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Autore: Axia    04/03/2009    5 recensioni
Spoiler della quarta stagione, ambientata dopo la puntata Sex and Violence [4x14]; seguito della mia precedente fiction Distraction in the Night. Questa volta nel bel mezzo dell'Arizona i ragazzi si perdono e complici voci vacue e la rabbia repressa da mesi, fra Dean e Sam esplode una lite che porterà il loro rapporto al limite.
Intanto Dean verrà accerchiato da un nugolo di angeli dediti allo stalking.
Genere: Triste, Malinconico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Angels in the Night

 

 

 

 

 

Disclaimer:  i personaggi sottocitati appartengono a Eric Kripke e alla serie Supernatural. Questa opera non ha scopo di lucro.
Avviso: Si tratta della mia prima fiction su Supernatural, scritta dopo la visione e gli avvenimenti della puntata Sex and Violence [ 4x14 ], con numerosi spoiler della quarta stagione. Lettore avvisato mezzo salvato.
Ultima shot dopo Evil in the Night e Distraction in the Night.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angels in the Night

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come era finito a detestare anche l’Arizona Dean Winchester non sapeva dirlo.

O forse si, se faceva un’analisi più attenta avrebbe saputo dire perchè la sola idea di restare su quelle strade polverose ancora per un altro giorno lo stesse mandando al manicomio.

Semplice. Usciti da Phoenix da più di ventiquattro ore lui e Sam si erano persi.

E adesso erano in mezzo al fantastico nulla, in una sorta di prateria del cazzo e alla sua piccola si era sgonfiata una ruota. Fossero stati vicini al Grand Canyon ci si sarebbe buttato dentro e magari era pure probabile che non fossero poi così lontani.

Per lui sarebbe stata la prima volta. Non appena gli fosse passato il nervoso ci si sarebbe diretto, con o senza l’approvazione di Sammy.

Per quel che gl’importava dopo quasi due mesi di malcelato cattivo umore che sconfinava nel tossico aveva tutta l’intenzione di godersi una scampagnata decente. Certo, ammesso che prima o poi avessero risolto la situazione con la sua piccola e con i demoni di Lilith che li rincorrevano da Phoenix.

Era quasi il tramonto e non si era vista una macchina per ore, a parte un camionista dai dubbi gusti che aveva squadrato lui e Sam con un tale sguardo lascivo da fargli passare la voglia di chiedere qualsiasi tipo di aiuto. Il tipo gli aveva pure proposto una ruota in cambio di mezz’ora con suo fratello.

L’unica parte divertente era stata la faccia di Sam. Ora però il divertimento era definitivamente svanito: ancora dieci minuti e si sarebbe buttato per terra, lo giurava.

Chiuse la portiera con un colpo secco e si rimise piegato sul carburatore, imprecando.

Sam gli passò accanto e gli dette una birra forse sperando di tenerlo buono ancora per qualche minuto prima che desse definitivamente i numeri.

- Tieni. E’ inutile, non è solo ruota.-

- Come se non lo sapessi visto che ho la testa infilata qui dentro.- replicò Dean rabbioso, provando l’istinto irrefrenabile di colpire suo fratello col crick, giusto per sentire qualche rumore che non fosse quel cigolio angosciante che proveniva dall’Impala.

Ok, ne era consapevole.

Non ne poteva più. E la gente non ne poteva più di lui. Maltrattava i tizi dei motel, sbraitava al telefono con Bobby quando chiamava per sapere se si erano staccati la testa, ignorava le cameriere allegre e nei bar quasi scatenava rissa ogni notte.

Ok, era diventato un rognoso bastardo. E allora?

Aveva i nervi a fior di pelle da non sapeva più nemmeno lui quando e la parte peggiore era che niente e nessuno, neanche una bella sbronza, erano ancora riusciti a calmarlo.

Stava impazzendo, ribollendo di rabbia e frustrazione e nemmeno lui sapeva perché.

- Ho chiamato il carro attrezzi.- continuò Sam con voce quasi timida, girandosi la bottiglia fra le dita - Il tizio ha detto che non riuscirà a raggiungerci prima di domani mattina sul presto.-

E poi quelle notizie sempre migliori.

Prima il sigillo a Phoenix dove Lilith li aveva aspettati al varco, facendosi una bella chiacchierata con Sam di cui, come sempre, suo fratello l’aveva tenuto all’oscuro pensando che lui non se ne fosse accorto.

Poi la tassa esorbitante per la stanza del motel in cui avevano accidentalmente dato fuoco al bagno, maledetti rituali contro gli spiriti!, e per concludere incubi, incubi e ancora incubi.

Ma non bastava ancora. Nossignore!

- Non dirmelo.- sussurrò trattenendosi.

- Dobbiamo accamparci Dean, mi spiace.-

- Oh, che cazzo!- urlò verso il cielo dove iniziava a spuntare qualche timida stella, tirando il crick in mezzo a pochi e radi cespugli di erba alta - Ma dai!-

No, non se ne parlava neanche.

Soli e in mezzo al nulla dopo aver impedito che si spaccasse un Sigillo giusto ventiquattro ore prima? Con Lilith ancora alle calcagna?

Tanto valeva che si mettessero un bersaglio sul culo, accidenti.

Dean chiuse il cofano inferocito e ci si sedette, quasi buttando giù tutta la birra in appena due sorsi.

Sam gli restò accanto, guardando il sole che tramontava.

- E non abbiamo neanche la cena.- aggiunse.

Dean gli scoccò uno sguardo sufficientemente nero e si aprì un’altra bottiglia. Tanto valeva ridursi elegantemente sbronzi, cercare davvero il Grand Canyon e buttarcisi dentro, stile Thelma e Louise.

O chiamare Ruby e dirle di portare delle patatine.

