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Autore: Girl in Oblivion    08/12/2015    2 recensioni
«Linea prevenzione suicidi, sono Luke. Lascia qualsiasi oggetto pericoloso tu abbia in mano e assicurati di trovarti in un posto sicuro», ripete, come da protocollo.
Dall'altro lato sente il rumore di un piatto che si infrange a terra e delle grida.
«Non so nemmeno perché ho chiamato, è tutto inutile», sospira abbattuta una voce femminile.
Il ragazzo dagli occhi celesti come il cielo si mette all'erta e cerca di distinguere le parole in sottofondo, senza riuscirci.
«Ascoltami, uhm», si ferma, non conoscendo il suo nome. Si da mentalmente del cretino, sta sprecando del tempo prezioso.
«Kylie, mi chiamo Kylie», risponde in un sussurro.
«Okay, Kylie, stammi bene a sentire. Niente è inutile quando si tratta di continuare a vivere», dice un po' brusco, ma non sa come rimanere calmo in situazioni del genere. Ammorbidisce il tono e le chiede se c'è qualcuno lì con lei.
«Sono sola, completamente sola».
Luke può giurare di sentire dei singhiozzi soffocati contro le maniche di un maglione e prova subito empatia nei suoi confronti, nonostante il suo professore ripeta di continuo di non lasciarsi immischiare.
Ma come fa a non condividere la stessa sensazione della ragazza, sebbene sia sempre circondato da persone fidate?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un giorno ti svegli e la tua migliore amica non è più al tuo fianco, a ridere per le più grandi sciocchezze e a tirarti su di morale se necessario.
«Si è suicidata», annuncia tua madre appena sveglio, ancora intontito per le poche ore di sonno dovute ad una telefonata durata troppo.
E non ti rimane altro da fare, se non cadere sulle ginocchia e urlare contro il mondo crudele per averti privato della cosa più bella della tua vita.

Un giorno ti svegli, vai in bagno a prepararti per una nuova giornata scolastica e la porta non si apre, è chiusa a chiave. Bussi e urli a chiunque ci sia dentro di sbrigarsi, perché farai tardi, ma non ricevi alcuna risposta. Con una spallata riesci ad entrare e vorresti non averlo mai fatto. Tua sorella è lì, nella vasca, immersa nell'acqua rossastra e con un sorriso sereno sul volto. Provi qualsiasi cosa per farla ritornare da te, purtroppo è troppo tardi.
E non ti rimane altro che stringere il suo corpo freddo e sperare che stia meglio, ovunque si trovi.

Un giorno il tuo compagno di banco si assenta a lezione di chimica e il professore da il triste annuncio che non c'è più. Ti chiedi come sia possibile che proprio lui sia venuto a mancare; lui che era sempre disposto a suggerire durante i compiti e le interrogazioni e pronto a fornire parole di incoraggiamento quando ce n'era bisogno. 
E non ti rimane altro che chiederti perché sono sempre le persone che sembrano le più forti ad essere le più fragili.

Un giorno ritorni a casa dopo essere uscito con i tuoi amici e il silenzio che ti accoglie è agghiacciante, quasi sinistro. La porta del seminterrato -sempre chiusa cosicché i tuoi fratellini non si facciano male- è socchiusa e un sudore freddo ti scorre lungo la schiena. Tasti la parete alla ricerca dell'interruttore e un urlo ti rimane incastrato in gola. Il corpo di tuo padre penzola dal tubo della caldaia, ormai senza vita. Corri a liberarlo dal laccio che gli ha procurato la morte e piangi fino a quando non senti che stai per svenire.
E non ti rimane altro che addossarti il peso della colpa per aver permesso che accadesse e per non essere rimasto al suo fianco.

Ogni tanto questi pensieri tormentano le menti di quattro giovani ragazzi, poco più che ventenni, e non scompaiono fino a quando non si lasciano cadere esausti sui letti dell'appartamento che condividono. 
Ognuno di loro ha un modo diverso di affrontare i demoni del passato.
C'è Luke, ad esempio, che ricorda il volto un po' sbiadito della sua migliore amica e sorride malinconicamente ripensando ai bei momenti, grato che l'oblio non li abbia reclamati per sé.
La stessa cosa non si può dire di Calum, purtroppo. Si agita tutta la notte e urla il solito nome -Mali-koa- e piange nel sonno perché sente che sua sorella sarebbe vissuta ancora un po' se fosse arrivato in tempo. Ma ciò che non sa, e di cui forse non vuole rendersi conto, è che sarebbe successo lo stesso, magari a qualche settimana o mese di distanza.
C'è Michael, poi, che non riesce a dimenticare il suo amico delle superiori. Non aveva un legame stretto con Louis Tomlinson, ma la sua morte lo aveva traumatizzato a tal punto che la madre lo aveva portato da uno strizzacervelli  per tutta la durata del semestre successivo, con la speranza di riavere indietro suo figlio.
Per ultimo c'è Ashton, forse il più problematico rispetto agli altri tre, che si rifiuta di lasciarsi andare al dolore e permettere ai ricordi del padre di ritornare a galla. Si è barricato dietro finta indifferenza e solo Dio sa cosa gli impedisce di impazzire.
Sono ragazzi segnati per sempre, i quattro amici, e hanno toccato da vicino la morte al punto da essere stati risucchiati dal suo vortice.

