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Autore: miriade    08/12/2015    2 recensioni
“Prendi questa boccetta, giovane Emrys, presto ne avrai un grande bisogno”
Gli disse un'anziana donna comparsa all'improvviso sulla sua via.
“Per cosa dovrò utilizzarla?” chiese lui.
“Vi è scritto un incantesimo al suo interno, quando ti servirà lo capirai. Bada però, avrai solo una possibilità”
E la donna sparì.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Agravaine, Gaius, Gwen, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Piccola avvertenza: le scritte in corsivo servono a distinguere gli avvenimenti “passati” da quelli presenti.

 

I want you to know that

 

Prendi questa boccetta, giovane Emrys, presto ne avrai un grande bisogno”
Gli disse un'anziana donna comparsa all'improvviso sulla sua via.
“Per cosa dovrò utilizzarla?” chiese lui.
“Vi è scritto un incantesimo al suo interno, quando ti servirà lo capirai. Bada però, avrai solo una possibilità”
E la donna sparì.

 

 

 

“Arthur!”
Il re di Camelot si girò verso la voce che aveva attirato la sua attenzione: Gwen.
Sapeva che sarebbe arrivata, era solo questione di pochi minuti e lei sarebbe entrata nelle sue stanze per persuaderlo a ritirare la sentenza.
“Dimmi, Ginevra.”
“Non puoi farlo!”
Come previsto.
“Sono il re di Camelot. Come posso regnare e far rispettare la legge se per primo la infrango io?”
Ma cosa stava dicendo?
Era sbagliato. Quell'assurda sentenza era sbagliata, non avrebbe mai voluto arrivare a quel punto.
Era il suo servitore e, anche se non l'avrebbe ammesso mai davanti a qualcuno, il suo più caro amico, colui di cui si fidava di più, la sua ombra... E il giorno seguente l'avrebbe visto morire bruciato tra le fiamme, dall'alto del suo balcone. Come sarebbe riuscito a guardarlo negli occhi? Semplice, non l'avrebbe fatto, ne era certo.
Merlin dal canto suo non gli serbava alcun rancore, gliel'aveva detto poco prima quando era sceso a parlargli e l'aveva visto nei suoi occhi, sempre raggianti anche con la morte alle porte.
“Fate quel che ritenete giusto, non mostrate pietà solo perché sono io, perché non sono diverso da tutte le altre persone che come me si sono trovate ad affrontare il giudizio del re. Lo confesso. Sono Merlin, o Emrys come mi chiamano i Druidi, e sono un mago, lo sono dalla nascita. Sono esattamente come tutti gli altri condannati, non ho più diritti di loro, sire. Rispettate la vostra legge, ve ne prego.”
Gli aveva detto lasciandolo stupito. Non si aspettava niente del genere; in quel momento sapeva che, colui che aveva davanti, inginocchiato sul freddo pavimento e tenuto di malavoglia da Gwaine e Percival, era Merlin, il suo servo, il suo amico, il suo consigliere, la sua guida, il suo... Sì, il suo mago, e la persona più coraggiosa che avesse mai conosciuto.
 

 