Quella compariva sempre quando uno meno la voleva, chissà se Sam le mandava dei segnali di fumo per chiamarla. Anche perchè lì in mezzo il cellulare aveva smesso di avere campo mezz’ora prima, tanto che Sam aveva dovuto camminare un bel po’ (schivando il camionista pervertito) per riuscire a chiamare l’assistenza stradale.

- Odio l’Arizona.- se ne uscì.

- Sei sempre di pessimo umore di recente.-

Un’altra occhiata ammonitrice che Sam ignorò - Non che tu non abbia diritto ad avere i coglioni girati fratellino, ma è da più di un mese che ovunque andiamo trovi qualcosa che ti urta. Nel Wyoming era la nebbia...-

E pure quella che ti ripassi.

-...nel Montana ci ha beccato Alastair...-

Ma se neanche l'hai visto bene in faccia.

-...e quando siamo stati a Phoenix sobbalzavi a ogni angolo, come se ti sentissi braccato.- concluse Sam con un risolino - Hai paura che qualcuno ci segua?-

- Non ci provare nemmeno, non ho paura.- rispose un po’ troppo bruscamente e Sam chinò la testa – E’ che...ho visto Cas.-

- Hai visto Castiel?- allibì suo fratello - Perchè diavolo non me l’hai detto?-

- Non era venuto per degli ordini.- si limitò a dire, vedendo l'altro mordersi il labbro. Ma si, perchè rompere sulla segretezza quando erano quei piccoli segreti che a poco a poco ogni giorno li facevano a pezzi?

Erano già a pezzi. Era tutto in frantumi.

Era passato più di un mese dalla caccia alle sirene e avevano dormito in posti ben più isolati. Com’era possibile che proprio quella notte trovasse intollerabile stare insieme?

- Accendo un fuoco prima che faccia buio.- disse Sam allontanandosi.

In fondo erano in mezzo a una prateria con tre peli d’erba qua e là. Fosse arrivato un plotone di succubi di Lilith se ne sarebbero accorti no?

Se mi allontano abbastanza magari mi perdo davvero, bofonchiò Dean a se stesso, guardandosi attorno.

O forse sarebbe arrivata Ruby con la Devil Mobile.

Un’occhiata dall’alto in quel momento sarebbe stata utile, non che pregasse per un eli soccorso celeste, però che cavolo...aveva un buco nella coscia, un polso semi slogato e tre segni di frusta sulla schiena, anche se non sapeva bene con cosa fosse stato colpito mentre tentava di lottare per il Sigillo con tre stupidissimi demoni alle sue costole armati di spranghe.

Sapeva solo che per una volta quella stronza di Lilith era tornata a casa senza premio e la cosa lo faceva godere notevolmente.

- E come al solito a coprire i sigilli eravamo solo noi due fessi.- mugugnò Dean a voce alta, guardando in aria con sfida - Là sopra siete veramente dei coglioni, lo sapete? Si, soldati, come no...non ho visto piume ieri quando a momenti finivo con una gamba in meno.-

- E se non la pianti di parlare da solo potrebbero anche prenderti per pazzo, Dean Winchester.-

Fermi tutti.

Oh no.

Dean scese dall’Impala con un balzo, girando su se stesso a centottanta gradi. Nessuno.

Non una macchina o una vacca nella prateria. C’era solo Sam più avanti che si affrettò a raggiungere, dandogli uno scossone.

- Hai sentito?!-

- Sentito cosa?-

- Prima qualcuno ha parlato!-

Sam si alzò, buttando un occhio in giro.

- Qui non c’è nessuno.-

- Ma dai? Era una voce lontana ma mi hanno chiamato per nome!-

Sam arcuò le sopracciglia così tanto che Dean per un attimo credette di vederle scomparire entrambe sotto l’attaccatura dei capelli.

- Basta con la birra.-

- Sam non scherzo.-

- Nemmeno io. Basta birra a stomaco vuoto. Tieni.- gli lanciò una merendina, come un bambino deficiente - Mangia e siediti vicino al fuoco, penso che da queste parti ci siano dei coyote.-

- E non solo quelli, qualcuno mi ha parlato!-

Ancora quell’aria come se stesse impazzendo. Facendosi un paio di calcoli mentali si chiese se si stesse comportando in modo bislacco dal giorno in cui era tornato dall’Inferno, ma continuava a vestirsi da solo, a mangiare da solo, non camminava al contrario e non molestava i passanti. Ok, forse non faceva più sesso e insultava il prossimo quando riceveva uno spintone per strada o in un pub per motociclisti, però a Dean non sembrava di dare segni di demenza precoce, ma nonostante questo suo fratello a volte restava a fissarlo per minuti interi, indisponendolo da morire, e sempre come se cercasse di coglierlo sul fatto. Ma quale fatto?

- Non ti fidi di tuo fratello Dean Winchester?-

Ora ne era sicuro. Chi era il bastardo che si divertiva? Non era la voce di Uriel e Cas compariva quando gli andava, forse pensando che il suo “Sparisci non voglio mai più rivederti!” equivalesse a un affettuoso “Quanto mi manchi quando non ci sei!”.

Guardingo si buttò a sedere accanto al fuoco, scartando la merendina, ma senza degnarla di attenzione cosa che invece attirò quella di Sam.

Senza smettere di aizzare il fuoco il più giovane si infilò una felpa e si mise seduto, la fronte aggrottata, un’aria perplessa, la bocca schiusa pronta a fare domande.

Era normale che suo fratello da settimane sobbalzasse anche quando era lui a chiamarlo?

Era normale che abbaiasse a chiunque gli apparisse alle spalle? Un comportamento simile avrebbe potuto aspettarselo non appena tornato dall’Inferno, quindi perché ora si comportava in quel modo? Probabilmente non gli aveva detto tutto riguardo a Castiel e al loro ultimo incontro.

