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Autore: Sassali    05/12/2015    1 recensioni
Una deprimente Dramione.
Sia chiaro, per me è #DRARRY tutta la vita. Ma un'amica mi ha rotto talmente tanto e la storia non è venuta poi così male che l'ho dovuta mettere.
Divertiti.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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50 passi.
È un numero che aveva molto senso per il giovane Malfoy.
Nel suo libro scrisse che il tempo migliore da aspettare perché due componenti di una pozione si amalgamassero per bene equivaleva a cinquanta passi, come faceva lui. Cinquanta passi da una parte all'altra della stanza.
Anni e anni di tentativi avevano portato a questa cifra: non un passo di più, non uno di meno.
A Hogwarts era stato il migliore del suo anno in pozioni, aveva preso il massimo dei voti in tutte le prove. Neanche la Granger lo superava.
Già, Hermione.
Lavoravano insieme da quasi due anni al Ministero della Magia: lui firmava le carte, e quando non firmava si dedicava alle sue pozioni. Nei casi di estrema necessità, si tramutava in Auror e cacciava maghi oscuri, il residuo di ciò che la morte di Voldemort aveva lasciato sulla terra. Feccia, nient'altro. Entità dal cuore duro come la pietra e gli occhi folli. Rispetto a quanto si credeva, ne erano rimasti non pochi in circolazione.
In quel caso lavoravano in coppia, e per Draco quello era l'impiego che più adorava.
Non sapeva bene come fosse nata quella sproporzionata cotta per la collega, ma di una cosa era certo: non era solo una cotta, era qualcosa di più.
Il che non cambiava di molto le cose, dato che la ragazza sembrava avercela ancora a morte con lui. Lo si capiva dal modo in cui lo guardava, in cagnesco, gli occhi ridotti a due fessure da cui facevano capolino due iridi d'ambra, fredde come il ghiaccio. Si era dovuto mordere il labbro tante di quelle volte per non affrontrarla e confidarle quanto la trovasse attraente, lei, i suoi occhi ambrati, i lunghi capelli ricci scuri e quel corpo magro e sinuoso.
Perlomeno adesso le cose sembravano andare meglio: più passavano del tempo insieme e meno Hermione lo fulminava con lo sguardo, a volte gli aveva addirittura sorriso. Riuscivano a parlare civilmente senza arrivare a insultarsi sulle proprie origini, il che era un grande passo.
Quella sera, dopo il lavoro, Malfoy avrebbe chiesto alla riccia di uscire. Un caffè, nulla di più. Per lasciarsi il rancore alle spalle e cominciare un nuovo percorso.

Quella mattiva era stato avvistato un consistente gruppo di ghermidori, capitanato da due potenti maghi Serpeverde: Blaise Zabini e la fidanzata Pansy Parkinson. Ai tempi della scuola loro tre erano molto legati, ma appena dopo la sconfitta del Signore Oscuro erano scappati, rifugiandosi in qualche posto tenuto segreto da potenti incantesimi e radunando sempre più seguaci, più che altro ladri e delinquenti che non avevano uno scopo nella vita. Il loro obbiettivo? La conquista del mondo magico.
Nonostante la loro passata amicizia, Draco non poteva fare a meno di provare pena per quei due. Non capiva perché si fossero spinti a tanto, e dar loro la caccia era risultato più difficile di quanto si credesse. Per questo ogni minima traccia era d'aiuto, e non appena venivano individuati tutta la squadra Auror del Ministero veniva mobilitata per dar loro la caccia, lui compreso. Sapeva fosse sbagliato pensare che occasioni come quelle fossero delle benedizioni, ma passare del tempo con la Grenger non era paragonabile a niente di più bello.
Gran parte della squadra era riuscita a dividere i leader dal resto de gruppo, preoccupandosi di disperdere quest'ultimo ed intimorirlo quanto bastasse affinché non si riformasse più.
Una decina dei buoni, poi, si era staccata da quel marasma per inseguire i due capi e farla finita una volta per tutte.
