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Autore: kira_92    06/12/2015    0 recensioni
‘Ma io sono ancora qui' pensò la ragazza. Mosse qualche passo verso l'uscita, ma un altro rumore le gelò il sangue. La sensazione di una presenza nemica la avvolse e con passo veloce si nascose dietro dei tavoli. Dal suo nascondiglio riconobbe le scarpe di un ragazzo che puntualmente si abbassò e la afferrò per una caviglia, trascinandola fuori. Arya si mise a gridare ma non vi era nessuno a sentirla o salvarla: si era messa in trappola da sola.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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Warning: ho messo un non-con, ma la scena NON è dettagliata. Ma l'ho messo lo stesso per sicurezza.
Enjoy ^-^     
 

                                                                          IN FUGA





Una sera buia, nera, priva di luce. I palazzi rilucevano di un grigio tetro per le luci soffuse. Una ragazza si ritrovava per dei vicoli stretti, alla ricerca di qualcosa che non sapeva spiegarsi. Era come se fosse attirata da un bisogno, un istinto, di trovare un posto sicuro. Eppure più vagava e più si sentiva in pericolo. Non sapeva darsi pace mentre i suoi passi riecheggiavano nel cemento della strada. Indossava una gonna nera in pelle, degli stivali bassi, dei collant scuri che trasparivano a stento la sua pelle ed un maglio altrettanto scuro che le cingeva la morbida vita. Il suo viso era incorniciato da dei lunghi boccoli eleganti. Portava uno zaino con pochi oggetti di valore dentro di esso, ma quello che la rappresentava di più era il biglietto di un concerto che si sarebbe tenuto in un futuro prossimo.
Arya, però, era irrequieta. Non riusciva a ricordarsi del suo passato. Era come se stesse percorrendo dei lunghi percorsi nella sua mente: sapeva solo che quel biglietto era importante.
Aveva incontrato delle persone per strada, degli amici anche, ma a lei sembravano solo illusioni. Le sorridevano, la salutavano, ma nel momento in cui li oltrepassava e si voltava indietro, loro erano spariti.
Con il fiato corto voltò un angolo e si ritrovò davanti ad un enorme edificio con luci accese. Era il più luminoso che avesse visto da molto tempo. Facendosi coraggio entrò, spinta da un istinto talmente forte che era impossibile ignorarlo. Ignorò gli sguardi che le caddero addosso e iniziò a salire delle scale che si trovavano alla sua destra. Più saliva e più l'edificio si entrava in un oscurità sempre più penetrante: l'unica illuminazione rimasta era data dai palazzi accanto.
Arya passò da una sala che doveva essere stata un ristorante. Tutti i tavoli e le sedie erano ammassati e capovolti in un lato della stanza, ma quello che attirò la ragazza era un largo e vasto terrazzo che si trovava al lato opposto della sala. Spinta come una calamità si avviò per raggiungerlo, desiderando assaporare un po' d'aria fresca e notturna, deliziandosi della vista del cielo. Ma la luna sembrava essersi dimenticata della terra e le stelle si erano ritirate dall'universo, lasciando il pianeta solo e nella quasi oscurità più completa. Eppure Arya, dentro di lei, sapeva che la luce un tempo c'era. Un tempo essa aveva avvolto la terra, abbracciandola e creando esseri viventi meraviUna sera buia, nera, priva di luce. I palazzi rilucevano di un grigio tetro per le luci soffuse. Una ragazza si ritrovava per dei vicoli stretti, alla ricerca di qualcosa che non sapeva spiegarsi. Era come se fosse attirata da un bisogno, un istinto, di trovare un posto sicuro. Eppure più vagava e più si sentiva in pericolo. Non sapeva darsi pace mentre i suoi passi riecheggiavano nel cemento della strada. Indossava una gonna nera in pelle, degli stivali bassi, dei collant scuri che trasparivano a stento la sua pelle ed un maglio altrettanto scuro che le cingeva la morbida vita. Il suo viso era incorniciato da dei lunghi boccoli eleganti. Portava uno zaino con pochi oggetti di valore dentro di esso, ma quello che la rappresentava di più era il biglietto di un concerto che si sarebbe tenuto in un futuro prossimo.Arya, però, era irrequieta. Non riusciva a ricordarsi del suo passato. Era come se stesse percorrendo dei lunghi percorsi nella sua mente: sapeva solo che quel biglietto era importante.
Aveva incontrato delle persone per strada, degli amici anche, ma a lei sembravano solo illusioni. Le sorridevano, la salutavano, ma nel momento in cui li oltrepassava e si voltava indietro, loro erano spariti.
Con il fiato corto voltò un angolo e si ritrovò davanti ad un enorme edificio con luci accese. Era il più luminoso che avesse visto da molto tempo. Facendosi coraggio entrò, spinta da un istinto talmente forte che era impossibile ignorarlo. Ignorò gli sguardi che le caddero addosso e iniziò a salire delle scale che si trovavano alla sua destra. Più saliva e più l'edificio si entrava in un oscurità sempre più penetrante: l'unica illuminazione rimasta era data dai palazzi accanto.
Arya passò da una sala che doveva essere stata un ristorante. Tutti i tavoli e le sedie erano ammassati e capovolti in un lato della stanza, ma quello che attirò la ragazza era un largo e vasto terrazzo che si trovava al lato opposto della sala. Spinta come una calamità si avviò per raggiungerlo, desiderando assaporare un po' d'aria fresca e notturna, deliziandosi della vista del cielo. Ma la luna sembrava essersi dimenticata della terra e le stelle si erano ritirate dall'universo, lasciando il pianeta solo e nella quasi oscurità più completa. Eppure Arya, dentro di lei, sapeva che la luce un tempo c'era. Un tempo essa aveva avvolto la terra, abbracciandola e creando esseri viventi meravigliosi.
 
