Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: edslovingness    05/12/2015    3 recensioni
Questa storia è ispirata, solo per alcuni tratti, dalla vicenda di Romeo e Giulietta di Shakespeare.
In ogni caso, personaggi, contesto e trama appartengono a me.
-
Dal capitolo primo:
La strada cominciava a farsi buia; tirò fuori la torcia dallo zaino e l'accese. Osservò l'ambiente attorno a lei, incuriosita. C'era una lapide in mezzo agli alberi, coperta di foglie; rabbrividì. Non le erano mai piaciute lapidi, bare e cimiteri, e quella sembrava stranamente fuori posto. Si avvicinò lentamente e scostò le foglie per leggere meglio cosa c'era scritto; la superficie era rovinata e antica. Strizzò gli occhi, avvicinando la torcia alla pietra.
-Sai leggere?-
Sobbalzò così violentemente che la torcia le cadde dalle mani. La raccolse e si voltò di scatto.
Accanto ad un albero, qualche metro più in là, c'era una persona. Le tremavano le mani, mentre gli puntava la torcia contro, e la persona si avvicinava.
Era un ragazzo. Non poteva avere più di diciannove anni. Ed era chiaramente della zona d'Argento.
Era stata beccata.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gettò lo zaino dall'altra parte e mise un piede su un sasso sporgente, issandosi sulla superficie sconnessa del Muro.
Sentì il quatricipite tirare dolorosamente; se suo padre fosse stato lì, l'avrebbe rimproverata per non aver fatto stretching prima di arrampicarsi. 
Afferrò appena in tempo un pezzo di metallo arrugginito, evitando di cadere rovinosamente a terra. Ansimando, riuscì a mettere le mani in cima alla cinta muraria. Fece leva sulle braccia e scavalcò con poca grazia, ma con grande successo. Sì mise a sedere, e poi su buttò; l'impatto con il terreno le fece male alle piante dei piedi, e lo sentì vibrare fino alle anche. Si rimise in piedi, pulendosì le mani piene di terra sui jeans. Raccolse lo zaino e se lo mise sulla spalla destra; quella sinistra ancora faceva male dall'allenamento di tre giorni prima. 
Pensò che se ci fosse stato suo padre, a vederla scavalcare, avrebbe trovato ogni difetto nella sua impresa e lo avrebbe sottolineato. A pensarci meglio, se suo padre fosse stato lì a vederla scavalcare, l'avrebbe uccisa.
Scosse la testa. Aveva scavalcato il Muro proprio per non pensare alla sua famiglia e alla sua gente. Non le importava di essere scoperta. 
Era da quando aveva undici anni che voleva dare un'occhiata al mondo oltre al muro; quelli della sua gente che dicevano di esserci stati  -dicevano- lo descrivevano come un luogo all'apparenza meraviglioso, ma pieno di insidie. Era assolutamente proibito entrare nell'Area Argento. 
Savannah non era mai stata incline a seguire le regole; si era sempre messa nei guai, in qualche modo. Obbedire non era nel suo stile, diceva sempre quando aveva tredici anni - adesso aveva smesso, e si odiava ogni volta che si ricordava di essere stata così ridicola da dire cose simili. 
Camminava lentamente, gli anfibi spezzavano ogni rametto, distruggevano ogni foglia secca. Era tutto verde. La strada era coperta da foglie, gli alberi sovrastavano qualunque cosa. Era diverso da casa, pensò. Nell'area Carbone, ogni albero aveva una chioma arancione; le foglie erano sempre secche, i prati non avevano mai avuto un fiore. Da lei, tutto era stranamente giallastro, rosso e arancione. Qui, invece, dall'altra parte del Muro, le cose assumevano un colorito azzurro-verdastro. 
L'area Argento era, stranamente, esattamente come se l'era sempre immaginata: tutto sembrava perfetto, e anche la natura appariva disciplinata. Gli alberi incorniciavano il sentiero disposti in una linea perfettamente dritta, non vi erano arbusti, erbacce o cespugli, solo il sentiero e il bosco tutto intorno. Tra le fronde degli alberi si poteva scorgere uno squarcio di cielo azzurro tenue. Si chiese quanto erano lontane le città. Si chiese quanto era lontana la capitale. Si chiese se la gente lì era davvero così orribile, egoista, malvagia, maliziosa e violenta come la descrivevano tutti, nell'area Carbone. Si chiese se, mettendosi la giacca e coprendo il suo marchio, sarebbe potuta essere scambiata per una di loro. Non aveva nemmeno idea di come fossero le persone d'Argento; non le aveva mai viste. Erano come creature mitologiche nella sua testa. Alcuni dicevano che fosserò bellissimi all'apparenza ma che avessero la lingua biforcuta e gli artigli. Ovviamente Savannah sapeva che non era vero; non era una bambina, e non era stupida. Però non sapeva come fossero gli abitanti dell'area Argento. Non poteva fare domande riguardo a queste cose, a casa, o sarebbe stata punita. Secondo suo padre, tutto ciò che doveva sapere era che loro erano i buoni, e quelli dall'altra parte del Muro i cattivi, e lei doveva essere pronta ad ucciderli tutti.