Ma Zabini e compagna erano decisamente una mente troppo geniale. Si smaterializzavano con una velocità e un'agilità impressionante, sempre mano nella mano e con lo stesso identico ghigno malefico stampato in volto, cosicché nessuno riuscisse ad acciuffarli. Anche quella volta stavano per farla franca, ma Malfoy era riuscito, con uno scatto, ad afferrare il piede di Blaise un secondo prima che si smaterializzasse.
Il viaggio era stato movimentato, un groviglio di corpi pressati che cercavano di liberarsi l'uno dall'altro, coscienti dell'incomoda presenza.
Atterrarono malamente al limitare di un bosco. Alberi spogli, uno scricchiolante tappeto di foglie secche che ricoprivano tutto il terreno e un cielo bianco, con pesanti cortine di nebbia tutto intorno. Di certo era un luogo sperduto e difficilmente rintracciabile, se fosse morto non lo avrebbero probabilmente mai trovato. Ma non era il momento di pensare alla sua morte.
Zabini si era già rimesso in piedi e gli puntava contro la bacchetta. Pansy era dietro di lui, dalla parte opposta rispetto al suo ragazzo.
Accerchiato, 1 a 0 per la sporca feccia.
Colpirono all'unisono, ma Draco scartò di lato e si gettò a terra un secondo prima che i due incantesimi cozzassero tra loro producendo uno scoppio. Si accovacciò a terra e schiantò Blaise, poi con un gesto veloce tentò di disarmare Pansy, ma quella evitò il colpo e lo disarmò a sua volta. La bacchetta volò lontana, detro al ragazzo che ancora si riprendeva dallo schianto subito. Si alzò in piedi e corse, evitando bagliori blu e verdi che tentavano di colpirlo. Sentì urlare una Maledizione Crociatus che lo investì in pieno, provocandogli un dolore in tutto il corpo. Sentiva i muscoli contorcersi per gli spasmi e bruciare allo stesso tempo, un dolore allucinante che mai il biondo aveva provato su se stesso. Si morse forte il labbro per non urlare, tanto da tagliarsi e sentire il sangue colare in bocca e giù per il mento.
Poi il dolore così come era apparso, scomparve.
Si accasciò sulle ginocchia, la testa china sul petto. Respirò a fondo qualche volta prima di alzare la testa e rimanere di stucco: Hermione se ne stava in piedi con la bacchetta puntata contro Zabini, che si contorceva dal dolore, mentre l'altra ragazza era impigliata tra i rami di un albero poco lontano.
Il Levitacorpus più azzeccato del mondo.
Draco restava a terra, con gli occhi spalancati a osservare quella piccola figura sovrastare un mago grande due volte lei. Una visione angelica. Lo guardò torva. "Draco! Vuoi darmi una mano o devo imboccarti io?"
Parò un colpo di una Pansy che intanto era volata giù dall'albero, più furiosa di prima.
Malfoy raccolse la bacchetta e si preparò ad affrontare Blaise, che pian piano si stava rimettendo in piedi.
Gli arrivò da dietro, puntandogli la bacchetta alla gola e bloccandogli le mani dietro la schiena.
"Aspettavo questo momento da un pezzo" gli soffiò in un orecchio.
"Davvero? Io non direi, la partita è ancora in corso" grugnì l'altro, liberando un braccio e colpendolo con una gomitata nello stomaco. Draco rimase senza fiato qualche secondo, permettendo all'altro di liberarsi del tutto e colpirlo con un pugno. Malfoy indietreggiò, stordito, prima di essere schiantato. Finì contro un tronco, ma riuscì a schivare un secondo colpo diretto alla testa. Sorrise.
"Tutto qui quello che sai fare Zabini? Cavolo, credevo ti fossi esercitato almeno un pochino dopo Hogwarts."