Dentro la testa della ragazza riecheggiò un'antica canzone:
 
Oh luce mia,
Offesa o sconfitta,
Sei andata via.
 
L'oscurità avvolge la terra
Con fredda maestria,
Dentro di me si cela una verità,
Ma non so quale essa sia.
 
E sento la mancanza
Di un tempo lontano,
Di una vita perduta
Nello spazio e nel tempo.
 
Quale sarà la mia via,
Quando tutto diventerà oscuro
Compreso il mio futuro?
 
Arya si riscosse quando sentì delle voci provenienti dal corridoio e si pietrificò.
"Siete pronti a demolire l'edificio?"
"Si, signora. Raderemo al suolo questo palazzo. Abbiamo fatto evaquare tutti quanti. Non é rimasto più nessuno."
‘Ma io sono ancora qui' pensò la ragazza. Mosse qualche passo verso l'uscita, ma un altro rumore le gelò il sangue. La sensazione di una presenza nemica la avvolse e con passo veloce si nascose dietro dei tavoli. Dal suo nascondiglio riconobbe le scarpe di un ragazzo che puntualmente si abbassò e la afferrò per una caviglia, trascinandola fuori. Arya si mise a gridare ma non vi era nessuno a sentirla o salvarla: si era messa in trappola da sola. Il suo nemico era un ragazzo più alto di lei di almeno tutta la testa, spalle larghe, occhi e capelli scuri ed una leggera barba. Era magro, ma aveva una forza incredibile. Il ragazzo le prese i polsi e li bloccò sopra la sua testa con la mano sinistra. Con la mano destra iniziò a percorrere un percorso sotto la gonna di lei. La ragazza cercò di ribellarsi invano. Iniziò a piangere ed a pregarlo di smettere.
"Ti prego... fammi tutto quello che vuoi ma non quello!".
Lui la guardò con occhi curiosi, poi iniziò a toccarle il volto percorrendo una via che lo conduceva sempre più giù. Non era un tocco forte, ma era deciso. Iniziò dal viso, scivolò lungo il collo, insistette sui seni per proseguire lungo il fianco destro. Studiava le espressioni di Arya come se stesse studiando un coniglio da laboratorio.
"Di cosa hai paura?" Le chiese lui affascinato.
La ragazza si aspettava tutto tranne che quella domanda. "Come?" Chiese stupidamente.
"Ti stai negando una parte vitale, di piacere, della tua vita. Di cosa hai paura?"
Arya non seppe rispondere. La manò di lui finí sotto la gonna ed iniziò a toccarla in modi in cui nessuno aveva osato farlo prima. Lacrime incontrollate le rigavano le guancie. I tocchi di lui erano violenti e decisi ed a tratti lenti e gentili. La ragazza era confusa. Non sapeva spiegarsi ciò che stava accadendo, voleva soltanto che il ragazzo si fermasse. Dopo tempo la mano riaffiorò da sotto la gonna ed iniziò ad accarezzare la sua guancia destra con estranea gentilezza.
"Sei chiusa al mondo Arya. L'oscurità avvolge il tuo cuore e strani desideri si celano dentro di te. Attenta a quello che desideri perché potrebbe avverarsi. Non tutti i tuoi desideri sono puri e molti ti danneggeranno. Non nasconderti nell'oscurità ed avvolgi e abbraccia la pallida luce che vedi. Arya...fatti trasportare dalla musica e dalla poesia. Solo in quel momento potrai essere libera." Il ragazzo le sorrise.
"Chi sei?" Chiese la ragazza.
Lui scoppiò a ridere in una risata che sembrò riecheggiare dentro di lei. "Sono te" rispose e sparí davanti ai suoi occhi. "Corri Arya! Hai poco tempo!".
'Il palazzo sta per essere raso al suolo.' Arya corse verso il terrazzo e si gettò in un terrazzino più basso e confinante con esso. Ma non sentî mai il dolore per il forte contatto col cemento, al contrario sentì delle morbide coperte avvolgere il suo corpo. Strani contatti sentiva mentre apriva e chiudeva più volte gli occhi per mettere a fuoco ciò che aveva intorno. Alla sua destra vi era una finestra aperta e da fuori un cielo azzurro e raggi di sole illuminavano la terra. Quegli stessi raggi di sole che penetravano le deboli tende bianche e baciavano con delicatezza estrema le mani di una donna che erano poggiate sulla sua sinistra, mentre i colori ramati dei capelli splendevano di mille riflessi dorati sotto la luce. "Mamma..." mormorò. La donna si riscosse a quella voce e lacrime le uscirono dagli occhi per la gioia di averla sentita parlare. "Piccola mia!" E l'abbracciò, per quello che poteva stando attenta ai fili che la legavano alle macchine. Non ci furono bisogno di altre parole.
Ed Arya ricordò. Ricordò il suo vero nome, la sua storia, il suo tentativo di finire la propria vita. Ricordò le parole del suo alterego: stai attenta a ciò che desideri perché potrebbe avverarsi.
"Mi dispiace" sussurrò, condividendo le sue lacrime con quelle della madre.
 
 
Uh, bene. Eccomi qui. Dico solo che non so cosa sia. Ho fatto un sogno ieri notte in cui ricordo di aver visto quel ragazzo di cui avete letto ed attorno ad esso si è costruita da sola questa storia. Io stessa non so cosa pensare, più che altro sono stupita. Grazie comunque per chi si è fermato a leggere ^-^. Spero vi sia piaciuta!
  
  
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