Un attacco.
Ormai a Camelot non era cosa nuova, la famiglia reale aveva nemici da tutte le parti, a partire dalla stessa Morgana, la cara e dolce Lady Morgana che un tempo riempiva di gioia i cuori di chi la incontrava, con la sua gentilezza, e ora non perdeva occasione per gettare nella paura il re.
Il popolo questo lo sapeva bene, per questo nessuno era rimasto stupito quando delle strane creature avevano iniziato a manifestarsi a Camelot. Apparivano dal nulla, il loro scopo: uccidere.
I cavalieri li combattevano con onore e cadevano con la speranza che tutto si sarebbe risolto per il meglio.
“Sire, non ce la faremo a resistere ancora a lungo!” gli confessò Gaius mentre curava le ferite di Sir Leon, per fortuna non erano gravi e lui si sarebbe ripreso nel giro di qualche giorno.
“Lo so, Gaius, dobbiamo trovare una soluzione, e in fretta.”Si guardò attorno con sguardo spento “Tutta questa gente innocente... Perché?”
“Vostra sorella, sire, non è più la Morgana che conoscevamo, non ha pietà per i più deboli.”
“Già.” Arthur sospirò “Mi chiedo cosa l'abbia ridotta in questo modo.”
“L'odio, mio signore, un odio incondizionato.”
Il re annuì “Sono tutti in salvo?” chiese.
“Certo, mio signore, abbiamo radunato gli abitanti nella Cittadella, molti sono dentro il palazzo e le vostre guardie fatto adeguatamente il loro lavoro, per ora possiamo dirci al sicuro.”
“Perfetto. Ottimo lavoro.” Si guardò intorno con l'aria di chi stesse cercando qualcuno “Dov'è Merlin?” chiese
Gaius parve sorpreso da quella domanda e gli venne spontaneo girare la testa in cerca del suo apprendista e si stupì non trovando da nessuna parte un ragazzo con una sciarpa rossa intento a controllare i feriti.
Guardò il suo re con preoccupazione non sapendo cosa rispondere.
“No!”esclamò Arthur “Non può essere stato tanto stupido! Non può essere là fuori!”
Stava per precipitarsi fuori in cerca del suo stupido servitore quando si sentirono delle urla unite a strani versi provenire dall'esterno.
Quelle creature erano arrivate fino alla cittadella e il panico era tornato tra gli abitanti di Camelot.
“Sire! Ci attaccano!” urlò Gwaine entrando all'improvviso nel palazzo.
Arthur per tutta risposta raccolse la sua spada da terra e corse fuori, pronto ad affrontare la magia.
Furono minuti di caos, chi combatteva, chi scappava, chi cercava in qualche modo di mantenere l'ordine tra la gente (Gaius era tra questi). Camelot era nuovamente divisa: alcuni avevano paura e correvano, altri si univano per la distruzione del nemico.
Tra questi, un giovane ragazzo, che fece il suo ingresso nella battaglia mettendosi proprio davanti alle creature. Nessuno lo aveva visto arrivare e tutti rimasero stupiti vedendolo lì.
“Merlin! Che stai facendo! Mettiti al sicuro!” gli gridò Arthur in preda al panico.
Il ragazzo si girò verso di lui e sorrise “Posso salvare Camelot, e lo farò, come sempre.”
In un primo momento quelle parole risuonarono come senza senso alle orecchie di che le aveva sentite.
Come poteva un semplice servo salvare un regno?
La risposta non tardò ad arrivare.
Ciò che accadde stupì chiunque stesse guardando.
Magia contro magia.
Due diverse forme di magia.
Quella oscura, che cercava in tutti i modi di distruggere Camelot.
Quella buona, che mettendosi in mezzo, aveva permesso che l'attacco si fermasse, iniziando una lotta che portò ambedue le parti allo stremo delle forze.
Questo fu un vantaggio per la magia buona, perché era rappresentata da una persona, un essere umano in grado di controllare se stesso; la magia oscura erano solo creature che obbedivano ad un solo ordine proveniente da parti esterne: distruggere. Loro non avevano una volontà propria, erano come cani domestici, fedeli al loro padrone e ciò che egli ordinava loro.
L'oscurità venne annientata, e la luce cadde a terra priva di forze.
Ciò che successe dopo lo ricordava a stento. Nella sua mente ha solo immagini confuse.
Ma qualcosa ricordava.
Qualcuno era corso vicino a lui, certo, non era l'unico, aveva sentito altre persone attorno al suo corpo inerme, ed era sicuro che Gaius fosse tra questi, lo sapeva perché lui non l'avrebbe mai lasciato solo, ma quella persona era stata la prima ad andargli accanto, a scuoterlo cercando di farlo tornare in se, aveva urlato il suo nome e mandato a chiamare Gaius, anche per questo motivo era certo fosse lì. L'aveva sentito chiamare: “Stupido idiota” mentre lo prendeva in braccio e lo portava in un luogo coperto, potevano essere state le stanze di Gaius o il luogo in cui erano stati portati i feriti, questo non lo ricorda.
Sapeva benissimo chi era quella persona, l'avrebbe riconosciuta ovunque e in qualunque occasione. Arthur.

