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Autore: lasognatricenerd    05/12/2015    0 recensioni
#‎AU‬. James Carstairs + William Herondale. Scuola superior di Londra, 19 settembre. Au scritta insieme a BlueMagic_96
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Carstairs, William Herondale
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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William non riusciva a capire se volesse vedere o no, James. Riusciva a sentire il sangue scorrergli nelle vene, come se potessero scoppiare da un momento all’altro. Fino a quel momento aveva sempre pensato che morire nella giovane età non era il suo sogno, ma adesso sarebbe morto molto volentieri se significava disfarsi di quel dolore che lo aveva preso da quando il proprio sguardo si era scontrato con quello di Jem. Era come se una lama gli avesse trafitto il cuore, e non una volta, ma due, tre, quattro. Infinite volte. Non voleva pensarci adesso, ma la sua testa era completamente a puttane. Le guance erano bagnate e gli occhi rossi; non era mai arrivato a piangere a scuola, ma c’era sempre una prima volta per tutto. Prima volte vergognose, tra l’altro. Se qualcuno dei suoi amici l’avesse visto così, non voleva immaginare che cosa avrebbero potuto dirgli. Forse avrebbe dovuto inventarsi una scusa, ma la verità è che non ne aveva la forza. E nemmeno gli andava. Avrebbe evitato tutte le domande, i loro sguardi, le loro moine e sarebbe andato a casa, come al solito.

“Basta.” Si disse da solo, alzandosi subito dopo da terra cercando di asciugarsi il meglio possibile quelle lacrime che gli avevano rigato le guance. Si guardò per qualche secondo allo specchio e sentì il cuore premergli nel petto, come se non battesse più. Ebbe uno spasmo, mille spasmi ed il pianto lo prese ancora. “Cazzo!” Esclamò da solo, prima di correre verso l’uscita ed aprire la porta di scatto. Senza volerlo, si ritrovò fra le braccia di qualcuno. Imprecò. Una bestemmia, forse due, ma non ci fece caso. “La pross…” Stava per dirgli che la prossima volta doveva stare più attento a dove guardava, anche se la colpa era evidentemente di William che aveva aperto così di scatto la porta. “Lasciami.” Sussurrò con voce smorta, prima di allontanarsi da lui con poca delicatezza. Non capiva perché si comportava in quel modo. La voglia di stringerlo a sé era così forte da mandarlo letteralmente fuori di testa. Per non parlare del suo calore, del suo profumo…

Jem era cresciuto proprio bene. Fin troppo bene. Era bello, quasi non sembrava lui. Aveva sempre avuto quel viso così incredibilmente dolce, ma adesso c’era quella vena sexy che andava ad incorniciare il tutto. Era cresciuto e a William dispiaceva troppo non aver vissuto tutto il processo. Non aveva vissuto niente della sua infanzia. Non voleva crederci, faceva troppo male il solo pensiero. Ed era forse per questo che si comportava così male. Non riusciva ad accettare la cosa che lui fosse scomparso così dalla sua vita, senza preavviso, senza dire niente. La colpa non era di nessuno dei due, ma… ma non poteva comandare il cuore. O meglio, il cervello.

“Non avvicinarti.” Aggiunse poco dopo, facendo qualche passo indietro. Sentiva la presenza del muro a qualche passo di lui, ma se lo superava correndo, ce l’avrebbe fatta senza problemi. Non doveva essere poi così difficile, a quanto ricordava, era sempre stato il migliore nella corsa e sperava vivamente che fosse ancora così. Sperava che non fosse cambiato troppo fra di loro…
Quel pensiero lo fece ridere; lui stava facendo di tutto per non avvicinarlo e allo stesso tempo non voleva che le cose cambiassero. Che idiota che era! Almeno questo, negli anni, non era cambiato. William, senza dire niente, gli diede le spalle. Con calma cominciò ad andarsene, ma uno suo scatto lo sorprese e non poco.

Si ritrovò con le spalle al muro, una mano contro il suo polso e la sua faccia a pochi centimetri. Era arrabbiato, era arrabbiato da morire. Non lo aveva mai visto in quel modo. Certo, non che da piccoli ci si potesse davvero arrabbiare per cose importanti, ma Jem era sempre stato un ragazzo tranquillo. Adesso, invece, non lo era affatto. Aveva le guance leggermente arrossate per la rabbia ed il corpo quasi gli tremava. William ebbe l’impeto di tirargli uno schiaffo, ma non avrebbe MAI osato fargli del male fisico. Quello sì che non se lo sarebbe mai perdonato, nemmeno per un istante.

Non parlò. Alle sue parole, William preferì rimanere in silenzio. In realtà no, non si vergognava di conoscerlo. Non sapeva nemmeno lui perché lo stesse allontanando in quel modo, quando l’unica cosa che aveva fatto in quegli anni era aspettarlo, aspettarlo ed aspettarlo per sempre. Aveva bisogno di lui e adesso che finalmente potevano tornare insieme, William preferiva cacciarlo. Perché aveva un comportamento così? Perché non si capiva nemmeno lui? Che cosa aveva di sbagliato in quella cazzo di testolina di merda? Il moro gli prese le mani che erano appoggiate sulla sua maglietta e gliele strinse. Gliele fece abbassare. Jem si era arreso. “Jem.”
La sua voce fu debole, tremante. Non sapeva nemmeno perché l’aveva chiamato con quel nominativo che aveva usato fin dalla prima volta. Glielo aveva detto lui. - Tutti mi chiamano Jem, puoi farlo anche tu. – Era così che l’altro gli aveva detto. Si ritrasse, lo guardò e poi gli diede le spalle, correndo letteralmente fuori dalla scuola, con il fiato in gola ed il cuore che pulsava troppo. Gli veniva da piangere, avrebbe voluto urlare più di qualsiasi altra cosa al mondo. Eccome se avrebbe voluto.

Quando tornò a casa, non degnò di uno sguardo sua madre. Sperò vivamente che non venisse a sapere che James era tornato a scuola, perché a quel punto sarebbe stato un bel casino. Eccome, un casino bello grosso. Affondò il viso contro il cuscino del proprio letto, cercando in tutti i modi di ignorare le lacrime che continuavano a rigargli le guance. Venne anche Alastairs a lasciargli lo zaino, ma sua madre disse che William stava dormendo.
“Will…” Sua madre salì le scale e lasciò lo zaino davanti alla porta della sua camera. “Non so che cosa sia successo a dire la verità. Ma vedrai che starai meglio. Vengono ospiti a cena stasera…” William non capiva come quella notizia potesse farlo stare meglio, quindi annuì senza rispondere. Voleva solamente dormire, adesso.
   
 
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