Perduti nel turbinio di un bacio, dove latte e menta schioccavano tra di loro, dall'inesperta bocca di Yoichi alla vorace bocca di Yuu, la battaglia prese inizio. Lo spadaccino rilasciò il suo fendente più ardito, andando a lacerare vulcanicamente i lembi di pelle più intima e vergine del suo docile compagno, mentre l'arciere scoccava una frecciata fulminea dopo l'altra, quasi stesse abbeverandosi a quella fonte smeraldina. Danzavano per aria, imperturbabili, immersi in una lotta impari ove ogni dardo scagliato veniva spezzato dalla lama affamata, guadagnando terreno verso il cecchino che non poté far altro che sottomettersi a quella furia spavalda, lasciandosi smorzare il respiro dai colpi contundenti del suo dominatore, via via più atroci.

Fu un attimo: si ritrovò trafitto, da parte a parte, colmo del biancore del serafino, vinto.

Gemette dal dolore, mentre il moro, affondata la propria arma dove più gli aggradava, ne assalì ancora una volta l'oralità servendosi di una lingua lavica e lasciva, che non voleva lasciargli il tempo di utilizzare l'arco in alcun modo. Le braccia di Yoichi cedettero alla sua vittoria, e lasciò cadere il suo strumento, prossimo ad una morte orgasmica troppo potente per la sua frammentata sensibilità.

Il possesso sul destino del suo avversario si compì: Yuu ne uscì vittorioso.

Il campo di battaglia brillava del loro seme. L'arciere, sfinito, giaceva a terra. Lo spadaccino rivolse la sua spada demoniaca verso il cielo, poggiando un piede sulla vittima appena abbattuta. Il sole albeggiò dietro di lui.