Merlin si sentiva felice in quel momento, sapeva di esserlo, e avrebbe tanto voluto sorridergli e dirgli di stare tranquillo perché lui stava bene e non se ne sarebbe andato, avrebbe voluto tranquillizzarlo, ma non ci riuscì.
Era felice perché nonostante tutto ciò che aveva visto, gli era rimasto accanto.

 

 

Ammetti, dunque, di praticare la magia?” domandò Arthur sentendo per l'ennesima volta il grande peso dell'essere re.
“Lo ammetto.” rispose Merlin senza mezzi termini.
Arthur non avrebbe mai voluto arrivare a quel punto, era pronto a perdonare Merlin e a lasciarlo libero, ma Agravaine non era stato d'accordo.
“É un mago, sire, la magia è proibita a Camelot.”
“Potrei cambiare questa legge.” aveva risposto prontamente il re proponendo la soluzione più ovvia.
“Vostro padre non sarebbe d'accordo, lo sapete”
Arthur annuì sconsolato. Cosa doveva fare? Rispettare la legge o salvare il suo servitore?
“Fate quel che ritenete giusto, non mostrate pietà solo perché sono io” gli aveva detto poco prima “Rispettate la vostra legge, ve ne prego.”
Oh Merlin, leale e coraggioso ragazzo, fedele al suo re, sarebbe morto per lui, gliel'aveva dimostrato più volte, ed era pronto a farlo nuovamente.
Tutti i presenti nella sala del trono stavano aspettando una sua parola, chi credendo che avrebbe rispettato le leggi imposte da suo padre, chi sperando avrebbe fatto un'eccezione.
Tra questi ultimi c'era anche lui stesso.
Che fare?
Non ne aveva proprio idea.

 

Secondo il potere conferitomi, io, Arthur Pendragon, dichiaro te, Merlin, nemico di Camelot. Pertanto non ho altra scelta se non condannarti a morte. L'esecuzione avrà luogo domani all'alba.”
Arthur non si riconosceva mentre pronunciava queste parole davanti alla sua gente, e soprattutto, davanti a lui. Si era chiesto più volte, prima di emettere la sentenza, se quella fosse la scelta giusta e ogni volta una voce nella sua testa, che somigliava in maniera stupefacente a quella severa di suo padre (il che non lo stupì per niente), gli diceva aveva preso la decisione degna di un Pendragon.
Così condannò a morte il suo più caro amico.

 

 

Quando scese a parlargli non sapeva bene cosa gli avrebbe detto. Probabilmente gli avrebbe dato dell'idiota per avergli mentito.
Scese nelle prigioni e lo vide appoggiato al muro, con la testa bassa appoggiata sulle ginocchia che stringeva tra le braccia. Gli sembrò così indifeso che si sentì in colpa.
Si avvicinò a passo lento verso la sua cella, e lui parve averlo sentito dato che alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono. Merlin gli sorrise, come riuscisse a farlo, Arthur non ne aveva idea.
“Devo parlare con lui. Uscite.” disse alle guardie (che, fatto per niente strano, erano Gwaine e Leon).
I due annuirono e se ne andarono lasciando il re più codardo che Camelot avesse mai conosciuto e il servitore più coraggioso al mondo, da soli.
Nessuno dei due fiatò per qualche minuto. Arthur non aveva idea di cosa dire e Merlin aspettava che fosse lui a parlare “Se è venuto fin qui, vorrà dirmi qualcosa” pensò il giovane
mago.
Quando (finalmente) Arthur si decise a parlare non riuscì a guardarlo in faccia.
“Perché non me l'hai mai detto?”
“L'avreste accettato?”
Arthur non rispose.



