Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: MandyCri    08/12/2015    7 recensioni
Un angelo.
Un demone.
Due fratelli: Maximilian e Julian.
E poi c’è Gaia.
Gaia allegra come il suo nome, una ragazza spensierata che sconvolgerà la vita di entrambi.
“…Tornò a guardare Gaia curioso.
Nello stesso istante la bimba aprì gli occhi e lo fissò.
Proprio come aveva detto Maximilian, scoppiò in un pianto a dirotto…”
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao,
dopo più di un anno sono tornata con questa storia.
Spero che ci sia ancora qualcuno che la segua!
Più o meno eravamo arrivati al fatto che Dirty, il demone sporco, voleva vendicarsi di Julian e aveva preso Gaia come ostaggio.
Vi avviso che il capitolo non è molto lungo, voi direte: dopo un anno di assenza, potevi fare di meglio, ma ho preferito così, perché secondo me è abbastanza pesante, se lo facevo più lungo sarebbe diventato una palla cosmica!
Che dire... buona lettura.
Besos MandyCri

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L'amore non è bello se non è litigarello

Ho ripreso la saga dei vampiri, per chi fosse interessato.
Era una triologia, da poco ho cominciato il quarto volume, se volete darci un'occhiata.
L'odore del sangue - La maledizione del sangue e della luce



 
§§§

 
TRAILER
FRATELLI DI SANGUE

https://www.youtube.com/watch?v=QX_uD1UJtmA&feature=youtu.be
Grazie di cuore a PinkyCCh


§§§
 

CAPITOLO 10

 

Julian si ritrovò proprio doveva aveva desiderato: nel deserto dei dannati.

I suoi poteri non si erano affievoliti nemmeno un po' stando sulla terra.

Per fortuna!

Aveva trasportato con sé il corpo mortale ed esanime di Dirty.

Non era mai accaduto prima, o almeno da quando lui era approdato all'inferno, ma era a conoscenza della fine che avrebbe fatto il demone, se lui non avesse pensato a “proteggere” quella massa di carne.

In genere, il corpo delle future anime dannate si riproduceva da solo agli inferi, quando gli umani bastardi morivano, ma quell'uomo era già deceduto a suo tempo e Julian sapeva che, se l'avesse lasciato sulla terra, la carne del suo nemico si sarebbe polverizzata e non avrebbe più fatto rientro all'inferno: non desiderava questo, proprio per niente!

Voleva che ritornasse ad essere lo stesso di sempre, con la sua pelle rossa e dura, le corna e il corpo massiccio.

Agognava una vera e propria vendetta che gli sarebbe servita per continuare a vivere all'inferno, se non come prima, ancora meglio, con il rispetto delle anime dannate e, soprattutto, di suo padre che gli avrebbe perdonato così la lunga assenza.

Il demone Sporco non aveva ancora ripreso conoscenza e, tanto meno, le sue sembianze demoniache.

Julian lo trascinò verso la fontanella di fuoco più vicina all'entrata del deserto.

Quella che tutti potevano vedere senza doversi addentrare.

Quel posto era suo e lo conosceva alla perfezione.

Il corpo umano esanime del buon vecchio Dirty alzava folate di polvere e lasciava scie di sangue.

Le escoriazioni sulla pelle debole si moltiplicavano a vista d'occhio e il vestiti si laceravano sempre più.

Aveva calcolato tutto: in caso di necessità si sarebbe smaterializzato e sarebbe arrivato al punto stabilito in un attimo, ma l'avrebbe fatto solo se Dirty avesse ripreso conoscenza prima del dovuto.

Al momento, preferiva trascinare la sua vittima, voleva farlo soffrire il più possibile e ripagarlo con lo stesso trattamento che lui aveva riservato a Gaia, doveva rendergli il triplo di ciò che aveva fatto alla sua ragazza.

Non avrebbe avuto pietà e, purtroppo per Dirty, lui non sapeva nemmeno il significato di quella parola.

Quando vide che il demone stava cominciando la metamorfosi, Julian aumentò il passo.

Arrivò alla fontanella di fuoco che si era prefissato come meta, giusto in tempo: Dirty si era appena svegliato all'inferno e aveva subito il cambiamento nella sua totalità, era tornato, infatti, un demone superiore.

La sua pelle era tornata forte e rossa, le corna erano spuntate, gli artigli erano usciti.

Tuttavia le abrasioni provocate dalla loro piccola passeggiata erano ancora evidenti.

Un grido di dolore squarciò il cielo.

Una piccola folla di anime perdute, si era radunata, appena oltre la linea immaginaria che delimitava l'ingresso nel deserto dei dannati, attirata dal gesto plateale di Julian.

Julian aspettò con la sua proverbiale freddezza: mancava ancora suo padre.

Restò calmo, bloccando il corpo del demone con un piede, per terra.

