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Autore: B e t c h i    08/12/2015    2 recensioni
{ Raccolta a tema storico di Flashfic e Oneshot incentrata su Romano | Possibili accenni SpaMano | Missing Moments }
Romano.
Il problematico Sud Italia, nel cui sangue si fondevano le ardenti eredità arabe, normanne e spagnole.
Un sangue ricco il suo, che si arroventava nell’odio, bruciava nell’amore e si consumava nel sogno.
Willkommen in Napoli "La prima impressione che ebbe Austria entrando in Napoli, fu quella di giungere in una città sporca e maleodorante, affogata nell’afrore umano dei suoi abitanti.
Italia, al contrario, riconobbe in quella cittadina il luogo più festoso e colorato che avesse mai visto."

La Smorfia "La chiave dei sogni.
Romano la conosceva a memoria, applicandola su qualunque sogno o qualunque evento della vita reale.
Perché tutti gli avvenimenti, grandi o piccoli che siano, non accadono mai per caso, diceva."

Il morso della Tarantola "Era un dolore lancinante quello che provava Romano, partiva dalla testa e arrivava dritto al cuore e lui, Antonio, non se ne accorgeva se non in quei momenti in cui quella malattia latente emergeva violenta fino a tramortirlo."
| N.B. La Raccolta non segue un ordine cronologico. |
Genere: Sentimentale, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Questa "Sponda Sud" da scoprire '
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La Terra dei Limoni in Fiore