Chiedergli delucidazioni però sarebbe equivalso a rievocare la notte dell’apparizione di Alastair e Sam era più che convinto che nonostante la facilità con cui ora si riferivano entrambi a quel demone, per Dean fosse una pugnalata ricordare anche solo il suo nome.

Tossicchiando per richiamare il fratello, Sam gli porse una barretta energetica che venne nuovamente snobbata e allora s’indispose, pensando al peggio.

- Ok, va bene.- sbottò mettendosi comodo – Dean, parla. Se sai qualcosa, qualcosa del tipo “stiamo per essere circondati” forse è meglio che lo dici adesso, così posso prepararmi e...-

- E cosa? Tirare fuori le tue magie?-

Ed eccolo.

Ci era arrivato finalmente.

Il bello era che da qualche tempo Dean non evitava più neanche gli scontri diretti. Fra loro due era sempre stato lui quello più paziente, quello più attento a non ferire i suoi sentimenti. Un tempo era stato così. Un tempo Dean era stato diverso, era stato sempre un padre, prima che un fratello maggiore.

Al momento Sam si ritrovava a far fronte a un estraneo.

Serrò le mascelle e si impose calma.

- Se servisse si.- asserì Sam – Perché non ammetti che sono utili? Ci hanno salvato la pelle in più di un’occasione.-

- A me la pelle ce l’hanno fatta lasciare Sammy, grazie.-

Un pugno nello stomaco l’avrebbe sorpreso di meno.

Un secchiello d’acqua ghiacciata, un improvviso reclutamento nella causa repubblicana.

Dean era sempre stato tante cose per Sam, ma non aveva mai sputato cattiverie gratuite.

Non era mai stato cattivo per il gusto di esserlo.

Solitamente...quel comportamento era più da lui, che parlava e sputava stronzate ben sapendo che tanto suo fratello maggiore l’avrebbe perdonato, sempre e comunque.

Ma ricordargli quei quattro mesi...oh, aveva centrato il bersaglio.

Ce n’era voluto, ma finalmente ce l’avevano fatta.

Sam serrò per un attimo le mani sulle rotule prima di alzarsi in piedi.

Dall’alto fissò Dean attentamente, appena conscio che suo fratello non faceva nulla per seguire i suoi momenti. Mangiava svogliato, beveva birra. E fissava il fuoco.

Da come osservava quel piccolo falò sembrava pronto a buttarcisi dentro.

- Se vuoi insultarmi fa pure.- si ritrovò a dire, a stento riconoscendo la sua voce – Ma non ti azzardare più a nominarmi quella notte Dean o giuro che...-

- Cosa?-

Dean piegò un istantaneo ghigno, fuggevole.

Finalmente lo guardò in faccia, alzandosi in piedi a sua volta – Cosa Sam? Che vuoi farmi? Ah già, dimenticavo. Tu sei Superman vero? Più forte, più intelligente...io ti sto fra i piedi, perché tu ora i demoni li uccidi solo col pensiero.- sibilò crudelmente schioccandogli due dita di fronte al naso, tornando a ridere – Tu neanche sai com’è un vero demone. Parli quattro volte in vita tua con Lilith e sei diventato l’esperto di zona. O forse Ruby non ti insegna a usare solo i tuoi poteri?-

Il piacere di ferire...di fare del male.

Forse non aveva fra le mani un coltello ma Dean provò una sensazione che non gli era sconosciuta.

Per un momento sentì il calore del fuoco sulla pelle e si fece indietro.

Un passo e un altro ancora. Raggiunse l’Impala e afferrò la giacca.

- Dove diavolo pensi di andare?!-

Uno strattone e Dean si liberò dalla morsa ferrea del fratello, ritrovandosi ad affrontarlo.

Cavolo, con o senza le sirene Sammy sapeva esattamente che sguardo mettere su per incominciare la giostra.

- Non mi toccare.- ringhiò scostandosi da lui.

- Perché? Già, ti faccio schifo adesso...-

- Non dire stronzate. Guardati allo specchio e risponditi da solo.-

- Perché?- Sam lo inseguì, senza mollarlo di un passo – Perché sono sceso a patti con me stesso intendi? O solo perché ti mento? Non lo faccio più adesso, lo sai!-

- Già, fai tutto sotto al mio naso. E’ perfetto Sam, veramente grande.-

- Cosa pretendi da me eh? Vuoi delle scuse?-

- Per che cosa dovresti scusarti?-

Sam rimase impalato, restando a fissarlo mentre si infilava la giacca, prima un braccio e poi l’altro. Iniziava a fare freddo. Dubbioso, cercò di leggere sul suo viso ma in Dean non vide nulla.

Rabbia nascosta forse, pronta a esplodere, ma nascosta.

Chiusa in fondo a un buco nero, asserragliata dentro a una gabbia che la conteneva.

Sotto miriadi di catene e lucchetti.