"Sono diventato potente, Malfoy. Questi due anni mi hanno cambiato, la forza del Signore Oscuro mi ha pervaso. Sono qui per distruggere ciò che il mio Signore non ha potuto terminare. Io sono-"
La risata di Draco interruppe quel discorso sentito.
"Scusami, ma neanche al teatro babbano l'attore che interpretava il conquistatore del mondo era così bravo e preso dalla sua parte. Davvero complimenti. Ah, un'altra cosa. Sai no che i cattivi muoiono sempre vero?" lo schernì il biondo.
Il cipiglio orgoglioso sul volto di Blaise a quelle parole si tramutò in una nube nera e intrisa di odio. Si potevano scorgere i suoi occhi neri sprigionare scintille. Draco guizzò a sinistra schivando un colpo rabbioso e molto violento del nemico, che invece colpì il tronco contro cui era appoggiato poco prima mandandolo in frantumi e provocando un'esplosione di scheggie. Andò a sbattere contro la collega, anch'essa fuggita da un lampo della bacchetta nemica, ed insieme si ripararono dietro una sporgenza rocciosa.
Malfoy premette la schiena contro la parete, asciugandosi il sudore dal viso.
Hermione si sporse giusto per lanciare un incantesimo che però si infranse al suolo.
"Come accidenti hai fatto a trovarmi, Granger?"
Quella sistemò una ciocca di capelli sfuggita dalla coda dietro un orecchio, e un brivido percorse la schiena del ragazzo. Quanto era sexy.
"Semplice, Malfoy. Quei due si credono furbi, ma sono facilmente rintracciabili. Quando si smaterilizzano lasciano loro tracce sempre in quattro posti, uno a ogni attacco, e così a turno. Ho localizzato i posti e non appena la situazione del gruppo di ghermidori si è stabilizzata sono venuta a cercarti. Al terzo tentivo ti ho trovato, e salvato anche la pelle." concluse alzando un sopracciglio.
"Oh, giusto, ti ringrazio..." balbettò quello di rimando.
Lei lo guardò negli occhi per qualche istante, incatenando i loro sguardi.
"Al mio tre, va a sinistra e colpisci Blaise. Non ucciderlo, costringilo ad arrendersi. Io mi occupo di Pansy. È tutto chiaro? Ehi, mi stai ascoltanto?"
Malfoy sbattè un paio di volte le palpebre trasognato.
"Hai proprio degli occhi splendidi, lo sai?"
La ragazza sbuffò.
"Uno."
"Due." 
"Tre. ORA!"
Corse a sinistra, parando e schivando i colpi del nemico, ormai evidentemente provato dal combattimento. Sorrise crudele.
-Vedrai come ti riduco, feccia- pensò il biondo.
Lo schiantò, mandandolo a sbattere a qualche mentro di altezza dal suolo, e lo Cruciò prima ancora che potesse toccare terra. Zabini iniziò a dimenarsi e gridare lamentii di dolore, mentre le scintille nei suoi occhi andavano spegnendosi.
"Bravo piccolo. Bravo." sussurrò.
Tutto stava andando secondo i piani. O almeno, finché Hermione non gridò.
Il ragazzo vide un lampo viola colpirla e farla cadere. Osservò la parabola compiuta dal suo corpo mentre cadeva e si accasciava per terra.
C'erano cinquanta passi di distanza tra i due, Draco ne era certo, li aveva contanti.
Lasciò Blaise, che cedette in ginocchio e svenne. Iniziò ad avvicinarsi alla ragazza, mentre il panico si impossessava di lui e del suo corpo, riportando a galla tutti i pensieri e i sentimenti più forti rimasti nascosti per anni.

Ricordò quella volta che si era chiuso nell'aula si pozioni solo con Hermione, per chiederle di uscire.
La ragazza gli si era avvicinato fino a sfiorare con la bocca l'orecchio del biondo, che era rabbrividito.
"Non credo tu voglia uscire con una sporca mezzosangue" soffiò, prima di girare i tacchi ed aprire la porta con un colpo secco, lasciando Malfoy rosso per l'imbrazzo e il rifiuto ricevuto.
