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Autore: emptyhanded_    05/12/2015    0 recensioni
Era così difficile pensare che lontano da quella quiete uno dei più potenti maghi mai esistiti al mondo, insieme ai suoi sostenitori, stava stravolgendo le vite di altre persone. Hogwarts, infatti, era un luogo sicuro. Eppure, Sirius Black si sentiva nell'epicentro della catastrofe. Vagava senza meta e pensava perché non era ancora riuscito a imparare a spegnere il cervello; pensava perché era difficile continuare a ignorare ciò che gli stava accadendo. Ma doveva ricordarsi che anche nelle situazioni più disperate, sarebbe tornata la speranza.
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Tempo dei malandrini
Pairing: Sirius Black e Nuovo personaggio
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Blackbird
Blackbird singing in the dead of night
Take these sunken eyes and learn to see
All your life
You were only waiting for this moment to be free
Blackbird- The Beatles
 
 
Il tramonto pitturava il cielo di arancione, mentre il sole, rosso fuoco, stava sparendo dietro una delle torri del castello. Era una tranquilla serata primaverile: gli studenti di Hogwarts si stavano recando a cena, accompagnati dal cinguettio degli uccelli che si levava alto dalle fronde degli alberi. Se un comune babbano avesse assistito a quella scena, mai avrebbe pensato che il mondo di quei ragazzi era dissestato da una feroce guerra che stava dividendo amici e famiglie. Era così difficile pensare che lontano da quella quiete uno dei più potenti maghi mai esistiti al mondo, insieme ai suoi sostenitori, stava stravolgendo le vite di altre persone. Hogwarts, infatti, era un luogo sicuro, una bolla protettiva nella quale i ragazzi potevano studiare e vivere la loro adolescenza distanti dagli affari politici che avevano condotto in disgrazia il loro mondo. Eppure, Sirius Black si sentiva nell’epicentro della catastrofe. Stava gironzolando incupito per il giardino di Hogwarts; le mani affondate dentro le tasche dei pantaloni e la fronte corrugata. Vagava senza meta, lungo il tratto che delimitava il perimetro esterno del castello e pensava. Pensava perché non era ancora riuscito a imparare a spegnere il cervello; pensava perché era difficile continuare a ignorare ciò che gli stava accadendo. Se fosse riuscito a non ascoltare più le voci nella sua mente, sarebbe andato a cena insieme ai suoi migliori amici, ma non lo aveva fatto perché quel pomeriggio aveva avuto la conferma di essere un disastro e questo lo aveva spinto a pensare. A pensare alla sua famiglia, alle persone a cui voleva bene e, soprattutto, a sé stesso.
 