- Mi prendi in giro adesso?-

- No Sammy. Ti sto dicendo di fare quello che vuoi. Sei un adulto. Sei grande e intelligente...-

- Dean non ricominciare. Lo sai che quelle sirene...-

- ...e sai bene quali sono i tuoi limiti. Ognuno di noi ha i suoi. I miei sono questi. Anzi...- additò ai loro piedi, sogghignando amaro – Erano, poi come ben sai tutto è relativo alla merda in cui nuoti.-

- O in cui io ti ho fatto nuotare, è questo che intendi?-

- Non ho detto questo.-

- Me l’hai detto prima, bastardo!- Sam lo riprese, strattonandolo per il bavero e sbattendolo contro un fianco dell’Impala – Vieni a farmi tanti bei discorsi su questa indipendenza che vorresti concedermi, grazie tante, e tu continui imperterrito a guardarmi come se fossi un mostro. E’ da mesi che lo fai, da quando hai scoperto cosa so fare!-

- E’ da mesi che mi menti.- ringhiò Dean a bassa voce, afferrandolo per i polsi – E se non ti togli di dosso Sammy, giuro sul Dio in cui tanto credi che per te stanotte finisce male.-

- E’ così dunque adesso? Non riusciremo più a parlare?-

- Parlare di cosa? Di che cosa vuoi parlare?- una risata e Dean lo spinse indietro, senza usare molta energia, come se fosse stato un gioco – Ci siamo detti tutto Sammy. Io all’Inferno, tu qua a lavorare con Ruby e sui tuoi poteri.-

- Quindi pensi che ti ho tradito, giusto? Ti ho deluso! Bhè, sai una cosa?- lo riprese per la spalla, vedendolo girarsi senza considerazione e allora esplose, la voce si fece alta, ridondante in mezzo a quel deserto di polvere e pochi fili d’erba, sotto un cielo di stelle vivide – Sono stufo, stufo di questa tua fottuta supponenza! Mi hai lasciato da solo per quattro mesi Dean, quattro! Sono rimasto per un giorno intero accanto a te dopo che i Black Dogs ti avevano fatto a pezzi, sono stato io a pulire tutto il sangue che avevi addosso, io a scavarti la fossa, io a mettertici dentro...io a lasciarti lassù, sperando come un idiota di poterti riportare indietro! TU mi hai lasciato da solo! Sei stato tu!-

Sei stato tu...

C’ero io a guardare quell’orologio insieme a te quella notte.

C’ero io a vedere il tempo scorrere, il tuo tempo. Il nostro tempo.

E non ho fatto nulla.

Il tuo inferno è stato unicamente una conseguenza del mio fare niente.

Dean lo fissò ancora qualche istante, quindi senza una parola gli girò le spalle. S’incamminò, si allontanò nel buio.

- Dove vai?-

- All’inferno. Ovunque è meglio di qui.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Camminava senza meta, fra agglomerati di rocce e terreno sabbioso.

C’erano delle buche, quando poteva le evitava. A volte ci inciampava, finendoci dentro.

Provò un forte dolore al ginocchio destro e si rimise in piedi, riprendendo a camminare alla cieca, fitte ovunque.

La storia della sua vita.

Potevano essere passate ore come pochi minuti.

Sentì dei passi ma non si fermò, continuò dritto, ora la vista leggermente sfocata.

- Dean.-

Un passo davanti all’altro, destra, sinistra, destra, sinistra...

Prese un’altra buca, forse la tana di un coyote e imprecò, restando per qualche momento piegato su se stesso.

- Dean.-

- Vattene.-

- Dean.-

- Sei l’ultimo che voglio vedere. Meglio Alastair, anzi...meglio Lilith!- si rialzò incurante del sangue sui palmi escoriati – Potrei almeno riderle in faccia. Con te invece non si può mai ridere.-

Più che una risata ciò che gli uscì dalla gola fu un lamento, breve e secco.

Lo squassò tutto.

Si trascinò come un verme, si sentiva un verme, fino a una roccia e ci si appoggiò, gli avambracci sulle rotule, la testa china.

Castiel si fermò di fronte a lui, immobile, silente.

- Perché io Cas?- sussurrò Dean in un flebile gemito – Perché io?-

L’angelo non aprì bocca, scrutandolo dall’alto in basso.

- Laggiù c’è mio fratello. Ed è una brava persona...cioè, voglio dire...lui crede in Dio, prega...aiuta le nonne ad attraversare la strada e si è infilato in questa crociata con propositi decisamente più decenti dei miei. Voglio dire...Sammy ha una morale, non frega la gente, non passa sulla faccia del prossimo, non ha torturato mezzo Inferno sghignazzando come un bambino su un formicaio armato di lente...- alzò gli occhi verdi, umidi e vitrei, osservandolo sinceramente curioso, disperatamente alla ricerca di una risposta – Allora perché io? Perché perdi tempo con uno come me? Là c’è mio fratello, dannazione! Il mio fratellino! E ha sangue di demone dentro!-

Il dolore divenne atroce.

Dalle mani, dalle ginocchia, dal cuore.

- Perché io dannazione?!- urlò con voce rauca – Quando c’è qualcuno che merita davvero l’aiuto di voi fottuti angeli?! Perché io e non lui?-

La sua vista peggiorò.

Ora Castiel era solo una macchia indistinta, un contorno vago nell’ombra.

La sua voce però giunse nitida, serena come sempre, profonda come l’abisso.

Ricordava di averla sentita, diversa forse, ma sempre uguale.

Laggiù in quell’antro buio di fiamme in cui era stato rinchiuso, fra grida e sangue, fra torture e lamenti.

- Dean, anteporre tuo fratello a te stesso ti scaverà la fossa una seconda volta.-

- Fanculo, tu che blateri sempre dei tuoi fratelli dovresti sapere di cosa parlo.-

- Non è il sangue che ci rende fratelli, Dean Winchester.-

Un brivido viscido gli corse lungo la schiena e balzò in piedi, guardandosi attorno allarmato.

Il fatto che Castiel non avesse mosso un muscolo non fece che rafforzare i suoi dubbi.

Girando su se stesso Dean finalmente mise a fuoco qualcosa.

Nella notte, a metri di distanza, c’erano due sagome scure.

Una accanto all’altra. Due figure solide, una seduta su un masso, l’altra in piedi.

Fra loro scintillava un qualcosa di metallico.

