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Autore: eugeal    08/12/2015    1 recensioni
Questa storia fa parte della serie "From Ashes" e la trama continua dopo gli eventi delle storie "A World That Will Not Turn to Ash" e "The Nightwatchman". Per evitare spoiler, leggete prima le altre due fanfiction.
Il fuoco può ridurre tutto in cenere, ma a volte si può rinascere dalle proprie ceneri e, se si riesce a passare attraverso le fiamme senza bruciare, spesso se ne esce temprati.
Guy di Gisborne lo ha scoperto nel modo più duro ed è sopravvissuto, ma sarà abbastanza forte per affrontare le nuove sfide che lo aspettano?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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- Marian?
Guy aprì gli occhi sentendosi scuotere e per la seconda volta nel giro di pochi giorni si ritrovò a fissare il volto di Robin Hood.
- Quasi. Lei è su quella sedia nell'angolo, si è addormentata poco fa dopo averti vegliato per tutta la notte.
Guy cercò di alzarsi a sedere per guardarla, ma rinunciò subito con un gemito di dolore.
- Sto morendo, Hood? Mi fa male ovunque.
Robin lo fissò, inarcando un sopracciglio.
- Stai fin troppo bene considerando quello che hai fatto. Sei pieno di scottature, tagli e lividi, ma a quanto pare non hai nulla di rotto, né ferite troppo gravi. - Robin tornò a stendersi sul proprio letto, accanto a quello di Guy e incrociò le braccia dietro la nuca con un sospiro. - Io invece mi sono rotto una gamba.
- Guy? - Marian si svegliò sentendoli parlare e si alzò di scatto, inginocchiandosi accanto al letto del marito con le lacrime agli occhi. - Guy! Sei sveglio! Come ti senti?
Gisborne le sorrise.
- Abbastanza dolorante, ma pare che sopravviverò.
Marian lo fissò.
- C'è un punto che non ti fa male?
Guy si indicò la guancia con un sorriso compiaciuto, aspettandosi un bacio da parte della ragazza e si lasciò sfuggire un guaito di dolore e sorpresa quando invece Marian lo colpì con uno schiaffo ben assestato.
- Stupido! Non azzardarti mai più a fare una cosa del genere, razza di cretino incosciente! Credevo che saresti morto! Idiota e pazzo!
La ragazza scoppiò in lacrime e scappò dalla stanza singhiozzando.
Guy restò a fissare la porta da cui era sparita, allibito, mentre Robin si ritrovò a sghignazzare divertito.
- Ha dimenticato “imbecille” e “mentecatto”, direi. Per il resto ha espresso perfettamente i sentimenti di tutti noi quando ti abbiamo visto saltare tra le fiamme. Davvero, Gisborne, se questo è l'effetto che ti fa esagerare con il vino, ricordami di tenerti lontano dalle taverne d'ora in poi.
- Non l'ho fatto perché ero ubriaco! - Protestò Guy.
- Come ti è saltato in mente allora? Sei vivo per miracolo. Perché hai corso un rischio del genere? A te non importa così tanto della vita di re Riccardo...
Gisborne non era certo nemmeno lui della risposta.
- Non lo so. Ma non potevo restare a guardare mentre qualcuno bruciava vivo, non di nuovo. Non l'ho fatto perché era il re. Almeno è sopravvissuto?
- Con meno danni di te, direi. Sei completamente pazzo, Gisborne, ma puoi considerarti un eroe.
Guy ripensò al modo irrispettoso con cui si era rivolto al sovrano e dubitò che re Riccardo potesse pensarla come Robin. Sarebbe stato fortunato a non essere fustigato e cacciato in esilio, pensò tetramente.
Non fece in tempo a esprimere i propri dubbi a Robin perché la porta si aprì di colpo e Isabella entrò nella stanza, angosciata. Guardò il fratello e corse ad abbracciarlo.
- Guy! Sei vivo!
Robin vide la smorfia di dolore sul viso dell'amico quando Isabella lo strinse troppo forte.
- È vivo, almeno finché non sarete voi ragazze a ucciderlo.
Isabella lo lasciò andare, un po' imbarazzata.
- Scusa. Ho visto Marian scappare dalla vostra stanza in lacrime e ho avuto paura che ti fosse successo qualcosa…
Gisborne sospirò, pensando allo schiaffo di Marian, ma sorrise alla sorella per rassicurarla.
- Come ha detto Robin, sopravviverò. Forse dovrei andare da Marian…
Fece un altro tentativo di alzarsi, ma Isabella lo bloccò.
- Resta a letto, non mi sembri abbastanza in forma per andare in giro.
- O per prendere altri schiaffi. - Aggiunse Robin ridacchiando. - Finché non si calmerà un po' credo che sia meglio restarle alla larga.
- Ma…
- Fidati, Gisborne. - Disse Robin con un brivido. - Tu non hai idea di quanto fosse furiosa quella volta che ti avevo ferito per errore con una freccia. Non è qualcosa che vuoi affrontare. Lascia che si calmi, sarà meglio per entrambi.
- Le parlerò io. - Promise Isabella, poi guardò Robin e gli sorrise timidamente. - Tu come stai? La gamba ti fa molto male?
Robin, che fino a quel momento era sembrato più che in forma, si abbandonò sui cuscini con aria sofferente.
- Non preoccuparti per me. - Disse con aria stoica. - Posso sopportarlo…
Isabella si avvicinò a Robin per sistemargli meglio i cuscini e per rinfrescargli il viso con un panno bagnato e Guy li osservò con uno sguardo a metà tra divertimento e disgusto.
- Se dovete proprio amoreggiare, io torno a dormire. Fatelo a bassa voce, almeno.
