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Autore: adler_kudo    10/12/2015    3 recensioni
Ciel Phantomhive è stato invitato a presenziare ad un tea party domenicale da una delle stiliste di moda più in voga del Regno Unito. L'aria primaverile è frizzante a differenza del carattere del giovane alla festa, ma gli incontri particolari sono dietro l'angolo; dopotutto si tratta degli invitati di Nina Hopkins: la raffinatezza e l'arte sono di casa.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nina Hopkins, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciel era seduto comodamente su una delle eleganti poltroncine a disposizione nel giardino dove si trovava, all'ombra di un ombrellone parasole bianco; il gomito sinistro regalmente poggiato sul tavolino da tè stava a sostenere il capriccioso mento con la mano avvolta nel raso nero; le gambe, fasciate da pantaloncini grigi e calze nere, erano signorilmente accavallate in posizione di assoluta chiusura; il volto, totalmente rivolto a sinistra verso un allettante boschetto, stava fisso in una indecifrabile espressione; l'unica cosa che sfuggiva alla perfezione della posa erano i capelli che, ribelli, seguivano le eventuali brezze di vento primaverile. Davanti a lui, poggiata sul tavolo decorato con una elegante tovaglia ricamata e un cesto di delicate rose color cipria, stava solitaria una raffinata tazza da tè vuota. Poco distante da sé, il giovane conte sentiva il vociare degli altri ospiti, convitati al tea party di una delle più famose stiliste dell'intero impero britannico, Nina Hopkins.

-Signorino, dovrebbe godersi il party al posto di starsene qui seduto all'ombra.- lo rimproverò il maggiordomo porgendogli un piatto con un'ampia varietà fours. 

Il ragazzino sbuffò addentando uno dei dolcetti -Non ci volevo nemmeno venire.-

-Forse si sarebbe divertito di più se ci fosse stata anche la signorina Elisabeth? È una sfortuna che sia indisposta.- azzardò Sebastian attendendo la tempestiva negazione della sua insinuazione.

-Insinui forse che io non sappia divertirmi senza qualcuno che conosca? Come se tra l'altro con Elisabeth mi divertissi... È più una palla al piede quando ci si mette.-

Il demone ridacchiò e Ciel, accorgendosi di aver appena ammesso di trovare irritante la sua fidanzata, incrociò le braccia imbronciato. 

-Non hai altro da fare che gironzolarmi attorno?- sbottò il conte assaggiando un altro pasticcino.

-No, come sa non ho altri incarichi o hobby al di fuori di lei.- scherzò l'altro.

-E questo cosa vorrebbe dire?!- ribatté stizzito Ciel; quelle parole davvero lasciavano molto spazio all'immaginazione.

-Non vorrei osare troppo, ma... - il demone non riuscì a trattenersi dal ridergli in faccia nonostante la mano a nascondere la bocca.

Il ragazzino arrossì indignato e voltò la testa dall'altro lato -Sei pregato di ritirati.- gli disse in tono brusco.

-E dove dovrei andare di preciso? Ad una festa normalmente un servo resta con il proprio padrone.- gli fece notare Sebastian chinandosi talmente tanto da arrivare a sussurragli quelle parole all'orecchio.

Muovendo la spalla per allontanarlo, senza volgere la testa, gli porse il piatto ormai vuoto -A prendermi degli altri eclair, ad esempio.-

Il maggiordomo afferrò l'elegante stoviglia dal motivo floreale e, tirandosi su, scosse il capo sconsolato -Signorino, non può continuare a mangiare e basta...-

-Ah, certo.- convenne Ciel girandosi finalmente a guardarlo negli occhi con espressione innocente -Hai ragione...- sorrise amabile -Vammi a prendere anche del tè. Devo anche bere.-

L'espressione vittoriosa che si dipinse sul suo volto dopo aver visto il sopracciglio del servo alzarsi con disappunto fu davvero sorniona; uno a zero per il conte. Si sarebbe divertito senza nemmeno rivolgere lo sguardo agli altri invitati che parevano ignorarlo, così come, d'altronde, lui faceva con loro. 

Sebastian nascose uno sbuffo e afferrò tutte le stoviglie che gli erano state tese andando verso il tavolo del buffet per riempirle; il suo padrone cominciava a giocare un po' troppo spesso a quel modo e ciò lo faceva davvero impazzire. Selezionando con cura gli stuzzichini dal tavolo in modo che riscontrassero i gusti del padrone per caso scontrò la mano con quella di un giovane signore abbastanza pasciuto dai capelli ondulati e scuri che ricadevano morbidi appena sopra le spalle; il gessato che indossava era di certo di ottima fattura ed era impreziosito con un fiore all'occhiello eccezionalmente particolare: passiflora. 