- Chi diavolo sono?- ringhiò Dean rabbioso – Sono loro che mi parlano?-

- E’ un grande onore Dean.-

Castiel gli fu a fianco, per nulla teso, ma in una insolita postura di rispetto.

- Non scendono sulla Terra da secoli e secoli.-

- Allora ti sei portato compagnia.-

- Sono Arcangeli Dean. Raphael e Michael. Michael ha espresso il desiderio di conoscerti.-

- Parlandomi all’orecchio come un maniaco?- sbottò Dean furente.

- Castiel, avevi ragione. L’umano ha del potenziale.-

- Senti, lurido figlio di...-

Castiel fermò quell’esplosione di collera sul nascere, afferrando il cacciatore per un gomito e trascinandolo un poco lontano. La sua presa ferrea quasi gli strappò un gemito.

- Dean. Michael non è Uriel.-

- Ringraziamo il Cielo.- dissero due voci maschili in coro.

- E’ il nostro Generale, il capo di tutti gli angeli. Rispetta almeno questo.- sentenziò Castiel, mentre Dean continuava a guardarsi alle spalle – Voleva solo vederti, nulla di più. I tempi non sono ancora maturi.-

- Ce ne sono altri?-

- Uno dei nostri fratelli è con Sam adesso.-

- Che cosa?!- sbraitò Dean allibito – Il mondo è pieno di demoni e voi vi fate le scompagnate in mezzo all’Arizona in piena notte?-

- Non temere umano, i demoni hanno i giorni contati.-

Ok, la situazione stava degenerando. Tentò di calmarsi senza alcun successo, lasciando viaggiare il pensiero verso i due Arcangeli a una decina di metri da loro.

Le voci parevano giovani, piuttosto cantilenanti. Michael doveva essere quello seduto. Probabilmente ciò che aveva con sé era una spada o una lancia. L’aveva irritato dal primo momento.

- Non ci si può mai fidare di te.- sibilò risentito, staccandosi dall’angelo – Queste imboscate non mi piaccio Cas, dovresti averlo capito.-

- Si che ti puoi fidare di me, lo sai.-

- Non dire stronzate!-

- C’entra ancora Anna?-

- Lasciamo perdere Anna. Non voglio parlare di lei. Tanto tu non capisci. Non ci arrivi.-
- Allora prova a spiegarmelo.-
- Non si può spiegare il tradimento!- esalò Dean fra i denti – E’ qualcosa che senti dentro, che ti lacera in due! E’ come cadere senza riuscire mai a rialzarsi. Rallegrati, non sei stato il primo a farmi sentire così Cas.-
- Dean...-
- Ma cosa credevi? Che bastasse venire a parlarmi di fede per mettere tutto a posto? Usare Sam per arrivare ad Anna...eccolo il tradimento. Hai usato la cosa più importante che mi resta contro di me, usando la vita di mio fratello come un giocattolo. Che fede posso mai avere in te eh? O credi che conti solo il rispetto verso il tuo Dio? Non capisci e non capirai mai perchè nessuno ha mai preso qualcosa di importante per te e l’ha quasi fatto a pezzi! E ok, forse al momento l’unica cosa a cui ancora tengo sta andando a puttane, forse io e Sam siamo messi talmente male che tanto valeva che me ne restassi all’inferno, ma per Dio non venirmi a dire che andrà tutto bene perchè niente ormai va più bene nella mia vita!-
- La tua vita dovrebbe essere sacra Dean. Se non lo è per i demoni che combatti, dovrebbe esserlo almeno per te stesso.- Castiel lo seguì lasciandolo camminare avanti a lui di qualche passo, sospirando - Credi davvero di valere così poco?-
- Non mi serve uno psicologo, vattene. E portati via quei due psicotici.-
- Non posso.-
- Dì al Grande Pezzo da Novanta che sono irrecuperabile, tanto lo saprà già se davvero esiste e se mi ha creato lui.-
- Piantala con queste blasfemie.-
- Fra lui e quell’altro tanto fanno pena entrambi..-
Castiel rimase per un attimo allibito da quel borbottio.
- Stai forse paragonando il Padre al demonio?- si fermò, a bocca spalancata - A Lucifero?-
Fermatosi anche Dean che si girò come una belva, la discussione assunse toni di una vera e propria lite.
- La terra fa schifo, l’Inferno fa schifo! Non c’è altro posto dove possa scappare! Uno se ne sta sopra a guardare in basso girandosi i pollici, l’altro, che credo anche di aver visto di sfuggita insieme ad Alastair, vuole distruggere la terra e farci il suo secondo parco giochi. Dimmi tu Cas, quale dei due ti sembra meglio? E se non ti sta bene quello che dico puoi tapparti le orecchie e volare allargo da me, te l’avrò già detto cento volte! Dio, ma che avrò fatto per meritare questo tormento?!- e riprese a camminare in mezzo alla strada polverosa, imprecando.
Non c’era limite a quell’umano, pensò Castiel tornando a seguirlo.
Un umano che andava all’Inferno per affetto e che combatteva perchè era giusto farlo.
Castiel, fratello, dagli del tempo, sentì sussurrare Raphael solo a lui con tono strascicato.

E’ giovane, disse invece Michael, ma interessante. Capisco perché all’Inferno Alastair l’ha voluto con sé. Se muore di nuovo stavolta me lo prendo io.

Incurante dei discorsi bislacchi degli Arcangeli, Castiel trasse un sospiro tornando a seguire fedelmente Dean. Quell’umano dimostrava una capacità nell’esasperare il prossimo davvero notevole.

- Non puoi scappare in eterno Dean.-

- Vaffanculo. E’ quello che ho detto a Sam. Fanculo.-

Qualcuno non apprezzò il sarcasmo o forse dette semplicemente prova di esibizionismo. Col tempo Dean Winchester avrebbe imparato a conoscere le straordinarie doti pirotecniche di Michael che per bloccargli la strada alzò dal nulla una sorta di striscia infuocata, una luce accecante in mezzo alla notte e al deserto, tanto che Dean fu costretto a bloccarsi, quasi spaventato.