Era cominciato tutto verso le tre del pomeriggio, quando era andato in bagno dopo la lezione di Trasfigurazione. Non volendo tornare in classe, era rimasto in silenzio, chiuso nel cubicolo; la testa appoggiata al muro e gli occhi chiusi. Aveva sonno: la notte prima era rimasto a parlare con James nella Torre di Astronomia per progettare le loro prime vacanze da maggiorenni. Sirius non era mai stato così felice in vita sua; non vedeva l’ora di partire insieme il suo migliore amico verso luoghi sconosciuti, veramente lontano da tutto e da tutti. Quei pensieri continuavano a farlo sorridere, anche se era passato un giorno e si trovava rinchiuso in un bagno. Voleva l’estate, voleva trovarsi in un posto diverso da Hogwarts dove tutto gli ricordava chi fosse veramente.
La stanchezza cominciò a prendere il sopravvento; gli arti si erano intorpiditi e le palpebre erano diventate troppo pesanti per essere sollevate. Sirius non aveva problemi a schiacciare un pisolino lì, seduto sul pavimento del bagno, e lo avrebbe anche fatto se non fosse stato per quella voce aspra e dura che invocava risentita il suo cognome. Sirius aprì gli occhi di scatto; rimase immobile, mentre tentava di capire che cosa stesse succedendo. Sentiva il sangue pulsargli nelle vene del collo.
<< Black >> sentì di nuovo. In quel momento, però, si susseguirono altre voci concitate; ognuna tentava di dire qualcosa, ma le parole si disperdevano nella confusione, diventando solo rumori privi di senso. Sirius si mise una mano sulla bocca per evitare di rispondere; gli occhi sgranati fissavano la porta come se riuscissero a vedere attraverso.
<< Black, hai fatto quello che ti avevo chiesto? >> continuò la voce.
Prima che Sirius potesse realizzare di non essere lui il Black a cui si stava riferendo, qualcuno ruppe il silenzio.
<< Certo che l’ho fatto >>
Sirius sentì il sangue raggelarsi nelle vene. Quella voce sapeva benissimo di chi fosse.
Regulus.
Il ragazzo smise di respirare per paura di essere sentito. Cosa ci faceva in quel bagno suo fratello? E cosa voleva da lui quella voce?
<< Quella sudicia Nata Babbana si è spaventata talmente tanto che è scoppiata a piangermi in faccia >> aggiunse Regulus. << Aveva paura che avessi potuto ucciderla davanti a tutti, mi implorava di risparmiarla >>
Sirius si conficcò le unghie nella carne del braccio. Le parole di suo fratello, così velenose e colme di disgusto, lo pietrificarono. Non era possibile.
<< Ottimo lavoro, Black >> la voce si concesse una risata << E noi che temevamo ti stessi rammollendo come quel lurido traditore di tuo fratello >>
<< Sirius non è mio fratello >> rispose gelido Regulus. << Non da quando ha deciso di voltare le spalle alla mia famiglia >>
Il coro di voci mormorò qualcosa in segno di assenso. Un suono ovattato, simile a quello di una pacca, fece intuire a Sirius che qualcuno si stesse congratulando con Regulus. Si susseguì il rumore dei loro passi diretti verso l’uscita del bagno. Una volta che Sirius si convinse di essere solo, si passò sconvolto una mano sul viso. Aveva sempre saputo che i compagni Serpeverde di Regulus lo obbligavano a compiere gesti orribili per fargli provare di non essere come lui; ma non credeva che potessero essere cose che implicavano la morte di qualcuno. D’altronde come poteva essere altrimenti quando la guerra imperversava fuori dalle mura di Hogwarts? Sirius sapeva che alcuni suoi compagni volevano prenderne parte e l’unico modo per farlo era portare “giustizia” all’interno del castello. Non era la prima volta che sentiva qualche Serpeverde attaccare qualche Nato Babbano.
Sirius si sentiva impotente, una morsa gli strinse lo stomaco e per poco non gli fece vomitare il pranzo. Non aveva la benché minima idea di cosa fare per placare queste ingiustizie. Voleva combattere anche lui, ma non dalla parte dei Serpeverde e di Regulus, voleva riportare la pace e voleva vedere il Signore Oscuro morire esattamente come erano morti i suoi oppositori. A volte Sirius ne parlava con James e con Remus ed era sollevato dal sapere che anche loro erano dalla sua parte. Quello che non diceva a nessuno, però, riguardava suo fratello: non poterlo aiutare lo faceva tremare dal dolore. Voleva bene a Regulus e gliene avrebbe sempre voluto, qualsiasi idea politica avesse. L’amore fraterno superava qualsiasi cosa, no?
Sirius si trattenne dall’impulso di picchiare un pugno contro il muro dalla frustrazione. Che situazione schifosa.
Un gemito sommesso catturò la sua attenzione. Non si era accorto che c’era qualcun altro nel bagno. Si alzò lentamente in piedi, i polmoni ancora pieni d’aria per non farsi sentire; mise una mano sulla maniglia della porta e l’abbassò piano. Uscì dal cubicolo del bagno curioso e quello che vide, lo spiazzò: Regulus, seduto contro il muro con le ginocchia al petto in posizione fetale, piangeva; il petto scosso dai singhiozzi. Senza parole, Sirius aprì la bocca sconcertato ma non emise alcun suono. Ci vollero due secondi prima che i suoi occhi incontrassero quelli di suo fratello. Confuso, arrabbiato e stupito, il ragazzo scappò via, verso il giardino del castello.
 