-Mi voglia perdonare.- si scusò Sebastian con un cenno del capo, ma a questi non pareva importare poi molto di quell'incidente da nulla; non appena era stato sfiorato aveva volto il capo e il suo sguardo era diventato più brillante nell'istante in cui si era posato sul maggiordomo.

-Se c'è qualcuno che deve farsi perdonare quest'incontro di sicuro è Dio per non averlo fatto avvenire prima.- disse l'uomo con una verve molto teatrale -Il mio nome è talmente mero rispetto alla sua persona che conviene nemmeno che lo conosca.- proseguì tendendogli la mano.

-Molto piacere, signore. Ma non merito tali lusinghe, sono solo un mero maggiordomo.- si inchinò Sebastian mentre gli stringeva la mano.

-Oh, di mero in lei non vedo nulla. Nemmeno la polvere sulle sue scarpe dal momento che lì si è posata può definirsi mera. Oscar Wills Wilde.- si presentò con pomposità infine -Avrà sentito parlare di me.-

Sebastian annuì con un sorriso amichevole -Certo, lei è lo scrittore, pardon, artista.-

-Artista... Tale parola detta dalle sue labbra acquista un significato nuovo per me. Posso sapere il nome con cui è conosciuto al secolo, mio signore?-

Il maggiordomo si permise di ridacchiare -Per cortesia mi chiami solo Sebastian. Non sono degno di essere definito come lei sta facendo tutt'ora.- 

D'un tratto la sua attenzione venne attirata dall'impaziente figura del suo conte seduto al tavolo che si sbracciava verso di lui affamato o più che altro annoiato.

-Oh, cielo! Mi perdoni, ma il mio padrone esige attenzione.-

Non appena l'uomo si voltò per vedere chi era colui che stava richiamando l'attenzione del maggiordomo parve illuminarsi più del sole, difatti esclamò -Che mi prenda un colpo! L'innocenza splendente incarnata in una singola persona!-

Udendo ciò, Sebastian non poté fare a meno di ghignare; il padroncino non era affatto innocente, pensò, divertito per l'opinione che tutti al primo sguardo avevano di quel piccolo e viziato bambino. Se solo avessero vissuto con lui un solo giorno... Si sarebbero ricreduti all'istante.

-Ecco a lei, signorino.- fece il servo porgendo il tè e il piatto colmo di prelibatezze.

-Era ora! Chi è il tizio dietro di te?- domandò a bassa voce, ma a rispondere non fu Sebastian bensì lo scrittore che esordì con -Forse se dicessi il mio nome sembrerei troppo ardito perché è palese che una cotal rosa non possa considerare importante l'incontro con un artista del bello come sono io. Oscar O'Flahertie Wilde.-

Il maggiordomo notò subito il cambio del secondo nome; probabilmente lo faceva solo per attirare maggior attenzione su di sé... Era piuttosto montato come individuo, anche se non gli pareva assolutamente una persona stupida.

-Piacere mio.- balbettò il conte; non aveva ben chiaro se quella fosse una presentazione aulica o una battuta -Sono il conte Ciel Phantomhive.-

Al solo suono del nome il signor Wilde chiuse gli occhi come in estasi e lo ripeté tra le labbra come se cercasse di carpirne i segreti che nascondeva -Ciel... Il nome del Paradiso divenuto in terra! Voi due! Voi due.- indicò servo e padrone che, l'uno accanto all'altro, lo guardavano allibiti -Se Raffaello potesse essere qui al nostro cospetto si starebbe domandando se la sua sia davvero definibile Arte. La perfezione della passione e quella della purezza fianco a fianco, ora posso dire di aver visto il Paradiso.- affermò convinto.

A quelle parole Ciel e Sebastian simultaneamente si lanciarono un'occhiata dubbiosa; che stava cianciando quel presuntuoso individuo?

-Ehm... Immagino sia così...- improvvisò il conte riempiendosi poi la bocca di dolcetti così da non dover proseguire con la conversazione; anche se, più che un dialogo, pareva un monologo a giudicare dall'altro che a mala pena faceva caso a ciò che gli veniva detto.

-Phantomhive.- pronunciò Wilde assaporando il gusto illusorio delle sillabe unite nello stesso nome -Sono lieto di fare la vostra conoscenza. Se desidera, può perdonare questo idillio di lodi che le ho appena elargito, ma sono dell'opinione che al giorno d'oggi siamo tutti così tirati che le uniche cose gradevoli da spendere sono i complimenti.-

-Oh, giusto.- balbettò Ciel indeciso su cosa dire; non amava molto i giri di parole sterili.