“Non ti daranno del debole se salvi un amico!”esclamò Gwen non riuscendo a credere alle proprie orecchie “Arthur, sei tu il re e sei sempre tu che decidi una condanna. Liberalo, ti prego”
“Vorrei poterlo fare” disse con un tono di voce talmente basso che persino lei faticò a sentirlo.
“Puoi farlo! Se lo lascerai morire non te lo perdonerai mai.”
“É solo un...” non riuscì a finire la frase che la donna lo interruppe.
“Servo? Sai bene quanto me che non è così. Ogni volta che vi vedo, non vedo un padrone e un servitore, vedo persone, due amici che hanno sempre e costantemente bisogno l'uno dell'altro. Non mentire a te stesso, Arthur.”
“Ginevra...”
Lei gli si avvicinò e gli prese la mano, accarezzandola “So che sei un buon re, tutti lo sanno, e non cambieranno idea su di te.”
“Vorrei tanto non avere questo peso sulle spalle”
Gwen lo abbracciò “Non so se riesco ad immaginare come sia, ma so perfettamente che riuscirai a sopportarlo.”


La mattina dopo all'alba era già tutto pronto.
Il rogo era stato sistemato al centro della piazza, sotto al balcone dal quale Arthur avrebbe assistito a quella difficile esecuzione.
La folla si stava avvicinando pian piano e in poco tempo la piazza fu riempita.
Tutti erano venuti ad assistere alla morte del servitore del re, colui che si era rivelato essere un mago molto potente, Gwen e Gaius erano tra loro.
Le guardie erano sparse ovunque per controllare la folla.
Arthur e Agravaine avevano appena fatto il loro ingresso sul balcone quando la carretta su cui era stato trasportato Merlin arrivò.
Il ragazzo aveva un'espressione indecifrabile. Era serio, e guardandolo nessuno riusciva a capire, nemmeno sforzandosi, a cosa stesse pensando.
Normalmente un condannato a morte ha uno sguardo sofferente, oppure pieno d'odio, per lui non pareva così.
Venne tirato giù dalla carretta come fosse un oggetto e spinto a forza contro il palo sul quale poi venne legato.
Venne accesa la fiamma, pronta per bruciare il condannato.
Gaius si sforzava di non piangere, di rimanere calmo, sapendo che una volta tornato nelle sue stanza si sarebbe sdraiato sul letto di Merlin, quel ragazzo che lui considerava come un figlio, e avrebbe dato sfogo al suo dolore.
Gwen dal canto suo non era stata altrettanto brava, i suoi occhi erano lucidi e delle lacrime le avevano già bagnato le guance. Si siede della stupida per non essere riuscita a convincere Arthur, per non aver fatto di più, avrebbe dovuto insistere ancora. Era sicura che se l'avesse fatto ora Merlin non sarebbe sul punto di morire.
Anche gli occhi di Arthur, di quell'azzurro intenso erano sofferenti. Agravaine aveva notato quanto stesse soffrendo e si sentì soddisfatto.
Merlin era Emrys, quando l'aveva ammesso ne era rimasto stupito, considerava già il ragazzo un pericolo e la condanna a morte sarebbe stata a suo vantaggio, se si aggiungeva la scoperta di Emrys, pane per i suoi dente. Così, morendo, Morgana non sarebbe più stata in pericolo.

Quando gliel'aveva detto inizialmente era rimasta stupita “Emrys è vecchio! Come può essere lui!” “La magia può fare grandi cose, dovresti saperlo”. Alla fine era rimasta soddisfatta da quella condanna e per una volta aveva appoggiato le scelte del suo fratellino.



