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Autore: _Nikita_    06/12/2015    0 recensioni
"Alice", la canzone di De Gregori, mi è sempre piaciuta molto, fin da bambina, quando mamma e papà me la cantavano per farmi addormentare. Da piccola mi domandavo sempre chi fossero i protagonisti e come finisse la loro storia, De Gregori li presenta soltanto, con poche parole riesce a dipingere il loro stato d'animo, ma sono tutti appena abbozzati. Quello di Alice è un testo che si presta moltissimo a interpretazioni diverse e, perchè no, fantasiose. Questa è una delle tante e non pretende di essere quella che ha davvero pensato il cantautore a suo tempo e non è nemmeno detto, che sia l'unica che mi divertirò a scrivere.
In queste versione Alice è appena un bebè, innocente e inconsapevole del mondo che gli gira intorno. Inconsapevole del passato dei suoi genitori, Irene e Cesare, inconsapevole dei loro problemi, dei loro malesseri. Alice non vede oltre la giostrina che Cesare le ha appeso sulla culla e che tanto attira la sua attenzione. Alice ha bisogno di tanto amore, Cesare di molto coraggio, Irene di qualcuno che la riporti alla luce, il mendicante arabo invece non ha nulla, ma ha già tutto nel suo sorriso.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alice non lo sa

"Alice guarda i gatti
e i gatti guardano nel sole
mentre il mondo sta girando senza fretta. "
Alice è nella sua culla. Alice è una brava bambina. Piange poco, dorme molto.
Cesare la osserva, tornando a casa dal lavoro le ha comprato un pendente da appendere sulla culla. Ora la piccola è rapita da quei gattini di vetro che girano insieme al sole e alla luna, come in un piccolo mondo. Un mondo a misura di bambino, dove tutto è tranquillo, dove non esiste ansia e tutto scorre senza fretta.
"Irene al quarto piano è lì tranquilla
che si guarda nello specchio
e accende un'altra sigaretta.
E Lilì Marlen, bella più che mai,
sorride e non ti dice la sua età, "
Irene è al piano di sopra. In camera, da sola. Non le piace stare con la sua bambina. Non le piace la sua bambina. Quel piccolo mostro che l'ha distrutta.
Si guarda allo specchio. Non si riconosce più. Prima di Alice, lei era bella. Ora, si sente uno schifo. Grassa. Pesante. Orrenda. Lontana anni luce da quella Lilì Marlene a cui tutti dicevano che somigliasse. Quella Lilì Marlene sempre nel fiore degli anni, sempre bellissima nella fantasia di ogni uomo.
"Ma tutto questo Alice non lo sa "

"Ma io non ci sto più gridò lo sposo e poi,
tutti pensarono dietro ai capelli,
lo sposo è impazzito oppure ha bevuto
ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa.
Non è così che se ne andrà. "

Cesare, mentre osservava la sua piccola ancora così innocente, inconsapevole di cosa le stesse accadendo intorno, ripensava al giorno del suo matrimonio. Alla paura che si era fatta strada per il suo corpo, che mentre il preta parlava, aveva preso la via della gola. Quella paura, quell'ansia che lui non potesse essere all'altezza di quella piccola creatura che era già così importante.
Si era sentito in trappola, gli mancava l'aria e infine la paura era scoppiata. Aveva urlato. Aveva creato scompiglio. Lì per lì, era scappato in mezzo allo sconcerto dei parenti, spingendosi tra i loro sussurri. Poteva leggere in faccia a ciascuno di loro cosa stavano pensando. Credevano che fosse impazzito o al limite ubriaco. Tutti però erano convinti di un unica cosa: Cesare sarebbe tornato. Lui invece, in quel momento voleva solo scappare. Prendere aria.