-Mi consenta- fece poi afferrando uno dei boccioli di rosa dal centro tavola e appuntandoglielo rapidamente al petto -Ritengo che un fiore all'occhiello ben fatto sia l'unico collegamento tra Arte e Natura.- spiegò soddisfatto dell'eccellente risultato. Poco parve importargli lo sguardo gelido che gli rivolse il maggiordomo e i brividi di disgusto che avevano visibilmente percorso il ragazzino non appena era stato toccato.

-Ehm, grazie.- biascicò ancora allibito lasciando la stoffa dei pantaloni neri di Sebastian ai quali si era aggrappato per istinto.

Per fortuna ad interrompere quello spiacevole imbarazzo sopraggiunse Nina Hopkins che immediatamente strillò in segno di saluto -Conte Phantomhive! Il mio bel bambino! Questo completo che ti ho fatto ti sta divinamente! Eccellente! Eccellente!-

-Ciao Nina.- la salutò Ciel grato per quell'interruzione; magari avrebbe pure potuto portarsi via quell'ospite, esaltato almeno quanto lei per quanto concerneva l'estetica.

-Buongiorno, Miss Nina.- si inchinò lievemente Sebastian senza accennare a un sorriso.

Lo sguardo della stilista si rabbuiò -Ah, ci sei anche tu, che peccato... Wilde! Caro Wilde! Scusa l'attesa non ho fatto in tempo a liberarmi dagli altri.- 

-Nessun problema, Hopkins.-

I due si salutarono come dei vecchi amici e ciò parve strano ai due che osservavano, così Sebastian rese ad alta voce ciò che era il loro pensiero comune -Perdonate, ma come vi conoscete voi due?-

Il signor Wilde e Nina si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere.

-Io e Wilde frequentiamo gli stessi salotti. La poetica dell'Arte ci accomuna indissolubilmente.- rispose la stilista con fare amabile.

-Certamente! Anche se i nostri interessi divergono un po'...-

La padrona di casa parve accigliarsi -Oh, beh! Vuoi davvero che sia paragonabile la bellezza di una donna a quella di un uomo?-

-No, in effetti. L'uomo raggiunge l'essere. La donna è limitata al puro esistere.-

-Oh! Non osare! Come puoi!-

-Perdona, ma così è.-

E così sotto lo sguardo allibito di Ciel e Sebastian i due cominciarono una discussione sull'estetica che attirò attorno al tavolo molti dei convitati, evidentemente interessati a sentir parlare quelli che ritenevano due guru dell'Arte. Il conte non era invece dello stesso avviso e si dileguò non appena una signora dall'ampia gonna di pizzo (ovvia creazione di Nina a giudicare dallo stile) si mise davanti oscurandolo. Seguito ovviamente dal fedele maggiordomo, sgattaiolò per il giardino fino a raggiungere il labirinto di siepi che lo decorava; lì almeno non si sentiva troppo il vociare degli innumerevoli invitati a quella festa, tuttavia poteva udire ancora qualche stralcio della conversazione non più così pacifica tra i due artisti.

-E converrai con me almeno che i bambini sono i migliori boccioli!- 

-Ah! I bambini! Così teneri e puri! Ma tu li vuoi rovinare!-

Ciel rabbrividì. A giudicare dalla piega della conversazione aveva dialogato fino a poco prima con un pervertito; non solo, forse gli erano pure state fatte della avance, ma non ne era sicuro: non aveva inteso bene cosa volesse dire l'uomo tirando in ballo Raffaello.

-Signorino?- si sentì chiamare da poco distante. Anche Sebastian non aveva perso l'occasione per allontanarsi da quel signore che pareva avesse una particolare attrazione pure per lui.

-Mi stavo annoiando.- si scusò il giovane sebbene non fosse richiesto.

-E potrei fare qualcosa per non farla annoiare? Ho sentito dire il signor artista che la cosa più riprovevole è la noia.-

Ciel parve pensarci su e poi, appoggiandosi con uno dei delicati fianchi alla cespugliosa parete del labirinto, sorrise malizioso, mordendosi appena un labbro. -Potresti prendermi.- propose iniziando a correre via lungo gli intricati corridoi.

-Oh, cielo! Che padrone infantile.- sospirò divertito il demone prendendo a seguirlo a passo lento; in ogni caso, non poteva sfuggirgli, con il contratto che li legava indissolubilmente lo avrebbe trovato anche se fosse stato in capo al mondo. Da buon servo qual era però evitò di trovarlo immediatamente e girò a vuoto a lungo fino a che non ritenne che il suo padrone fosse stato smarrito nel verde per un tempo più che sufficiente.