La fiamma era pronta a bruciare. Mancava poco e tutto sarebbe finito per Merlin...
… Ma fu un'altra fiamma a bruciare nell'aria.
Quella di un grande Drago.
Quando lo videro, tutti gli abitanti iniziarono a gridare e a scappare. I cavaliere sguainarono le spade. Camelot divisa ancora.
Anche Arthur e Agravaine erano pronti a combattere.
Non fu necessario.
Quel che sentirono non riuscirono a capirlo con certezza. Era forse una lingua antica? Una lingua che solo chi possedeva la magia usava?
Fatto sta che tutti i presenti sentirono il ragazzo sul rogo parlarla, o meglio, urlò e il grande Drago si fermò.
“Che stai facendo!?” sbraitò Merlin tornando a parlare la lingua comune.
“Non posso permettere che il mio padrone venga ucciso.” rispose prontamente il Drago
“Come tuo padrone ti ordino di andartene, e lasciare che la storia faccia il suo corso.”
“Non posso! Il tuo destino non è compiuto.”
“E non lo compirò mai, nemmeno se mi salvi.”
Nessuno capiva il senso di quelle parole, l'unica cosa che tutti intesero era che quel ragazzo non era un semplice mago, ma uno dei più potenti che fossero mai esistiti.
Anche Arthur lo capì.
Per un secondo gli occhi del Drago incontrarono quelli del re, e entrambi seppero cosa andava fatto.
“É stato un onore per me servirti, giovane mago.”
“Anche per me, Kilgarrah, grazie di tutto.”
Prima di vederlo volar via, Merlin parve scorgere un sorriso sull'enorme bocca del Drago.
Sorrise anche lui.
La guardia, ancora sconvolta, era pronta per eseguire gli ordini e completare l'esecuzione.
Nemmeno questa volta riuscì a farlo.
L'ordine arrivò senza che nessuno se l'aspettasse. Una voce severa risuonò nel silenzio.
“Liberatelo!”
Inutile dire il nome di chi parlò.

 

Merlin gli racconto tutto. Dal suo arrivo a Camelot a pochi giorni prima, non tralasciò nessun dettaglio e ne fu felice. Arthur rimase stupito nello scoprire tutto quello che il suo servitore aveva fatto per lui, soprattutto quando ammise di essere stato lui lo stregone che aveva sorpreso un pomeriggio nelle sue stanze “Un modo per salvare Gwen” si era giustificato) e, di conseguenza colui che aveva causato la morte di Uther Pendragon “Ho fatto di tutto per salvarlo, ma se non volete credermi non vi giudicherò”. Arthur gli credette, non stava mentendo, leggeva nei suoi occhi la verità e questo lo riempì di gioia.
Il mio compito è quello di proteggere voi, Arthur, ed aiutarvi a fondare un regno migliore."
L'hai sempre saputo?”
No. Kilgarrah me l'ha detto.”
Chi?”
Il drago”



Merlin quel giorno capì a cosa gli sarebbe servito quell'incantesimo datogli da un'anziana signora tempo prima.
Non poteva permettere che Morgana attaccasse Camelot per combatterlo.
E non poteva permettere che la gente lo guardasse con paura ogni volta che passava.
Non l'avrebbe sopportato.
Gli ci vollero ore per prendere una decisione, ma alla fine, quella stessa sera, scelse di fare la cosa giusta per il bene di tutti.
Quando ne parlò con Arthur quest'ultimo non ci volle credere, si rifiutava di accettare un'azione del genere.
“Dopo quello che è successo vuoi davvero fare perdere ogni ricordo di ciò che sei?!” chiese arrabbiato non capendo quell'assurda decisione.
“É la cosa giusta per il bene di Camelot, mio signore.”
“Troverai un altro modo per difenderci, ci siamo sempre riusciti.”
“Non posso, Arthur, lo sai. Non posso pensare a me in questo momento.”
Il re sapeva che Merlin aveva ragione, essere egoisti sarebbe stato un atto da stupidi, ma non riusciva proprio ad accettare quel che il suo servitore aveva intenzione di fare.
“L'ho appena saputo”-
“Vi prometto, che quando tutto questo sarà finito, vi rivelerò di nuovo la verità e voi ricorderete tutto.”
“Merlin...”
“Non rendetemi il tutto più difficile.” disse quasi supplicandolo “Vorrei davvero che ci fosse un'altra soluzione.”
“E ci sarà, basterà solo trovarla.”
Cercò in tutti i modi di convincerlo, ma Merlin aveva preso la sua decisione e non sarebbe tornato indietro.
Alla fine Arthur si arrese.