Era pronta. Lo era da quando suo padre aveva cominciato a farla addestrare. E doveva esserlo adesso. 
Scavalcare il Muro non era facile, in periodo di guerra. Adesso le due aree erano in armistizio da otto mesi, e lo sarebbero stati per ancora un mese; i popoli dovevano riprendersi. Era più facile quando non si aggiravano sentinelle ovunque. Ma era vietato scavalcare il Muro. Pena la morte. 
Aveva sudato per poter disobbedire così; mesi di osservazione per trovare il punti in cui le sentinelle non si aggiravano, gli orari in cui c'erano meno controlli. Il muro non era l'unico ostacolo; c'era anche il Cancello, a un chilometro di distanza dal Muro. Servivano codici, chiavi elettroniche e fegato per poterlo oltrepassare; era elettrificato, costantemente controllato. Era stato difficile rubare la chiave, ma ci era riuscita. Ci aveva provato circa quindici volte, non riuscendoci mai, fino alla sedicesima. Aveva dovuto far scattare l'allarme per creare il panico, e un diversivo, e dopo averla ottenuta, era scappata dall'aera Carbone. Adesso aveva la chiave. Era raro che venissero usate, in periodo di tregua, quindi nessuno se n'era ancora accorto, ma prima o poi lo avrebbero fatto. Per questo avrebbe dovuto rimetterla al suo posto prima della fine della tregua, o almeno sbarazzarsene. Suo padre sicuramente già sapeva che era stata lei a far scattare l'allarme; non l'avrebbe detto a nessuno, ovviamente, inventando una scusa per la sua assenza. Non voleva rinunciare al prestigio di cui godeva solo per le malefatte della figlia. E quando sarebbe tornata a casa, sarebbero stati dolori. Stavolta l'aveva fatta davvero grossa; se qualcun'altro della sua gente l'avesse scoperta, sarebbe stata uccisa. Doveva temere sia la gente d'Argento, che quella di Carbone. Oltrepassare il Cancello senza permesso significava disobbedire alle leggi. 
Il Muro era più una cosa simbolica; un'allegoria per la profonda divisione tra le aree, e l'ostilità tra di esse. Eppure scavalcare il Muro le era sembrato più grave che oltrepassare il Cancello, rubando per farlo, e creando il panico generale in tutta l'area Carbone. 
La strada cominciava a farsi buia; tirò fuori la torcia dallo zaino e l'accese. Osservò l'ambiente attorno a lei, incuriosita. C'era una lapide, tra gli alberi, coperta di foglie; rabbrividì. Non le erano mai piaciute lapidi, bare e cimiteri, e quella sembrava stranamente fuori posto. Si avvicinò lentamente e scostò le foglie per leggere meglio cosa c'era scritto; la superficie era rovinata e antica. Strizzò gli occhi, avvicinando la torcia alla pietra. 
-Sai leggere?-
Sobbalzò così violentemente che la torcia le cadde dalle mani. La raccolse e si voltò di scatto. 
Accanto ad un albero, qualche metro più in là, c'era una persona. Le tremavano le mani, mentre gli puntava la torcia contro, e la persona si avvicinava. 
Era un ragazzo. Non poteva avere più di diciannove anni. Ed era chiaramente della zona d'Argento. 
Era stata beccata.

*
E allora, questa cos'è?
Non lo so nemmeno io. Come ho detto nella descrizione, è leggermente ispirata a Romeo e Giulietta, ma lo dico solo per essere corretta. Non è assolutamente una rivisitazione moderna della storia, né ogni tratto della storia è simile. Il tema di due amanti da contesti (era ovvio che il tratto a cui mi ispiravo era quello, su) diversi è stato utilizzato in moltri alti libri, film e fanfiction, ma come ho detto, mi sembrava corretto sottolineare a chi tutti noi ci ispiriamo. Non saltate a conclusioni affrettate perché non è detto che il finale sia lo stesso (if you know what I mean).
Quindi! Prevedo che sarà una storia breve e non particolarmente originale, ma l'idea mi piaceva e quindi eccoci qui. Spero appreziate questo primo capitolo. 
Avevo intenzione di partire da quando Savannah riesce a rubare la chiave e scappa - ho temuto che partendo così passare da un'area all'altra sembrasse troppo facile. Ma veniva fuori un primo capitolo addirittura più noioso di questo. Quindi capirete meglio durante la storia in che genere di contesto siamo. 
Lasciate pure un commento se avete qualcosa da commentare. Ne sarei deliziata. 
Sofia
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: edslovingness