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Autore: cincinnatasgame    07/12/2015    0 recensioni
Ubald Mereer, un piccolo ometto paffutello con un paio di occhiali spessissimi,ama solo tre cose: i sigari, il tè al limone e gli omicidi. Per questo, nonostante il suo carattere timido e solitario, spesso lo si vede affiancare nei casi più complessi di omicidio il suo unico amico: il commissario di polizia Benedict Prosper.
Ad una prima occhiata potrebbe ingannarvi, facendovi credere di essere soltanto un comunissimo ometto di mezza età. Ma, credetemi, se vi dico che dietro gli occhiali spessissimi e le volute di fumo dei suoi amati sigari, si nasconde una delle menti più brillanti dell'ultimo secolo.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Caffè. Ci vuole del caffè!-
Benedict sospirò, passandosi una mano sulla fronte imperlata di sudore.
Erano ormai quattro ore ininterrotte che si stavano scervellando su quel maledetto caso, e nessuno dei due era riuscito a venirne a capo.
-Caffè? non sarebbe meglio una tazza di tè… magari al limone?-
Benedict alzò un sopracciglio.
-Ah, già, dimenticavo la tua ossessione.-
Ubald si finse offeso.
-Non è un ossessione. La definirei più come una dipendenza non nociva da una bevanda quasi paragonabile al nettare degli dei.-
-Ma smettila! Lo sappiamo entrambi che non c’è nulla di più celestiale di una tazza di caffè.-
Ubald alzò le spalle.
-De gustibus non disputandum est. Comunque, prima di fare una pausa, vogliamo ricapitolare per l’ultima volta tutto ciò che sappiamo di questo caso? Magari c’è qualcosa che ci è sfuggito.-
-Ancora? Ma sono quattro ore che lo stiamo facendo! Come fai a non sentirti distrutto? Tu non sei umano.-
Il piccolo ometto sorrise.
-Si che lo sono.  Sono umano tanto quanto te. L’unica differenza è che io adoro gli enigmi complicati, e se non riesco a risolverne uno non dormo per settimane finché non trovo la soluzione.
E poi ho un quoziente intellettivo superiore.-
Benedict sbuffò irritato.
-Ripeto: non sei umano, e neanche simpatico. Comunque, ricapitolando:
Maschio, bianco, tra i venticinque e i trent’anni, con un ottima corporatura e una pessima conoscenza nel campo della moda. Non conosciamo il nome, l’indirizzo e il lavoro. Sul suo corpo abbiamo rinvenuto soltanto un rolex abbastanza costoso da pagare sei mesi d’affitto, un accendino nella tasca posteriore destra dei bermuda e una banconota da cinque euro nella sinistra. Abbiamo inviato la sua foto ovunque, persino ai giornali, per vedere se qualcuno lo riconosce, visto che tra le denunce delle persone scomparse non c’è nessuno che corrisponde alla vittima.
Ora, passiamo al ritrovamento del corpo: Stamattina, verso mezzogiorno meno un quarto, il camion di rifornimento del supermercato di fronte al quale abbiamo trovato la vittima era arrivato per scaricare le merci, solo che al posto delle buste di latte che avevano ordinato, è stato recapitato un morto.
Ovviamente i fattorini in preda al panico, inquinando con le loro impronte tutta la scena del crimine, hanno trasportato il corpo sull’asfalto, alla mercé di tutti i passanti.
E questo è tutto quello che sappiamo.
Ho inviato un paio di poliziotti ad interrogare i fattorini e il proprietario della ditta del camion nel quale c’era quell’uomo, e tra poco dovrebbero arrivarmi i risultati dell’autopsia e della balistica.
Ora me la merito una tazza di caffè?-
-In pieno.-
 
Non passò molto tempo da quel colloquio che i risultati degli esami arrivarono.
Ubald osservò attentamente il referto.
-Mh. Posso vedere la salma?- chiese l’ometto dopo un attimo di esitazione.
-Se proprio insisti… Comincio a pensare che non sia molto salutare per te stare sempre accanto ai morti.-
L’amico fece una smorfia di disappunto.
-Credimi, sono più felice di stare con loro che con qualsiasi altro essere bipede razionale che respira.-
-Dovrei offendermi?-
-Forse.-
Il tragitto fu breve, anche perché la sala anatomica si trovava nell’ospedale di fronte al commissariato.
Una giovane ragazza, con un sorriso smagliante e un camice bianco, accolse i due amici.
Ubald si chiese se fossero mai esistite ragazze sorridenti in una camera anatomica.
-Commissario. Signore.- Salutò, abbassando leggermente la testa.
-Lily, mia cara, come stai?-
La ragazza sorrise, di nuovo.
-Bene, signore.-
-E il morto?-
-Un po’ meno.-
Il commissario rise di gusto.
Questo scambio di battute fece accapponare la pelle ad Ubald.
-Dov’è James? C’è Ubald che vorrebbe fargli qualche domanda.-
-E’ di là, seguitemi.-
La ragazza li condusse attraverso uno stretto corridoio, fino ad arrivare ad una porta di metallo, semiaperta.
Un uomo robusto, di bassa statura, con una folta capigliatura brizzolata e un paio di occhiali spessi quanto il fondo di una bottiglia, stava armeggiando con un enorme bisturi vicino al lettino sul quale era posizionato lo sfortunato uomo di quella mattina.
Alzò leggermente la testa, fece un breve cenno di saluto , e continuò il suo lavoro.
Ubald non aveva mai avuto una particolare gioia nel vedere dei cadaveri semiaperti, ma comunque avrebbe fatto di tutto pur di risolvere i casi ai quali partecipava.
-Prego, è tutto vostro.-
Ubald non riusciva mai a capire se James fosse triste, irritato o solo annoiato. Aveva sempre la stessa espressione.
La visita durò poco, anche perché ciò che interessò di più l’ometto furono le mani.
Una volta finito il ‘tour’, i due amici si congedarono e ritornarono al commissariato.
Ripresa la loro postazione, i piccolo ometto disse:
-Hai visto le sue mani?-
Benedict sembrò sorpreso da quella domanda.
-Le mani? Perché avrei dovuto guardare le mani?-
Ubald sospirò affranto, come se la risposta l’avesse potuta trovare anche un bambino dell’asilo.
-Le mani, Benedict, le mani! Sono le mani più belle e curate che io abbia mai visto! Perché un uomo dalle mani così perfette si trovava lì, vestito in quel modo? di certo non si tratta di un pescatore.-
L’amico sembrò pensarci un po’ su.
-Magari aveva gusti particolari.-
-Non ci arrivi proprio, eh? È ovvio che quei vestiti non siano i suoi, ed è anche ovvio che non sia stata una rapina. A meno che il ladro non sia così stupido da lasciare un orologio così costoso sul polso della vittima.-
Benedict si portò una mano sugli occhi.
-Da dove incominciamo? Non abbiamo nessuna pista.-
Ma proprio in quel momento bussarono alla porta della stanzetta.
La faccia di un giovane poliziotto fece capolino.
-Signore, qualcuno è venuto qui al commissariato per riconoscere un cadavere.-
Ubald si illuminò e guardò l’amico.
-Dicevi?-
 
  
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