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Autore: nothing_but_the_truth    07/12/2015    2 recensioni
«Sicura di farcela?» la provocò Draco, concedendole un sorriso che molte altre volte era stato inteso come una presa in giro maligna, ma che ora, con il suo sapore ancora in bocca, sapeva solo di gioco.
«E tu?»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Stai aspettando me, quindi?»
La domanda di Hermione era facilmente fraintendibile, ma lei se ne accorse solo dopo averla posta. Lo sentì trattenere il fiato per un istante e quella consapevolezza le fece venire in mente ciò che era successo tra loro, quel giorno, nella Stanza delle Necessità, quegli sguardi e quei gemiti, quelle parole sussurrate e quei tocchi glaciali.

Sembrava passata un'eternità e, forse, in relazione a ciò che stava succedendo ultimamente, era esattamente così. Eppure, ogni volta che la sua mente tornava a quei momenti – e succedeva troppo spesso, molto più di quanto si potesse permettere – i ricordi erano limpidi e definiti come nel momento in cui li aveva vissuti.

«Sì, sto aspettando te» sussurrò alla fine Malfoy, chiudendo il libro con un tonfo. Quando alzò gli occhi su di lei, Hermione trovò che ci fosse qualcosa di totalmente diverso in quello sguardo e sentì allo stesso tempo il bisogno di scappare e la necessità di restare. Invece, rimase immobile, basita perché non si aspettava quella risposta e indecisa su come intenderla, terrorizzata dai mille significati che la sua mente stava inseguendo.

Così, vigliacca, distolse lo sguardo e si alzò in piedi. «D-dobbiamo andare a lezione.»
Era vero, ma non le interessava poi così tanto.

Malfoy sospirò. «Vai pure, Granger.»
Come poteva pensare al suo rapporto con la Mezzosangue, quando c'era la sua stessa vita in gioco? Come poteva continuare a giocare con lei anche ora che non ne avrebbe ricavato nulla di più di quanto lei non le avesse già concesso? Forse – ma questo era troppo oltre la sua portata perché potesse afferrarlo in quel momento – non aveva avuto tutto ciò che realmente voleva, ma solo il suo aiuto. E cos'altro voleva?

«Io…» cominciò Hermione, impacciata, sapendo di dover dire qualcosa ma non avendo alcuna idea al riguardo. Queste conversazioni sul filo del rasoio si risolvevano soltanto in altri dubbi, e lei non aveva il tempo e la forza per sbrogliarne di nuovi, «Tu… tu leggi i libri, intanto. Ci vediamo, Malfoy.»

«Quando?» domandò lui, fissandola con tanta intensità da farla arrossire.

«Presto» mormorò lei, già voltatasi per andarsene – e sfuggire al suo sguardo.

Camminò tra gli scaffali con una foga che non voleva analizzare, la mano stretta attorno alla cinghia della borsa e il labbro inferiore torturato dai denti. Sentì il sapore ferroso del sangue sulla lingua e una frenesia indecifrabile percorrerle il corpo come una scossa elettrica che cerchi una via d'uscita. Incapace di proseguire in quello stato, si appoggiò alla parete appena fuori il portone della Biblioteca. Stava facendo tardi, ma non aveva testa per pensare a quello, il che – se fosse stata lucida – l'avrebbe fatta preoccupare ancora di più.

Doveva salvarlo, quel pensiero imperativo che le incatenava i polsi e le stringeva le viscere, quell'imminenza del male che le metteva fretta ora più che mai.

Ringraziò Merlino che i corridoi fossero ancora vuoti, che tutti stessero ormai attendendo i professori fuori dalle aule, perché farsi vedere così sarebbe stato come mostrare a chiunque ciò che aveva dentro.

Quando la porta alla sua sinistra si spalancò, Hermione sussultò e spalancò la bocca, con l'impressione che i propri pensieri l'avessero chiamato a sé o che la sua mente le stesse facendo brutti scherzi.

Draco guardò a sinistra e poi a destra e quando la vide sul volto del Serpeverde si impresse un sollievo che lei non avrebbe mai dimenticato. La osservò per quel millesimo di secondo come se fosse stata esattamente ciò che stava cercando da una vita. Fece quei due passi che lo dividevano da lei e si fermò a un palmo dal suo naso, col respiro ansimante come se avesse corso.

Hermione rimase ferma, impietrita, e non perché non riuscisse a muoversi, ma perché non voleva farlo. I secondi passarono, lenti eppure troppo veloci per poterli contare, e nessuno dei due aveva il coraggio di fare la prima mossa, di dire una parola. Avevano il respiro accelerato, gli occhi incatenati, i pensieri limpidi negli sguardi.

Poi, lui le poggiò il palmo della mano – freddo, come sempre – sulla guancia. Un gesto lento e misurato, come se avesse avuto paura che lei si sarebbe tirata indietro. Quando non lo fece, un sorriso sghembo gli piegò i lineamenti ed Hermione se lo impresse nella mente, per quell'istante che durò, finché Draco non si piegò su di lei per racchiuderle le labbra tra le sue. L'assaggiò come se fosse la prima volta, perché la vera prima volta era stata inconsapevole, seppur dettata dagli stessi sentimenti – più acerbi.

Quando Hermione rispose al bacio, allacciando le mani strette dietro la sua schiena e tirandolo a sé, Draco gemette nella sua bocca, lasciandosi trascinare verso la Grifondoro con una naturalezza che nessuno dei due si sarebbe aspettato. Si adagiò su di lei senza alcuna remora o vergogna, la intrappolò, per la seconda volta in così poco tempo, contro la parete. Era, di nuovo, tutto uguale e tutto diverso, proprio come loro due.