 

Ciel correva veloce svoltando a destra e a sinistra con assoluta casualità. L'unica cosa che gli importava in quel momento era di allontanarsi quanto più possibile da quei noiosi invitati e da quei noiosi dolcetti. Era vero, ne aveva mangiati fin troppi, ma più perché non sapeva in che altro modo occupare il tempo che per vera fame o golosità. Aveva fatto male ad andare lì, sarebbe di sicuro stato meglio a casa sua; anche sotto le bacchettate di Sebastian che gli imponeva lo studio del violino sarebbe andato bene. Svoltò per l'ennesima volta a caso e si arrestò esausto. Espirò ed inspirò più volte cercando di regolare il battito e si appoggiò ad una parete per evitare di accasciarsi al suolo; alzò lo sguardo e individuò in fondo al corridoio erboso un elegante gazebo in ferro battuto tinto di bianco: il centro del labirinto. Riprese la corsa fino a raggiungerlo e si gettò su una delle sdraio che vi erano disposte chiudendo gli occhi. Finalmente l'unica cosa che si sentiva era il vento che muoveva le foglie, quello e nulla più.

-Gradisce un bicchiere di limonata?- 

L'improvvisa voce del maggiordomo lo fece sussultare.

-Sebastian.-

Il demone aveva un vassoio in mano e gli stava porgendo un allettante bicchiere colmo di liquido refrigerante; non poté non accettarlo tornando poi a stendersi in totale calma.

-Non ho nulla da dichiarare tranne che la mia genialità.-

Ciel aprì l'occhio -Che?-

-Citavo un'altra frase del signor Wilde.- spiegò il servo.

-Cosa sei, un aforista? O peggio, un suo seguace?-

Sebastian ridacchiò -No, non potrei mai. Solo, desideravo fornirle un altro elemento per farsi un opinione di quell'individuo.-

Il conte sbuffò tornando a sonnecchiare -So perfettamente che è un pervertito, grazie. Somiglia al tuo amico... Come si chiama... Grell Sutcliff.-

-Dubito. Grell è decisamente meno raffinato.- ammise il maggiordomo -E preciso che non è mio amico.- aggiunse leggermente infastidito.

Ciel sorrise sornione e lo provocò -Oh, quindi preferisci il signor Wilde?-

-No, affatto. Non ho detto che preferisco alcuno dei due.-

Ciel si stiracchiò le braccia senza ritegno e andò casualmente a sfiorare il petto dell'altro; a quel contatto spalancò l'occhio e osservò la reazione a quel gesto, ma il demone non parve nemmeno accorgersene, o almeno finse di non farlo. Tornò dunque a rilassarsi sulla sdraio e si lasciò andare ad un sospiro rilassato quando l'aria fresca venne ad accarezzagli il volto; non era poi stata una pessima idea andare a quella festa, in fin dei conti era riuscito ad ottenere un po' di pace, cosa che nemmeno alla villa con quei cinque intorno sarebbe riuscito a fare.

D'un tratto una fiore staccatosi da chissà quale ramo gli si posò sulla testa, trascinato dal vento; Sebastian provvide subito a rimuoverlo e nel farlo gli donò una carezza sulla fronte che gli fece incurvare le labbra in un piccolo sorriso.

-Sa, padroncino?- sussurrò il maggiordomo chinandosi all'altezza del suo orecchio -Il suo livello di asocialità è arrivato ad un punto che credo sia di non ritorno.-

Ciel ridacchiò e alla cieca andò a posare la mano sulla guancia dell'altro -Che intendi dire?- domandò divertito.

-Portare il proprio servo ad una festa, non conversare con altri se non con lui, appartarsi snobbando il resto degli invitati... La gente potrebbe pensare male di lei.- gli rispose il demone con un mormorio languido.

-Oh, ma davvero?-

Il conte aprì l'occhio e si voltò verso il servo, concedendogli un'occhiata lasciva e graffiandogli appena la pelle del viso con l'anello.

-Probabilmente sì.- confermò l’altro. Due dita ricoperte di bianco avevano sollevato il mento del giovane ancora di più affinché fossero alla medesima altezza.

-Mio dio...- ridacchiò Ciel con un soffio fugace e poi esclamò d'un tratto -Che servo impertinente che abbiamo qui!- la sua mano passò rapida ai capelli del maggiordomo e glieli tirò per allontanarlo, mentre intanto una sprezzante risata si levava dalle sue labbra.

-Signorino...- esalò divertito il demone afferrandogli il polso che era rimasto capricciosamente piegato a mezz'aria, come in atto derisorio.

-Le ho già detto che non sta bene provocare le persone... Si rischia di restarne... Scottati.- bisbigliò all'orecchio del padrone, tanto vicino da farlo rabbrividire.