"E guerra sia, babbana" aveva sussurrato a mezza voce.
Quaranta passi.
Anche la festa di anniversario della scuola per i suoi duecento anni gli tornò alla mente.
La sala grande era stata privata dei tavoli per permettere a tutti, studenti e insegnanti, di starci senza problemi di spazio.
E per puro caso, si era ritrovato la Granger ballare proprio di fronte a lui.
Muoveva leggermente i fianchi, in un gesto timido ma che Draco trovava estremamente provocante.
Quando quella si girò, con gli occhi chiusi, guidata dalla musica e un po' dall'alcool e ballando si strofinava leggermente sulla sua gamba, credette di impazzire. Gli provocava innumerevoli brividi, e una voglia matta di portarla nel suo letto per fare di tutto tranne che dormire.
Quando tentò di baciarla, però, si intromise il suo caro fidanzatino Peldicarota, che la trascinò lontana da lui dopo che gli ebbe assestato un ceffone sulla guancia. C'eravamo quasi, rosso di merda.
Trenta passi.
Quella frase se l'era rimangiata circa un migliaio di volte, dopo che la bara di Ron Weasley venne calata nella rispettiva fossa.
E non perché provasse improvvisamente simpatia per il ragazzo, ma perché il dolore che provava la moglie, Granger, lo devastava.
Vederla piangere piano, con due profonde occhiaie che le cerchiavano gli occhi e un bimbo stretto in braccio era stata una visione struggente.
E dire che piangevano tutti. Potter, Ginny, i suoi genitori e i fratelli, Neville, Ted, Dean, Seamus, anche Hagrid e la McGranitt. Lovegood se ne stava stretta a Paciock, con lo sguardo perso e sognante, come sempre.
Tutti piangevano, per la sua scomparsa così improvvisa durante una semplice pattuglia. Si era fatto sorprendere alle spalle da un Anatema che Uccide. Ogni aiuto fu vano.
Tutti piangevano, tranne Malfoy.
Ma Draco era colpito dalla forza della ragazza, da come, nonostante piangesse, stesse ancora in piedi baciando ripetutamente la fronte della bimba che teneva al collo.
Erano sposati da un anno solo.
Il primo e l'ultimo.
Venti passi.
Dopo che tutti se n'erano andati ed erano rimasti solo loro due, Malfoy si era offerto di portarla a casa e lei non aveva replicato.
Mentre si smaterializzava con lei attaccata alla sua giacca si chiese come faceva a essere così bella anche quando piangeva.
Arrivarono direttamente nel soggiorno della ragazza, pulito e ordinato alla perfezione.
La giacca del rosso era ancora appesa al muro, mentre un suo paio di scarpe faceva capolino dal corridoio.
Hermione stringeva ancora la sua giacca con entrambe le mani, fissando il vuoto.
Ad un certo punto successe una cosa che cambiò tutto.
La ragazza sollevò gli occhi lucidi per puntarli dentro quelli di Draco, ed egli vi lesse il dolore, la disperazione e la solitudine. Avrebbe voluto abbracciarla e dirle che tutto si sarebbe rimesso tutto a posto, ma non lo aveva mai fatto. Si era limitato a guardarla a sua volta, cercando di infonderci un po' di sicurezza nello sguardo. Poi lei si era avvicinata e lo aveva baciato. Un bacio che non esprimeva amore, ma la sensazione di abbandono e il bisogno di sentirsi di nuovo appartenente a qualcuno. Ma a Draco non importava. Voleva solo baciarla e fare quello che lei voleva. Così, con calma, senza interrompere il gioco di labbra, si erano tolti lentamente i vestiti e la ragazza aveva cinto i fianchi del biondo con entrambe le gambe, permettendogli di portarla fino al divano e di metterla sotto di sè.