La mattina dopo...

Merlin stava facendo colazione e scherzando con Gaius quando qualcuno bussò alla porta in modo insistente.
“Arrivo, arrivo!” esclamò Gaius “Ma chi sarà a quest'ora?”
La risposta arrivò quando egli aprì la porta e si trovò davanti il re in persona, ansimante, probabilmente aveva corso.
Naturalmente era già vestito (con la sua solita e immancabile camicia rossa) e questo sarebbe stato argomento di battute da parte di Merlin se il re non avesse avuto un'espressione così sconvolta da farlo preoccupare.
“Qualche problema, sire?” chiese Gaius, nonostante sapesse bene il motivo per cui l’uomo fosse lì.
“Devo parlare con Merlin, ora.”
Il medico capì e li lasciò soli.
“Qualsiasi cosa dobbiate dirmi è così urgente da farvi correre a perdifiato come un pazzo?”
chiese il ragazzo divertito.
“Penso che tu sappia perché sono qui, Merlin.” disse cercando di fare uno sguardo serio (che naturalmente non gli riuscì).
“Non ne ho idea” replicò lui sarcastico “Ditemelo voi.”
“Ricordo tutto, Merlin. So di essere l'unico perché sia i cavalieri, sia Agravaine e, sono sicuro, tutta Camelot ricorda la sconfitta di quelle dannate creature diversamente da me.”
“Spero non vi siate lasciato scappare niente.”
“Mi hai preso per stupido?”
“Bhe, vi ho sempre detto che siete un asino”
“MERLIN!” urlò il re indignato.
“Oh insomma, lo sapete anche voi.” gli sorrise.
“Ti meriteresti una settimana alla gogna per questo, lo sai?”
“Non sarebbe una mossa intelligente. La frutta scarseggia.”
“Idiota.”
“Asino reale.”
“Hai finito?”
“Non ho iniziato io!”
Arthur, cercando di trattenere la sua voglia di prenderlo a pugni, gli chiese “Sul serio, Merlin, perché io ricordo tutto?”
Anche il mago tornò serio “Perché voglio che tu lo sappia. Non voglio più mentirmi, né nascondermi da te. Ho sbagliato?”
Arthur sorrise “Ti ringrazio. Sono felice di sapere che dopo tutto quel che è successo ti fidi ancora di me.”
“Vi affiderei la mia vita.”
E Arthur lo abbracciò.
 

 

 

Tempo dopo...
“Ve lo potete scordare!” disse Merlin deciso a non cambiare idea.
“Dai, non ti costa niente, solo una volta!” replicò Arthur.
“Kilgarrah non è un cavallo!”
“E' un Drago. Che differenza fa?”
“Sul serio?”
Merlin era sempre più sconvolto.
Aveva notato Arthur sempre più strano nell'ultimo periodo, come se volesse chiedergli qualcosa ma alla fine perdeva il coraggio. Il giovane mago non ci aveva badato molto, pensando fosse solo uno di quei periodi in cui il re diventa ancora più stupido perché gli è successo qualcosa di meraviglioso (il suo recente matrimonio poteva averlo portato a questo), “Se deve dirmi qualcosa lo farà” aveva pensato una sera.
Il tutto continuò fino a poco prima quando Arthur finalmente prese coraggio e gli parlò.
Ehm, Merlin?”
Dite.”
Non è che, insomma...” fece una pausa.
Il mago alzò un sopracciglio “Si?”
Potrei fare un giro sul Drago?” lo chiese così velocemente che Merlin ci mise un po' a metabolizzare quello che il suo re gli aveva chiesto e quando ci riuscì sputò per aria tutta l'acqua che aveva in bocca (Arthur gli aveva stranamente offerto da bere. Ora capiva il motivo).
State scherzando, vero?” chiese sconvolto da una simile richiesta.
No.” rispose lui con noncuranza “Voglio vedere Camelot dall'alto.”
Ve lo potete scordare.”

