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Autore: Gely_9_5    07/12/2015    2 recensioni
Ultimo giorno a Hogwarts. E' il momento di dirsi addio.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ultimo giorno.
Ultimo giorno, riuscite a crederci?
Ebbene, è il nostro ultimo giorno qui a Hogwarts.
Ancora non riesco a concepire l’idea che non vedrò più la Sala Grande addobbata per le feste, gli studenti chiassosi girare per i corridoi, la neve posarsi sul Platano Picchiatore, il campo da Quidditch pieno di voci e colori durante le nostre partite, i fantasmi in giro per la scuola, i quadri chiacchieroni appesi su ogni parete…
Mi mancherà la nostra Sala Comune, il fuoco sempre acceso nel camino, la Signora Grassa pronta a rimproverarci per ogni ritardo, i colori rosso e oro dominanti negli arazzi e nelle coperte dei nostri letti.
Mi mancheranno le sciarpe di diversi colori ed i simboli distintivi delle quattro casate impressi su ogni mantello.
Mi mancheranno i Tassorosso, ingenui, fin troppo buoni, spesso ritenuti insignificanti ma, ehi!, non dimentichiamoci che Cedric Diggory era uno di loro! Ed era uno dei ragazzi più ambiti della scuola.
Mi mancheranno i Corvonero, le loro facce perennemente sepolte in un nuovo libro, la loro innata intelligenza e quella tendenza a tenersi sempre fuori dai guai. Non posso non citare Cho Chang: è stata la mia prima fiamma, e ricorderò sempre con un sorriso quel periodo della mia vita… Ma sono contento che sia passato.
E…sì, mi mancheranno anche i Serpeverde. E’ con i verde-argento che ho combattuto le migliori partite, alla caccia forsennata di un Boccino imprendibile. E’ a causa loro che ho vissuto la maggior parte dei miei guai, è per loro che ho fatto perdere una miriade di punti alla mia Casata. Loro, con quella perenne aria di superiorità, una battuta acida sempre pronta sulla punta della lingua ed una lista infinita di dispetti ansiosi di essere messi in pratica.
Pensare ai Serpeverde, mi fa inevitabilmente pensare a lui.
Oh, lo so, in effetti non ho bisogno di pensare alle serpi per ricordarmi di lui.
Lui domina i miei pensieri, sempre, costantemente, inevitabilmente.
Probabilmente porterò il suo ricordo con me nella tomba.
No, non sarà come con Cho. Quello è un capitolo ormai chiuso: abbiamo provato, non ha funzionato. Fine della storia.
Con lui… Con lui non sarà mai chiuso. Forse… Forse non ha mai avuto inizio, questa storia. Di certo non potrò mai dimenticare la sua voce calda, i suoi occhi di ghiaccio, i suoi capelli biondi…
La perfezione. Ecco cosa è lui per me.
E per quanto possa essere strano, sbagliato perfino, …beh, non posso farne a meno.
Draco Lucius Malfoy. Ecco il nome della perfezione.
Ci siamo odiati così tanto, e ci siamo fatti tanto male. Ma per cosa, poi? Per renderci conto troppo tardi che il legame che ci univa andava ben oltre l’ostilità tra due Case, la rivalità tra due cognomi, che andava oltre le nostre fazioni avversarie durante la guerra e oltre gli sprezzanti “fottiti, Potter” e “sparisci, Malfoy”, diventati poi “ti amo, Draco” e “baciami, Harry”?
Ancora non mi è chiaro come sia successo tutto questo, come sia nata la nostra storia e come due persone così diverse e così lontane si siano avvicinate tanto da passare da “Potter e Malfoy” ad un semplicissimo “noi”.
Un tempo… Un tempo credevo che la fine della guerra avrebbe sistemato tutto.
Addio Voldemort, addio Mangiamorte. Addio problemi, difficoltà e segreti.
Credevo che avremmo potuto finalmente vivere la nostra storia alla luce del sole, dichiarare il nostro amore al mondo intero.
Era quello che volevo. E, sì, sapevo che lo volevi anche tu, Draco.
Ma poi… Poi il nostro castello di carte è crollato.
Avrei dovuto aspettarmelo: Harry James Potter non è destinato ad avere una vita felice.
Non lo sarò mai. Non senza Draco.
Con un sospiro, decidi di lasciare una volta per tutte la mia Sala Comune. Sento un vuoto dentro all’idea che non vi rimetterò più piede.
Percorro con calcolata lentezza i corridoi che conducono alle scale che portano al piano inferiore, scegliendo volontariamente la strada più lunga. Non vorrei lasciare questo posto…
Hogwarts è stata la mia casa per anni. L’unica casa che io abbia mai avuto. Ed ora sono costretto a lasciarla.