Si girò cautamente sul fianco che gli faceva meno male e si tirò la coperta sulla testa, poi chiuse gli occhi e sprofondò di nuovo in un sonno sfinito.

Allan fissò Marian e scosse la testa.
- Dico davvero, ora potresti anche chiedere a lui come sta. Sono tre giorni che ti rifiuti di rivolgergli la parola…
La ragazza lo guardò, irritata.
- Poteva morire, non te ne rendi conto? E ora parla e dimmi se le ferite stanno guarendo.
Allan fece un passo indietro e indicò un punto alle spalle di Marian.
- Chiedilo direttamente a Giz. - Disse, poi si dileguò mentre la ragazza si voltava a guardare.
Marian vide Guy che stava camminando verso di lei e per un attimo rischiò di sorridere di gioia: se era in piedi voleva dire che stava meglio. Poi ricordò di essere ancora arrabbiata con lui per il rischio che aveva corso e gli voltò le spalle, iniziando ad allontanarsi.
- Marian, aspetta! Ti prego.
La ragazza fu tentata di ignorarlo, ma non ne ebbe il coraggio. Da tre giorni non desiderava altro che abbracciarlo per convincersi che era davvero vivo, ma il suo orgoglio e il ricordo del dolore straziante che aveva provato vedendolo gettarsi tra le fiamme glielo avevano impedito.
Si fermò e attese che Guy la raggiungesse.
- Mi dispiace. Davvero. - La supplicò Guy, appoggiandole una mano sulla spalla. - Non volevo farti soffrire.
La ragazza si voltò a guardarlo con le lacrime agli occhi.
- Hai la minima idea di come mi sono sentita? Un attimo prima eri accanto a me e quello dopo ti sei gettato tra le fiamme come un pazzo scriteriato! Ero certa che saresti morto! Quando sei entrato in quella casa ho pensato che ormai era tutto finito, che io ormai ero una vedova e tuo figlio un orfano!
Marian crollò in un pianto disperato e Guy la prese tra le braccia accarezzandola piano per consolarla.
- Perdonami… Ho agito d'impulso e non avrei dovuto farlo. Avrei dovuto pensare a voi, riflettere prima di mettermi in quella situazione… Hai ragione, Marian, sono un idiota.
La ragazza singhiozzò, stretta a lui.
- Sì, lo sei. Da quando sei diventato così devoto al re, poi? Ti ha tolto tutto e tu ti getti nel fuoco per lui. Forse è vero che hai passato troppo tempo con Robin.
Guy sorrise all'ultima frase e la baciò sui capelli.
- La cosa assurda è che non mi importa un accidente di tutti questi intrighi politici e di chi sta sul trono, io vorrei solo vivere in pace con la mia famiglia. Ma non sopportavo l'idea che un uomo potesse morire tra le fiamme in quel modo orrendo, nello stesso modo in cui è morta mia madre…
Marian alzò lo sguardo sul suo viso e gli accarezzò la guancia con la mano. Aveva il volto ancora segnato da graffi e scottature e un taglio quasi rimarginato sulla fronte dove era stato colpito dallo zoccolo del cavallo. La ragazza sapeva che anche il resto del corpo di Guy non doveva essere in condizioni migliori.
- Guarda come ti sei ridotto… - Sussurrò, addolcendo il tono. - Fa ancora molto male?
Guy alzò le spalle.
- Un po', ma sta guarendo, tra qualche giorno starò meglio di prima. - Le sorrise, un po' timidamente. - Però forse Isabella ha ragione quando dice di aver preso anche la mia parte d'intelligenza. Devo ammettere che è da imbecilli entrare in una casa incendiata per salvare un re di cui non mi importa un fico secco. Sinceramente, Marian, finché non interferirà con la nostra vita non mi importa che re Riccardo sia vivo o morto, spero solo di non dover avere ancora a che fare con lui. Voglio solo tornare in Inghilterra e vivere con te e Seth.
- Gisborne!
Guy e Marian si voltarono di scatto nel sentire quella voce autoritaria alle loro spalle e crollarono in ginocchio nel ritrovarsi di fronte al re.
Guy impallidì, rendendosi conto che il sovrano doveva aver sentito il suo discorso.
- Sire… Non intendevo…
- Siete stato perfettamente chiaro invece. Non vi importa chi siede sul trono? Quattro anni fa non la pensavate così.
- Quattro anni fa ero più sciocco di quanto non lo sia ora. Credevo di volere il potere e di poterlo ottenere in quel modo.
- E ora?
- Probabilmente sono sempre uno sciocco, ma ci sono cose che reputo più importanti.
- Come la vostra famiglia?
- Sì, Vostra Maestà.
- E non vi importa chi regna finché non tocca i vostri interessi…
Guy chinò la testa, senza sapere cosa rispondere.
- Io… Sire… Mi dispiace…
- A me no. Preferisco la vostra brutale sincerità a una falsa adulazione, almeno so cosa aspettarmi da voi.
Il re lo guardò con un'espressione impenetrabile.
- Oggi digiunerete in segno di penitenza e passerete la notte nella cappella in veglia e preghiera.
Guy lo guardò, stupito, poi annuì.
- Sì, Vostra Maestà. - Disse docilmente e Re Riccardo si allontanò, lasciando Guy e Marian inginocchiati a terra.
La ragazza sospirò, aiutando Guy a rialzarsi.
- Mi dispiace, non mi ero accorta della sua presenza e ora ti ha punito di nuovo...
Gisborne scosse la testa.
- È stato imprudente da parte mia parlare così e il re è stato fin troppo generoso.
- Non dimenticare che lo hai salvato. Ora che farai?
- Non ho molta scelta, non trovi? Digiunerò e veglierò e poi cercherò di tenermi alla larga dal re finché non saremo su una nave diretta verso casa.
   
 
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