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Autore: sociopaticoiperattivo    09/12/2015    0 recensioni
«Abbiamo un regalo speciale per voi, Dottor Whatson, ci abbiamo messo il cuore.»
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Buio.

Era tutto incredibilmente buio.

Chiudeva e apriva gli occhi, faceva muovere lentamente le palpebre, ma non cambiava nulla.

Rimaneva buio.

E quando non lo era, era dolore.

 

 

Gli occhi lacrimavano. Non era un pianto, non riusciva nemmeno a piangere. Era solo il sonno, la fatica.

Non dormiva da due giorni e sentiva solo il flebile "aiuto" di Sherlock. Sentiva solo la sua voce implorarlo per la libertà mentre lui non poteva fare niente. Sentiva solo la canzoncina così spaventosamente inquietante dei rapitori mentre lui urlava.

Greg non era riuscito a rimanere impassibile a tutto ciò. Non appena aveva visto le maschere spostarsi dal video per inquadrare un corpo nudo di spalle aveva girato il viso, stringendo pugni e mascella quando aveva sentito le grida. Molly piangeva da giorni chiusa in casa mentre Mycroft non riusciva a darsi pace.

 

John taceva. Guardava il muro e taceva. I muscoli tesi e gli occhi lacrimanti. Il video partiva, si consumava e finiva. E tutti i sensi sempre al massimo per catturare il minimo particolare ma tutto quello che vedeva era pietra. Nera, grigia, umida, dura, cattiva. C'era solo una luce, artificiale. Era un faro puntato su Sherlock e posizionato dietro la telecamera.

Chi sa se qualcuno aveva il coraggio di rimanere dietro di questa a filmare.

 

 

 

«Dr. Watson, questo è un video per lei.» Lo schermo bianco e la voce stridula spariscono, lasciando spazio a tre uomini, con una maschera in viso. Un clown dai contorni esagerati, il sorriso tirato quasi sulla fronte, i lembi delle labbra cuciti sulla pelle bianca. Un uccello giallo, gli occhi enormi e verdi, le pupille davvero troppo piccole rispetto all'iride e il becco deformato. E poi la solita rappresentazione di satana, di un diavolo dalla pelle rossa e piena di rughe, con due corna nere e le guance piene.

Ridono tutti e tre contemporaneamente e dietro non si riesce a scorgere nulla se non il buio.

«Buongiorno Dr. Watson! Che ore sono da voi? Forse l'una, chi lo sa!» Si guardano e ridono di nuovo. 

«Non volevamo disturbarla, solo farla assistere ad un nostro spettacolo che abbiamo organizzato mentre lei era a Dublino. Speriamo gradisca, ci abbiamo messo tutto il nostro impegno.» Le voci distorte si fermano e le maschere fanno un breve inchino prima di sparire dalla scena.

Un faro di luce artificiale illumina un corpo nudo, di spalle, inginocchiato a terra su quelle che si rivelano pietre nere, la testa protratta fieramente verso l'alto e i ricci neri che ricadono all'indietro.

La musica si fa più intensa e una figura nera, irriconoscibile, dai tratti impossibili da distinguere si avvicina al corpo nudo, a passo lento, una frusta di corda bianca intrecciata finemente. Lunga e abbastanza spessa. 

Si vibra nel cielo, altissima, per poi andare a picco sulla pelle nivea della schiena del corpo nudo. 

Nulla.

Non arriva nessun suono o lamento, nessuna flessione o contrazione di muscolo. Sembra quasi che la frusta sia finta, che tutto venga coperto dalla musica.

Così in un secondo quest'ultima si abbassa, sempre di più, e con la stessa velocità la frusta inizia ad abbattersi sul corpo nudo.

Che questa volta urla.

La canzone dura altri due minuti e ventuno secondi. Poi tutto si ferma, e sembra che il video sia finito, per circa tre secondi.

Poi l'uomo schiude le labbra invisibili alla telecamera e chiede aiuto.

Una risata acuta, di gruppo, distorta si vibra nella stanza di pietra e lo schermo torna bianco.

-

 

 

 

Non vogliono un riscatto. Avrebbero già chiamato, John lo sa anche se Mycroft cerca di nascondere tutto. Lo tortureranno fino alla morte, davanti ai suoi occhi.

Non è nemmeno Moriarty, non potrebbe mai esserlo. È un uomo crudele ma incredibilmente voglioso di stimolazioni intelligenti. Non ha voglia di violenza fisica, ma di psicologica.

E John non sa più chi è e chi potrebbe volergli così male mentre si passa le mani tra i capelli allo specchio. Non riconosce i suoi occhi spenti, e le sue rughe, e i suoi baffi. Non riesce a capacitarsi del fatto che per fare male a lui stiano torturando il suo ragazzo. 

E così parte un cazzotto contro lo specchio che fa frantumare in mille pezzi il vetro e la sua immagine. E si convince che se scopre qualcos'altro può sapere dov'è Sherlock e può salvarlo.

La stanza è morta, senza vita, è nulla se non il computer aperto e lo schermo bianco. La sedia è rotta e le tende chiuse. Si sente odore di obitorio ormai, ma è così forte che perfino Molly indietreggia appena entra, con Greg e Mycroft. 

Non si salutano, non si parlano. Si siedono dietro John e fissano lo schermo che riproduce lentamente il video, che evidenzia ogni singolo dettaglio.

Il braccio che si flette per portare in alto la frusta e il segno rosso che lascia sulla schiena nuda. Le urla lente e strazianti mentre la musica incalza, nota dopo nota in un lento e inesorabile consumarsi. 

E sul tredicesimo secondo del terzo minuto il cellulare di John squilla.

Ogni muscolo della stanza s'irrigidisce mentre quelli di John Watson scattano verso la cucina, sbattendo contro la porta ma rimanendo impassibili. 

Ogni squillo sembra squarciare l'aria e quando risponde una tempesta si abbatte sulle coste occidentali dell'Australia.

«John, io sto bene, mi hanno curato vogliono solo farti del male io sono- bum. 

  
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