Continuarono a baciarsi con trasporto e con perizia, esplorando l'una le reazioni dell'altro, passandosi la lingua sulle labbra per quei pochi momenti necessari per riprendere fiato, senza schivare gli sguardi ed anzi tuffandocisi come il sole, al tramonto, si tuffa nel mare. Se avessero avuto modo di pensare ad altro che non fosse stato il presente più immediato – la mano di lui che si spostava dall'orlo della camicia alla pelle nuda del fianco, quella di lei che stringeva spasmodica il maglione di lui per non perdersi nel suo sapore – si sarebbero senza dubbio sorpresi di come tutto ciò risultasse spontaneo e naturale. Nessuna differenza, perché tutto ciò che li divideva si perdeva inesorabilmente tra quei baci e quelle carezze.

Il mondo esterno, i pericoli che conteneva, la stessa Hogwarts con i suoi occhi indiscreti, non riuscirono in alcun modo a disfare quello che si era creato.

Draco le sussurrava delle parole sconnesse tra un bacio e l'altro, forse delle richieste, forse delle scuse, ma Hermione non voleva capirle, soltanto crogiolarsi nella profondità di quella voce roca di piacere per ricordarla quando tutto il resto fosse tornato a farsi sentire.

La bocca di Draco la lasciò per spostarsi sulla pelle accaldata della mascella e poi del collo, stuzzicandola con la lingua e sorridendo ad ogni ansimo della ragazza, che si inarcò contro il suo corpo senza neppure accorgersene. Hermione spostò una mano tra i capelli di lui e se lo premette contro, come se non fosse stato abbastanza vicino, come se improvvisamente qualsiasi distanza fosse di troppo. Era tremendamente consapevole di ogni suo gesto, della sua stessa lascivia e della sua intenzione di non fermarsi. Le sembrava tutto troppo vero, più reale di qualsiasi cosa avesse mai vissuto, persino della notte passata insieme – pregna di paure e piaceri.

Senza smettere di sfiorarle e pizzicarle il collo con baci dolci e più decisi, Draco inserì una gamba tra quelle di lei e fece scorrere la mano giù dalla schiena, accarezzando lentamente ogni lembo di pelle per poi afferrarla con foga e portare il ginocchio della ragazza all'altezza del proprio fianco.

Hermione ebbe un brivido, ma stavolta non aveva dubbi su cosa l'avesse suscitato, non era il tocco freddo di lui, ma semplicemente il tocco di lui, insistente, volitivo, che non lasciava spazio a dubbi su ciò che desiderasse.

Lei, soltanto lei, e la voleva così improvvisamente e totalmente da pretendere che niente e nessuno si frapponesse, in quei momenti – attimi che si susseguivano al ritmo dei sospiri e dei gemiti dell'uno e dell'altro, ormai confusi.

«Draco…»

Sentendo mormorare il suo nome con quel tono incerto e carezzevole, il ragazzo si rialzò per guardarla, piantando un paio d'occhi fumosi e allucinati in quelli di lei. Aveva la bocca semiaperta, rossa, che faceva contrasto con la pelle cerea che lo caratterizzava. I capelli avevano subito di buon grado le ripetute angherie delle mani di Hermione ed ora, scapigliati più che mai, gli davano un'aria indisciplinata che era difficile vedere su di lui. Alla ragazza mancò un battito vedendolo in quel modo, perché sembrava plasmato dalla passione che si stava consumando ed era più bello che mai ai suoi occhi.

In un istante di dolcezza che nemmeno lei si aspettava da se stessa, Hermione gli prese il viso tra le mani e poggiò la fronte su quella di Draco, sfiorandogli poi le labbra con un bacio casto che in quei momenti di frenesia risaltava come la luna in una notte senza stelle. Il ragazzo chiuse gli occhi, un po’ stupito da quell'approccio, da quelle tenerezze a lui sconosciute e quasi imbarazzato da un tipo di amore nuovo, a cui non sapeva come reagire.

Chiuse gli occhi e bevve i respiri di Hermione, ancora accelerati.

Quando lei si staccò, la realtà li avviluppò di nuovo nella sua rete, ma ora le maglie erano più lente e di tanto in tanto – si disse la ragazza – avrebbe trovato il modo per sfuggirne, se lui l'avesse aiutata a perdersi in quel mare infinito.

Lui continuò ad osservarla, con la spavalderia più tipica di Draco Malfoy, appena limata dalla lussuria che ancora aleggiava sul suo volto. «Quanto presto?» domandò lui, riallacciandosi alle parole che poco prima aveva pronunciato in Biblioteca. Tutto uguale, eppure tutto diverso. La voce roca e incerta con cui aveva pronunciato quelle due parole si perse nel corridoio silenzioso, udita soltanto dalla legittima proprietaria della tacita richiesta di lui.

«Dopo l'ultima lezione della mattina» rispose lei, qualche secondo dopo. Aveva ancora la gamba contro il fianco di Draco e mai era stata più consapevole della stretta della mano di lui sulla coscia, per tenerla in equilibrio.

Il Serpeverde strinse gli occhi. «Quattro ore?»

Hermione non poté fare a meno di sorridere. «Sì.»

«Sicura di farcela?» la provocò Draco, concedendole un sorriso che molte altre volte era stato inteso come una presa in giro maligna, ma che ora, con il suo sapore ancora in bocca, sapeva solo di gioco.

«E tu?»

  
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