Sfioro con la punta delle dita il corrimano di una rampa di scale, la stessa che ho percorso per sette anni fino ad ora. Il mio sguardo vaga per tutti i quadri appesi alle pareti: qualche donna vestita in abiti eleganti si inchina nella mia direzione, un paio di uomini mi rivolgono un cenno di saluto con il capo.
“Addio…” sussurrò all’insolito silenzio di quel castello.
Raggiungo fin troppo in fretta l’ingresso. La Sala Grande è insolitamente vuota a quell’ora del mattino… Più che comprensibile: il mio stomaco, come probabilmente quelli degli altri, è attorcigliato su se stesso, non riuscirei a mandare giù neanche un sorso di succo di zucca senza il rischio di rimettere tutto ciò che ho mangiato ieri sera a cena. Colpa di questo vuoto, di questa malinconia che non mi vuole abbandonare…
Lo vedo.
Dopo solo qualche ora – in realtà, mi sembra passato un secolo – finalmente lo rivedo: la camicia perfettamente stirata, i capelli perfettamente pettinati, il viso perfettamente… Perfetto. Ripeto, non ho altre parole per descriverlo.
E’ lì, seduto alla sua tavolata, il mento poggiato ad un palmo della mano. Il suo sguardo vaga per la stanza senza però fissarsi su nessuno in particolare…
Almeno, fino a quando non mi vede. Il suo sguardo mi cattura, i suoi occhi mi chiamano ed io non posso far altro che guardarlo a mia volta, cercando di trasmettergli con gli occhi tutte quelle parole che non gli ho mai detto, o, forse, che gli ho detto fin troppo tempo fa e che meritano, in un giorno tanto importante, di essere ripetute.
Per una volta, la sua testa non si abbassa, il suo sguardo non rifugge il mio. Restiamo semplicemente così, fermi a guardarci, mentre il mondo ci gira intorno, quasi ignaro della nostra presenza.
“Harry!”
“Hermione…” biascicò costringendomi a spezzare quel filo invisibile che mi legava a lui.
“Cosa ci fai qui?”
Il suo sorriso è sempre stato un rifugio per me, specie da quando io e Draco siamo stati costretti a separarci. Non so dove sarei ora, se non fosse stato per Hermione.
Ron è fortunato a stare con lei. Spero che continuino a stare insieme per sempre.
Guardando come le loro mani si sfiorano impercettibilmente, ricercando quasi disperatamente un contatto anche minimo con l’altro, sono convinto che, sì, il loro amore sarà eterno.
Anche io e Draco ci sfioravamo così. Anche durante la guerra, quando tutto sembrava perduto… Il contatto con il suo corpo mi ha dato la forza di pronunciare quell’incantesimo e di mettere fine alla vita di Voldemort una volta per tutte.
Ironico pensare come una guerra ed un pazzo psicopatico con manie di grandezza non siano riusciti a separarci, mentre un documento firmato molti anni prima dai suoi genitori sì.
“Sei pronto per partire?” chiede Hermione con quel suo viso comprensivo, la sua aria materna ed il suo sguardo che continua a ripetere “io sono qui”.
“Sì… Credo di sì.”
“Mi mancherà questo posto” ammette Ron facendo vagare lo sguardo sulle volte dei soffitti. La sua mano si è posata gentilmente sul fianco di Hermione, in un timido abbraccio.
“Sì… Mancherà anche a me”, rispondo. Ma almeno Ron ha Hermione accanto a sé.
Io… Io non ho Draco. E non so cosa ne sarà di me, da oggi in poi.
Come se si fosse sentito chiamare, eccolo lì: mi passa davanti, senza guardarmi, ma io so, io so che mi sta chiamando, che il suo gesto vuol dire “seguimi”.
Rivolgo uno sguardo di scuse a Hermione. “S-scusatemi… Vi raggiungo più tardi.”
Ed eccolo lì: il sorriso dolce, comprensivo ed un po’ triste della mia migliore amica. Lei sa. Ma non fa domande. Ed io le sono immensamente grato per questo.
Rivolgo le spalle ai miei due migliori amici e mi avvio a passo svelto verso il portone del castello.
L’aria estiva all’esterno entra tristemente in contatto con il gelo che sento dentro di me. Mi stringo nelle spalle e proseguo nel mio inseguimento.
Raggiungo Draco in prossimità del Lago Nero. E’ in piedi all’ombra di un vecchio albero, mi da le spalle e guarda assorto le lievi increspature sulla superficie dell’acqua.
Mi avvicino a lui e seguo il suo sguardo.
Le nostre mani, così vicine, non azzardano a toccarsi. Non più. Non lo fanno da tempo…
Non voglio rompere quel silenzio.