Willkommen in Napoli
 

 
Napoli, autunno 1713
La prima impressione che ebbe Austria entrando in Napoli, fu quella di giungere in una città sporca e maleodorante, affogata nell’afrore umano dei suoi abitanti.
Italia, al contrario, riconobbe in quella cittadina il luogo più festoso e colorato che avesse mai visto.
«La casa del mio fratellone è così allegra.» aveva detto con un risolino, dopo aver dato una sbirciatina furtiva dal finestrino della carrozza.
L’austriaco socchiuse gli occhi e scosse il capo. Ciò che Italia aveva definito “allegro” in realtà era -a suo dire- totalmente fuori controllo. 
L’assordante vociare che proveniva dall’esterno del cocchio, gli suggerì che probabilmente stavano attraversando una delle zone più importanti della tumultuosa cittadina.
I cavalli rallentarono il passo e Italia ne approfittò per tuffare nuovamente il naso fuori dalla carrozza; strinse le manine attorno al telaietto del finestrino e si sporse in avanti in modo da poter godere di una visuale migliore.
Tutto il viale era ostruito da un caotico mercato -allestito dai bottegai e dai rivenditori ambulanti-  in cui era possibile trovare tutto e il falso di tutto, dal cibo all’argenteria contraffatta.
Una sinfonia di aromi forti e contrastanti pizzicò le narici del piccolo Veneziano: l’odore del pepe pestato nel mortaio, del salame stagionato, del bucato e della conserva di pomodoro si mescolavano nell’aria satura di vita e tradizioni.
Austria sputò le sue lamentele contro il fazzoletto di stoffa che teneva premuto sul naso e sulla bocca, nauseato dall’invadenza di quel tanfo sempre più intenso e penetrante.
«Song’ arrivat gli austriaci!1»
La voce acuta di una donna si levò fra una folla di centomila e più bocche.
In quell’istante si verificò un’incredibile trasformazione: la gente che si ammassava sulla strada cominciò a defluire, alcuni mercati si dileguarono, altri –invece- si rifugiarono nelle botteghe che costeggiavano il viale.
Una vecchietta -rigorosamente vestita di nero- si alzò dalla sua seggiola e con uno scatto inaudito per la sua età afferrò i tarocchi che usava per prevedere il futuro delle persone e li nascose sotto la gonna lunga, per poi risedersi e tirare fuori un rosario cominciando a pregare ad alta voce.
Italia sbatacchiò le palpebre incredulo; in un attimo il  viale era stato sgombrato, e del grande mercato che lo animava non vi era rimasto che lo spettro.
Quel tratto di strada, si era trasformato in un campo deserto in cui spiccavano i colori sgargianti delle bucce d’arancia, delle foglie di cavolo e dei pomodori crepati.
«Assurdo!» Ad Austria tremò un sopracciglio. Ordinò al cocchiere di fermare il calesse e aprì lo sportello.
«Cosa significa questo?» aveva chiesto guardandosi intorno, senza abbandonare l’abitacolo sicuro della carrozza.
La risposta non tardò ad arrivare.
Un pomodoro marcio cercò di colpirlo  in pieno viso, ma gli passò sulla testa sfiorandogli il ciuffo ribelle. Il frutto si sfracellò contro il vessillo dell'Impero Austriaco, macchiandolo di rosso.
Roderich ne seguì la traiettoria, incontrando lo sguardo crucciato di un ragazzino che all’apparenza dimostrava avere sedici anni appena.
Grazie all’incredibile somiglianza con Veneziano, capì subito che si trattava del fratello.
Romano.
Il problematico Sud Italia, nel cui sangue si fondevano le ardenti eredità arabe, normanne e spagnole.
Un sangue ricco il suo, che si arroventava nell’odio, bruciava nell’amore e si consumava nel sogno.
Il ragazzino fece scoccare la lingua tra gli incisivi. Incrociò le braccia al petto e alzò il mento con fare altezzoso -restando a debita dall' austriaco.-
«Tornatene a casa! Voi crucchi non mi avrete mai,bastardi.» stese le braccia lungo i fianchi e strinse i pugni in una morsa ferrea « anche se quel coglione di Spagna ha firmato quel fottutissimo trattato2
Romano deglutì un groppo di saliva amara come fiele. Strinse le dita con più forza affondando le unghie nei palmi chiusi e le nocche sbiancarono.
La testolina di Veneziano, sbucò dietro la figura austera di Roderich. Gli occhietti ambrati si posarono sul corpo sciupato del fratello, di gran lunga più alto e sviluppato di lui che dimostrava avere non più di dieci anni.
Quando gli occhi verdi di Romano si spostarono nelle iridi del fratello, il minore ebbe un fremito.
Erano anni che non si vedevano. Voleva correre verso lui e abbracciarlo così forte da farlo arrossire in volto. 
Questo però non avvenne.
Lo sguardo di Romano era carico d'astio, rancore e delusione, e per un momento Veneziano ebbe paura.
Abbassò la testolina, e tornò a nascondersi dietro le gambe del suo padrone. L'entusiasmo che lo aveva pervaso all'idea di rincontrarlo, era stato smorzato dalla gelida folata della consapevolezza.
Solo lui riuscì a cogliere negli occhi del meridionale, il dolore che tormetava il suo animo.
Romano soffriva a causa dell'abbandono di colui che aveva promesso di proteggerlo fino alla fine. Soffriva perché infondo, Spagna era stato l'unico a dimostrare di tenere a lui, ed improvvisamente era scomparso.
Ma non come aveva fatto Nonno Roma, no. Era scomparso perché era stato lui a decidere di volersi allontanare.
O almeno così gli era stato detto.
Senza aggiungere altro, il ragazzino voltò i tacchi e imboccò una stradina stretta e angusta immersa nell'ombra dei palazzoni altissimi che la costeggiavano.
Veneziano, vide la mantellina marrone che ricadeva sulle spalle esili del fratello muoversi appena al passar del vento, poi la sua figura venne inghiottita dal buio di quel tetro sentiero.
Austria si passò una mano sugli occhi stanchi, mandando fuori un sospiro frustato.
Italia Romano avrebbe messo a dura prova il suo raffinato temperamento aristocratico.
 

Note di Betchi_
No, non mi convince. Proprio non mi scende giù, ma siccome nell'ultimo periodo non faccio altro che scrivere e  cancellare il tutto subito dopo, ho deciso che questa volta avrei pubblicato a prescidere dalla mia opinione.
Sarete voi a giudicare ^_^. Se mi lascerete almeno un parerino continuerò questa raccolta dedicata interamente a Romano.
So che dovrei aggiornare la long Sfiorivano le Viole, ma per via dei vari impegni scolastici che in questo periodo mi hanno tolto un sacco di tempo, non ho potuto dedicarmi alla stesura del nuovo capitolo.
Quindi ecco che, in una delle piccole pause che mi sono concessa, ho sfornato questa piccola flash che come effetto benefico ha solo lo stimolo della diuresi.
Bene, non so più che altro scrivere xD
Godetevi pure i chiarimenti di fine capitolo (?)

1- "Sono arrivati gli austriaci!"
2- Romano si riferisce al Trattato di Utrecht firmato tra il marzo e aprile del 1713, con la quale la Spagna cedeva all'Austria il regno di Napoli e quello di Sardegna, chiudendo il capitolo storico della guerra di successione spagnola.
   
 
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