Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: CattivoProfeta    08/12/2015    1 recensioni
Racconta il primo bacio di una ragazza dal punto di vista del ragazzo che l'ha baciata.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era lì. Lei era lì. Di fronte a me. Il suo seno contro il mio petto. Le sue mani stavano fra le mie. Mi guardava.
Non teneva i suoi occhi sui miei per molto. Mi regalava solo qualche attimo del suo sguardo.
Le sussurrai qualcosa, delle belle parole che mi uscivano spontaneamente dalla bocca. Facevano un viaggio diretto dalla fantasia alle labbra, senza alcuna deviazione per la strada della ragione.
Ero calmo, non avevo paura. Lei era lì ed era tutto quello di cui avevo bisogno.
Ero felice. La guardavo sorridere, tenevo la mia mano sul suo viso e la testa nei suoi capelli. Profumava di buono.
Mi sono dato un’occhiata dentro l’anima. Non riuscivo a trovare altro che felicità. Felicità. Credo di aver detto questa parola al suo orecchio tante volte, quella sera.
Decisi di abbracciarla e la strinsi forte a me, avrei voluto spaccarle le ossa fra le dita, ho desiderato essere l’uomo che l’avrebbe stretta più forte di tutti. Per sempre.
Ho sentito qualcosa salirmi su dallo stomaco. Mi sono chiesto cos’era e penso di essermi reso conto di voler diventare qualcuno di speciale per lei. E le ho chiesto di abbracciarmi ancora più forte. Volevo sentire di essere quello che lei desiderava. Volevo che lei sentisse che stavo diventando un ricordo indelebile nella sua mente, nella sua anima.
Lei era lì. Ho creduto che dentro di lei stesse nascendo qualche emozione. Mi piace pensare che stesse desiderando ciò che desideravo io.
Ho dato aria ai polmoni e le ho rigettato addosso i miei pensieri, dicendole che non ce la facevo più.
Non ce la facevo più a fare cosa?
Credo che lei l’abbia capito subito. Eravamo vicini, potevo sentire il suo respiro sul mio mento, che scendeva per un secondo sul mio collo e placava i brividi di freddo che salivano dalla base della schiena.
Freddo, ad Agosto.
Ci ho riflettuto sopra un solo istante. Avevo avuto un brivido di freddo, perché lei si era avvicinata a me ancora di più.
Cercai nelle tasche del mio cuore e della mia mente il coraggio di fare quel passo che le suggerii di compiere al posto mio. Lei non aveva voluto avvicinare il suo naso al mio. Mi disse che era difficile per lei.
E quindi cercai più affondo e trovai una briciola di baldanza e le misi la mano dietro la nuca con più decisione. Ma riuscii solo a toccarla con delicatezza e le accarezzai il viso.
Dentro di me avevo già deciso. Lei era lì ed io avrei fatto in modo che nella sua reminiscenza restasse lì per sempre.
Cosa decisi?
Niente.
A me piace pensare che fu lei a decidere che dovessi essere io l’uomo che l’avesse baciata per la prima volta.
Fu un secondo. Un attimo. Il tragitto di una stella cadente.
Mi avvicinai al suo viso e prima di chiudere i miei occhi, vidi i suoi chiudersi delicatamente.
Le mie labbra furono sulle sue. Una, due, tre volte.
Teneva la bocca stretta. Pensavo che l’avesse aperta per permettermi di baciarla più a fondo, di giocare con la sua lingua.
Arrivò un momento turpe. Mi staccai dalle sue labbra per suggerirle di socchiudere la bocca e le fui di nuovo vicino, in un istante. Non ricordo di averla vista con gli occhi aperti. La baciai, e lo feci ancora e ancora e ancora e ancora. Decisi di non dividermi più da lei. Mai.
Uscì dalla mia testa un pensiero. Ero Felice.
Ero felice e lei era lì. Era lì, di fronte a me. Lei, lei mi riportò nell’anima la sensazione della felicità.
Non avrei voluto essere da nessun’altra parte. Avevo il suo viso fra le mani. Avevo lei che mi cingeva la vita. In ogni senso.
Conclusi un bacio lunghissimo, a malincuore. E la guardai negli occhi. Era ancora più bella.
Era la più bella.
Le mie mani scivolarono sui suoi fianchi e le sue mani circondarono il mio collo. Quella sensazione mi fece impazzire.
Mi baciò.
Ed io impazzii ancora di più.
Guardai le stelle e decisi, quella notte di Agosto, che non l’avrei delusa mai. Decisi che non avrei fatto scendere lacrime di dolore sulle sue guance. Mai.
Non so con precisione quale minuto scoccò all’incontro dei nostri respiri. Mi piace pensare che le nostre labbra si fossero toccate alle 23 e 03.
Appena riprendemmo a parlare, sottovoce, i rumori della strada ripresero a rimbombare nelle mie orecchie e ritornai alla realtà.
E lei era lì. Era lì, di fronte a me.
Sorrideva.
Non stavo sognando quella notte del 26.
Ero sveglio, ero vivo.
E lei era lì.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: CattivoProfeta