Si voltò verso Castiel, ora il viso colorito dal riverbero delle fiamme, conscio di essere preso in trappola.

- E’ così che parlate voi bastardi?-

- I metodi di Michael sanno essere convincenti.-

Convincenti? Aveva appena tentato di arrostirlo vivo! Se prendeva quel piccolo verme lo strozzava! Tuttavia il calore era intenso e dovette spostarsi, stavolta seguendo Castiel senza fare storie.

- Non scherzare con lui Dean.-

- Non può essere peggio di Uriel.-

- Cerchiamo di non insultare, grazie.-

Dean allargò la bocca, incredulo – Si può sapere perché stanno là invece di venire qui?-

- Raphael ha caldo.-

- Raphael ha caldo?- sbatté le ciglia più volte – E allora perché è sceso?-

- Come ti ho detto, Michael è molto convincente.-

- Ok, adesso mi hanno visto. Ciao a tutti e tanti saluti, io me ne vado!-

- Dean, vai dalla parte sbagliata.-

- Ma che genio. Non torno alla macchina. Né da Sam.-

- Perché no?-

- Perché non mi va Cas. Ecco la grande verità degli atei come me. Faccio quello che voglio, bevo quando voglio, scopo quando ci riesco e se posso evito discorsi come questi insieme a te e a quei due Arcangeli maledetti. Sono stato chiaro adesso?-

- Non vuoi vedere Sam?- si azzardò Castiel inclinando la testa – Sei così furente con lui da lasciarlo?-

- Castiel, per l’amor di Dio!-

Dean si girò allargando le braccia, disperato, sull’orlo di una crisi isterica.

- Dico ma ci hai visto? Mi vedi?-

- Si, ti vedo è ovvio. Il mio ospite vede perfettamente.-

Domanda sbagliata.

Dean deglutì, passandosi le mani sul volto tirato.

- Quand’è che sono diventato zavorra?- mormorò a bassa voce – Quand’è che sono diventato così patetico e debole?-

Castiel improvvisamente alzò le sopracciglia. Sulla faccia una buffa espressione, come avesse intravisto una luce in fondo a quel tunnel nero e contorto che era Dean Winchester.

- Ti sei sempre occupato tu della tua famiglia.-

- E adesso sono inutile.-

- Tu non sei inutile Dean.-

- Sto a pezzi, non dire stronzate. Sam ha pietà di me.-

- Tu e tuo fratello avete detto cose che pensavate, è vero. Ma la verità non fatta solo di rabbia.-

- Cas, io non sono così ok?- sbraitò furente – Io non scappo nel deserto in piena notte, non dormo due ore e mi sveglio in preda alle urla come un maledetto bamboccio in prima liceo! Non mi sbronzo ogni due giorni terrorizzato che anche domani sarà una fottuta giornata come questa! Sono la locandina di Pathetic Man, ecco cosa sono! Sam invece...Sammy...-

- Samuel cosa? All’inferno non avrebbe retto due giorni.-

Era di nuovo la voce di Michael. Entrambi si girarono verso la linea buia dell’orizzonte, le due sagome ancora ben definite.

Dean percepì una note stonata in quella frase. C’era un certo sprezzo.

- Michael detesta profondamente qualsiasi forma di vita demoniaca.- gli spiegò Castiel.

- Ah si? Ehi bello!- sibilò Dean ad alta voce – Se voi mentecatti faceste il vostro lavoro mio fratello non si sarebbe ritrovato ad appena sei mesi con quello schifo dentro! Ma che diavolo parlo a fare con voi...- aggiunse, compatendo se stesso – Fiato sprecato.-

- Resta il fatto che la vera zavorra per te è la famiglia anzi, quella cosa che chiami “fratello”.-

- Se non la pianta di insultare Sam da lontano giuro che mi butto per terra e mi metto a urlare.- avvisò il giovane cacciatore – Si può sapere di che diavolo parla?-

- Michael sta rispondendo alla tua domanda di prima Dean.- Castiel lo tirò via, facendogli dare le spalle ai due fratelli – Perché tu e non Sam.-

Ah.

Il grande mistero stava per svelarsi.

- Sarò imbecille ma non ho capito.-

- Sam non sarebbe sopravvissuto all’Inferno. Tu invece si. Non hai mai pensato che qualsiasi altro mortale resuscitato da quel luogo non si sarebbe mai comportato come te? Non hai mai pensato che nessun altro sarebbe riuscito a tornare a fare il tuo lavoro il giorno stesso in cui avesse rimesso piede sulla Terra? Credi che qualsiasi altra persona sarebbe rimasta pressoché la stessa dopo quarant’anni laggiù, nonostante le ferite che ti sono state inferte all’anima? Tu non te ne rendi conto, vero Dean?-

- Ma rendermi conto di cosa?-

- La terra è piena di Sam, Paul o John o Marc che aiutano gli anziani ad attraversare la strada. Ma ce ne sono pochi di Dean che vanno all’Inferno, si fanno fare a pezzi, tornano e continuano a salvare vite. Ecco perché ti abbiamo riportato qui. Per combattere. E perché niente di spezza.-

Con gli occhi piantati in quelli blu dell’angelo, Dean si ritrovò con la gola riarsa.

Sbatté le ciglia, giù per lo stomaco una morsa stretta stretta che lo faceva tentennare.

- Puoi fare la differenza.- concluse Castiel posandogli la mano sulla spalla, stringendo laddove aveva lasciato il suo marchio – E adesso torna da tuo fratello, sono passate molte ore. E’ in pensiero per te.-

Tornare da Sam?