Ciel si scostò da quella presa e osservò il servo dritto negli occhi. Com'era poca la distanza che li divideva e com'era al contempo troppa, pensò. Si avvicinò di più e con un profondo sospiro catturò le labbra di Sebastian che, pronte, risposero volentieri curvandosi in un ghigno. Le dita fini del ragazzino si infilarono rapide e leggere tra le ciocche corvine dell’altro disperdendosi, colorate delle stessa tinta, tra i capelli. La mano del maggiordomo accarezzò l’intera linea del viso del padrone con una delicatezza che pareva avesse il timore di romperlo. L’aria fresca, ora scaldata dal sole di primavera, li avvolgeva e trascinava attorno di loro profumi e sapori così stucchevoli che mai due dannati come loro avrebbero mai dovuto sentire. L’idillio della stagione della rinascita che benediceva servo e padrone, perduti nell’Inferno senza ritorno, era estremamente canzonatorio, eppure pareva ciò di più naturale in quel momento. Si allontanarono solo per riprendere un istante dopo senza alcuna inibizione per il luogo aperto e soleggiato dove stavano compiendo il loro peccato. Se in quel momento fosse arrivato qualcuno sarebbe stata la fine: la fine della reputazione del conte, del suo casato, della sua famiglia, la fine dei giochi. Sarebbe stato condannato ad abbandonare tutto ciò che aveva per il carcere correzionale, come unica alternativa scappare, la sua vendetta perduta perduta per sempre. Tutto questo sarebbe potuto davvero divenire realtà… Se solo il suo amante non fosse stato una creatura infernale. Quanto adorava la natura sovrannaturale del suo maggiordomo! Il dolore della dannazione eterna era così appagante, il terrore del castigo che lo attendeva bramato, quando tra le sue spire si ritrovava ad implorarlo di farlo rinascere ancora una volta, sempre con più desiderio ed intensità.

Si separarono per un nuovo istante; giusto il tempo perché Ciel lo provocasse, che lo spronasse a completare la sua opera, che sfidasse le arcate celesti nel giorno di gloria sacro per unirsi con lui alla luce del sole, affinché chiunque nei Cieli e negli Inferi riconosce il loro legame.

Usò un tono maliziosamente innocente, il prediletto dal demone, un sorriso lascivo e disse -E io ti ho già detto che se vuoi f...- Non però ebbe il tempo di finire che immediatamente, ed inspiegabilmente, il maggiordomo si tirò su e ricompose il sorriso affabile che sfoggiava perennemente in pubblico. Qualcuno doveva appena essere sopraggiunto, non c’era altra spiegazione. Notò nel servo la frustrazione per l’interruzione di quell’affare che stava inevitabilmente per avere la sua degna conclusione, ma una sfumatura brillante nei suoi occhi fu molto eloquente su come si sarebbe preso ciò che gli era stato promesso entro il termine di quella giornata. Il ragazzino, ripresosi dal rossore che automaticamente gli aveva colorato le gote, sbirciò dietro a sé e con suo sommo disappunto trovò l'aitante figura del cosiddetto artista che avanzava verso di loro; sul viso dell'uomo pareva capeggiare una costante sfumatura di presunzione il che lo irritava a dismisura.

-Conte, non immaginavo che fosse qui! Ma ciò non fa che aumentare la mia stima per lei. L'Arte e la Natura sono e devono essere un tutt'uno. Ogni essenza dell'arte è contenuta attorno a noi. La vita imita l'arte più di quanto l'arte imiti la vita. E se la nostra vita è nella Natura allora è pura e semplice arte.-

Ciel, ancora girato in modo che il nuovo venuto non potesse vederlo in viso, sospirò per calmarsi prima di rispondere; non si poteva stare tranquilli un attimo da nessuna parte, pensò piuttosto seccato.

-Signor artista! Perdoni se mi sono allontanato e non ho potuto assistere alla vostra illuminante conversazione, ma non si sono sentito molto bene e ho preferito un po' di quiete.- si giustificò il giovane anche se in realtà avrebbe preferito rispondere la pura e semplice verità: almeno se lo sarebbe tolto dai piedi. Dubitava però che non avesse notato le sue guance arrossate, le labbra gonfie, i capelli scomposti del servo; sperava solo fosse discreto. Già aveva odiato chiedergli perdono per essersene andato, il conte Phantomhive non doveva chiedere perdono a nessuno tranne forse che alla Regina; in più avrebbe dovuto implorarlo affinché non mettesse sulla pubblica piazza quella che non era altro che lampante quanto celata verità? Non sarebbe riuscito a sopportarlo!

-Il signorino è piuttosto delicato di salute, non esce spesso.- spiegò il maggiordomo con un caldo sorriso.