Voglio far finta, almeno per pochi minuti, che quello non è un addio, che tra poco rientreremo tutti nelle mura del castello per seguire le nostre lezioni…
Ma so che non è così. E la voce di Draco, bassa, calda e malinconica, me lo conferma: “Quindi… è finita.”
Non è una domanda, ma rispondo comunque: “Sì.”
Sospira. “Harry…” mormora voltandosi verso di me.
Lo guardo abbassare impercettibilmente lo sguardo e la riconosco. E’ la stessa espressione che aveva quel giorno, quel maledetto giorno.
Anche il suo modo di pronunciare il mio nome, quel giorno, era diverso…
“Harry… Devo dirti una cosa.”
E lì, lì il mio mondo aveva cominciato a tremare, a crollare, a distruggersi lentamente ed inesorabilmente davanti ai miei occhi.
Aveva cominciato a parlare di un contratto, di un patto che i suoi genitori avevano stipulato quando era ancora in fasce, dell’impossibilità di rompere quella promessa…
“Devo sposarmi, Harry. Non ho vie di fuga, io… Io devo farlo.”
In effetti, fu l’ultima volta che ci parlammo: io cominciai ad urlare, ad insultarti, a scagliare oggetti per aria… Cominciai a piangere, e tu, tu che non mi avevi mai visto in simili condizioni, mi abbracciasti.
Il mio più grande desiderio era quello di restare lì, tra quelle braccia che avevo imparato a chiamare “casa” e che, adesso, non erano più mie.
Ma non potevo.
Uscii per sempre dalla Stanza delle Necessità, quella che era diventata a tutti gli effetti la nostra stanza. Uscii lasciando lì tutto il mio dolore ed il mio amore.
“Se ci fosse un modo…”
“Ma non c’è, Draco.”
Dio, la freddezza nella mia voce… Non vorrei rivolgermi così a lui, ma è l’unico modo che ho per proteggermi, per impedirmi di soffrire ancora.
Ho passato fin troppe notti insonni, mattinate affollate di pensieri e pomeriggi immerso nelle mie lacrime.
“Ti porterò sempre con me, Harry. Sempre! Anche se tu… Anche se tu deciderai di odiarmi. E lo capirei, davvero lo capirei! Non meriti tutto questo, e mi dispiace… Dio, mi dispiace così tanto!”
Il luccichio più che eloquente che vedo in quegli occhi argentati è più che eloquente.
“Non potrei mai odiarti, Draco…” Ed ecco che le mie difese vanno a farsi fottere. Allungo una mano a sfiorare quel viso che ho tanto amato e che non vedo da così vicino da… Oh, fin troppo tempo! “Non ti odierò mai, anche se vorrei… Forse così smetterei di soffrire… Ma la verità è che ti amo così tanto!”
Una lacrima. Due.
Le resistenze di quel ragazzo tanto freddo ed insensibile crollano davanti ai miei occhi e calde lacrime bagnano finalmente il suo viso.
Le sue braccia mi circondano, il suo volto affonda nella mia spalla ed ecco che comincio a sentire i singhiozzi, quei singhiozzi che cercavi di trattenere davanti a me, quando non volevi mostrarti fragile ed indifeso ma volevi continuare a mantenere la tua facciata da duro.
Comincio a piangere a mia volta, in maniera più silenziosa. Ho già emesso i miei singhiozzi, e questa sera e quelle a venire, di certo, mi accompagneranno nella solitudine della mia nuova dimora.
“Ti amo, Harry” mormora sul mio collo. “Ti amerò per sempre.”
Finalmente sento quelle labbra sulle mie.
Da quanto tempo non gli davo un bacio… E questo è il bacio d’addio che non ci siamo scambiati il giorno della nostra separazione.
E’ un bacio che sa di addio, di mancanza e di dolore. Sa di lacrime, tristezza e umidità. Sa di amore, ed entrambi sappiamo che quello sarà il sapore più difficile da cancellare.
Ci separiamo con riluttanza.
“E’ ora di andare.”
Vedo i suoi occhi indugiare ancora su di me, poi lui si asciuga le lacrime e riassume un po’ del suo solito contegno.
Si volta e se ne va.
Non si gira a guardarmi, sa che farebbe ancora più male.  Già così, il dolore che sento nel petto sento che potrebbe uccidermi.
Salgo a mia volta su una carrozza. Accanto a me, i miei amici.
Hermione mi sorride, Ron mi da una pacca amichevole sulla spalla.
Si può morire per amore? Penso di sì. Se così fosse, sarei contento di morire così, a causa dell’unico vero amore della mia vita.
 
 
 
Mi sento uno schifo.
Non so come mi sia venuta, ed ora sto malissimo! Sono troppo cattiva…
  
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