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Autore: Arisu01    04/12/2015    0 recensioni
Jamie è una ragazzina di 13 anni,che vive felice con la sua famiglia in una tranquilla capitale del Wyoming,Cheyenne. Un giorno,però,i genitori le verranno a mancare,e come se non bastasse,l'unico amico con cui si era legata dopo la partenza del fratello in guerra e il trasferimento dallo zio,le scivolerà via dalle mani,come acqua su uno scoglio. La loro amicizia verrà messa a dura prova da un confine perfino più lungo dell'intero Universo...
Dal testo:
«E se non fosse così? E se non tornassimo mai indietro...?» chiese lei,preoccupata.
«Non torneremo indietro. È impossibile.»
Jamie rimase a guardarlo,con le lacrime agli occhi. L'unica volta che si era sentita così confusa è stato quando le avevano spiegato,per l'ennesima volta,le leggi di Keplero. Forse però,in quel momento,lo era anche di più.
«Jamie...» sussurrò lui,girandosi verso di lei. Aveva gli occhi rossi. Stava trattenendo tutto quel che avrebbe voluto lasciar andare,tutto quel che c'era da urlare.
«...mio padre...»
Genere: Drammatico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sta camminando avanti e indietro,mentre io sono comodamente seduta sul letto. A volte,si ferma e scuote la testa,poi riprende a camminare a passi pesanti,cosa che mi fa saltare i nervi. È mezz'ora che continua così,o almeno mi sembra,e io non ce la faccio davvero più. Di botto,si ferma,come se avesse capito qualcosa di veramente eclatante,ma che a me,sarebbe sembrata sicuramente una sciocchezza. «Allora?» chiedo io,spazientita. Lui sospira e mi guarda distrattamente. «L'ho trovata.» «E quindi?». Freme dalla voglia di sapere cosa avesse trovato di così tanto scervellotico da farlo camminare ininterrottamente da decenni. Quando entrò in camera mia,senza bussare,tra l'altro,e prima di farmi quel lungo discorso insensato sui valori famigliari e sul fatto che,essendo mio fratello,mi sarebbe sempre rimasto accanto,non mi aveva accennato minimamente del fatto che era preoccupato per qualcosa. Lo capii solo quando si alzò dal letto e si mise a camminare davanti a me,come ho accennato poco fa. Di solito,lo fa quando sta cercando di comprendere o trovare qualcosa a lui ancora sconosciuto,quindi,aspettai pazientemente. Rimane a fissarsi le scarpe per un pò e, proprio mentre sto per ripetere la mia precedente domanda,sospira ancora e alza lo sguardo su di me. «Zio Chuck ha una casa,a Boise.» risponde,finalmente,lui. «Starai lì finché non tornerò.» Zio Chuck? Cerco di capire chi fosse,vagando tra i miei ricordi d'infanzia. Non so molto di lui. È il fratello di mio padre, l'ho visto al massimo un paio di volte,e solo quando ero molto piccola. Forse mio fratello ne sa di più,ma non voglio chiederglielo. Non mi interessa più di tanto,in fondo,devo rimanere da lui al massimo qualche mese. Si rimette seduto sul letto accanto a me e mi guarda,come a scrutarmi. Odio quando mi fissano,specialmente in quel modo. Voglio che si parli chiaro se si dove dire qualche cosa. Inaspettatamente,mi abbraccia. È da giorni che non piango. Questa casa,mi sembra così vuota ora. Il primo giorno che io,mio fratello e mio padre abbiamo appreso la notizia,abbiamo agito in modi diversi. Io ho cominciato a piangere,dopo aver realizzato le parole del poliziotto sull'uscio di casa nostra,e mi sono coperta il viso con entrambe le mani. Mio fratello mi ha abbracciato,cercando di essere forte,ma ha pianto silenziosamente anche lui,lo so. Mio padre,invece,ha guardato incredulo davanti a sé,rigido come una statua. Non lo biasimo di certo,ma quel che ha fatto dopo mi ha scosso talmente tanto che non ho parlato,per giorni. La mamma mancava a tutti e tre,a me,a mio fratello e a nostro padre ma,forse,io non sarei mai arrivata a tanto. Per quanto voglio bene alla mamma,non mi sarei mai uccisa davanti ai miei figli,ancora troppo giovani per soffrire così tanto. Non l'avrei mai perdonato,per averlo fatto. Non lo perdonerò mai per averci abbandonato e aver pensato solo a sé stesso. Ora starà insieme a mamma. Starà ridendo e scherzando con lei. Invece noi siamo qui,a soffrire come cani bastonati,come due idioti che si preoccupano troppo per un egoista e vigliacco,come lo è stato mio padre. Nonostante questo,mi manca terribilmente. Mi mancano i momenti che passavamo insieme,a guardare la tv,mentre io e Jonatan combattevamo per il telecomando,mamma rideva e papà ci sgridava. Mi mancano quei momenti in cui giocavamo a i giochi da tavolo a Natale,quando,da piccola,papà ci faceva giocare a nascondino,quando la mamma ci coccolava ogni qual volta non riuscivamo a dormire. Ma si sa,il tempo allevia il dolore. Basta aspettare. Ora siamo solo noi due,io per lui e lui per me. Restiamo abbracciati per tanto tempo,ormai non so se da ore o semplici minuti. Jonatan è sempre stato forte e sorridente,anche durante questi giorni così strazianti,ma in fondo so che sta soffrendo quanto me,se non di più. Vuole portare questo peso da solo,senza condividerlo con me,nè con nessun altro. Mi manca anche il suo sorriso sincero,quello che riusciva a farmi smettere di piangere. Sta cercando di fare quel che ha sempre fatto,sta cercando di tirarmi su il morale,però,quel bellissimo sorriso che aveva prima,è scomparso,come ogni briciola di felicità in me. Come fa ad accettare questo peso sul cuore? Per lui,dev'essere anche più pesante del mio,sta sopportando anche il mio dolore. Non è già abbastanza il suo? Vorrei aiutarlo,vorrei poter riuscire a rassicurarlo come fa lui con me,vorrei poter avere almeno un pizzico di speranza di continuare che ha lui,da riuscire a mettere nelle mie parole abbastanza convinzione da convincere entrambi. Ha bisogno di sfogarsi,di essere compreso. Vorrei che piangesse davanti a me e che mi confessasse le sue paure,e io lo consolerei sorridendo. Ma come potrei,se ho bisogno io stessa di essere consolata? Non trovo più uno scopo in questa vita. Se mi lasciassi andare alla disperazione,è come se consegnassi mio fratello direttamente nelle mani del diavolo. Non lo potrei mai fare,non voglio perdere anche lui. Assolutamente no. Abbiamo perso tutto,tranne l'altro per noi stessi. Non ci resta che aspettare che il tempo rimargini le nostre ferite,se lo farà. E così,è deciso: arrivo,zio Chuck. Speriamo solo che lì da te non faccia troppo freddo.
   
 
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