   
 
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