Come faceva a muoversi se l’unica cosa che ancora lo teneva legato lì era quel peso che lentamente si alleggeriva, sfumava. Una fastidiosa quanto seccante puntura alle ciglia gli fece percepire la vicinanza al baratro.

Si staccò da Castiel e gli voltò le spalle, passandosi le mani sulla faccia.

Dannazione, ci mancava anche il tracollo emotivo.

- Stai bene?-

- Vai al diavolo Cas.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erano le cinque e trenta del mattino ormai e Dean Winchester camminava verso il punto in cui la notte prima aveva lasciato suo fratello e l’Impala.

Al suo fianco camminava un angelo con le mani infilate nel trench, silenzioso e assente.

O forse no. Castiel con lui, quando stava al suo fianco, non era mai molto lontano dai suoi pensieri.

- Cas?-

- Si?-

- Perché vieni sempre solo nei momenti in cui non c’è Sam con me?-

- Vedi, potrei dire che il sangue demoniaco mi rende nervoso, la verità però è che...la sua delusione mi fa stare male, a volte.-

- Per il fatto che non sei l’angelo che pensava?-

- Già. Da un certo punto di vista è meglio confrontarsi con la tua totale mancanza di fede che con la delusione di tuo fratello. E’ pesante per me. Fa riflettere. E non prendere questo discorso come un invito a continuare con la tua blasfemia continua Dean.-

- Non mi prenderete mai vivo.- commentò l’altro con un accenno d’ironia.

Stupì persino se stesso. Wow, erano quasi due mesi che non riusciva a fare una battuta pessima sulla morte in situazioni equivoche e a goderne.

In fondo non era così fottuto come pensava. La faccia di Cas però celava altro e lo invitò a continuare, restando basito da ciò che sentì.

- Non piaccio particolarmente a tuo fratello.-

- Che diavolo vuol dire? Sbrodola ancora ogni volta che ti vede nonostante tutto.-

- E’ un’altra cosa...fra voi umani la chiamate gelosia, suppongo.-

- Geloso? Sam è geloso di cosa?-

- Del fatto che io ti abbia salvato mentre lui in quattro mesi non è riuscito a fare nulla.-

- Ma che stronzate!-

Castiel emise un sospiro spazientito.

- Fosse il contrario tu staresti ancora pestando i piedi.-

- Io non pesto i piedi, non sono un ragazzino!-

- Andrà meglio Dean,- gli disse l’angelo continuando per la loro strada, dandogli una leggerissima pacca sulla spalla – devi solo avere pazienza.-

- Non è la mia dote più accentuata.-

- Si, ma ne hai molte altre.-

- E’ la serata dei complimenti questa? Accidenti, per aver stimolato la pena anche in te...-

- Non è pietà né pena. Le mie sono semplici constatazioni e se posso darti un consiglio io sistemerei le cose con Sam, ora che sei in tempo. La Battaglia Finale avrà presto inizio.-

- Quindi non la pensi come Michael.-

- Michael è stato creato dal Padre per la guerra e nonostante consideri i suoi fratelli come compagni che non abbandonerebbe mai, ritiene che ogni forma di debolezza in un guerriero possa debilitarlo in battaglia. Se però mi stai chiedendo cosa penso di Sam e del suo comportamento credo che finiremmo per avere una discussione.-

- Allora passo, ne ho avuto abbastanza per oggi. A proposito, chi hai lasciato con Sammy? Non Uriel spero.-

- No, Uriel è a controllare un Sigillo. Sam aveva bisogno di parlare con qualcuno che tenga agli esseri umani e che passi molto tempo ad osservarli, così ho mandato qualcun altro.-

Dean sentì una risata estranea quando ormai erano in prossimità dell’Impala.

Il fuoco si era quasi spento e attorno ad esso Sam era seduto in compagnia di qualcuno molto mingherlino. A primo acchito pensò a un bambino, poi focalizzò un ragazzino di undici, dodici anni, i capelli color sabbia e la faccia spruzzata di lentiggini.

Lui sorrise vedendoli, mentre Sam balzò in piedi a molla, gli occhi arrossati e la faccia tirata.

- Salve Castiel.- salutò il ragazzino, infilandosi le mani nella felpa rossa dei Bulls che indossava – Lui deve essere Dean Winchester. Finalmente, è un piacere conoscerti.-

- Dean, lui è mio fratello Raguel.-

- Piacere.- biascicò, mentre il ragazzino sorrideva mettendo in mostra due fossette profonde – Quando Michael è tornato dal Confine ho pensato di raggiungervi e di occuparmi di Sam, dopo che avete impedito la rottura di un Sigillo ieri c’è un clima migliore fra noi.-

- Tutto bene qui?- chiese Castiel.

- Tutto perfetto.- asserì Sam composto.

- Si, nessun problema.- Raguel non smetteva di sorridere – Vedo che qualche problema l’avete risolto anche voi. Michael si è comportato bene allora.-

- Hai visto l’Arcangelo Michele?- sillabò Sam sgranando gli occhi.