E così, in quella casa ancora avvolta dal lutto, Hermione e Draco avevano fatto l'amore nel modo più delicato e passionale possibile, soddisfando i corpi e i desideri, ma senza dolore. E quando la riccia con la testa reclinata all'indietro, il petto sudato e le cosce ancora strette intorno ai fianchi dell'altro aveva gridato il nome di Draco, questo aveva raggiunto quanto di più piacevole si possa mai provare.
L'aveva poi portata a letto e avevano dormito insieme senza toccarsi per tutta la notte.
La mattina all'alba era scappato via. Per questo gesto lei ancora non lo aveva perdonato. Per essere scappato come un codardo.
Dieci passi.
Una chiazza di sangue si allargava sulla camicia della ragazza.
Non respirava, Draco lo vedeva.
Sette passi.
Doveva chiederle di uscire dopo il lavoro.
Un caffè, nulla di più.
Doveva aggiustare le cose.
Quattro passi.
Ti prego Hermione, non morire.
Due passi.
Non morire. Non tu.
Uno.
Draco cadde in ginocchio accanto a lei, strappandole la giacca e la camicia.
Aveva un foro sotto il seno destro, dal quale uscivano rivoli di sangue. 
Il Serpeverde rimase agghiacciato, ma non l'avrebbe lasciata morire. Il cuore le batteva ancora.
Resisti, ti prego.
Si strappò un lembo di camicia e cominciò a premere con quello sulla ferita, sperando che si fermasse l'emorragia. Non appena questo fu zuppo di sangue, Draco dovette ritrarre la mano urlando. La sua mano era nera, come bruciata, lí dove il sangue l'aveva toccata. Sentì una risata malefica risuonargli nelle orecchie, e vide Pansy comparirgli nel campo visivo.
"Che cosa le hai fatto? Che incantesimo è questo?" le gridó.
"L'ho creato io. - sorrise quella - Impedisce a chiunque voglia aiutarla di soccorrerla, perché il sangue viene avvelenato. Quindi, a meno che tu non voglia perdere le mani, ti consiglio di guardarla morire." Rise ancora, prima di girare un braccio intorno alle spalle del fidanzato ed insieme smaterializzarsi con uno scoppio. Erano soli ora.
Draco provò a tamponarla ancora, ma il sangue gli bruciava talmente tanto che dovette smetterla. La coprì con la sua giacca e le strinse una mano.
Guardò le sue labbra farsi sempre più pallide, il respiro sempre più raro, il cuore saltare i battiti e il sangue colare sul terreno.
Una lacrima gli solcò il viso, bollente. Poi una seconda, e una terza. Poi la diciassettesima. E al diavolo i numeri, mille altre che non riuscì a fermare. Piangeva, e stringeva la mano fredda della ragazza vicino alla sua bocca, chiamandola per nome, incapace di dire altro.
'Ti consiglio di guardarla morire'
Non poteva fare altro, sarebbe stata troppo debole per smaterializzarsi e chiamare i soccorsi sarebbe stato lungo, e comunque invano. Non poteva più fare niente. Solo guardarla mentre il sangue bagnava il terreno intorno a lei, bruciando l'erba e le foglie.
All'improvviso lei ebbe un sigulto, strinse la mano del ragazzo e spalancò gli occhi e la bocca, sussultando più volte.
Fu un attimo.
Lo guardò, e sussurrò con voce flebile come il fruscío del vento il suo nome.
Draco.
Le accarezzò la guancia con un dito, sfiorandola appena, timoroso di farle male.
Sono qui.
Strinse più forte, continuando a cercare aria tra i suoi occhi grigi.
Non lasciarmi.
Le posò un piccolo bacio sul palmo della mano.
Resto con te, promesso.
La presa morì.
I suoi occhi si spensero.
Il cuore non battè più.
Draco strinse la sua mano più forte vicino al suo viso, bagnandola con le sue lacrime.
Dovevo chiederti di uscire con me, gridò al vento. Solo un caffè, disse poi, sdraiandosi accanto a lei.
Intorno a loro, silenzio.
   
 
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