Quando il Diavolo in persona si materializzò davanti ai suoi occhi, Dirty aveva ripreso completamente conoscenza e Julian non aspettò un secondo di più e sferrò il suo colpo mortale.

Lo issò in piedi, in modo da guardarlo dritto negli occhi e gli entrò nel petto con un pungo. Lo trafisse, scavò a fondo dentro il torace con gli artigli, spaccandogli tutte le costole necessarie, per far passare la sua mano – Sei accusato di alto tradimento. - sentenziò – E questa è la tua condanna.

Prelevò il cuore nero del demone Sporco e lo issò sopra la sua testa, le sue mani erano impregnate del sangue scuro e denso di Dirty che sembrava quasi petrolio.

Fissò disgustato le gocce che scendevano e cadevano a terra, schiantandosi al suolo con un rumore sordo.

Un ticchettio fastidioso.

Plac, plac, plac...

- Che questo sia di lezione a tutti! - lanciò il cuore nella fontanella e poi vi spinse anche il corpo.

La fiamma divampò e si colorò di nero, mentre l'odore di carne bruciata coprì ogni fetore presente.

I suoi occhi scuri cercarono quelli del padre e scintillarono di fierezza non appena videro lo sguardo compiaciuto di Lucifero.

Alzò le braccia al cielo per accogliere l'approvazione del padre e per mostrare a tutti gli abitanti dell'Inferno la sua potenza.

Le ali nere con i contorni argento si aprirono in tutta la loro maestosità e un sorriso diabolico gli dipinse il viso.

Dirty sarebbe stato condannato per sempre ad una morte atroce.

Sarebbe rinato all'inferno vicino a quella fontanella, il cuore gli sarebbe uscito dal torace e poi sarebbe arso vivo, fino alla morte per poi risorgere e morire nuovamente, con la stessa medesima crudeltà, per sempre, per tutta l'eternità.

Julian si girò a guardare le anime dannate che mormoravano spaventate, lasciò le ali aperte, perché sapeva che incutevano loro terrore.

Li fissò con gli occhi iniettati di malvagità e loro abbassarono lo sguardo, intimiditi.

- Nessuno si deve mettere contro mio padre e me, nessuno! Un demone superiore è stato finito in un attimo per aver approfittato del varco aperto da mio padre. L'ho scovato sulla terra e l'ho punito in nome del nostro unico e immenso Signore. Che sia un'anima perduta, un demone inferiore o superiore è sempre una nullità in confronto alla potenza e alla forza del Diavolo. Sono suo figlio e sono nato per servirlo. Non ci sarà pietà per nessun traditore. Nemmeno chi siede vicino a mio Padre avrà una via preferenziale. L'avete visto tutti. Il demone Sporco era come un figlio per Lucifero, ma ha avuto la fine che si meritava. Mio padre è l'unico Dio.

Rimasero tutti in silenzio.

Suo padre si avvicinò e gli sorrise – Ben tornato, ragazzo mio. - e lo abbracciò, stringendolo forte a sé.

- Questo è mio figlio! - lo osannò davanti a tutti, alzandogli il braccio come se avesse vinto una battaglia – Il demone Sporco era scomparso da diversi giorni, mai avrei pensato ad un tradimento da parte sua. L'ho trattato quasi come un figlio e lui ha osato approfittare della mia bontà, ma fortunatamente c'è Julian. State attenti quindi. Qui all'inferno nulla mi sfugge, ma sappiate che gli occhi di mio figlio arrivano dove i miei, in seguito alla punizione di Dio, non vedono. Non voglio più sentire nulla nei suoi confronti. Chiamatelo ancora “bastardo” e questa sarà la vostra fine.

Proprio in quel momento l'anima di Dirty si materializzò.

Fissò inorridito Julian, poi si toccò il petto, come per tenersi il cuore, ma quest'ultimo uscì lo stesso dalle costole, fracassandogliele.

Il demone Sporco provò a parlare, ma il dolore lo pervase e lui urlò, lo sguardo terrorizzato nell'attesa di essere bruciato vivo.

Il Diavolo rise – Bravo Julian, una punizione esemplare, che sia di monito a tutti! - e si smaterializzò, ridendo sadicamente.

Julian guardò la folla che si era riunita e avanzò con la testa alta.

Le anime si divisero per farlo passare e si inchinarono al suo passaggio, ma questo non lo rese felice.

I pensieri gli si arrovellarono nella mente.

Maximilian era stato in grado di trattenere le ali e di mantenere così il loro segreto?

Gaia stava bene?

Suo fratello le aveva detto che sarebbe tornato da lei?

Julian sapeva che non poteva tornare subito sulla terra.

Suo padre era andato a cercarlo proprio perché lo voleva accanto a sé.

Tornando, aveva salvato sia Max che Gaia, sapeva che era stata la scelta giusta, tuttavia, non si sentì sollevato per niente.

