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Autore: Boz    04/12/2015    1 recensioni
L'uscio si chiuse, l'ombra sparì...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lìrian

Successe tutto in un solo istante quando quella notte egli si addormentò per sempre. C'era la luna piena e il bagliore delle stelle era così forte da far pensare che il giorno non se ne fosse mai andato, lasciando la campagna al buio. In una casa, sulla poltrona davanti al fuoco del camino, dormiva un vecchio che aveva festeggiato con la propria famiglia il suo centesimo anno di nascita, il sonno lo aveva avvolto in una stretta fortissima che lo portò a camminare in sogni tranquilli e felici, ma all'improvviso qualcosa rompe la quiete della sua passeggiata onirica. Si Svegliò per vedere cosa l'aveva disturbato e vide per terra la pipa che aveva mantenuto in mano, evidentemente col sonno la forza della mano gli era venuta meno facendogli cadere l'oggetto sul pavimento. Così egli si alzò, prese la pipa e la mise sul camino in modo che non lo potesse svegliare ancora una volta. Si gira per tornare a sedere, ma subito arretrò spaventato verso il fuoco, cosa poteva essere mai stato? Il vecchio non riuscì credere ciò che vedeva, un altro col suo stesso aspetto ed abbigliamento aveva preso il possesso della sua poltrona.
"Che scherzo è questo? Sto ancora sognando? Oppure è l'allucinazione di qualche cibo avariato della festa?.......... Perché vedo me stesso sulla poltrona?
"È inutile che continui a negarlo.....sai già la verità." disse una voce
"Chi è che parla? “chiese sorpreso “Puoi mostrarti per favore e dirmi che sta succedendo?"
.
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Tutto ad ‘un tratto l'ombra della sedia si trasformò in quella di un uomo, si staccò dal pavimento e le sue punte dei piedi fluttuarono sulla terra.
"Chi sei?"
"Io non ho nomi, ma ne ho ricevuti fin dal giorno della mia comparsa e se te lo stai chiedendo, da sempre io guardo te e gli altri esseri, e non solo in questo giorno, ma continuamente in altri luoghi e tempi, io vi osservo. All'inizio gli uomini mi chiamarono Zeshena, la dea che allontanava le fatiche,la tristezza e il dolore, concedendo il riposo eterno agli umani, poi mi deste il nome di Lìrian, la dea che non solo richiamava a sé tutti gli esseri, ma che portava le preghiere e i saluti dei desti agli indolenti.
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Ma col passare del tempo, mi cominciaste a temermi e il mio nome si fece sempre più nero......
Cupo mietitore, cavaliere dell'apocalisse, finché non arriviamo al mio nome attuale: Morte."
"Morte? Questo vuol dire che sono.."
"Trapassato." Aiutò a concludere la frase Lìrian.
"Perché proprio oggi e non prima?"
"Purtroppo non so risponderti. Quando accade non si può né prevederlo e né posticiparlo, non ti so nemmeno dire chi e come venga deciso questo, ma sappi che quando il giorno arriva per i prescelti, io devo estrarre la loro anima dal corpo e portarli dall'altra parte."
"Questa sarebbe la tua vera forma?"domandò con gran curiosità il vecchio.
"No, io non ho una vera e propria forma. Per quelli che mi desiderano appaio come una fanciulla bellissima, a coloro che mi respingono compaio come uno scheletro putrefatto incappucciato, mentre per quelli come te che mi hanno sempre ignorata sono una semplice ombra senza aspetto......Ma basta ora devo portarti subito oltre."
"Aspetta!"Fermò l'anziano
"Che c'è?"
"Posso dare un ultimo saluto alla mia famiglia che soggiorna a casa mia?"
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"E sia, ma ti concedo non più di un'ora."
Così l'uomo si incamminò, inseguito da Lìrian, verso le scale ,dirigendosi alle camere ove i suoi amati riposavano. Salutò con premura i figli e i loro compagni, baciò sulla fronte i nipotini che dormivano profondamente, augurandosi in cuor suo che un giorno si rincontrassero, ed infine con grande malinconia si allontanò da essi tornando al suo inseguitore che aspettava pazientemente sulla soglia delle stanze.
"Seguimi che ora non c'è più abbastanza tempo per fermarsi."
Si avviarono, lasciando gli ospiti alle braccia di Orfeo, scendendo di nuovo le scale, prendendo la via della porta di casa. L'intera area dell'ingresso era avvolta in una fitta oscurità, solo l'occhio attento del vecchio poté vedere la sagoma della porta dove Lìrian si arrestò.
"Perché ci fermiamo qua davanti alla porta di casa mia?" domandò sorpreso il morto.
"Ti sbagli ancora, questa non è la porta della tua dimora." avvicinò la mano alla maniglia e l'abbassò. "Questo è il portale dell'altra parte" tirò a sé l'uscio e da essa si manifestò una forte luce bianca che spazzò via il buio là vicino, illuminando l'area così forte da far sembrare che il mattino fosse sorto prima del previsto.
"Cosa c'è dall'altra parte?" Chiese coprendosi il volto con la mano destra lo spirito del morto. 
"Questa è un'altra cosa che non so, ma"(e qui il tono di Lìrian si fece più risoluto)"Ti assicuro che non hanno ragione quelli della tua razza i quali sostengono che vi è il nulla. Quando un albero fa un frutto e diventa maturo, esso cade, marcisce per rilevare il seme poi quando esso verrà piantato, scomparirà e nascerà un germoglio che diventerà un nuovo albero il quale farà ripartire il ciclo. Negare la vita dopo la morte è come dire che non esisterà nessun seme o un nuovo albero, ovvero rifiutare l'esistenza di mia sorella: Vita".
"Allora vuol dire che lo scoprirò sulla mia pelle." disse l'uomo, con un leggero sorriso, oltrepassando la porta.
Ma prima che Zeshena fece per chiudere egli si girò e domandò,sorridendo ancora:
"Per curiosità anche tu verrai un giorno?"
"Mi stai ancora chiedendo cose impossibili da rispondere........se proprio vuoi,puoi pure aspettarmi, così se verrò potremo continuare la nostra conversazione."
"Allora arrivederci e a presto."Alzò la mano facendo cenno di saluto.


 
L'uscio si chiuse, l'ombra sparì…..
 
   
 
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