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Autore: willHole    03/03/2009    9 recensioni
L'ho scritta in mezz'ora, e pare che sia nata da sè, perché non volevo scrivere una storia di tal genere...ma così è venuta fuori, e così ho deciso di postarla, sperando nella clemenza dei recensori XD! Ho avuto delle notevoli difficoltà nella scelta della categoria, ma alla fine ho optato per Drammatico, sebbene sfugga un pò alle classificazioni... Narra la fine dell'esistenza di una Strega immortale, crudele e tormentata, e la sua speranza di porre fine a un dolore senza fine.
Genere: Triste, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Strega

Strega

 

Per questa nuova follia serve una piccola introduzione: devo ringraziare bluemary per la ff “Immortal”, che ho amato e apprezzato e che è stata fonte –pur se inconscia- di ispirazione, tanto che, in un momento di foga narrativa, ho prodotto “Strega”. Ci tengo a precisare che non immagino nemmeno lontanamente che possa toccare le profondità di “Immortal”, e che il modo in cui è sviluppata la storia è completamente differente, ma, dal momento che lo spunto è comune, ho ritenuto giusto precisarlo.

Dopo la debita premessa, che la storia abbia inizio! ^^

 

Il calderone ribolle di nera e violacea putredine, esalando mefitiche nubi di oscura magia.

Il chiarore cristallino di una gialla luna piena investe la radura con i suoi raggi inquisitori, scavando, creando, disegnando figure mostruose tra i rami contorti degli stramoni corvini.

Getto una coda di serpente nel grosso calderone, e la pozione frizza e borbotta di un orrore reverenziale. Tagliuzzo le ali di un pipistrello, e le rovescio sprezzante nella mia meravigliosa brodaglia.

Sono una strega, sì! La strega più potente della mia terra, e forse, probabilmente, la più potente del mondo intero! Esulto di gioia crudele, e l’intruglio sembra esultare con me, unendosi alla mia risata gracchiante. Li sento, gli animali del bosco, che si acquattano nelle loro tane per paura che io li trovi. Si sentono sicuri, là dentro, ma non sanno, poveri, piccoli ingenui, che io li posso trovare ovunque si nascondano! Se solo volessi, s’intende. Non spreco certo le mie arti magiche per catturare uno sciocco e ossuto scoiattolo.

La mia magia ha uno scopo ben più alto – o basso, dipende dai punti di vista. La mia pozione, il mio capolavoro di densa paura, è quasi pronta. Devo solo aggiungere un elemento, e potrò finalmente sfruttare il suo potere, e porre fine al mio secolare tormento.

Sono la strega più potente della terra, probabilmente, e la più sciocca, sicuramente. Tanti anni fa, talmente tanti che ho perso il conto, ho fatto l’errore più terribile della mia vita: mi sono resa eterna. E da quel momento, ogni singolo istante è stato un terribile tormento, un timore costante, una rassegnazione senza fine all’insulsaggine di ciò che sono. Ho perso me stessa, perché volevo essere potente. Ero potente, e mi sono resa il più fragile tra gli esseri che popolano il mondo, il più debole, il più inutile, il più inconfessabilmente triste degli esseri che vivono! Ah, la vita! Se solo potessi riprendermela! Se solo potessi tornare ciò che ero!

Ma il tempo non perdona. Scorre, inesorabile, e non torna mai indietro, neppure ai comandi della più potente strega del mondo. Se lo sapessero, quei poveri animali che si nascondono, che io sono più misera e infima di chiunque di loro. Se solo sapessero, non avrebbero paura, e io non sarei così infinitamente, eternamente sola.

Ma ora, ora ho trovato una soluzione. È tragica, ma almeno è definitiva. Non avrei mai voluto che tutto finisse così. Non avrei mai nemmeno immaginato che tutto sarebbe finito così.

Ma lo devo accettare. Devo pagare le mie colpe. E devo finire di preparare questa maledetta pozione che, spero, mi darà la pace. Devo aggiungere l’ultimo ingrediente, il più importante.

Mi siedo su un ceppo contorto, so già che farà male.

Mi porto le mani alla testa, questa vecchia scatola raggrinzita coperta da una zazzera di grigi capelli scompigliati, questa inutile sede del mio stupido pensiero, e della mia sciocca magia.

Mi concentro, e sento fluire la mia tenebrosa arte fuori dalla sua invisibile casa, fuori dal mio cervello, fuori dalla mia testa, fuori da me, finalmente!

                                                                        Fuori

                                                                        Fuori

                                                                        Fuori

La vedo, questa magia, baluginare argentina sopra la mia testa incanutita. Sono spossata ormai, non resisterò ancora per molto.

Ma non posso aspettare oltre, devo finirla, qui, ora. Dirigo la nuvola d’argento, con la mano, stancamente, verso il calderone, e ce la faccio piombare dentro, con un tonfo sordo che sancisce la fine di ogni cosa. Sento la pozione che mangia la mia magia, e cresce, e diventa più forte, più grande, più potente. La melma nera s’alza dal calderone, più scura della notte, una voragine nera pronta a inghiottirmi.

Un piccolo verme di paura mi prende le viscere, ma lo soffoco. So che ho preso l’unica decisione giusta della mia vita di crudeltà.

La nera figura si avvicina, sempre di più, sempre di più, ogni momento che passa oscura di una parte la luna, che brilla lassù, oltre i mortali, e oltre gli immortali, indifferente.

Ancora un passo, e mi avrà presa. Spalanco gli occhi, per scorgere l’ultimo baluginio della tacita compagna di quasi tutte le mie notti di malvagità, e spero, con più intensità di quanto sia possibile descrivere, che la mia creatura, animata dalla mia stessa magia, compia il suo dovere fino in fondo, e finalmente mi uccida.

 

 

 

 

 

  
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