 

“Sul serio. Anzi, è anche più efficacie di un cavallo.”
“Voi avete bevuto troppo, io lo so.”
“Vuoi forse farmi credere di non averlo mai fatto?”
“N-no...” non era per niente convincente e Arthur se ne accorse facendoglielo esplicitamente capire con una delle sue fantastiche
espressioni “E va bene! Una volta soltanto, ma era un'urgenza!”

“Anche la mia è un'urgenza!”
“E quale sarebbe?”
“Urgenza di vedere il mio regno dall'alto.”
“No. Il vostro è solo un capriccio.”
“O il giro o sei licenziato”
“Non osereste...”
“Chi è il re tra noi due?” attaccò Arthur.
Merlin incassò il colpo, ma non si diede per vinto “E chi ha la magia tra noi due?”
“Mi stai forse minacciando?” domandò il re pronto a picchiarlo.
“No.” che il suo tono fosse sarcastico se ne accorsero anche i muri “E' solo un'avvertenza”
“Merlin. Fammi. Fare. Un. Dannato. Giro. Sul. Dannato. Drago. Ora.”
Ordinò, non avrebbe accettato scuse e Merlin perse la pazienza.
“E voi cosa mi date in cambio?”
“Dannato di un mago. Vorrei tanto picchiarti.” penso Arthur capendo subito cos'avrebbe voluto il suo servitore.
“Un giorno libero.” rispose.
“Due.”
“Scordatelo”
“O due o niente” ora era Merlin che comandava e questa situazione gli piaceva da impazzire.
Arthur lo trucidò con lo sguardo sapendo di aver perso.

Quella stessa notte un Drago, con due persone sulla sua schiena, sorvolò i cieli di Camelot mostrando una visione fantastica di quell'altrettanto fantastico regno.

 

 

 

 

*Note dell'autrice*

Buonasera a tutti. L'orario è indecente, lo so, ma è tutto il giorno che “lavoro” a questa one shot e quindi ho pensato “Pubblicala e poi vai a dormire”.

E' la mia prima storia nel in questo fandom e sono contenta del risultato.

Come, penso, molti di voi non sopporto l'idea che Merlin abbia rivelato la sua magia nell'ultima puntata, e questa storia è nata per quello.

Qualche annotazione:

-La frase “Vi affiderei la mia vita” è una chiarissima citazione alla 1x10 (la mia puntata preferita), e direi che calzava a pennello.

-Le creature dell'attacco sono inventate da me (infatti fanno abbastanza schifo, ma non sono Gaius, non ho tutte le informazioni del mondo su creature magiche)

-Da quel che so, la lingua utilizzata per gli incantesimi è l'inglese antico, ma dato che non si sa esattamente in che periodo sia ambientata la serie non so se chi non possedeva magia capissero quello che veniva detto (io spero davvero di aver scritto in italiano corretto).

-Le frasi “Una voce nella sua testa, che somigliava in maniera stupefacente a quella severa di suo padre” e “ Gli sembrò così indifeso” sono un riferimento alla ff “La sottile arte della recitazione” (che io adoro), spero che l'autrice, se mai leggerà questa shot, non si arrabbi.

-E infine “Un giorno libero.” “Due.”. Riferimento non voluto alla 5x13. Allora, dovete sapere che io ho seguito la serie su Italia 2, ed è finita stasera (sto ancora piangendo, sappiatelo). Questa shot l'avevo finita di scrivere mezz'ora prima che cominciasse la puntata. Potete immaginare come ci sia rimasta quando nella puntata c'è stato questo dialogo “Mi darete un giorno libero?” “Due.” vi giuro, ho sclerato come una scema.

 

Spero che la storia vi sia piaciuta =)

A presto!

Miriade

   
 
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