Se comunque qualcosa aveva notato, non lo diede a vedere. Wilde parve ancora più ammirato nei suoi confronti poiché asserì -Ovvio. Un bocciolo roseo come lui deve essere protetto da ogni danno.- e si accomodò nella sdraio accanto continuando il suo discorso -Sa? Per principio parlo sono con i belli e con coloro che soffrono. Con i primi perché conoscono il vero piacere e con gli altri perché conoscono il vero dolore. E in lei vedo entrambe le cose, ergo non smetterei mai di conversare con lei.-

Il conte ghignò per nascondere una smorfia -Delizia anche me ascoltarla, signore.-

Oh, come avrebbe voluto prendere commiato dal galateo e dire in faccia al quel tipo che non era altro che un montato perverso... 

-Dovrebbe recarsi talvolta nella mia umile dimora. Tengo spesso dei salotti che potrebbe apprezzare. I miei amici sarebbero estasiati dalla sua presenza.-

-Ehm, sono piuttosto impegnato. Vedrò.-

-Certo, certo. Non voglio assolutamente che lei rubi il suo tempo per incontrare i miei indegni compari.- 

A Ciel non era di certo sfuggito che non aveva incluso lui stesso nella categoria degli indegni; ancora la seccante sensazione di essere costretto a sentirsi fare delle avance lo metteva disgustosamente a disagio. Non c'era nessuno nei paraggi, magari avrebbe potuto dare l'ordine di... No, sarebbe stato solo un capriccio e si sarebbe dovuto in più sorbire i commenti sarcastici di Sebastian, senza contare che gli altri si sarebbero di sicuro preoccupati per la sorte del loro tanto idolatrato scrittore e la presenza del tanto mormorato Cane della Regina sarebbe stata quasi una garanzia sulla sua probabile fine. Non gli restava che stringere i denti proseguendo a sentire sproloqui sull'estetica; come se non ne sentisse già abbastanza dal suo maggiordomo.

-Ad ogni modo...- proseguì Wilde incupendo d'un tratto l'espressione -So per certo che lei ha sofferto. Oh, dev'essere stato terribile! Ma, come mi piace pensare, una rosa se pure spezzata rimane pur sempre una rosa.-

Al rifermento al suo passato, il volto del conte si trasfigurò per un'istante; puro rancore lampeggiò nei suoi occhi e dovette stringere i denti per calmarsi prima di parlare.

-Non lo ritengo un argomento adatto.- liquidò con freddezza.

-Davvero? Io credo che a chiunque interessi... Volevo dire, se fossi io al suo posto cercherei di saperne di più.-

L'eloquente tono usato, unito al penetrate sguardo che gli lanciò, furono sufficienti a Ciel per capire che ne sapeva più di quanto fosse disposto a dirne.

-Quanto di più?- domandò mostrandosi poco interessato, ma l'uomo al posto di rispondere occhieggiò al maggiordomo.

-Sebastian, aspettaci al cortile.- ordinò quindi il ragazzino. Aveva ben inteso il gioco a cui stava giocando lo scrittore e, anche se lo disgustava il solo pensiero, non aveva altra scelta che assecondarlo per ottenere ciò che voleva.

-Sì, signore.- replicò il servo e si avviò di nuovo nel labirinto, non dimenticando però di salutare il conte con un'esaustiva occhiata piuttosto severa e minacciosa nei confronti dell’uomo. Non appena fu fuori dalla loro visuale Wilde tornò a parlare.

-Dipende. Ogni cosa ha un suo prezzo.-

Ciel sbuffò sentendosi sottovalutato -Ogni cosa ha un suo prezzo, eh? Anche ogni uomo ha un suo prezzo. Mi deve dire solo qual è il suo.-

Invece di rispondere, lo scrittore rise di gusto e tolse il bocciolo che gli aveva appuntato all'occhiello poco prima, ne aspirò l'aroma e poi lo lanciò via.

-Io non mi interesso del vile denaro... Esso è buono solo per comprare piacere, ma tale piacere è ancora più alto se gratuito.-

-Immaginavo...- sussurrò impercettibilmente il ragazzino mentre sentiva crescere in sé la convinzione di non volere davvero quelle informazioni, non a quel prezzo almeno; si chiese se ne  sarebbe valsa davvero la pena e sperò vivamente che per una volta il suo ordine fosse andato ignorato, anche se non poteva tirarsi indietro: non era da lui. Avrebbe continuato e ne avrebbe pure sopportato le conseguenze. “Con ogni mezzo.”

-Cosa sa?- domandò imperioso quindi.

-Il conte è uno che va dritto al punto, vero? Bene. Dirò ciò che so. A dire il vero, non è troppo, ma circolano certe voci... Molti personaggi di spicco, vari gentiluomini e nobildonne... Sono spariti. Curioso, non trova? Ancora più misterioso pensare che erano accomunati dall'appartenenza a una di quelle rivoltanti sette di adoratori del diavolo. Curioso pensare che sono spariti durante la sera di uno dei loro raduni...- raccontò in tono suadente, da vero oratore.