- Non ti perdi niente, è fuori di testa.-

A quell’affermazione Castiel emise una specie di suono borioso, abbastanza forte da coprire la leggera risatina del piccoletto e la faccia ancora trasfigurata di Sam.
Sembrava quasi follia. Mettersi a discutere alle cinque del mattino dopo la nottata più assurda della sua vita.
Bhè, a parte quando lui e Castiel si erano incontrati per la prima volta e quel maledetto, coi suoi bei occhioni blu, gli aveva detto di essere un angelo.
A pensarci adesso era tanto se non gli aveva riso in faccia.
- Avevi ragione fratello.- disse Raguel dopo poco, andando a piazzarsi a fianco di Castiel - Brillano.-
- Cosa brilla?- chiese Sam.
- Certi umani. E tuo fratello.- rispose Raguel che non smetteva un attimo di sorridere, come se lui e Sammy fossero divenuti grandi amici – E’ così che Castiel ha trovato tuo fratello all’Inferno, perchè si distingueva dagli altri...sai che macello là sotto?-
- E questa da dove esce?- sbottò Dean arcuando le sopracciglia - Che storia è Cas?-
- Adesso abbiamo altro da fare.-
- Mi hai rotto le palle fino ad adesso e ora hai altro da fare? Vero, forse tu passi tutta la giornata col tuo angelico culo affondato in una nuvola mentre sotto si lavora!-
- Non fosse per me saresti perso in mezzo al deserto.- fu l’annoiata replica dell'
angelico culo.
- Sparite tutti e portatevi via quei due guardoni.-
- Guardoni?- fece Sam, sempre più confuso.
- Michael e l’altro suo amico Raphael.-
- Hai visto anche lui?!-
Dean stirò un ghigno diabolico verso Castiel, prima che sparissero - La prossima volta portati anche la pollastra e saremo a cavallo.-
- Portale rispetto Dean.-
- Chi diavolo è la pollastra?- ritorse ancora Sam, con un sospiro depresso.
- L’Arcangelo Gabriele.-
- Ok, io ne ho abbastanza.- asserì il giovane Winchester - Raguel è stato bello...conoscerti.-
- Oh, anche per me.- tubò il ragazzino - I miei fratelli parlano sempre di voi, era ora che venissi a presentarmi. Quando vi serve una mano dovete solo chiamare.-
- Non combatti sui Sigilli?-
- Raguel è uno di quelli che si occupano di controllare gli angeli caduti.- spiegò Castiel - Come Anna. E’ stato Raguel ha intercettarla per noi. La prossima volta che ci rivedremo sarà per qualcosa d’importante.-
- Considerato che di recente vieni solo per cazzeggiare...- sibilò Dean.
- La volgarità, Dean.-
- Tappati le orecchie Cas. O vola via.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il cielo si era tinto di arancione e all’orizzonte iniziava a stagliarsi il famigliare fulgore dell’alba.
Sam stava seduto sul cofano dell’Impala, gli occhi un po’ puntati sulla strada, un po’ ovunque, un po’ da nessuna parte.
Strana nottata.
Iniziata di merda e finita nel modo più bizzarro possibile.
Parlare con Raguel era stato fantastico. Cioè, in un primo momento, dopo che Dean se n’era andato, s’era lasciato prendere dalla collera e dalla disperazione più totali, aveva quasi preso a calci la macchina, almeno fino a che Raguel non era apparso dal nulla, terrorizzandolo a morte. Pensando a Lilith, forse aveva cambiato gusti, aveva tentato di esorcizzarla, senza successo.
Infine l’angelo si era rivelato e per una volta era stato tutto così semplice. Non quel senso opprimente che Uriel scatenava a ogni sua apparizione, non il dolce conforto di Anna e nemmeno...l’odiosa sensazione di gelosia e impotenza che la presenza di Castiel accanto a suo fratello riuscivano a tirargli fuori dal cuore a tradimento.
Per qualche ora, seppur breve e labile, la sua fede era tornata.
Non era stato più un mostro, un umano macchiato dal sangue di un demone, o l’amante di un demone. Non era stato più quello che aveva lasciato marcire suo fratello all’Inferno per una sua colpa.
Non era più stato...una fottuta causa persa.
- Che ti dicevo? Non tutti gli angeli sono dei coglioni. Ogni cesto ha la sua mela marcia.- mugugnò Dean piazzandosi al suo fianco, ma a debita distanza.
Sam lo vide aprirsi una birra, bella roba a quell’ora del mattino, e mandarne giù un debole sorso.
- Quel Raguel ti è piaciuto.-
- Si,- ammise Sam osservando i jeans sdruciti sulle ginocchia di suo fratello e i graffi sui suoi palmi e sulle nocche - è un bravo...bhè...come angelo non è male.-
Ma si, pensò Dean.
L'Arizona era un posto orrendo e detestava ogni sua buca polverosa, però tutto sommato la serata sarebbe potuta finire peggio.
Puntò le iridi verdi all’orizzonte, dove il sole ormai faceva capolino con un misero spicchio incandescente.
La questione della luce non l’aveva ben capita, però c’era tutt’altro ora a occupargli la mente. Una strana sensazione. Dov’era finita tutta la sua rabbia?
La frustrazione, il dolore, quel grumo letale di rancore e rimorso, di rammarico e piacere, tutti insieme mescolati in una sostanza più pesante del piombo, messa a incudine sul suo petto, a spingere, spingere.
Non c’era più.
O forse c’era, c’era ancora...ma quella mattina faceva meno male.
E anche stare vicino a Sam faceva meno male.
- Dean.-
Si girò, vide l’alba negli occhi di suo fratello.
Sam deglutì, un sospiro e si chinò in avanti, i gomiti sulle ginocchia.
- Senti, io...-
- Che ne dici se guardiamo l’alba in santa pace Sammy? Poi torniamo in città, ci facciamo un paio di hot dog e andiamo finalmente a vedere il Grand Canyon?-
L'ultima volta che Dean aveva nominato il Grand Canyon era stato tanto, tanto tempo fa. Più di un anno. Una vita intera, per lui.

Ma si poteva fare.

Potevano raggiungere quel grande squarcio, guardare di sotto...e vedere finalmente le cose in una prospettiva diversa.

Avrebbe cambiato tutto oppure niente, però quella mattina sentiva di avere di nuovo le forze per andare avanti.

Insieme a Dean.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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