Come ogni mercoledì pomeriggio, il professor Berkeley accompagna gli studenti di psicologia nella sede dell'associazione 'A call' for life.
Ognuno prende posto alla propria postazione e indossa le cuffie per prestare supporto morale e psicologico a tutti coloro che stanno attraversando una fase complicata e pensano che il suicidio sia la soluzione giusta.
Luke e Calum si lanciano uno sguardo d'intesa oltre il muro che li separa e Michael e Ashton annuiscono. C'è una sorta di patto tra di loro, per cui devono riuscire a salvare quante più vite possibili. E' come se volessero rimediare a ciò che non hanno fatto a tempo debito.
Il primo telefono che squilla è quello di Calum, del ragazzo dalla carnagione scura coperta di tatuaggi che gli ricordano continuamente chi è. Nel giro di pochi minuti il cipiglio che aveva scompare e lascia spazio ad un'espressione rilassata.
«E' fuori pericolo», mima con le labbra Michael, il ragazzo dai capelli dalle mille sfumature.
Con un cenno dell capo Ash conferma  e questa volta è il suo telefono a suonare.
Sorride non appena riconosce la voce dall'altra parte della cornetta. E' Elodie, la ragazza che qualche mese prima era disperata per essere stata lasciata dal ragazzo e aveva creduto che porre fine alla sua vita avrebbe automaticamente posto fine al dolore. Con un po' di fatica il ragazzo dagli occhi verdi era riuscito a farle cambiare idea e ogni settimana riceveva una chiamata da parte sua. 
Conversano per una manciata di minuti, giusto il tempo di dirsi come stanno, niente di più perché c'è gente che ha davvero bisogno di aiuto.
Luke alza gli occhi al cielo e attende che il suo telefono squilli. E' l'unico nella stanza a non parlare con nessuno e sospira.
«Magari nessuno vuole uccidersi in questo momento», pensa, e non fa in tempo a concludere che anche per lui si accende la spia rossa sul ricevitore. Prende un respiro profondo e accetta la chiamata.
«Linea prevenzione suicidi, sono Luke. Lascia qualsiasi oggetto pericoloso tu abbia in mano e assicurati di trovarti in un posto sicuro», ripete, come da protocollo. 
Dall'altro lato sente il rumore di un piatto che si infrange a terra e delle grida.
«Non so nemmeno perché ho chiamato, è tutto inutile», sospira abbattuta una voce femminile.
Il ragazzo dagli occhi celesti come il cielo si mette all'erta e cerca di distinguere le parole in sottofondo, senza riuscirci.
«Ascoltami, uhm», si ferma, non conoscendo il suo nome. Si da mentalmente del cretino, sta sprecando del tempo prezioso.
«Kylie, mi chiamo Kylie», risponde in un sussurro.
«Okay, Kylie, stammi bene a sentire. Niente è inutile quando si tratta di continuare a vivere», dice un po' brusco, ma non sa come rimanere calmo in situazioni del genere. Ammorbidisce il tono e le chiede se c'è qualcuno lì con lei.
«Sono sola, completamente sola»
Luke può giurare di sentire dei singhiozzi soffocati contro le maniche di un maglione e prova subito empatia nei suoi confronti, nonostante il suo professore ripeta di continuo di non lasciarsi immischiare.
Ma come fa a non condividere la stessa sensazione della ragazza, sebbene sia sempre circondato da persone fidate? Si sente solo come un sopravvissuto tra le macerie del suo passato e non importa quante volte i suoi migliori amici e la sua famiglia gli ripetano che ci saranno sempre per lui. Ha bisogno di qualcuno che ci sia sul serio e che lo ami in maniera incondizionata.
Non si rende nemmeno conto della promessa che fa alla ragazza quando le risponde «ora hai me».
Non si rende conto dell'importanza che la diciassettenne assegna alle tre parole pronunciate da uno sconosciuto.
Non si rende conto delle conseguenze che da oggi in poi ci saranno.
Non si rende conto che i loro destini si sono intrecciati per sempre e che il loro rapporto li salverà o li farà sprofondare in un abisso.
Ciò che lo rende un minimo felice è sapere che, a fine telefonata, ha salvato una vita e ha trovato qualcuno con cui sentirsi meno solo. 

A call for life 

Anche se è tardi, non ho resistito a pubblicare questa one-shot un po' malinconica. L'idea mi è venuta l'estate scorsa, ma per un motivo o per l'altro l'ho abbandonata in un angolino, fino ad oggi. Non ho molto da dire, questo è un tema molto delicato e spero di non essere stata troppo superficiale nel trattarlo. Per mia fortuna non ho mai dovuto affrontare una situazione del genere, quindi mi sono lasciata guidare dalle sensazioni. E niente, spero vi sia piaciuta.
Un bacio
Marty
   
 
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