Ciel si era posto in modo da coprire buona parte del viso, ma non poté nascondere il sorriso sadico che gli nacque spontaneo sulle labbra quanto sentì di quella storia che conosceva fin troppo bene.

-Ancora più curioso pensare come hanno fatto a sparire... Insieme ad uno dei sacrifici. Voci vogliono che sia arrivato il diavolo che tanto adoravano, ma chi ci crede? Un uomo razionale si rifiuta di prestare attenzione a certe cose... Eppure così è.- 

-E lei lo sa perché..?-

Il signor Wilde sorrise -Oh, io non prendo parte a certe infondatezze. Però, non disdegno, confesso, di frequentare taluni che lo fanno. Si conosce molta gente interessante alle feste.-

Grave, il conte domandò -Chi?-

-Tempo al tempo. Questo era ciò che potevo dirle con la sua sola presenza come compenso. Occorrerà dell'altro se desidera davvero conoscere tutto.-

Per poco Ciel non vomitò; nel solo prendere in considerazione la non troppo velata proposta che gli era stata fatta aveva dovuto lottare contro tutto il suo istinto di sopravvivenza, ma in quel momento, nel quale doveva decidere se davvero svendersi come una prostituta qualsiasi al prezzo di qualche parola, la prima cosa che gli venne in mente fu Sebastian; chissà come avrebbe reagito se l'avesse saputo, pensò mentre già lo sguardo dell'altro si faceva più languido nei suoi confronti.

-Signor Wilde!- strillò all'improvviso un giovane uomo che, in compagnia di un amico, aveva percorso il labirinto del giardino -Proprio lei cercavamo!-

Ogni intento dell'artista svanì in un istante e, mentre questi si rivolgeva cordiale ai due nuovi arrivati per una discussione sull'uso improprio della parola “amore”, Ciel colse l'occasione per cacciarsi di nuovo dentro l'intrico di siepi ed allontanarsi da quell'uomo. Se ciò che era stato fatto alla sua famiglia era equivalso alla perdita di reputazione quello che stava per fare equivaleva alla perdita di dignità e, per quanto spesso e volentieri acconsentisse a certi progetti che di sicuro andavano a minare la suddetta, non aveva intenzione di abbandonare anche l'ultimo sprazzo rimastogli di questa. Non ne valeva la pena per un pugno di mosche, dato che, effettivamente, quali informazioni vitali poteva mai avere un montato del genere? Ritrovata la calma interiore dunque, arrivo anche il momento di ritrovare la strada per uscire. Non si ricordava bene le svolte che aveva effettuato e il sole che già stava calando all'orizzonte, producendo lunghe ombre dai toni caldi, non aiutava di certo ad orientarsi. Ricordò di aver sentito dire da qualcuno che se si poggiava la mano destra sulla parete di un labirinto si poteva trovare l'uscita non staccandola mai, quindi provò quell'insolita tecnica e fu piuttosto stupito di trovarla veritiera. Quando tornò al cortile, dove ancora la maggior parte degli invitati si sollazzava tra pasticcini, tè e chiacchiere, fu lieto di vedere il maggiordomo intento ad una conversazione più o meno pacifica con la padrona di casa; si avvicinò loro e udì parte di quello che pareva un cordiale litigio.

-Dovrebbe preparare modelli meno infantili, le ripeto.-

-E tu dovresti fare solo il maggiordomo e non dare opinioni, caro.-

-Ma le ricordo che è mio dovere far sì che il mio padrone sia sempre perfetto, gentil signora.-

-E io ti ricordo che i miei modelli sono sempre perfetti.-

Ciel si intromise tossicchiando.

-Avete intenzione di andare avanti per molto?- domandò con velo di irritazione nella voce.

Alla sua vista, Nina immediatamente esordì -Oh, conte! Devo assolutamente farle provare un...-

-Non oggi. Sono stanco. Arrivederci. Torniamo a casa, Sebastian.- ordinò il ragazzino con un tono che non ammetteva repliche.

-Sì, mio signore. Arrivederci Miss Nina, e grazie per l'invito.-

Lasciando senza parole la stilista per la scortesia usatale, i due si avviarono alla porta senza nemmeno voltarsi a salutare il resto degli ospiti, con i quali tra l'altro il conte non aveva nemmeno spiccicato parola.

Dopo che Ciel si fu accomodato dentro la carrozza, Sebastian fu fermato da una voce che lo chiamava da poco distante.

-Signor Wilde.- lo riconobbe socchiudendo la portiera della vettura, in modo che la conversazione rimanesse oscura al conte.