Alice guarda i gatti
e i gatti muoiono nel sole
mentre il sole a poco a poco si avvicina,

Ora Alice gioca con la giostrina. Allunga il braccino e spinge i gattini che si impigliano nel sole. E resta a guardare.
Cesare scoglie quella specie di abbraccio e il sole dondola, si avvicina e si allontana, vicino e lontano.
"E Cesare perduto nella pioggia
sta aspettando da sei ore il suo amore ballerina.
E rimane lì, a bagnarsi ancora un pò,
e il tram di mezzanotte se ne va "


Cesare guarda Alice e ringrazia di non aver mai smesso di aspettare Irene davanti a quel teatro. A volte anche sotto la pioggia.
L'aspettava per ore, sembrava che Irene lo facesse a posta a metterci così tanto, come per metterlo alla prova. Lui l'amava. Per la sua ballerina avrebbe superato qualsiasi prova. Non gli importava di infradiciarsi o di dover sfidare il vento, ai quei tempi era tutto facile.

"Ma tutto questo Alice non lo sa "


"Ma io non ci sto più e i pazzi siete voi,
tutti pensarono dietro ai capelli,
lo sposo è impazzito oppure ha bevuto
ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa.
Non è così che se ne andrà. "


Era questo pensiero che lo aveva fatto tornare indietro quel giorno. Sapeva con tutto se stesso di amare Irene e sapeva che se fosse stato con lei, ogni ostacolo sarebbe stato superabile. Da soli valevano poco, forse, lui era un impiegato mediocre e lei come ballerina non era mai riuscita a raggiungere la prima fila, ma insieme erano migliori. Con questa consapevolezza, era rientrato in chiesa. Si era fatto strada tra i mormorii degli invitati, aveva riattraversato quello sconcerto. Tutti sapevano che sarebbe tornato, tutti sapevano che non se ne sarebbe andato così. Lo sapevano tutti tranne Cesare. Cesare che si era spaventato, che aveva avuto bisogno di pensare, di ritrovare il suo amore per Irene, quello che lo aveva sempre spinto ad andare avanti.

"Alice guarda i gatti
e i gatti girano nel sole
mentre il sole fa l'amore con la luna. "
Ora Cesare è in strada, solo. Alice è al quarto piano, sola. Non c'è nessuno a dividere il sole, i gatti e la luna. Tutti e tre stretti insieme. Irene nell'altra stanza, seduta allo specchio si accende un'altra sigaretta.

"Il mendicante arabo ha un cancro nel cappello
ma è convinto che sia un portafortuna.
Non ti chiede mai pane o carità
e un posto per dormire non ce l'ha, "
Cesare si siede su una panchina, demoralizzato. Vorrebbe scappare lontano da quel piccolo appartamento, ma ora è semplicemente troppo stanco. Poco più avanti, c'è quel mendicante, nessuno ricorda mai il suo nome, eppure sorride e saluta tutti. E' un poveretto, non ha nulla, nemmeno un tetto sotto cui dormire, eppure non si lamenta mai e sorride sempre. Sembra che non gli importi della sua situazione, affronta la vita giorno per giorno, come un tempo faceva anche Cesare. La depressione di Irene. E' quello il nuovo problema di Cesare. E' quello che lo sta bloccando. Non lo aveva calcolato e ora ha di nuovo paura.
"Ma tutto questo Alice non lo sa"
"Ma io non ci sto più gridò lo sposo e poi,
tutti pensarono dietro ai capelli,
lo sposo è impazzito oppure ha bevuto
ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa.
Non è così che se ne andrà. "


Paura come quel giorno in chiesa. Una paura che lo blocca. Blocca ogni pensiero positivo, ogni cosa buona della sua vita viene annullata. Di buono nella sua vita è rimasta solo Alice. Irene, la sua Irene, si sta autodistruggendo. Cesare però, guardando quel mendicante, respirando aria nuova, come aveva fatto fuori dalla chiesa, ricorda una cosa. Una cosa importantissima. Lui la ama. Lui, nonostante tutto, ama la sua Irene, la sua ballerina, la sua sposa, la mamma impaurita della piccola Alice. Lui non può avere paura, ora è Irene che ha paura. Quando sull'altare si era lasciato invadere dalla paura, l'amore per Irene gli aveva fatto ritrovato il coraggio. E anche questa volta, quella consapevolezza aveva cancellato ogni timore. Cesare non poteva andarsene così.



  
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