Aveva riflettuto su quello che era accaduto fino a quella sera. Aveva ripensato alla Guerra Fredda che aveva travolto casa sua da quando era stato nominato Grifondoro; aveva provato repulsione nel ricordare le facce inorridite dei suoi genitori. Non si pentiva affatto di avergli dimostrato quanto lui, invece, fosse stato fiero di sé stesso. Si era allontanato prima da loro e poi dal resto dei suoi parenti, fino a quando i suoi genitori non lo avevano cacciato di casa. Sirius aveva imparato che non valeva la pena soffrire per questo, i Potter erano stati affettuosi con lui più di quanto non lo fossero stati i suoi genitori. E James era un fratello. Ma era difficile ignorare Regulus dopo quello che aveva visto in bagno. Sirius non riusciva a scacciarsi l’immagine di suo fratello dalla testa; era così inerme e indifeso.... Cosa significavano le sue lacrime? Si era pentito? Stava fingendo e non sopportava più quella situazione? Oppure la sua era solo paura?
Sirius non sapeva che cosa rispondere, ma una cosa era certa: avrebbe aiutato Regulus in qualsiasi caso. Doveva solo capire come obbligare suo fratello ad accettare il suo aiuto.
Senza rendersene conto, Sirius aveva raggiunto il Lago Nero; davanti a lui una coppia di querce intersecava i loro rami creando una sorta di passaggio verso la riva del lago. L’acqua si era tinta di nero, i raggi arancioni del sole non riuscivano a riflettersi. Il cinguettio degli uccelli si era fatto più tenue e l’unico rumore che si sentiva era il dolce suono di una chitarra.
Sirius inarcò un sopracciglio; si nascose dietro il tronco di una delle due querce e sporse il viso in avanti per vedere cosa stesse succedendo. Dall’altra parte dell’albero una ragazza era seduta con la schiena appoggiata contro il tronco e il capo chino sulla chitarra. I lunghi capelli color miele le ricadevano come una tenda sul viso, nascondendole il volto. Suonava intensamente, le mani si muovevano veloci sullo strumento.
Sirius rimase rapito da quella visione; aveva sempre amato la musica e da quando viveva con i Potter, aveva provato a imparare a suonare qualcosa. Avanzò di un passo ipnotizzato dalla melodia; la conosceva, ma non si ricordava dove l’avesse già sentita. La ragazza cominciò a cantare, la sua voce cristallina e calda si sposava perfettamente con il suono della chitarra.
Un campanellino trillò nella testa di Sirius.
<< Wild Horses, dei Rolling Stones >>  
La ragazza si interruppe di colpo e si voltò verso la voce che aveva parlato; da dietro l’albero, comparì Sirius con il solito sorriso beffardo sul volto, le mani nascoste dentro le tasche dei pantaloni. Senza avere il permesso, Sirius si sedette accanto a lei, i suoi occhi scuri non smettevano di fissarla. La ragazza lo guardò a lungo sconcertata, poi si abbandonò a un mezzo sorriso.
<< Non sapevo che Sirius Black avesse una cultura in fatto di musica babbana >> disse divertita.
Sirius rimase interdetto. Come faceva a conoscere il suo nome? Non l’aveva mai vista prima d’ora e se fosse stato così, di sicuro si sarebbe ricordato di lei. La ragazza continuava a sorridere piacevolmente soddisfatta di averlo lasciato senza parole; i suoi grandi occhi marroni brillavano alla luce del tramonto.
<< Non pensavo di essere così famoso da essere conosciuto in tutta Hogwarts >> commentò Sirius. La ragazza alzò le spalle, dando un colpetto alla cassa della chitarra.
<< Beh, giochi a Quidditch e tutti sanno i nomi dei componenti delle squadre di Quidditch >> rispose << E poi tu e i tuoi amici combinate talmente tanti guai che è impossibile non conoscervi >>
In un secondo, Sirius si rallegrò. Gli piaceva che quella ragazza lo avesse notato; sfoggiò il suo miglior sorriso e la guardò intensamente.
<< Mentre io con chi ho il piacere di parlare? >> domandò in un sussurro.
<< Dale Harries >>
La ragazza gli porse la mano in segno di saluto e Sirius, senza alcuna esitazione, gliela strinse. Lasciò che le loro mani si strinsero più del dovuto; le guance olivastre di Dale arrossirono.
<< Come mai sei qui, Dale Harries? >> le chiese Sirius.
La ragazza scrollò le spalle, i suoi occhi tornarono a guardare la sua chitarra.
<< Non volevo tornare nel castello >> disse. La sua voce si era fatta più grave; un’ombra le attraversò il volto. Sirius corrugò la fronte; da come si era rabbuiata doveva esserle successo qualcosa. << E suonare mi calma, così ho deciso di passare una serata da sola >>
Dale si sforzò di sorridere e Sirius non poté fare a meno di imitarla.
<< Siamo in due, sai? >> disse Sirius.
Avrebbe voluto chiederle che cosa le fosse accaduto, ma alcune volte era molto meglio starsene in silenzio. Preferiva guardarla sorridere che sentirla parlare di qualcosa che la facesse stare male; forse glielo avrebbe chiesto dopo, ma ora andava bene così.
Senza darle il tempo di rispondere, Sirius le strappò la chitarra dalle mani e se la mise in grembo. Dale socchiuse gli occhi, la sua mascella era contratta.
<< Ridammela >> sibilò.
Sirius scoppiò a ridere divertito e scosse la testa.
<< Dici che la musica ti calma, no? >>
Dale annuì perplessa.
<< Allora canta con me l’unica canzone che so suonare >>
Sirius la guardò dolcemente per alcuni secondi, fino a quando Dale non tornò a sorridere.
<< E quale sarebbe? >>
<< Blackbird dei Beatles >>
Il voltò di Dale si illuminò. Si fece più vicina a Sirius; le loro spalle si sfiorarono.
<< E’ la mia canzone preferita >>
Sirius non riusciva a smettere di sorridere, ma si sforzò a spostare gli occhi sulla chitarra e cominciò a suonare. Lasciò che le note della canzone si impossessassero di lui; quando la musica prese il sopravvento, i suoi genitori, Regulus e persino la guerra si fecero piccoli fino a scomparire. Erano rimasti solo lui, Dale e la canzone. Le loro voci si fusero in un unico suono.
 
Blackbird singing in the dead of night
Take these broken wings and learn to fly
All your life
You were only waiting for this moment to arise
 
In quel momento, Sirius smise di sentirsi un disastro.  
 
  
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