-Desideravo salutare personalmente il conte Ciel e dirgli che...- iniziò lo scrittore elargendo un gran sorriso, ma il maggiordomo lo interruppe subito ricambiando l'espressione cordiale -Il padroncino non desidera nulla che lei ha da offrire.-

-Ma...- tentò di protestare l'altro, tuttavia il demone lo fermò di nuovo, stavolta usando un tono glaciale -Il signorino è mio.-

Bastò un eloquente occhiata affinché i due si intendessero alla perfezione; Oscar Wilde non era di certo stupido.

-Immaginavo.- disse semplicemente e si fece da parte con un teatrale inchino -Gli porti i miei ossequi.- 

-Certamente. Arrivederci, signor Wilde.- rispose ritrovando il sorriso Sebastian mentre riapriva lo sportello per entrare.

-Addio.- li salutò lo scrittore mentre la carrozza prendeva velocità lungo lo sterrato; un breve ed enigmatico sorriso apparì sul suo volto.

 

-Cosa hai detto al signor Wilde prima?- domandò d'un tratto il conte, che se ne era rimasto silenzioso fino a quel momento a fissare fuori dal finestrino.

-Ho solo salutato.- replicò il servo scrollando le spalle.

Ciel non parve né soddisfatto né turbato dalla risposta e si limitò ad un mero mugolio senza staccare gli occhi dalla strada che scorreva veloce, ormai illuminata solo dagli ultimi raggi di sole.

-Non ha bisogno di fare nulla per ottenere ciò che vuole.- esordì d'un tratto Sebastian -Le basta darmi un ordine.-

-Lo so.- rispose cupo l'altro. Se solo avesse saputo qual era l'ordine giusto, pensò, quella storia sarebbe già stata conclusa da tempo, la sua vita sarebbe già stata conclusa da tempo.

-Ma?- lo incalzò il servo.

-Non c'è nessun ma.- replicò il conte eliminando gli infausti pensieri.

Il maggiordomo, totalmente impassibile, sfilò dalla tasca un fiore e glielo tese, riuscendo finalmente a catturare la sua attenzione. Ciel fu allibito nel vedersi sotto il naso il bocciolo di rosa che nemmeno poche ore prima quell'esaltato aveva definito come l'occhiello perfetto per lui.

-Eri lì?!- sbottò stizzito il giovane cercando di non arrossire.

-No. Mi aveva ordinato di aspettarla alla festa, ma ciò non significa che non possa fare il mio dovere anche da lontano, mio signore.-

Il sussulto di Ciel fu sufficientemente esaustivo per entrambi, che per lungo tempo non aggiunsero una parola.

Fu il conte a rompere il silenzio.

-Ho fatto una cosa molto stupida.-

-No, la stava per fare.- lo corresse Sebastian gentilmente, anche se non aveva ancora sorriso da quando avevano lasciato la residenza di Nina.

-È merito tuo se quei due sono arrivati al momento giusto.- affermò Ciel in tono piatto, senza volere un'effettiva conferma; era palese che fosse andata così.

Ma il demone si sentì in evidente dovere di rispondere -Sì. Non tollero che altri la tocchino.-

Ciel sorrise mestamente, poi d'improvviso afferrò il bastone da passeggio e glielo puntò contro attirandolo a sé per il bavero del cappotto tramite l'impugnatura argentata.

-Altri, eh?- ridacchiò graziosamente, le gote leggermente rosse per l’imbarazzo.

-Oh, cielo!- esclamò Sebastian divertito -Non ha compreso bene il mio discorso a quanto vedo...-

Il ragazzino abbozzò un sorriso innocente, ma la sfumatura maliziosa dell'occhio parlava da sé. 

-Allora perché non me lo rispieghi?- propose con un sussurro languido.


Angolo Autrice:
Buonasera/giorno. Spero abbiate gradito, vi ringrazio per la lettura.
Tengo molto a sottolineare che io ADORO Oscar Wilde e che è uno dei miei autori preferiti. In questo testo ho volutamente tralasciato l'aspetto per così dire vero di Wilde, dando più spazio al primo impatto che chiunque, durante i suoi anni di gloria, ha avuto conoscendolo, con le sue pose, i suoi aforismi e quant'altro. Ho evitato di discendere nella parte  più umana e reale di Wilde, quella che viene rivelata maggiormente nel "De Profundis" per intenderci, per un fatto puramente narrativo. Il punto di vista è quello di Ciel e quindi lui si limita su ciò che vede e percepisce, niente nel testo fa riferimento offensivo a questo grande autore che, ripeto, amo. Ora ammettiamo pure tutti allegramente che un poco stranetto e particolare lo era XD e conoscendo il suo culto del bello mi è nata l'idea di fare incontrare Ciel e Sebastian (che rappresentano in due modi opposti la Bellezza) con lui (dopotutto sono coevi) e vedere cosa ne poteva saltare fuori ^^". 
Spero vi sia piaciuta.
(Sebaciel regna)
Grazie.
-AK

  
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