Essere nuovamente all'inferno, gli aveva procurato una strana sensazione.

Le emozioni che aveva provato sulla terra, si stavano dissipando velocemente, ma ciò che aveva provato per Gaia era ancora vivo dentro di lui.

Anche il bene che sentiva per Maximilian era rimasto illeso, ma sensazioni come gioia, tenerezza e perfino gelosia o fastidio stavano morendo.

Sarebbe tornato ad essere quello di sempre, un bastardo privo di sentimenti.

Julian si sentì sopraffatto dalla stanchezza e volò, letteralmente, al castello del Diavolo, spiegò le sue immense ali e si librò nel cielo grigio dell'inferno.

Aveva bisogno di dormire.

Quando si svegliò gli sembrò di essersi assentato per un eternità.

Uscì dalla sua stanza con passo sicuro, i servi si inchinarono al suo passaggio, Julian sbadigliò.

Appena fu lontano dagli sguardi di tutti, Julian si smaterializzò, per riapparire un istante dopo nel posto in cui un tempo suo padre gestiva gli uomini sulla terra, prima che i suoi occhi diventassero ciechi.

Julian fissò lo specchio d'acqua cristallina e vide la terra.

Chiuse gli occhi e si concentrò su Gaia.

Quando li riaprì la pozza stava trasmettendo l'immagine della ragazza.

Julian allungò la mano per toccarla e l'acqua distorse la figura della sua amata.

Deglutì.

Poteva guardarla, occuparsi di lei a distanza, ma non l'avrebbe più potuta toccare.

Aspettò con pazienza che le piccole onde, create dalla sua mano, si acquietassero, finché Gaia fu nuovamente nitida.

Quanti anni erano passati?

Il tempo all'Inferno trascorreva più velocemente che sulla terra.

I minuti erano giorni, i giorni erano mesi, i mesi anni, ma lui non ci aveva mai dato importanza, forte del fatto che poteva gestire passato, presente e futuro a suo piacimento, forte del fatto che lui era eterno.

Poteva ritornare nel passato, vivere il presente, sbirciare il futuro degli uomini.

Quando Julian guardava nella pozza che gli dava accesso alla terra, il tempo all'Inferno si congelava e i due mondi si allineavano.

Gli umani che aveva visto nella pozza erano perfetti estranei, non si era mai interessato alla vita di nessuno di loro.

Guardava e capiva chi di quelle persone sarebbe andata all'inferno, poi lo riferiva a suo padre.

Il Diavolo gli faceva passare ore e ore a scrutare la pozza, così il suo tempo l'aveva passato in quasi totale “armonia” con i mortali.

Non aveva mai capito l'importanza del tempo, perché chi come lui era un immortale, non ci faceva caso.

Non poteva capire che assentarsi per qualche ora per un uomo significava trascorrere mesi e mesi di vita e magari, al suo ritorno, quest'ultimo non c'era più.

Per la prima volta Julian si rese conto di quanta importanza avesse il tempo per gli umani.

Gaia si era tagliata i capelli. Le coprivano a malapena le orecchie ed erano scomposti in piccoli rossi ricci ribelli.

La corporatura era più matura.

Non era più l'adolescente che aveva lasciato: adesso era una donna.

Quanto tempo era passato?

Julian si prese il volto tra le mani con disperazione e, per la prima volta, si sentì impotente.

Aveva perso anni preziosi accanto alla donna che amava.

Chi era adesso Gaia?

Pensava ancora a lui?

Aveva un uomo al suo fianco?

Aveva condiviso con un altro ragazzo ciò che sarebbe dovuto essere suo?

Quel pensiero lo annientò.

Gaia stava passeggiando sola, per le strade della cittadina in cui aveva vissuto anche lui.

Era avvolta in un buffo cappotto a quadrettoni neri e bianchi e aveva una pesante borsa in jeans a tracolla.

Seguì il percorso della ragazza.

Gaia si fermò davanti ad uno stabile di pietra bianca.

Julian sapeva che era la sede dell'università di lettere e filosofia della sua città.

Era diventata grande.

La ragazza non entrò e si bloccò davanti al portone dell'edificio.

Rimase lì, in un angolino, come in attesa.

Dopo qualche minuto la vide sorridere.

Un ragazzo insignificante le si avvicinò e la baciò sulla bocca.

Julian fissò incredulo l'immagine dei due e si sentì crollare il mondo addosso.

Era passato pochissimo tempo per lui, mentre per Gaia erano trascorsi anni.

Per quanto questo pensiero dovesse farlo star meglio, si sentì invaso dalla nausea.

Immerse la mano dentro l'acqua e cancellò la visione, creando delle piccole onde.

Poi si concentrò su Gaia e cominciò a riguardare la vita del suo unico amore, dal momento in cui l'aveva abbandonata.

 

 

 

 

 

 
   
 
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